
Anno | 2025 |
Genere | Biografico |
Produzione | Australia, Gran Bretagna |
Regia di | Jeffrey Walker |
Attori | Kaitlyn Dever, Alycia Debnam-Carey, Ashley Zukerman, Tilda Cobham-Hervey Catherine McClements, Aisha Dee, Susie Porter, Doris Younane, Kieran Darcy-Smith, Mark Coles Smith, Sibylla Budd, Phoenix Raei, Hamish Michael, Thom Green, Kate Lister, James Huang, Cleo Massey, Natassia Halabi, Maia Abbas, Mark Casamento, Matthew Crosby, Gregory Caine, Phillip McInnes. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 11 febbraio 2025
Questa è una storia "quasi vera", basata su una bugia, che racconta l'ascesa e la caduta di un impero del benessere: la cultura che l'ha fondato e le persone che l'hanno distrutto.
CONSIGLIATO SÌ
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Belle Gibson costruisce un impero mediatico ingannando il pubblico con la falsa narrazione della sua lotta contro un tumore inesistente. Partendo come anonima blogger, Belle diventa una figura influente nel mondo del benessere, promettendo guarigioni miracolose attraverso diete e rimedi alternativi. Le sue bugie, però, vengono smascherate, portando alla luce la sua manipolazione delle speranze altrui.
Apple Cider Vinegar si ispira alla vicenda reale di Belle Gibson, un'influencer australiana che affermò falsamente di avere un tumore al cervello terminale, sostenendo di averlo curato con diete e rimedi alternativi.
Nota per aver costruito uno dei primi imperi mediatici basati sullo sviluppo di diete, il suo blog "The Whole Pantry" divenne nel 2013 una delle app più scaricate, diventando un simbolo della promozione della salute naturale. Il successo di Gibson portò anche alla pubblicazione di un libro, poi ritirato dal mercato in concomitanza con la rivelazione pubblica della sua truffa: proprio nel 2015, infatti, si scoprì che Gibson non aveva mai avuto il cancro, con conseguente condanna pubblica e legale.
Ideata e scritta da Samantha Strauss (Dance Academy e Nine Perfect Strangers), Apple Cider Vinegar analizza il caso specifico di Belle Gibson, ma invita al contempo a una riflessione più ampia sul ruolo delle piattaforme digitali nella disinformazione e sul fascino delle figure carismatiche che ingannano il pubblico.
La serie adotta, perciò, uno stile visivo che richiama il linguaggio dei social media: la regia di Jeffrey Walker (The Artful Dodger) utilizza inserti che rompono la quarta parete, spezzando la narrazione con frammenti di post, video, e commenti online. Compaiono i like sullo schermo, i cuoricini e ondate visive di apprezzamento ci avvicinano a una virtualità delle emozioni, così come l'avevamo potuta apprezzare distopicamente in Nosedive: primo episodio della terza stagione di Black Mirror del non lontano 2016... già divenuto realtà.
Un approccio che riflette l'evoluzione dei social network, dalle prime piattaforme di blogging e forum fino all'era di Instagram e TikTok. La serie evidenzia come queste piattaforme abbiano acquisito una crescente capacità di distorcere la percezione pubblica, privilegiando l'attrattiva e il sensazionalismo a scapito dell'accuratezza dei fatti. L'impostazione visiva di Apple Cider Vinegar richiama una società dominata dalla post-verità, in cui opinioni ed emozioni spesso prevalgono sui fatti oggettivi. Allo stesso tempo, la cultura del remix contribuisce a ridefinire la percezione collettiva, reinterpretando e rielaborando storie e informazioni fino a rendere il confine tra realtà e finzione sempre più labile.
La miniserie in sei episodi si inserisce in un recente filone narrativo che esplora il mondo degli scammers contemporanei. Prodotti come Inventing Anna (Netflix, 2022) e The Dropout (Hulu, 2022) raccontano e riportano alla luce storie di truffatori e truffatrici - da Anna Delvey a Elizabeth Holmes - che, insieme a documentari specifici come Dirty Money (Netflix, 2018), hanno dato vita a un sottogenere particolarmente attrattivo. Quello che potremmo definire scam-drama sembra, però, talvolta più interessato a esaltare il fascino di questi personaggi piuttosto che a indagare le reali conseguenze delle loro azioni. A questa categoria si può accostare anche la recente miniserie Wanna, dedicata alla figura di Wanna Marchi, che più di ogni altra in Italia può essere considerata parte del fenomeno. Non a caso, la stessa critica è stata spesso sollevata nei confronti di questa produzione italiana (anch'essa Netflix, 2022).
E ancora, questa impostazione critica emerge anche nelle recensioni e negli articoli dedicati ai più recenti true crime (si pensi ai casi di Qui non è Hollywood e di Monsters - La storia di Lyle ed Erik Menéndez), che da un lato mirano a raccontare true stories e, dall'altro, a coinvolgere uno spettatore che, pur prendendo le distanze da quei personaggi deprecabili, finisce per riconoscere in loro dinamiche familiari o sociali in cui può identificarsi.
La serie di Strauss è visivamente stimolante, capace di catturare la fluidità che caratterizza i social media, così come la possibilità di trasformare difetti e lacune (emotive, cognitive, psicologiche) in valori aggiunti o, peggio, in selling elements del proprio brand e della propria identità. Nel raccontare queste sfumature, Apple Cider Vinegar è molto abile a bilanciare dramma e satira, offrendo una narrazione che rispecchia il nostro tempo, forte delle buone interpretazioni di Kaitlyn Dever nel ruolo di Belle Gibson e di Alycia Debnam-Carey in quello di Milla Blake - altra wellness influencer, il cui personaggio è basato sulla reale storia di Jessica Ainscough. Ciononostante, la serie mostra alcune debolezze nella gestione dei personaggi secondari e delle sottotrame.
Molti spunti narrativi, come il rapporto tra Belle e i personaggi che la circondano, risultano poco esplorati, lasciando la sensazione di opportunità narrative non pienamente sfruttate. Sebbene l'intento di evidenziare la distorsione mediatica sia efficace, la serie a volte manca di una presa di posizione chiara che avrebbe potuto approfondire le responsabilità individuali e collettive, ammiccando a uno spettatore che, come nei più diffusi reality e factual, ha l'occasione con questi prodotti e con queste storie di distanziarsi da determinati comportamenti, e al contempo di individuare elementi attrattivi che lo rendono dipendente proprio da quei comportamenti riconosciuti come dannosi a livello sociale o civile.
Apple Cider Vinegar, come molte sue sorelle seriali, trasuda la tossicità di cui parla, nel momento in cui emerge la stessa fascinazione che cerca di criticare. Nel mettere in scena la scalata e la caduta di Belle Gibson, non sfugge del tutto alla tendenza a mitizzare la figura della truffatrice, indugiando sul suo carisma e sulla spettacolarizzazione della frode, senza sempre problematizzarla a fondo. Questo elemento fa emergere un'ambiguità narrativa tipica del genere, che oscilla tra il desiderio di denuncia e il bisogno di coinvolgere un pubblico attratto proprio dalla costruzione di queste figure larger-than-life.
Pur con queste contraddizioni, Apple Cider Vinegar riesce comunque a stimolare una riflessione più ampia sulla nostra epoca, in cui il confine tra verità e menzogna si fa sempre più sfumato e il successo mediatico può essere ottenuto anche attraverso la manipolazione e l'inganno.