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Il 50enne Bong John-ho nato nella Corea del Sud ci regala un film straordinario.
Parasite.
Il film racconta di tre famiglie, ognuna di loro unita da forte legame.
Una povera, formata da marito, interpretato dal grande attore coreano Kang-ho Song, moglie, figlia e figlio.
Qui nonostante i quattro vivano in un tugurio sottoscala, pieno di rumori e disinfestazioni, dai colori vivacissimi si evince il loro solido rapporto d’amore.
Sono praticamente in un basso napoletano. I quattro ridono scherzano, cantano, si arrangiano, rubano e sono uniti nello stare insieme così.
Tutto intorno è come loro, parassite, ma i colori brillano.
Anche fuori dalle loro finestre, i colori e le luci della città illuminano il basso.
La seconda famiglia è molto benestante.
Qui i colori non brillano. Probabilmente è una questione di classe sociale.
L’architettura della loro casa è di un’eleganza suprema, opera di un famoso architetto.
Una casa enorme con parco stupendo.
Anche in questa famiglia i coniugi con i figli adorati sono legati d’affetto.
La terza famiglia vive nel bunker sotterraneo della stupenda casa di cui i proprietari non sono al corrente.
Moglie e marito, anche loro molto legati, sì nascondono uscendo solo da una porta segreta quando gli ignari padroni sono fuori, per mangiare.
Qui i colori non esistono. Solo il sangue rosso che scorrerà giù dalle scale avrà il colore forte della morte.
Casualmente la prima famiglia invaderà la seconda e la terza.
La puzza di parassita farà scoppiare la furia inarrestabile.
La fotografia è di Hong Kyung-po.
Il film è stato premiato al festival di Cannes e si avvia verso l’Oscar.
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