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L'ambasciatore brasiliano Josè Bustani, primo direttore dell'OPCW, costretto a ritirarsi dalla scena diplomatico vive oggi a Rio de Jainero dove coltiva la sua passione per la musica. Espandi ▽
L'ambasciatore brasiliano Josè Bustani, primo direttore dell'OPCW, durante la sua leadership, ha cercato di evitare la distruzione dell'Iraq. Dopo pressioni incessanti degli Stati Uniti, Bustani lascia il fronte e si ritira a Rio de Janeiro, dove oggi coltiva la sua grande passione, la musica. Recensione ❯
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Un repertorio eloquente, con un montaggio affollato di voci e archivi originali, per ragionare sulle culture urbane di strada. Documentario, USA2022. Durata 89 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un periodo in cui i marciapiedi di New York prosperavano grazie a due subculture di riferimento che hanno iniziato a integrarsi: hip-hop e skateboard. Espandi ▽
La direzione di All the Streets Are Silent è pienamente dichiarata dal sottotitolo originale: "the convergence of hip hop & skateboading". Vuole indicare cioè l'intersezione tra hip hop, inteso sia come genere musicale che come movimento artistico nato dalla strada, e cultura degli skaters. Il set è New York, gli anni quelli a cavallo tra Ottanta e Novanta. In un'era pre YouTube e pre social, che quindi sembra lontanissima dall'ipercondivisione dei tempi attuali, e a pochi anni dalla rivoluzione di MTV, il film catapulta lo spettatore all'interno di due sottoculture nate spontaneamente ai margini, socioeconomici ma anche geografici della città, e poi deflagrate.
Spinte, in particolare, da un club aperto a più generi musicali e a una clientela di ogni ceto sociale e discendenza, il Mars di Yuki Watanabe, da un programma radio notturno condotto da Dj Stretch e Bobbito Garcia, e a partire dal '93, dallo Zoo York e Supreme, negozi pionieri e punti d'incontro. Espressioni artistiche rese mainstream, in una seconda fase, dal mercato, discografico e della moda, secondo una parabola già sperimentata da molti altri fenomeni culturali.
Più autocelebrazione e omaggio a una città che sistematica rielaborazione dei processi di integrazione tra culture, All the Streets Are Silent è un repertorio eloquente per ragionare sulle culture urbane di strada. Recensione ❯
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Un'autofiction rigorosa che riscrive e rimette a fuoco un decennio di conquiste sociali supersoniche. E altrettante contraddizioni. Documentario, Drammatico - 2022. Durata 61 Minuti.
La scrittrice francese Annie Ernaux, Premio Nobel 2022 per la Letteratura, ci apre il baule dei ricordi, tirando fuori video amatoriali girati tra il 1972 e il 1981. Espandi ▽
Nel 1972 Annie Ernaux e suo marito Philippe, rispettivamente insegnante (non ancora scrittrice) e segretario comunale, vivono ad Annecy. Quando acquistano una cinepresa Super 8, tra le novità tecnologiche portatili di quegli anni, a filmare è quasi sempre Philippe. Dopo la separazione tra i due, nei primi anni '80, quelle immagini rimangono a lungo non viste, finché non vengono riportate alla luce dal figlio David. Si tratta di istantanee di vita familiare, ricorrenze, escursioni all'aperto e di alcuni viaggi compiuti dai quattro tra il 1972 e il 1981. Il figlio David (1968) ne immagina un nuovo assemblaggio, se pure osservando l'ordine cronologico e propone alla madre di apporre ad esse un commento critico, antidescrittivo, da incidere con la propria voce narrante.
Una nuova narrazione, con l'occhio dell'autrice riconosciuta, che ha il lusso e l'onere di potersi riguardare con la distanza non solo temporale ma emotiva con cui scrive i propri libri.
Una autofiction rigorosa, quasi un documentario naturalista, scientifico, non privo di punti di tensione, che sul piano della colonna audio non lascia spazio a facili commozioni - moderati gli interventi sonori e rumoristici sulle immagini altrimenti mute (ma la playlist di riferimento è nominata, a favore di chi vuole recuperarla). Recensione ❯
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Un diario personale che riporta la protagonista all'adolescenza quando tutto cambia. Non solo per lei. Espandi ▽
A sedici anni tutto è bianco o nero, il corpo cambia, desidera, l'adolescenza è un'infatuazione che brucia in fretta. Assemblee, occupazioni, manifestazioni, amori che finiscono troppo presto, come stelle comete, per lasciare il posto ad altri che durano troppo a lungo, per diventare ferite mai rimarginate. Poi la vita che cambia: la scoperta che le persone possono mutare opinione sulle cose, anche quelle importanti, e che possono discutere e non trovare mai un accordo. Il mondo adulto che fa breccia nella giovinezza con i primi soprusi e lo spettro dei compromessi che gettano un'ombra cupa sul furore dell'idealismo.
