
Il regista firma una della sue opere migliori trattando di tradizioni e aspettative famigliari. In concorso alla Berlinale.
di Tommaso Tocci
Il poeta Donghwa accompagna in auto la fidanzata Junhee da Seoul fino a Yeoju, dove risiede la sua famiglia. Partito con l’idea di darle soltanto un passaggio, il ragazzo viene prima incuriosito dalla grande abitazione e poi convinto a entrare nel vialetto, dove la coppia incontra il padre di lei. Un invito per un caffè si trasforma poi in una cena e in una giornata intera.
La ritualità tradizionale attraverso cui un giovane si reca a incontrare per la prima volta i genitori della fidanzata viene smontata sistematicamente da un cocktail di casualità e imbarazzo nell’ennesima opera della costellazione cinematografica di Hong Sang-soo. È una delle meglio riuscite negli ultimi anni, che pure lo hanno visto protagonista di un periodo florido ricco di sperimentazione. C’è una trattazione geniale delle aspettative familiari, del peso della tradizione e dell’inavvertita brutalità di cui possono tingersi i nuovi incontri.