Nella serata festosa dell'Oscar 1990, ridotto al silenzio sul podio dalla gran loquacità di Franco Cristaldi, produttore di Nuovo cinema Paradiso che vinceva il premio per il migliore film straniero (erano tanti anni che non capitava a un film italiano), Giuseppe Tornatore chiamato Peppuccio appariva felice con semplicità dignitosa e senza euforie da miracolato, in un modo molto simpatico. Cinque, forse sei anni prima, pareva altrettanto giovane in un brutto albergo romano del quartiere Prati, intento a parlare con entusiasmo e concretezza pragmatica del suo primo film, Il camorrista, tratto da un libro-inchiesta del giornalista Giuseppe Marrazzo che ritracciava in una sorta di fantabiografia il percorso del boss Raffaele Cutolo, dentro e fuori la prigione.
Ripiegati attorno a un tavolino scomodo, c'erano lui, il suo press-agent, alcuni presentati come produttori o dirigenti della cooperativa " Clct " già realizzatrice del film Cento giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara, al quale pure Tornatore aveva lavorato. C'erano in ascolto alcuni giorr~alisti: tutta gente di buoni sentimenti democratici, ben disposta e bene intenzionata verso un film contro la criminalità organizzata e contro i suoi protettori politici, che pubblicò infatti l'indomani sui rispettivi quotidiani articoli interessanti, incoraggianti e solidali. Però il film non i faceva, non c'era: o meglio, era soltanto un progetto, n'aspirazione, un'ambizione. E l'imminenza, la concre
tezza ostentate con i cronisti erano soltanto un test: gli articoli pubblicati con fervore democratico e critico-sociale dovevano dimostrare a un futuro possibile produttore quanta attenzione l'argomento potesse suscitare. Il gioco riuscì, funzionò: il minimo episodio è magari una testimonianza eloquente della tenacia piena di risorse del giovane regista siciliano, del suo investimento totale nel lavoro, della sua disinvoltura nell'usare gli altri.
Giuseppe Tornatore è nato a Bagheria, vicino a Palermo, nel 1956. Ha sempre avuto "un rapporto patologicamente positivo " con la sua famiglia. Mangia pochissimo, non ha mai bevuto un caffè nella vita, non ha mai fumato:
"Quattro film al giorno sono stati una droga migliore del tabacco, lo hanno sostituito". Ama lavorare sempre con le stesse persone: " Se ci si conosce si lavora meglio, e ci si diverte di più". Ha cominciato adolescente a fare fotografie e mettere in scena testi teatrali di Pirandello, a dirigere documentario reportage televisivi per la Rai su cose e personaggi della Sicilia . Il carretto (siciliano, naturalmente), Diario di Guttuso, Scrittori siciliani e cinema: Verga, Pirandello, Brancati, Sciascia, Le minoranze etniche in Sicilia. Emigrato a Roma, abitò nella periferia in povertà, solitudine e infelicità. Al debutto con Il camorrista non ebbe successo. Nuovo cinema Paradiso e poi Stanno tutti bene ne hanno fatto uno dei registi italiani giovani più premiati e lodati.
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