Ingrid è una scrittrice newyorkese di successo. Mentre firma le copie del suo ultimo libro sull’inaccettabilità della morte, si presenta a lei un’amica, che la informa del ricovero in ospedale di Marha per tumore. Ingrid non la vede da anni, ma non si sottrae all’invito e riprende con lei, reporter di guerra (come la nostra Oriana Fallaci) i fili di una vecchia amicizia intessuta di fitte conversazioni, anche dopo le temporanee dimissioni dall’ospedale. Sullo sfondo (o dalla grande finestra dell’appartamento di Martha, o da un parco urbano, o da altre prospettive panoramiche) la Grande Mela, con il suo skyline dinamico. La ingentilisce, come fosse lo scenario di una favola, la nevicata in rosa sui grattacieli, che ricorda a Martha il paragrafo finale dell’ultimo racconto dei Dublinesi di Joyce, The Dead (Snow was general all over Ireland…); il dettaglio serve, perché sarà richiamato alla fine. A un certo punto Matha, che espone le sue ragioni con lucidità e rigore logico, comunica a Ingrid la sua intenzione di porre fine alla propria vita, prima che sia la malattia a farlo (sottraendosi alla retorica del combattimento contro il male, da cui si uscirebbe sconfitti se non si è stati abbastanza guerrieri). Non teme solo le sofferenze e le invalidità fisiche, ma il deteriorarsi del suo spirito (pensiero, memoria, razionalità). Ha già pensato a procurarsi la pillola giusta nel dark web. Intende assumerla da sola, senza coinvolgere altre persone onde preservarle da conseguenze penali. Però a Ingrid chiede un grande favore: partire assieme per una vacanza, non più lunga di un mese, dove le sarà più facile staccarsi dalla vita, lontana dai ricordi della propria casa. Ingrid dovrà solo dormire nella stanza accanto e avvisare, dopo il fatto, la figlia, allontanatasi da lei molto tempo prima, e chi di dovere. Martha esita. È terrorizzata. Protesta per essere stata scelta. Ma quando scopre di essere l’ultima carta di Ingrid -le amiche più prossime hanno già rifiutato – accetta di condividere l’ultimo viaggio, che avrà come meta una villa immersa in una foresta, simile alla casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright. Pur essendo un film introspettivo e diverso dallo stile kitch del primo Almodovar, pieno di colore ed eccessi, la narrazione procede con un buon passo, senza rallentamenti o digressioni. La recitazione delle due protagoniste, Juliane Moore (Ingrid) e soprattutto Tide Swinton (Martha), dal viso spigoloso e scavato, è magnetica. Non ci sono scene strappalacrime. I dialoghi e gli atteggiamenti sono composti e asciutti, guidati dalla razionalità di Ingrid. Qualcuno ha parlato di freddezza: io direi di compostezza e dignità. Le sensibilità degli spettatori possono vibrare egualmente, anzi più a lungo, perché nella memoria si imprimono gli argomenti a sostegno dell’eutanasia. Almodovar affronta laicamente questo tema, traendo la sceneggiatura da un romanzo di Sigrid Nunez, trascorsi vent’anni da un celebre film spagnolo, Mare dentro, di Alejandro Amenàbar. In quel caso si dava molto più spazio alla battaglia legale a favore di una buona morte e il soggetto in questione era un uomo imprigionato dalla propria tetraplegia (dovuta a un incidente) da quasi trent’anni. Qui la motivazione politico-giudiziaria è sfumata e l’aver assunto per protagonista una donna, anziché un uomo, non ha accresciuto affatto una possibile enfasi emotiva. Una donna che vuole accogliere la Signora della falce bene vestita e ben truccata, con la massima dignità. Per altri aspetti – quello dell’attesa conviviale del momento “giusto” per la dipartita – ricorda un altro grande film del 2003, Le invasioni barbariche. Solo che qui i dialoghi sono più intimi e consentono di scavare più a fondo nel vissuto delle due donne, senza sovrastrutture ideologiche, ma in maniera esistenziale, molto umana. Molto efficace il richiamo a Joyce, con la neve che stende un velo bianco su tutte le cose, sui vivi e sui morti, a ricordarci il destino comune. Splendida la fotografia. Un film da vedere!
PS. unica cosa che mi ha lasciata perplessa: le didascalie in lingua italiana sugli scaffali di una biblioteca americana (chiaro che è per la versione italiana, ma mi pare inopportuno)
[+] lascia un commento a francesca meneghetti »
[ - ] lascia un commento a francesca meneghetti »
|
antonio montefalcone
|
domenica 15 dicembre 2024
|
un altro bellissimo film di pedro almodóvar
|
|
|
|
Adattando il romanzo ''What Are You Going Through'' di Sigrid Nunez, il regista Pedro Almodóvar dirige uno dei suoi migliori film, il suo primo lungometraggio in lingua Inglese, dopo i precedenti corti. Vincitore del Leone d''oro al festival del cinema di Venezia 2024, questa pellicola è un''interessante lezione di cinema, di regia, di messinscena, di scrittura che parla laicamente e senza ideologie di fine vita, di dignità e di diritti, di rispetto e di autodeterminazione, di dolore e di responsabilità. Un melodramma che si regge sul dialogo e non sull''azione; che ci avvolge e ci affascina delicatamente vagliando con compostezza sofferenze e speranze, ma anche momenti lievi e rappacificanti.
[+]
Adattando il romanzo ''What Are You Going Through'' di Sigrid Nunez, il regista Pedro Almodóvar dirige uno dei suoi migliori film, il suo primo lungometraggio in lingua Inglese, dopo i precedenti corti. Vincitore del Leone d''oro al festival del cinema di Venezia 2024, questa pellicola è un''interessante lezione di cinema, di regia, di messinscena, di scrittura che parla laicamente e senza ideologie di fine vita, di dignità e di diritti, di rispetto e di autodeterminazione, di dolore e di responsabilità. Un melodramma che si regge sul dialogo e non sull''azione; che ci avvolge e ci affascina delicatamente vagliando con compostezza sofferenze e speranze, ma anche momenti lievi e rappacificanti. Un''opera di raffinata eleganza estetica e cura stilistica impreziosita dalle due interpreti principali, e da una regia matura e profondamente umana. Grazie alla forza del suo movimento introspettivo e poetico, il film ci invita alla riflessione su tematiche dure; non esalta mai la morte o l''eutanasia, ma celebra, con pudore e sensibilità, sia la ricchezza/bellezza/imprevedibilità della vita; sia (soprattutto) l''emozione di un''amicizia sincera, affettuosa e solidale che va oltre il tempo e la morte (si veda l''empatia tra le due amiche nella condivisione di ogni loro momento, e la serena accettazione dell''irreversibile). 4 stelle su 5.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a antonio montefalcone »
[ - ] lascia un commento a antonio montefalcone »
|
|
d'accordo? |
|
|