Da una stanza d'ospedale prende avvio un viaggio a ritroso nel tempo che restituisce sostanza ai ricordi con la grazia dell'acquarello e il nitore della china. Un diario in personale in forma di memoriale velato che ha la translucenza dei sogni, accompagnato dalle parole e dai disegni della regista a raccontare un momento cruciale di maturazione esistenziale e politica sullo sfondo di un'Italia che cambia a sua volta, testimone dell'ascesa di Berlusconi e dello sfacelo di Genova durante il G8. Recensione ❯
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La storia dell'artista Jesse Krimes, dagli anni trascorsi in prigione fino ai riconoscimenti del sistema dell'arte e al sostegno di altri artisti detenuti. Espandi ▽
Una storia di reclusione e libertà, di perdita e creazione. Mentre sta scontando una condanna di sei anni in una prigione federale, l'artista Jesse Krimes (Lancaster, Pennsylvania, 1983) crea opere d'arte monumentali, tra cui un sorprendente murale di 40 metri realizzato con lenzuola della prigione, gel per capelli e fogli di giornali. Il film racconta come, una volta rilasciato, Krimes abbia attirato l'attenzione del mondo dell'arte e come allo stesso tempo egli cerchi di adattarsi alla vita fuori dalla prigione. Facendo leva sulla propria identità di ex-carcerato e allo stesso tempo di artista riconosciuto - ha esposto nel 2015 al Palais de Tokyo di Parigi - Jesse decide di dedicarsi alle persone ancora in carcere fondando un'associazione di aiuto ad artisti condannati. Raccontando la sua personale storia, egli celebra il potere dell'arte di elevare lo spirito umano. Recensione ❯
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Focus sul ruolo di primo piano dell'artista nel panorama internazionale dell'arte, tanto da riconoscere in lui il "Leonardo da Vinci del XX secolo". Espandi ▽
A 150 anni dalla nascita di Giacomo Balla si celebra il genio futurista, che è stato il faro della più potente avanguardia del primo Novecento. Eppure, zone d'ombra, come macchie indelebili, oscurano la sua vicenda umana e artistica. Giacomo Balla il fascista. Giacomo Balla il traditore. Balla il provinciale. Figura complessa, a tratti segreta, dalla creatività poliedrica, l'artista è stato per lungo tempo vittima di un marchio di infamia. Oggi nuovi studi restituiscono a Balla un ruolo di primo piano nel panorama internazionale dell'arte, tanto da riconoscere in lui il "Leonardo da Vinci del XX secolo", come amava definirsi. Recensione ❯
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La canzone più famosa nel mondo diventa un documentario diretto da Giulia Giapponesi Espandi ▽
Con oltre un miliardo di visualizzazioni online, Bella Ciao è la canzone italiana più ascoltata nel mondo negli ultimi anni. Come canzone di lotta e resistenza è stata recuperata nell'ultimo quarto di secolo da decine di realtà di protesta, dalla primavera araba alle proteste #occupy Usa e #occupy Mumbai, dalla lotta alla globalizzazione alla lotta ai cambiamenti climatici, dai funerali dei vignettisti di Charles Hebdo alle rivolte in Sudan e ai movimenti di piazza in Libano, in Cile, in Turchia. Ma è anche diventata un fenomeno tipico della globalizzazione: canzone simbolo della serie Casa di carta, jingle per vendere un prodotto in Messico, musica per promuovere Netflix in Arabia Saudita. Recensione ❯
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Una coppia sfida il sistema totalitario dell'Uganda. Espandi ▽
Il documentario segue in tempo reale la vita di Bobi Wine e di sua moglie Barbie. Dagli slum del ghetto di Kampala, Bobi e` riuscito a diventare una delle piu` amate superstar del suo Paese: e` il talento musicale a favorire la sua ascesa, a incoraggiare milioni di persone che prima non avevano voce. Bobi usa la musica come forma di attivismo e diventa un membro indipendente del Parlamento, per difendere i diritti della sua gente, la gente del ghetto. Pur di restargli accanto, Barbie e` disposta a vivere in una situazione di incertezza. Il film analizza l'inquietante abuso dei sistemi legale e parlamentare, due presunte colonne della democrazia: le istituzioni del paese sono infatti controllate dallo Stato per assicurare che il presidente Museveni - un autocrate, l'uomo forte che detiene il potere dal 1986 - continui a governare l'Uganda. Bobi e Barbie devono rischiare tutto, la propria vita e il proprio futuro, per sfidarlo, perche´ lo Stato e` determinato a zittire non solo loro, ma chiunque sostenga la loro causa. Il film non e` una storia dedicata solo all'Uganda: e` una storia dedicata a tutti coloro che lottano oppressi da regimi totalitari. Coloro che si oppongono a essi scoprono ben presto che le democrazie occidentali hanno interessi che non si spingono fino a chiedere conto ai dittatori delle loro responsabilita`. Questa storia non e` mai stata cosi` importante. Recensione ❯
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Un'opera che ha il merito di riportare alla considerazione un dato cruciale: l'importanza della composizione di un cast. Documentario, USA2022. Durata 90 Minuti.
