| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Italia |
| Durata | 87 minuti |
| Regia di | Stefano Chiantini |
| Attori | Barbora Bobulova, Leonardo Della Bianca, Osmin Lima Espinosa, Adriano Giannini . |
| Tag | Da vedere 2025 |
| MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 28 novembre 2025
Quando la giovane Laura muore in un incidente di montagna, la famiglia perfetta di Mara e Pietro si sgretola, travolta da un dolore che corrode legami e certezze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Pietro ama la montagna e ha cresciuto i suoi figli secondo questa grande passione. I due ragazzi, Laura e Agostino, sono abituati a salire in montagna, Laura soprattutto, pur giovanissima ne è esperta scalatrice. Lo sa la madre Mara, che insegna e conosce lo spirito ribelle e anticonformista degli adolescenti. Anche Laura non obbedirà fino in fondo alle raccomandazioni dei genitori e resterà insieme al fidanzato "bloccata" in un incidente. L'attesa del suo ritorno diventa sempre più angosciante e tutta la famiglia si sgretola, giorno dopo giorno, scavata dal dolore lancinante di questa assenza, scossa dal non sapere, stremata dall'impossibilità di farsene una ragione.
Un dramma sussurrato, soffice e gelido come la neve della montagna. È Separazioni di Stefano Chiantini, che negli anni ci ha abituato a una cinematografia con uno sguardo autoriale definito, ma mai invasivo, ingombrante, tanto meno urlato.
I suoi film sono sempre profondamente calati nella complessità delle emozioni che scuotono l'animo umano, ma conservano un garbo e quasi una rispettosa riservatezza nel racconto. Anche questa volta, malgrado metta in scena una sparizione improvvisa e il dolore indicibile della possibile perdita di un figlio, non c'è nulla di gridato o urlato, i sentimenti sono sempre comunicati da sguardi capaci di dire molto più di scene madri retoriche, che da sempre Chiantini si guarda bene dal realizzare. Colpisce anche in questo suo nuovo dramma la recitazione misurata degli attori, con un'eccezionale Barbora Bobulova, dai primi piani sofferenti che restano impressi, e il sempre convincente Adriano Giannini, roso da un taciuto senso di colpa. L'apporto di Paolo Carnera alla fotografia fa tutto il resto, un contributo prezioso, capace di restituire la cupezza della situazione e raccontare la montagna in modo inedito, lontano dalla cartolina e da rappresentazioni semplicistiche o banali.
È un dramma sull'implosione dei sentimenti, sul senso di impotenza che tutti abbiamo nei confronti della Natura, di cui il film sa restituire tutta la potenza evocativa. Quanto alla storia dell'incidente, ispirata a una vicenda realmente accaduta, è volutamente narrata in un modo lontano dal documentaristico e dal cronachistico, neanche l'incidente viene mostrato, proprio perché quello che al regista preme evidentemente raccontare è cosa scateni nell'animo dei familiari che restano. Come un'intera famiglia possa sgretolarsi di fronte a un tragico imprevisto. Pur raccontando tutta la fascinazione verso la montagna, non è l'esterno a interessare l'autore, ma l'interno. Le dinamiche intime relazionali, fatte di parole non dette e non condivise, abbracci mancati, vuoti comunicativi e una progressiva chiusura in se stessi che divide e apre abissi sempre più difficili da colmare.
Stefano Chiantini continua a scandagliare dall'interno i micromovimenti e le grandi fratture che possono attraversare i legami familiari. Dopo aver affrontato la questione delle genitorialità come vocazione, sentimento, vicinanza fisica ed emotiva nei suoi ultimi due film, Una madre e Come due gocce d'acqua, in Separazioni va a focalizzarsi su un nucleo fondamentale del rapporto tra padri, madri, figli [...] Vai alla recensione »
La statua di una Madonna su una seggiovia che sale sulle vette di una montagna innevata. L'immagine abbaglia nel suo nitore, il senso del sacro interroga una natura così minacciosa nella sua apparente quiete, l'icona non si immola al simbolismo. D'altronde il cinema del prolifico Stefano Chiantini non punta ai voli pindarici, non cerca le metafore d'accatto: il minimalismo quasi per ideologia, la sottrazion [...] Vai alla recensione »