FERNALDO DI GIAMMATTEO
«Regista di attori» e «regista di donne» sono le due definizioni che l'hanno consegnato alla storia del cinema. Cukor è un uomo di teatro, anzitutto. A Broadway è regista apprezzato. Emigra a Hollywood all'avvento del sonoro: prima direttore dei dialoghi e poi regista in proprio, sempre su testi altrui e con attenzione particolare alla recitazione. Gli toccano film in cui il gioco delle psicologie sia complesso, o ambiguo, o spiritoso, e sia sostenuto da attori (attrici soprattutto) di esperienza, da Norma Shearer a Katharine Hepburn, da Greta Garbo a Joan Crawford, a Ingrid Bergman. Il genere per lui è indifferente, può essere dramma o commedia, ma per la commedia ha un debole ed è lì che riesce meglio: Pranzo alle otto (1933) con Jean Harlow e Wallace Beery, Incantesimo (1938) con la Hepburn e Cary Grant, Donne (1939) con Shearer, Crawford, R. Russell, Fontaine, Goddard, Scandalo a Filadelfia (1940) con Hepburn e Grant, La costola di Adamo (1949) con Hepburn e Spencer Tracy, Nata ieri (1950) con Judy Holliday e Broderick Crawford, La ragazza del secolo (1954) con Holliday e Jack Lemmon. Spesso è suo collaboratore il commediografo Garson Kanin, con il quale ottiene i risultati più brillanti.
Non mancano gli insuccessi né le delusioni, in una carriera tutta hollywoodiana (nel senso più rigoroso, economico, strutturale). Sotto contratto con la Paramount, fu allontanato per far posto a Lubitsch. Incaricato della regia di Via col vento (1939) fu rimosso dopo dieci giorni da Selznick. Sensibile guida della Garbo nel suo film drammatico più riuscito (Margherita Gauthier,1936), è anche responsabile dell'ultimo, infelice esperimento in chiave leggera dell'attrice (Non tradirmi con me, 1941). Regista di molte opere di grande prestigio ed eleganza - dallo straordinario giallo Angoscia (1944) con Bergman e Charles Boyer, alle pungenti scene di vita matrimoniale di Vivere insieme (1952) - riceve il suo unico Oscar per il musical pimpante ma non eccezionale My Fair Lady (1964), da Shaw, con Audrey Hepburn e Rex Harrison. Di musical, del resto, è uno specialista, ma è altrove che rivela il meglio della sua morbida capacità di penetrare nella psicologia dei personaggi.
Fernaldo di Giammatteo, Dizionario del cinema. Cento grandi registi,
Roma, Newton Compton, 1995