
Anno | 2025 |
Genere | Drammatico, Storico, |
Produzione | USA |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Gus Van Sant |
Attori | Al Pacino, Bill Skarsgård, Cary Elwes, Colman Domingo, Dacre Montgomery Myha'la Herrold, John Robinson, Jordan Claire Robbins, Stephanie Bertoni, Todd Gable, Kevin Ragsdale, Donald K. Overstreet, Katie Kinman, Mark Helms. |
Tag | Da vedere 2025 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento martedì 2 settembre 2025
Da un fatto realmente accaduto nel 1977, un sequestro con ostaggio le cui trattative - trasmesse in diretta tv - hanno tenuto con il fiato sospeso gli americani per 63 ore.
CONSIGLIATO SÌ
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La mattina dell'8 febbraio del 1977, nello stato dell'Indiana, Anthony Kiritsis, detto Tony, quarantaquattro anni, entra nell'ufficio del presidente della Meridian Mortgage Company e, in sua assenza, prende in ostaggio il figlio e socio in affari, Richard O. Hall, legandogli al collo un cavo teso collegato al grilletto di un fucile a canne mozze calibro 12 (il "dead man's wire" del titolo). Chiede cinque milioni di dollari, come risarcimento per essere stato ingannato dall'agenzia e derubato del profitto che avrebbe fatto vendendo il suo terreno se la Meridian Mortgage non lo avesse deliberatamente ostacolato; chiede di non essere accusato né processato; esige delle scuse personali da parte di Hall senior, che ritiene il diretto responsabile della sua disgrazia.
Il lungo negoziato telefonico tra rapitore e forze dell'ordine attrae come un magnete altre vite e altre storie: quella del conduttore radiofonico afroamericano Fred Temple, "the voice of Indianapolis", che parla con Tony in diretta, e di una giovane giornalista televisiva in cerca dell'occasione giusta per essere lanciata in prime time. Il cavo del telefono, della radio e della televisione, dunque, come emblema di ciò che connette, nella diversità di sorti ed esistenze.
Gus Van Sant torna dunque ai personaggi dall'ego sperduto dei suoi primi film, quei loser che il tempo attuale - un tempo di difficoltà economiche e relazionali, un tempo di strumenti "wireless"- richiama prepotentemente in scena.
Lo fa a partire da una sceneggiatura preesistente rispetto al suo coinvolgimento, nella quale deve aver intravisto la possibilità di fare proprio il racconto della bizzarra vicenda di cronaca alla base, sfruttandone tanto la tensione interna (del cavo e della narrazione), perfetta per il cinema, che la qualità a suo distorto modo eroica della crociata contro la ferocia del capitale di Kiritsis, che ha saputo evitare un epilogo scontato e brutale.
Nella sua corsia drammatica, il film spinge apertamente a domandarsi chi sia più pazzo tra l'uomo che tiene un fucile puntato contro un altro uomo (e delle cariche di esplosivo lungo tutto il perimetro della stanza) e l'uomo che gli rifiuta le scuse, anteponendo i principi degli affari alla vita del suo stesso figlio. Nella corsia invece più scomoda e divertente, da commedia nera, mette in luce l'ironia involontaria nel rapporto che Toni intrattiene con la sua vittima e in generale con molti dei suoi interlocutori: una relazione amicale, ingenua, fatta di accortezze inaspettate e sincerità assoluta, totalmente fuori registro rispetto alle circostanze da lui stesso poste in essere. Nella visione del fattaccio secondo Van Sant, cioè, permane in Tony un nucleo irriducibile di umanità, per quanto disperata e folle (specie nella recitazione sopra le righe di Skarsgård), che nell'imprenditore strozzino, interpretato da Al Pacino, non esiste affatto.
Dead man's wire, infine, è anche il pretesto per raccontare un luogo e un tempo, il Midwest di fine Settanta, attraverso la musica, protagonista assoluta, che dà voce alla lotta e alla nostalgia .
Riprendendo la famosa frase di Anton Cechov, anche se un po' modificata e ingrandita: «Se c'è un fucile deve sparare». In Dead Man's Wire, l'ultimo film di Gus Van Sant presentato a Venezia 82 fuori concorso, tutti sperano che questa profezia narrativa non si avveri mai. Ma parliamo di un'opera ispirata a un evento realmente accaduto. Nel 1977, negli Usa, più precisamente nel Midwest, a Indianapolis. [...] Vai alla recensione »
Uno dei temi del nostro tempo è come trovare un collegamento tra immagini (ormai un flusso continuo) e realtà. La finzione consente di manipolare gli eventi, nel bene e nel male. La chiave è però saper sviluppare uno sguardo non retorico, che consenta di soffermarsi sul particolare per poi allargare l'orizzonte. Un esempio è sempre stato quello di raccontare il passato per riflettere sul presente. Vai alla recensione »