
Anno | 2003 |
Genere | Horror |
Produzione | Italia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Dario Argento |
Attori | Stefania Rocca, Liam Cunningham, Silvio Muccino, Vera Gemma, Fiore Argento Adalberto Maria Merli, Claudio Santamaria, Mia Benedetta, Giovanni Visentin, Luis Molteni. |
MYmonetro | 2,52 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Dario Argento racconta la passione, a volte malsana, per i videopoker, le chat, il voyeurismo in rete. E come sempre scava nelle nostre più torbide pulsioni per raccontare i suoi incubi. In Italia al Box Office Il cartaio ha incassato 2,9 milioni di euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Una turista inglese scompare ed un'e-mail firmata "il cartaio" ne rivendica il rapimento: il misterioso maniaco sfida la polizia ad una partita di poker via chat la cui posta in palio è la vita della ragazza. La polizia si rifiuta di giocare e vede la ragazza morire in diretta via webcam. Ha inizio una serie di rapimenti con la stessa modalità su cui indagano l'ispettrice Mori e l'agente Brennan dell'ambasciata inglese.
L'incursione del Maestro del Brivido in un ambito sociale fatto di chat, webcam, ossessione da videopoker e affini, tradisce tutta la sua mancanza di conoscenza in proposito: un mondo ignoto che lo mette a disagio, forse, ma non lo spaventa abbastanza da ispirargli un buon film. Il cartaio è una clamorosa caduta di stile ed è imbarazzante l'assoluta mancanza di spessore che lo attraversa dall'inizio alla fine. Parlare di sceneggiatura debole è un eufemismo per parafrasare che è in realtà inesistente: il film non solo non fa paura, ma è talmente banale e sconclusionato da non innescare mai la minima tensione. La seconda stella è solo per il rispetto dovuto.
Toh, il film di genere. Dato per disperso da anni nella moltitudine di progetti e progettucoli della new wave italiota, molto attenta ai temi del presente ma di mementiana memoria quando si tratta di ricordare le proprie tradizioni, questo tipo di pellicola aveva dato il suo meglio negli anni settanta, quando le opere di Avati, Fulci, Bava e Argento, sbancavano i botteghini a fronte di costi di produzione e realizzazione spesso irrisori. Se Il Cartaio fosse stato girato trent'anni fa, forse oggi lo celebreremmo come un capolavoro. Nella realtà dei fatti invece resta un discreto film, lontano anni luce dai titoloni dello stesso regista, ma comunque una spanna sopra i suoi ultimi e agghiccianti (nel senso peggiore del termine) lavori come Non ho sonno. Poco splatter, tanto thriller, una forte attenzione alle mode e alle manie del momento, Il Cartaio riporta ai titoli di esordio del regista, quando più che teste mozzate, squartamenti e simili amenità, contavano un trama ricca di colpi di scena e dei personaggi carismatici: in quest'ottica il film appare riuscito a metà. Argento cerca, in certi punti e con determinati personaggi di ricreare quel clima grottesco ed autoironico, tipico delle sue realizzazioni anni 70 come Il gatto a nove code e L'uccello dalle piume di cristallo, senza però riuscirci pienamente. Grazie a dio non c'è Asia Argento, che avrebbe incialtronito la pellicola e azzerato con la sua coattaggine quel poco di fascino che il regista affida alla protagonista (una Stefania Rocca dimessa ma sempre sensuale). Purtroppo la scelta del giovane Muccino come deus ex machina delle storia lascia un po' più perplessi anche perché, essendo il film girato in inglese e poi ridoppiato in italiano, la sua parlata sibilante e mangiasillabi, lascia intendere meno della metà delle battute che gli sono affidate (comunque poteva anche esserci la Bellucci, quindi tutto sommato ci è andata bene) . Simonetti accompagna Il Cartaio con la classica partitura che lo ha reso famoso ai tempi di Profondo rosso, senza modificare più di tanto quel tocco particolare che è sempre stato un valore aggiunto ai film di Argento. Purtroppo, l'occhio dello spettatore assuefatto a gialli di ben altra caratura, non impiegherà molto a sgamare e riconoscere il serial killer, data anche la banalità del movente, ma tutto sommato, nonostante questa schematicità e prevedibilità, il film si lascia guardare. Esempio raro di un cinema oramai morto e sepolto (in Italia), Il Cartaio esce in sala fuori tempo massimo ma permette comunque un paio d'ore di evasione senza sobbalzare troppo spesso sulla poltrona.