DNA

Film 2019 | Poliziesco

Regia di Henrik Ruben Genz, Hans Fabian Wullenweber, Kasper Gaardsøe. Una serie con Anders W. Berthelsen, Zofia Wichlacz, Charlotte Rampling, Olivia Joof Lewerissa. Cast completo Genere Poliziesco - Danimarca, Francia, 2019, STAGIONI: 2 - EPISODI: 14

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Ultimo aggiornamento martedì 14 ottobre 2025

Il detective Rolf scopre una falla nel DNA e riapre il caso della figlia scomparsa, unendo le forze con Claire contro un traffico di minori.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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Il passato che ritorna.
a cura della redazione
martedì 7 ottobre 2025
a cura della redazione
martedì 7 ottobre 2025

Rolf Larsen è un investigatore della polizia di Copenaghen la cui vita è stata sconvolta dalla scomparsa della figlia. Tuttavia, quando scopre una falla nella banca dati del DNA, quello che sembrava un caso ormai chiuso si riapre improvvisamente, trascinandolo in una fitta rete di segreti e verità sconvolgenti.

Episodi: 6
Regia di Henrik Ruben Genz, Hans Fabian Wullenweber, Kasper Gaardsøe.

Una scoperta inaspettata

Recensione di a cura della redazione

Quando la sua ex moglie dà alla luce una bambina con gravi problemi al fegato, Rolf si impegna nella ricerca di un donatore di organi. La ricerca di Rolf porta lui e il suo collega Neel a fare una macabra scoperta.
Episodi: 8
Regia di Henrik Ruben Genz, Hans Fabian Wullenweber, Kasper Gaardsøe.

Un noir nordico che sorprende senza cercare lo stupore. Con la magnetica Charlotte Rampling

Recensione di Gabriele Prosperi

Un poliziotto di Copenaghen, Rolf Larsen (Anders W. Berthelsen), indaga sulla scomparsa della piccola Minna, riconoscibile da una macchia a forma di cuore sulla fronte. Gli indizi iniziali puntano all'ex compagno della madre, ma presto emergono tracce che sfondano i confini danesi. Durante una traversata verso la Polonia, Rolf perde di vista per pochi istanti la carrozzina della figlia Andrea: un'assenza che diventa ferita e motore del racconto. Cinque anni dopo, divorziato e relegato a mansioni marginali nello Jutland settentrionale, una corrispondenza genetica riapre il caso di Minna e lo riporta a Copenaghen. La pista si biforca tra Francia e Polonia, coinvolgendo la collega francese Claire Bonin (Charlotte Rampling) e la recluta Neel (Olivia Joof Lewerissa), e la ricerca prende la forma di un inseguimento a più centri, in cui ogni risposta genera un ulteriore scarto.

Uscita nel 2019, la serie danese DNA (internazionalmente distribuita come Kidnapping, rapimento) è una serie che va collocata dentro e, insieme, contro il canone del nordic noir.

Ne conserva infatti i tratti identitari: climi lividi, quotidianità sfilacciate, poliziotti più colpevoli che eroici. Allo stesso tempo, però, la serie creata da Torleif Hoppe sposta l'asse dall'ambiente alla circolazione: non è il villaggio, la costa o la capitale a definire il male, bensì le connessioni tra paesi e apparati, costituiti da banche dati genetiche, compagnie marittime, conventi cattolici, uffici per le adozioni e dogane. L'Europa si fa cioè centrale - qui forse l'elemento più interessante della serie - in un meccanismo di ricerca non solo del "chi" ma anche del "dove" si è compiuto il crimine. E questo dove, è un luogo diffuso e soprattutto condiviso.

Questo slittamento spaziale è congiunto a uno sfasamento temporale molto ben costruito, che porta a rivelazioni temporali in grado di riposizionare lo sguardo dello spettatore senza definire mai dei veri colpi di scena. Ciò colloca quindi DNA nella forma del noir, come già detto, ma al contempo e per sottrazione si affida alle lacune narrative, ai registri incompleti, agli atti mancanti, o - a livello diegetico - ai difetti degli archivi e delle banche dati. Una sottrazione costante di elementi che mantiene quindi in potenza (forse interdetta) la suspense, ma che permette anche di focalizzarsi sulla lettura del contesto come sinonimo di contraddizioni nella valutazione sociale del tema fondamentale che la serie vuole sottilmente affrontare: il concetto di genitorialità.

Eppure, ancora una volta per sottrazione, questa non viene mai presa di petto; non formula mai verdetti morali sulle realtà incontrate: famiglie omogenitoriali, maternità surrogata, traffici di neonati o affidabilità delle istituzioni religiose. DNA preferisce, invece, stimolare lo spettatore a cercare la propria verità tra molte possibili, misurandosi con le conseguenze più che con i principi.

Anche sul piano tecnico la serie lavora per sottrazione e incastri, con una scrittura che organizza l'indagine come un sistema di feedback: un risultato di laboratorio in Danimarca genera un'azione in Francia che, a sua volta, produce un testimone in Polonia. Ogni nodo è funzionale all'altro e la catena si chiude raramente dove è iniziata. Il dispositivo centrale è, com'è ovvio dal titolo originale, la genetica forense, che rende simbolico il materiale genetico, trasformandolo in un'infrastruttura di cooperazione.

È utile ma anche vulnerabile alle falle umane, eppure criterio di connessione: un minimo comun denominatore tra popoli. La messinscena asseconda questa idea con un montaggio parallelo, ma è soprattutto il lavoro sul cast ad assecondare questa progettazione tecnica e per mezzo di una sempre magnetica, e qui funzionale, Charlotte Rampling, che dà alla serie un metronomo etico fatto di distanza e lucidità, essenziale per incollare il genere locale a una contestualizzazione continentale.

La serie cura, inoltre, l'aspetto linguistico della cooperazione: l'errore di Neel che si rivolge in danese e la pronta correzione di Bonin ("non conosce l'inglese?" - "Oh, mi scusi") raccontano una frizione reale, tipica dell'Europa che il titolo rende implicita. È solo uno dei molti dettagli, che però diventano principio di questo buon racconto: la traduzione come pratica investigativa, in cui Rampling (senza guidare la serie) offre un'angolazione etica, quasi un controllo-qualità dello sguardo.

Al cuore di tutto resta la trasformazione dell'identità quando qualcosa o qualcuno viene sottratto: scelte tecniche e narrazione si incontrano in maniera esteticamente rilevante. La sottrazione che dà il via al racconto di DNA porta così lo spettatore, in maniera molto efficace, a ragionare su che cosa significa ricongiungere, non soltanto persone e famiglie, ma anche dati, responsabilità, luoghi, conseguenze e - per estensione e simbolicamente - partecipazione civile.

Un noir nordico e fondamentalmente europeista, che dimostra la sua tesi finale: la verità non coincide necessariamente con il ritrovamento, ma con il percorso che permette ai vivi di smettere di vivere nei vuoti - di conseguenza, la genitorialità non come conseguenza genetica, bensì esperienziale. E quando la serie porta a compimento ciò che sembrava rimanere sospeso, lo fa con deviazioni di prospettiva che sorprendono senza mai cercare lo stupore: il fine non è svelare un trucco, ma restituire alle storie rubate il tempo che è stato loro tolto.

Tutti i film da € 1 al mese

Prisoner
Serie TV, Drammatico, Poliziesco - Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda, Finlandia, 2023, 6x60’

Prisoner

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