Anime nere |
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Un film di Francesco Munzi.
Con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Barbora Bobulova.
continua»
Drammatico,
durata 103 min.
- Italia, Francia 2014.
- Good Films
uscita giovedì 18 settembre 2014.
MYMONETRO
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A mali estremi...
di RescartFeedback: 8315 | altri commenti e recensioni di Rescart |
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sabato 24 settembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tre figli maschi e troppo poco tempo per crescerli come Dio comanda. Citazione cinematografica questa voluta o del tutto casuale? Chi può dirlo. D'altra parte nel cinema, come ci ricorda la frase che scorre alla fine della proiezione, ogni riferimento a fatti realmente accaduti, fosse anche solo nel mondo stesso del cinema, è puramente casuale. Non casuale è la trama tratta dall'omonimo romanzo di Criaco a cui il regista si attiene senza usare la mano pesante. Il film come il romanzo punta il dito sull'ipocrisia perbenista di chi nasconde le sue malefatte dietro un vittimismo che poi, purtroppo per lui, si auto avvera. Vissuti forse per troppo tempo al Nord i due fratelli minori, abbagliati dai soldi facili di una vita banditesca, continuano a immaginare la criminalità organizzata del loro paese d'origine, Africo in Calabria, come una qualcosa di primitivo, obsoleto, dotato di scarsa intelligenza. Fare i bulli al Nord è facile per loro, e gli sembra poi naturale che la gente in paese li consideri come i nuovi parvenu in grado di fare il bello e cattivo tempo. Ma ad Africo non ci sono giovani tossicodipendenti sfigurati più dal male di vivere esistenzialista che dalla cocaina. Ci sono pastori più o meno giovani che dal loro punto di osservazione riescono a rimanere coi piedi per terra e non diventare schiavi di nessuno. Rimane il mistero irrisolto di un prototipo di uomo del sud che sa convivere con le realtà violente della criminalità organizzata e le asseconda senza con ciò farne parte. Mistero probabilmente rappresentato dal fratello con la sindrome di Down di colui che tradirà l'amico. Meglio un cane vivo che un leone morto, dice il proverbio. E stavolta è il caso di credere che non a caso Munzi decida di inserire tra le prime scene del suo film quella in cui il più giovane dei tre fratelli, insieme ai suoi compagni di Africo e con la complicità del secondo, uccide in una cascina del lecchese il cane posto dal padrone a guardia delle sue capre. Evidentemente il padre ammazzato dai Barreca aveva dato nell'educazione dei figli la priorità a capacità professionali come saper scuoiare un animale rispetto a quelle etiche e al rispetto delle cose altrui, cane compreso. Invece con il primogenito ebbe il tempo per educarlo anche a questo genere di competenza. E sarà lui ad accollarsi il compito di completare il lavoro del padre, anche se con estremi rimedi.
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