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Luc Besson torna con la sua nuova Nikita. Il regista di Leon e de Il quinto elemento propone una sua versione di super-eroina, la bellissima Scarlett Johansson, la quale, dopo l’assunzione di una nuova droga impiantatole direttamente dell’addome da un gruppo di trafficanti coreani, riesce a portare le sue capacità cerebrali ben oltre al 10 per cento umano.
Man mano che le sue facoltà aumentano, Lucy acquisisce poteri sovrannaturali, che la guidano verso la vendetta nei confronti dei terroristi che l’hanno resa, somministrandole la droga contro la sua volontà, l’essere unico che è.
Ma le sequenze d’azione del film sono solo un mezzo attraverso il quale il regista vuole indagare un tema più profondo. Lucy non è solo un film d’azione o di vendetta; è uno spunto per riflessioni filosofiche quali perché esiste la vita, perché l’uomo riesce solo ad usare una minima parte del proprio cervello, e dove finirebbe l’umanità se la sconfinata conoscenza di Lucy venisse diffusa.
In tale intento, il regista si avvale di quello che è un film potente, che evoca immagini primordiali della natura, della lotta per la sopravvivenza e dell’evoluzione. Il film, che può essere considerato di fantascienza, inizia mostrando l’immagine di una scimmia (omaggio a Kubrick?), la prima donna australopiteco trovata, che appunto porta il nome di Lucy, come la nostra protagonista. Partendo dai primordi dell’uomo, dopo un’ora e mezza, si arriva alla visione di Besson della fine, del cento per cento di conoscenza (non sveliamo il finale).
Regia ottima, immagini potenti, scene d’azione ben realizzate e musiche incalzanti fanno da contorno a questo film di fantascienza ben riuscito, nonostante non sempre le scene funzionino alla perfezione.
Luc Besson sembra aver voluto realizzare il suo personale 2001: Odissea nello Spazio; senza fare paragoni, in quanto non sarebbe appropriato né giusto, a mio avviso è un film originale e strano, che merita il costo del biglietto.
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