giordano giordani
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venerdì 19 luglio 2024
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mediocre albanese.
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Inverosimile, patetico, scontato (ad ogni scena sai già la prossima), indeciso sul versante da prendere - malincoMico o meNodrammatico- Milani scrive una sceneggiatura piena di buchi (con Michele Astori) e contrabbanda la storia di un poveraccio (ovviamente: è un insegnante, mica poteva essere reso diversamente) che si "ricicla" in uno sperduto paesino. Ma il fatto è che nemmeno con una pluriclasse di OTTO bambini riesce a insegnare. Al massimo, apprenderà come accendere una caldaia, far innamorare la Virginia (ma come? E chi lo sa: non è nemmeno chiaro perché accada e cosa scatti nella donna), salvare una giovane nelle acque ghiacciate del lago di Barrea, comprarsi finalmente scarponi adatti e piumini, visto che, sprovveduto com'è, arriva ad Opi (il vero nome del paesino) in giacca e mocassini.
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Inverosimile, patetico, scontato (ad ogni scena sai già la prossima), indeciso sul versante da prendere - malincoMico o meNodrammatico- Milani scrive una sceneggiatura piena di buchi (con Michele Astori) e contrabbanda la storia di un poveraccio (ovviamente: è un insegnante, mica poteva essere reso diversamente) che si "ricicla" in uno sperduto paesino. Ma il fatto è che nemmeno con una pluriclasse di OTTO bambini riesce a insegnare. Al massimo, apprenderà come accendere una caldaia, far innamorare la Virginia (ma come? E chi lo sa: non è nemmeno chiaro perché accada e cosa scatti nella donna), salvare una giovane nelle acque ghiacciate del lago di Barrea, comprarsi finalmente scarponi adatti e piumini, visto che, sprovveduto com'è, arriva ad Opi (il vero nome del paesino) in giacca e mocassini. In inverno, quarda caso quando le assegnazioni provvisorie vengono date ad inizio anno scolastico...Contorto. E poco serve (già, contributi, tax credit, patrocini, sponsor...) affidare ad un assicuratore, per dirne una, il ruolo di albergatore solo perché ha la faccia di nato in Abbruzzo. Cinema malato che poco ammalia e fa molto male a chi lo guarda.
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spione
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martedì 14 maggio 2024
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“la montagna lo fa!”
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Diciamocelo: fino a tre quarti il film regge grazie ad un ritmo agile, alla bravura dei due protagonisti, a qualche espediente che Milani ricava dal suo indiscutibile mestiere e al modo sinceramente affettuoso – per quanto un po’ stereotipato - con cui ci racconta il “suo” Abruzzo. Poi arriva inevitabilmente un bivio in cui bisogna scegliere se sviluppare la vicenda lungo una linea più originale e coraggiosa oppure assecondare la sensibilità e il gusto del grande pubblico.
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Diciamocelo: fino a tre quarti il film regge grazie ad un ritmo agile, alla bravura dei due protagonisti, a qualche espediente che Milani ricava dal suo indiscutibile mestiere e al modo sinceramente affettuoso – per quanto un po’ stereotipato - con cui ci racconta il “suo” Abruzzo. Poi arriva inevitabilmente un bivio in cui bisogna scegliere se sviluppare la vicenda lungo una linea più originale e coraggiosa oppure assecondare la sensibilità e il gusto del grande pubblico. E visto che Milani “tiene famiglia” (ben tre figlie!) c’è poco da sorprendersi se finisce col scegliere la via più facile, virando senza particolari imbarazzi verso l’apologo buonista (sì, odio anch’io questa parola) alla fabiofazio: buoni sentimenti, apertura e accoglienza verso i migranti, un po’ di retorica sull’importanza della scuola, qualche immagine documentaristica della fauna montana, trionfo dell’ “ammoeure” tal quale ai film americani.
Peccato, perché prima - in almeno un paio di punti - non si era fatto scrupolo di sfidare il tabù del politically correct. Ma purtroppo produzione e distribuzione hanno le loro leggi, e se vuoi incassare (com’è successo) 7 milioni di euro nelle prime 5 settimane di programmazione non ci sono molte verze da sfogliare.
In ogni caso una commedia piacevole e divertente, che tra l’altro proprio oggi ha trovato la sua consacrazione anche nella cronaca (vedi "Repubblica online" di oggi: "Francia, quattro pecore iscritte a scuola per evitare la chiusura di una classe nella Mosella”)
Encomiabile la scelta di affiancare esclusivamente interpreti locali, quasi sempre non professionisti a Virginia Raffaele e Antonio Albanese. Imperdibili l’accento sulmonese (che poi è quello materno) di lei e, ancor più, lui quando arranca sotto la tempesta di neve con i mocassini ai piedi o cerca di “appicciare” la stufa gettando i fiammiferi direttamente sui ciocchi di legno.
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maramaldo
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lunedì 6 maggio 2024
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e vola vola vola vola
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e vola lu cardillo. All'Abruzzo l'omaggio di questa stornellata, musicata nel 1922.
