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Rassegna stampa di Glenn Ford

Glenn Ford (Gwyllyn Samuel Newton Ford) è un attore canadese, è nato il 1 maggio 1916 a Sainte-Christine (Canada) ed è morto il 30 agosto 2006 all'età di 90 anni a Los Angeles, California (USA).

ADRIANO DE CARLO
Il Giornale

Aveva compiuto novant'anni il primo maggio. La sua morte annunciata, era malato da tempo, puntuale come la sua carriera, sottrae un'altra icona del grande cinema americano, quello che contava, che rimpiangiamo comunque e così Glenn Ford resterà di certo nella memoria, tra le star più amate, lui, un divo anomalo, un attore quasi sempre sottovalutato (incredibilmente non ricevette mai neppure una nomination) ma sempre accolto con simpatia da ogni tipo di pubblico. Era un attore capace, sotterraneo, dal viso fanciullesco che con quel sorriso disarmante sapeva mascherare lampi di violenza, a volte necessari, trasformandosi in angelo della vendetta. Una carriera iniziata nel 1939, lunga mezzo secolo, ricca di titoli prestigiosi, con partner femminili tra le più acclamate: Rita Hayworth, Bette Davis, Maria Schell, Shirley McLaine, Gene Tierney, Barbara Stanwick e registi come Fritz Lang, Delmer Daves, Richard Brooks, Vincente Minnelli, Frank Capra, Anthony Mann.

MARIUCCIA CIOTTA
Il Manifesto

Non si può dimenticare il suo viso scontroso, l'espressione diffidente, l'ombra che attraversa il suo sguardo, Glenn Ford, il protagonista di Gilda di Charles Vidor che nel 1945 presenta la più ambigua dark lady del film noir, Rita Hayworth. Quell'ombra se la porterà addosso nei duecento film che inanellano una lunga carriera e che ha segnato gli anni '40, '50 e '60.
Glenn Ford è morto ieri nella sua casa di Beverly Hills, il «ghetto» d'oro dei divi di Hollywood, all'età di 90 anni. Un altro pezzo pregiato dell'immaginario mondiale se ne va con lui, interprete di film d'azione, thriller e melò. In smoking o con il cappellaccio da cowboy di Quel treno per Yuma, Ford, nato nel Canada francese, è sempre chiuso in se stesso, sempre con l'aria di uno «fuori posto», di passaggio tra gli anni Quaranta e il dopo-guerra, il cinema in bianco e nero e il technicolor, il jazz e il rock, fino a quel personaggio di gangster sublime e ridicolo di Angeli con la pistola diretto da Frank Capra nel 1961 che gli valse il Golden Globe.

COSTANZO COSTANTINI
Il Messaggero

Glenn Ford, nome d'arte di Gwyllyn Samuel Newton Ford, si era imposto decisamente alle platee americane e internazionali nel 1946, quando Charles Vidor lo aveva scelto quale partner, in Gilda, di Rita Hayworth, una delle attrici più clamorose apparse sugli schermi dalle origini del cinema, già interprete di Sangue e arena e Bionda fragola, i film con cui Rouben Mamoulian e Raoul Walsh ne avevano fatto la diva più fascinosa e sensuale di Hollywood. In Gilda Rita Hayworth, nome d'arte di Margarita Carmen Cansino, superava se stessa, prestando il suo corpo conturbante, dalle chiome rosse, in sequenze memorabili, come quella in cui viene schiaffeggiata e restituisce lo schiaffo, o più propriamente come quella in cui si sfila i guanti e canta, con voce apparentemente innocente ma maliziosa: Put the Blame on Mame. Una sequenza che surclassava quella in cui Marlene Dietrich, nell' Angelo azzurro, cantava con la sua voce roca: «Sono fatta d'amore dalla testa ai piedi». Con quel film Rita Hayworth diventava una nuova incarnazione dell'"eterno femminino", un nuovo simbolo del sesso, destinato a sedurre uomini di ogni età e di ogni paese, ad entrare trionfalmente nell'immaginario erotico collettivo. La guerra era appena finita e si aveva bisogno di nuovi simboli, di nuovi miti per dimenticare gli orrori, distrarsi e ricominciare a sperare nel futuro. Rita Hayworth era uno di questi nuovi simboli, di questi nuovi miti. Un fenomeno simile a quello che si era verificato dopo il ritiro di Greta Garbo e l'avvento di attrici-dive come Marlene Dietrich o Ingrid Bergman, prima che esplodesse sugli schermi quel simbolo abbagliante del sesso e della seduzione incarnato da Marilyn Monroe.

