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Anime nere, Luciano e i suoi fratelli

Un film che conduce una famiglia calabrese alla resa dei conti coi padri.
di Marzia Gandolfi

In foto una scena del film Anime nere di Francesco Munzi.
Peppino Mazzotta (Giuseppe Mazzotta) (52 anni) 20 maggio 1971, Cosenza (Italia) - Toro. Interpreta Rocco nel film di Francesco Munzi Anime nere.

mercoledì 17 settembre 2014 - Approfondimenti

Sono tre i protagonisti di Anime nere, (melo)dramma fatale di Francesco Munzi che si concentra su una famiglia: su quello che la sostiene e su quello che la distruggerà. Luciano, Rocco e Luigi sono fratelli 'diversi' dentro una storia tragica annunciata da una linea di frattura e svolta tra Milano e l'Aspromonte. Il senso tragico della vicenda e della vita, che Rocco e Luigi scialano e riciclano, è introdotto e incarnato da Luciano, imprenditore introverso che vive in Calabria, ai piedi delle montagne e al fianco del figlio Leo. Leo che sogna Milano, la moglie borghese, le puttane e la ricchezza facile degli zii, arricchiti col traffico internazionale di droga. Ostinato e contrario Luciano è lo sguardo che Munzi adotta per dire di un mondo arcaico e di una volontà di sopravvivenza dietro cui si cela la morte, il pensiero criminale e il suo rituale ereditario. E il rito è la casa e il carcere di Luciano. Mai dichiaratamente protagonista, Luciano finge di recitare da comprimario, lasciando gli onori della ribalta a Rocco e Luigi, figli come lui di un pastore morto di morte violenta e dentro un passato prossimo che sembra remoto. Simboli di un barbaro, estatico e lancinante spargimento di sangue, i suoi fratelli sono colpevoli di crimini diretti, crimini che impediscono a Luciano qualsiasi redenzione. Luciano che cerca Dio e non lo trova, che scioglie ogni sera la polvere del santo nell'acqua e scopre di avere un'anima per dissentire e contrariare i fratelli. Tuttavia Luciano non è un paladino della luce ma colui che compie il disegno del destino.

Costruito come una tragedia classica, Anime nere conduce inesorabilmente una famiglia calabrese alla resa dei conti coi padri e con la colpa archetipica. Ispirato dal romanzo omonimo di Gioacchino Criaco e dai drammi antichi, la cui tematica politica era intrisa di passione e di sentimenti forti, Anime nere racconta le nuove forme di criminalità organizzata attraverso la vita di tre fratelli. Fratelli che producono nuova colpevolezza e non riescono più a scongiurare la maledizione gettata dalla famiglia passata su quella futura. Come in un film dinastico viscontiano, Luciano è un discendente intrappolato nella ragnatela di rapporti familiari antichi che ormai non funzionano più e che non riesce più a riequilibrare per l'avvenire.

Testo tragico svolto in una notte e in due colori (nero e malva), il terzo film di Francesco Munzi lo rivela maestro di contaminazione cinematografica, che incrocia i toni tragici con quelli melodrammatici, rivelando padri e figli, fratello e fratelli, posseduti e possidenti consumati intorno a una bara da vendicare. Dotato e sensibile direttore di attori, Munzi dirige un concerto di volti coincidenti con le facce dei personaggi. Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, straordinari nel negare il destino dei rispettivi fratelli, e Fabrizio Ferracane, altrettanto magnifico a restarci avvitato fissando le stazioni della tragedia, sono energie diverse che Munzi forgia, reprime e libera in una geografia selvaggia e dentro un pre-epilogo. Un gesto irrevocabile che anticipa e 'incendia' il cuore dello spettatore, che come il personaggio di Marco Leonardi vede la morte in faccia, a occhi spalancati. Nella recitazione, una regolata economia dell'attesa e della relazione, offre al pubblico in sala spazi precisi di percezione drammatica e di nota grave. Percezione e nota che si adunano e deformano nel personaggio di Ferracane, focalizzando la bestemmia dei fratelli e la potenziale follia di chi è stato impedito nel salto mistico dal ciclo perpetuo della distruzione. Anime nere non è allora un film di 'mafia' ('Ndrangheta) ma una tragedia classica spinta verso la nemesi, la messa a morte dei suoi protagonisti, l'interruzione del rito.

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