La carriera di Bonnie Timmermann, grande casting director. Espandi ▽
Intervista a, e ritratto di, Bonnie Timmermann, la casting director che dall’inizio degli anni ’80, grazie a un singolare dono demiurgico, ha scoperto moltissimi attori e sostenuto le loro carriere. Con un effetto sorprendente, i loro provini da semisconosciuti imbarazzati o sfacciati costellano questo film per addetti ai lavori e per chiunque apprezzi l’arte della recitazione. Timmermann è anche nota per aver sostenuto la diversità nei cast, soprattutto grazie alla solida, trentennale collaborazione con Michael Mann (preponderante, nel film), da Miami Vice a Blackhat. Diversità intesa come scelta alternativa a modelli di bellezza canonica ma anche come rispecchiamento, sugli schermi, della pluralità di corpi, provenienze, morfologie che abitano il mondo reale. Dal punto di vista della regia il film di Simon Wallon opta per un’esposizione piana, senza particolari climax: le considerazioni di Timmermann – e di alcuni degli attori da lei “individuati” — si avvicendano alle registrazioni d’archivio su nastro magnetico di molti provini. Eppure Bonnie, ha senz’altro il merito di riportare alla considerazione di tutti un dato che può sembrare ovvio ed è cruciale: l’importanza della composizione di un cast nella riuscita di un film e nel determinare non solo la carriera di un attore ma la direzione, lo sviluppo del cinema stesso. Recensione ❯
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Una panoramica di come le immagini possono discriminare le donne. Espandi ▽
Un film che indaga sulla politica della progettazione delle riprese cinematografiche e su come questo meta-livello del cinema si intersechi con le epidemie gemelle di abuso/aggressione sessuale e discriminazione sul lavoro contro le donne, con oltre 80 filmati dal 1896 al 2020. Recensione ❯
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La scalata al successo delle Celeb Five, raccontata con lo stile del mockumentary. Espandi ▽
Battute e improvvisazione sono al centro della scena quando le comiche del gruppo Celeb Five collaborano per scrivere uno speciale in questo falso documentario. Recensione ❯
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Ricco di informazioni e ben montato, un ritratto non apologetico di un'artista che è stata poverissima e ricca. Documentario, Portogallo2022. Durata 94 Minuti.
Un ritratto di Cesária Évora, regina della musica di Capo Verde. Espandi ▽
L'arcipelago di Capo Verde e i suoi misteri sono entrati di prepotenza nel nostro immaginario grazie a due straordinari talenti: il cinema di Pedro Costa e la musica di Cesária Évora. Due magie arcane, che ci hanno introdotto a un singolare contrasto tra una tradizione antica e i lasciti del colonialismo portoghese. Scomparsa settantenne nel 2011, Évora è rimasta nel quasi anonimato per mezzo secolo, nota solo ai propri conterranei. Una dimostrazione ulteriore della miopia occidentale, spezzata solo dall'ostinazione di alcuni giornalisti francesi. Poi finalmente i riconoscimenti per la "diva dai piedi scalzi", tardivi ma doverosi, non sono mancati. Recensione ❯
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Guzman racconta le proteste di piazza del 2019 in Cile attraverso lo sguardo delle donne. Documentario, Cile2022. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia recente del Cile che portato alla riscrittura della costituzione. Espandi ▽
Nell’ottobre del 2019 qualcosa di enorme accade di nuovo in Cile, dopo tanti anni. Un movimento di massa nuovo, apartitico e senza leader di sorta, porta in piazza un milione e mezzo di persone. Giovani, soprattutto, ma non solo. Domandano rispetto dei diritti umani, sostegno dallo stato, in una parola democrazia. È la seconda rivoluzione cilena e, per il regista, la realizzazione inaspettata di un desiderio profondo. Per raccontare gli eventi dell’autunno del 2019 a Santiago, e ciò a cui hanno portato, c’erano tanti modi possibili e tante, tantissime immagini a disposizione. Patricio Guzmán decide di leggerli da una prospettiva ben precisa, quella femminile. Attraverso le loro narrazioni, il regista pone la questione delle donne a monte e a valle di tutto ciò che è avvenuto e sta avvenendo, suggerendo che la condizione di povertà ed urgente necessità delle madri in Cile sia stata tra le micce più incendiarie della protesta popolare, a tutti i livelli sociali, dalle università alle baraccopoli, che la loro rabbia abbia motivato e raccolto le tante anime del movimento, e che non ci sia un destinatario più urgente e centrale delle donne, nello scacchiere sociale, cui il nuovo corso politico dovrà guardare e rispondere. Recensione ❯
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La storia di una comunità dell'Alabama e delle origini per tanto rinnegate dalla storia. Espandi ▽
La storia esiste al di là di ciò che è scritto. I residenti di Africatown a Mobile, in Alabama, hanno condiviso storie sulle loro origini per generazioni. La loro comunità fu fondata da antenati schiavi che furono trasportati nel 1860 a bordo dell'ultima nave di schiavi conosciuta e illegale, la Clotilda. Sebbene la nave sia stata intenzionalmente distrutta all'arrivo, la sua memoria e la sua eredità non lo sono. Ora, la tanto attesa scoperta dei resti di Clotilde offre a questa comunità un legame tangibile con i loro antenati e la convalida di una storia che così tanti hanno cercato di seppellire. Recensione ❯
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