ANTONIO ANGELI
Il Tempo

In molti ancora si chiedono come abbia fatto quell'uomo dal viso bonario da impiegato a diventare una delle maggiori star di Hollywood. Glenn Ford, attore enigmatico e al tempo stesso solare, è riuscito in tutto e nel contrario di tutto, in una interminabile carriera durata più di quarant'anni. Da buon americano era ossessionato dall'efficienza, dal fare bene il suo lavoro. E con la pazienza di un meccanico metteva a punto i suoi personaggi fino a renderli veri, come se fossero persone reali, che da un momento all'altro potevano sedersi in sala accanto allo spettatore. Glenn Ford era il nome d'arte di Gwyllyn Samuel Newton Ford, nato il 1 maggio 1916 a Sainte-Christine in Quebec, Canada. Il futuro grande attore hollywoodiano si trasferì con la famiglia a Santa Monica, in California, a otto anni e venne naturalizzato cittadino statunitense nel 1939. Come tutti quelli che in America ci sono arrivati e non ci sono nati si sentiva ancora più americano. Il suo sogno era fare l'attore, ma sbarcò il lunario anche come autista di bus e piazzista. Nonostante questo, visto che viveva in California e ad arrivare nel quartiere degli studios ci metteva poco, riuscì a partecipare a un bel numero di film, alcuni anche da protagonista. Tra una parte da sceriffo e un'altra da pilota d'aereo affinò quel suo modo di recitare, tutto basato su una quasi immobilità del viso controbilanciata da uno sguardo di profonda intensità. Tentava di recitare come Gary Cooper. Non ci riuscì mai, ma elaborò una sua eccezionale, penetrante espressività. Da buon americano si arruolò volontario e partì per la seconda Guerra mondiale e, visto che gli riuscì di tornare tutto intero, fu premiato. Inciampò in un film che avrebbe fatto metà della storia del cinema: Gilda, con la rossa Rita Hayworth, diretto da Charles Vidor con il quale Ford aveva già lavorato. Vidor, grande regista di Hollywood, aveva imparato a conoscere Glenn apprezzandone quelle qualità che ne avrebbero fatto la fortuna e che sarebbero state anche un po' la sua maledizione: la puntualità, l'affidabilità, una estrema cura nel preparare la parte e il personaggio. Già, così Ford si fece la fama dello «sgobbone» di Hollywood, un ottimo attore, ma non una di quelle star belle e maledette che tanto andavano di moda. Insomma, una «mezza star», o almeno così credeva lo stesso Ford. Dopo Gilda girò una quantità spaventosa di film, oltre 200. Fu diretto da Fritz Lang, Frank Capra, Vincente Minnelli e da molti altri registi dei «tempi d'oro del cinema», come lui stesso chiamava il trentennio tra i '40 e i '60. È stato protagonista di film memorabili: Il grande caldo (1953); Il seme della violenza (1955), accanto a uno strepitoso Sidney Poitier; Quel treno per Yuma (1957); Angeli con la pistola, del '61, con un inatteso, impeccabile personaggio brillante in una classica delle commedia di Frank Capra. Già, impeccabile. Ma non era uno di quegli eroi maledetti che facevano impazzire Hollywood. Non ebbe mai una nomination all'Oscar, vinse, in tutta la carriera, solo un Golden Globe come migliore attore protagonista proprio per Angeli con la pistola. Di lui si ricordò il governo Francese: nel '92 fu insignito con la Legion d'Onore per le sue azioni durante la seconda Guerra mondiale. E lui, Glenn, il bravo americano metodico e affidabile, non dimenticò mai di essere stato un soldato: durante la guerra di Corea e quella del Vietnam si recò spesso in visita alle truppe. Le ultime apparizioni in tv negli anni Novanta. Poi la salute malferma lo costrinse nel suo ritiro dorato di Beverly Hills. Dove, forse, ha capito di essere stato uno dei più grandi di Hollywood.

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