Un'opera tra thriller e noir in cui Dario D'Amborsi continua il suo impegno nella rappresentazione delle malattie mentali. Presentata alla Festa del Cinema di Roma.
di Roberto Manassero
Durante il turno notturno, un tassista in solitaria carica in auto un travestito fuggito dal night club in cui si esibisce e lo accompagna a casa. Durante una pausa in un bar, l’uomo assiste a una grottesca televendita in cui un presentatore folle offre al pubblico la propria famiglia. Chi sono queste persone? E cosa le spinge a esporsi in modo così violento e autodistruttivo alla derisione e alla compassione degli altri? Nel loro passato, forse, la risposta a queste domande, e anche la sola via di salvezza.
Il nuovo lavoro di Dario D’Ambrosi, creatore del Teatro Patologico, regista sulla scena e al cinema, da sempre impegnato nella rappresentazione di pensieri e comportamenti di persone affette da malattia mentale. C’è da parte del suo autore il coraggio di raccontare in chiave distorta un’esclusione sociale di cui è vittima ogni famiglia che conosce la disabilità. Eppure qualcosa stona in Il principe della follia. Qualcosa che ne mina alla base ogni assunto.