
Titolo originale | The Witches |
Anno | 2020 |
Genere | Avventura, Commedia, Family, |
Produzione | USA |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Robert Zemeckis |
Attori | Anne Hathaway, Octavia Spencer, Codie-Lei Eastick, Jahzir Bruno, Joseph Zinyemba Charles Edwards, Stanley Tucci, Angus Wright, Chris Rock, Simon Manyonda, Morgana Robinson, Anna Devlin, Jon Prophet, Eugenia Caruso, Philippe Spall. |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Warner Bros Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,97 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 ottobre 2020
Un nuovo adattamento di "The Witches", dopo il film del 1990 diretto da Nicolas Roeg, uscito in Italia con il titolo Chi ha paura delle streghe?.
CONSIGLIATO SÌ
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Rimasto orfano dopo un incidente, un bambino di otto anni va a vivere a Demopolis, in Alabama, con la nonna. È il 1968, per gli afroamericani la vita non è semplice, ma per nonna e nipote il pericolo viene soprattutto dalla scoperta che le streghe - creature malvagie e orribili che odiano i bambini sopra ogni cosa - sono tornate. Convinti di sfuggire alla persecuzione, si rifugiano in un hotel di lusso dove lavora un loro cugino, senza sapere, però, che proprio in quel luogo sfarzoso si terrà l'annuale raduno delle streghe. E che la tremenda Strega suprema ha intenzione di trasformare tutti i bambini del mondo in topi.
Nuova trasposizione del classico per l'infanzia di Roald Dahl, già portato sullo schermo nel 1990 da Nicolas Roeg. Ricorrendo all'animazione digitale, Zemeckis trasforma un racconto gotico in un hellzapoppin' colorato e grandguignolesco.
Com'era facile immaginare, negli Stati Uniti, dove è uscito su HBO Max prima di approdare in Italia sulle piattaforme in streaming (Chili, Rakuten, Infinity, Timvision), Le streghe è stato stroncato dalla stampa liberal più intransigente per aver trasformato i protagonisti bianchi ed europei del romanzo per bambini di Dahl (autore bianco, anglosassone e molto probabilmente antisemita), in afroamericani dell'Alabama negli anni successivi la fine della segregazione razziale. Come a dire che certi argomenti sono frutto dei tempi che viviamo e delle nuove, vecchie battaglie che si combattono, ma che bisogna stare attenti al modo in cui si affrontano e alle scelte che si fanno (un articolo molto esplicativo di Vox dice fin dal titolo che «The Witches is a weird, unfunny lesson in how not to adapt Roald Dahl's classic - and problematic - horror tale»).
Certo, Zemeckis e i suoi co-sceneggiatori Guillermo Del Toro e Kenya Barris ci mettono del loro: non danno motivazioni al cambio d'ambientazione della storia e di origine dei protagonisti, che nell'originale vengono dalla Norvegia e vivono l'avventura nella cara e vecchia Inghilterra, e preferiscono invece, da un lato, ricorrere all'adorata CGI e all'animazione (con tanto di rimandi a Chi ha incastrato Roger Rabbit nella bella idea dei vestiti che volano in aria, svuotati del corpo, durante il passaggio da uomo a topo) e dall'altro ricreare le atmosfere dark e camp di La morte ti fa bella.
Il risultato è un carrozzone - un hellzapoppin '- colorato e grandguignolesco, in cui a dominare è soprattutto la figura di Anne Hathaway, sorprendentemente istrionica e spaventosa con il suo corpo orripilante nascosto dietro le sembianze da bionda platinata. Il vero corpo delle streghe - che sotto la parrucca sono calve e butterate, hanno braccia allungabili, tre sole dita della mano e un'unica unghia nei piedi lunghissimi - ricorda quello di una diva decaduta, di una tossicodipendente e al tempo stesso di un'esemplare di femmina anni '60 uscito dalla Fabbrica delle mogli: un concentrato di orrore e grottesco inaspettato in un film per bambini e tipico di Zemeckis che rende giustizia delle tante incertezze del film.
Al di là del look patinato da produzione hollywoodiana pensata per il piccolo schermo, Le streghe mostra per fortuna una naturale e divertita propensione all'orrore, mostrando un'anima spaventosa e ferocemente ludica. Il sorriso allargato della Strega suprema, ad esempio, fa pensare all'Uomo che ride di Victor Hugo, a Joker, a Dalia nera di Ellroy. Il continuo scontro fra alto e basso nella guerra fra streghe e topi e quello fra l'accento est europeo della Hathaway e la parlata black di Octavia Spencer (che all'inizio del film risolleva l'umore del nipote a forza di canzoni della Motown) finisce per chiarire anche la scelta di risolvere l'opposizione fra male e bene come una lotta fra bianchi e neri: ma è indubbio che il film resti piuttosto superficiale e semplice nel suo sviluppo, più dalle parti di Ratatouille che dalla cattiveria di Chi ha paura delle streghe di Roeg, che si rifaceva invece a piene mani al gotico europeo.
Come dimostra però la cornice del film, narrato da una voce off (dell'attore Chris Rock) che si rivolge a un pubblico di bambini, per Zemeckis resta fondamentale la dimensione orale di ogni racconto, e dunque la tradizione del tall tale già fondamentale in Forrest Gump. In tal senso, la sua versione delle "Streghe" di Dahl è un film perfettamente americano, e forse per questo sembra, più che fuori tempo (classici come Dahl ormai non passano più di moda), fuori luogo. Fascinosamente fuori luogo.