La persecuzione, la degradazione, l’obbedienza, la ricerca della verità, sono i temi portanti del film J’accuse di Roman Polaski.
La vittima Defrejfus, era innocente ma per dimostrarlo ci vollero 12 anni , incastrato in un gioco più grande di lui.
Torna l’incubo, l’horror che abbiamo già visto nei film precedenti, e ora si ripresenta nella storia giudiziaria de L’ufficiale e la spia.
Il peso della vecchiaia, del vissuto tragico di persecuzione di Roman Polaski, si sente tutto, da come gira, dalla musica e silenzi, dai discorsi brevi,dal grigiore della natura, dagli interni ed esterni, dai capelli bianchi di Defreyfus, di Luis Garrel, di Emmanuel Seigner.
L’isola del Diavolo in bianco e nero, i titoli dei giornali in sovraimpressione sulle scene chiave.
Il Male qui è idiozia.
Il peso della vecchiaia interrotto qua e là dal rosso dei pantaloni, dal vestito rosso di Emmanuel, dal sangue dei morti uccisi sulle mani di Piscard, funzionario che non accetta il principio dell’obbedienza se gli ordini sono sbagliati. Rosso acceso che si va coagulando a marroncino.
Ormai, come lui stesso ha dichiarato parlando del suo J’accuse,è molto maturo nell’arte di girare film. Ho voluto farne uno su chi sacrifica ogni cosa in nome della verità.
A 22 anni debuttò in Polonia con Rower, un cortometraggio semi-autobiografico, e da Il coltello nell’acqua del 1962, a L’ufficiale e la spia di oggi, i suoi film sono opera d’arte.
Grande regista, Polaski è anche innovatore di tecnologie.
Emmanuel Seigner dolcemente lo accompagna da 30 anni nella vita e nell’arte.
Dalle profonde tragedie da lui vissute ne è uscito vivo con l’arte. È riuscito anche a riderci su e a farci ridere, a farci morire di paura, a farci rivivere le sue storie come fossero nostre, a farci piangere.
Qui indica il pericolo del razzismo.
L’ufficiale e la spia è tratto dall’omonimo romanzo di Robert Harris, coautore alla sceneggiatura con Polaski.
Il film racconta delle indagini fatte dal tenente Georges Picquart, interpretato da Jean Dujardin, che scopre delle prove falsificate per condannare Alfred Dreyfus, un ufficiale ebreo nell’esercito francese, accusato di passare segreti militari all’impero tedesco.
Georges Picquart rischierà la sua carriera e la sua vita per dimostrare la verità e liberare Dreyfus erroneamente condannato nell’isola del Diavolo.
L’humor nero che caratterizza il Maestro, lo cogliamo anche qui, nei confronti della tecnica di investigazione e della burocrazia, metodi che ancora esistono.
Nei palazzi sembrano succedere le stesse cose.
L’ingiustizia è feroce ma anche ridicola.
All’inzio del film leggiamo:”Tutti i fatti e le persone sono vere”.
J’accuse ha vinto il Gran premio della giuria alla76ma Mostra di Venezia.
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