Un mondo a parte |
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Un film di Riccardo Milani.
Con Antonio Albanese, Virginia Raffaele, Sergio Saltarelli, Alessandra Barbonetti.
continua»
Commedia,
durata 113 min.
- Italia 2024.
- Medusa
uscita giovedì 28 marzo 2024.
MYMONETRO
Un mondo a parte
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fa bene entrare in un mondo a partedi francesca meneghettiFeedback: 7591 | altri commenti e recensioni di francesca meneghetti |
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mercoledì 3 aprile 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non è un film per un pubblico critico in senso radical chic: non sperimenta, non stupisce, non gioca con il montaggio o con inediti movimenti di macchina. Semmai è un film da grande pubblico, anche commerciale, se si vuole: la coppia Milani (regista, autore di Come un gatto in tangenziale e Grazie ragazzi) e Albanese (attore protagonista) è di sicuro richiamo. E se manca alla squadra la Cortellesi (moglie di Milani), Virginia Raffaele, con la sua simpatia e la sua bravura, è comunque di grande appeal. Se poi si aggiunge il carattere consolatorio della vicenda, destinata a un lieto fine, si può essere certi del successo. Eppure tutte queste considerazioni che potrebbero far storcere il naso a una critica sofisticata non reggono di fronte all’evidenza: cioè al fatto che si tratta di un bel film, che piace nella sua semplicità e nella sua purezza, a sostegno di una buona causa. Siamo nel parco nazionale degli Abbruzzi, alta val del Sangro, in quella mezzaluna che va da Pescasseroli a Roccaraso. Un paesino di montagna ha una sola classe mista, ma tre bambini sono di quinta e, andando alle medie, lasceranno la scuola sguarnita e a sicuro destino di chiusura: un fatto che, come una valanga, trascina con sé altre sciagure e può determinare la morte dell’abitato, come accadde a Sperone. A difendere la scuola e il paese insorgono tra i primi Agnese (a cui è dedicata la bella canzone finale di Ivan Graziani), vicepreside, e Michele, un maestro di ruolo in fuga da Roma che qui pensa di trovare un ambiente bucolico, ma deve scontrarsi con le difficili condizioni ambientali e con il realismo pratico degli abitanti che smontano i suoi ideali green. Dovendo fare i conti con le regole, che impongono un numero minimo di iscritti, e non potendo “produrre” bambini in età scolare nella settimana di deroga che è concessa dalle autorità scolastiche per evitare la chiusura, ci si inventa l’immigrazione di bambini stranieri (con relative famiglie). Un paese povero, ma non poverissimo, se non di bimbi, compensa i bisogni di una casa e di un lavoro di profughi ucraini o di nordafricani impiegati nella piana del Fucino. Nella sua semplicità narrativa, è una favola bella, che ci scalda il cuore e ci commuove. Se poi davanti al TG il nostro cronico pessimismo affiorerà di nuovo, almeno per un po’ abbiamo potuto condividere il sogno di un mondo a parte, di un mondo migliore. E scusate se è poco.
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