Un mondo a parte? Un mondo partito. Ancora un film che "ci" racconta. Ora, non siamo nè meglio nè peggio ma ci siamo un po' stancati, descritti, poi, accuscì. Per fortuna c'è un Milani allegro e svagato, obbliga a vederlo contentando il pubblico accomodante con una conclusione tenerona. Sa far pure recitare le bestie. Non sto provocando. All'inizio un lupo scruta incuriosito il goffo figuro che si dimena tra le sue nevi. Sentito un certo ragionamento, la pecora bela un suo dissenso.
Milani limita Albanese al quale si riconoscono spessore e versatilità.
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e vola lu cardillo. All'Abruzzo l'omaggio di questa stornellata, musicata nel 1922.
Un mondo a parte? Un mondo partito. Ancora un film che "ci" racconta. Ora, non siamo nè meglio nè peggio ma ci siamo un po' stancati, descritti, poi, accuscì. Per fortuna c'è un Milani allegro e svagato, obbliga a vederlo contentando il pubblico accomodante con una conclusione tenerona. Sa far pure recitare le bestie. Non sto provocando. All'inizio un lupo scruta incuriosito il goffo figuro che si dimena tra le sue nevi. Sentito un certo ragionamento, la pecora bela un suo dissenso.
Milani limita Albanese al quale si riconoscono spessore e versatilità. Piace ancora una volta fargli fare il fessacchiotto con idee poche ma confuse.
Raggio di sole la Raffaele. Padrona non spadroneggia, giuliva e sentimentale ad un tempo, ironica ma comprensiva. Da invaghirsene, per lei cambierei il ticket elettorale: Virginia for President. Viva l'Italia.
Il film, non chiedetemi su che vuole menarla. Opino basandomi sui miei pregiudizi. Molta roba, comunque. Innanzitutto, forse un rimpianto di quando funzionavano le "scuole rurali". Sparse nelle campagne desolate, servivano a tenervi fermi i villani che, inurbati, avrebbero dato fastidio. Se ne occupava tra l'altro una "Riforma" del 1922. Pensata da un pensatore compaesano di Matteo Messina Denaro. Ma chi volete tenerci nei campi? Servono trattori non bifolchi. In "villa" ci vanno i signori. I contadini sono imprenditori dell'agroalimentare che baccagliano con l'Europa. L'agriturismo è stagionale, lo dice il film: settembre, andiamo, è tempo di migrare... e di ritornare con la buona stagione.
Si lamenta la diminuzione delle nascite. La verità, dichiarata solo da sprovveduti, è che ci dispiace di sparire come "italiani" qualunque cosa significa. Avete notato il bimbetto diafano con i capelli color del lino, il moretto ricciutello? Appartiene a loro l'avvenire. Conviveranno? Manterranno le conquiste che celebriamo nelle ricorrenti rimembranze di lacrime e sangue? L'Abruzzese di una volta avrebbe detto: Amico caro, che te ne fotte, tanto non ci starai cchiù.
Milani saggiamente non tiene d'occhio gli Abruzzesi che pur vogliono dire qualcosa. Avrebbe dovuto ammettere che dànno il meglio solo cambiando aria. Eppure ce ne sono ancor oggi che dal piccolo schermo t'insegnano a vivere. Può mettervi in cattiva luce recitare La pioggia nel pineto. Un'occhiata ai libri al Vittoriale informa che il vate guerriero in ultimo pensava in... francese. "Pensava in napoletano", invece, il filosofo di Pescasseroli, oggi non lo confesserebbe volentieri. Per un cult recatevi al sito rupestre da dove partirono i progenitori di Louise Veronica Ciccone, popolana talentuosa, "chiamatemi Madonna".
Milani sa essere attuale, coglie istanze pregnanti. Ritorno alla natura, restituire quella terra al suo wildelife. Circolano tranquilli i lupi, familiarizzati con quegli umani. Certo, ululano ma è il loro talk show. Non si azzardi il pecoraio ad avvelenarli. Ammirate mamma orsa, così attenta e premurosa. Nei cieli volteggiano aquile, sparvieri, nibbi. Ma, dicevano pure: vola vola vola, e vola lu... pavone. Che volevate cantare, nel 1922?
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giajr
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sabato 4 maggio 2024
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buona l''idea, sconfortante il risultato
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Il tema della progressiva chiusura delle scuole nei piccoli centri, specialmente quelli sperduti, in cui i bambini si contano sulla punta delle dita e nei quali esiste ancora il concetto di "pluriclasse" è davvero importante; in quanti, che vivono nelle grandi città, sanno cosa sono le pluriclassi? Eccetto coloro che da bambini seguivano la nota serie televisiva "La casa nella prateria"?
Ebbene, Albanese ha toccato un problema vero, attuale, in cui gli insegnanti ed i presidi sono davvevo costretti a cooptare alunni nei paesi limitrofi o a convincere qualche genitore del posto affinché non opti per un'iscrizione "in città" del proprio figlio, magari perchè la scuola è più vicina al suo posto di lavoro.
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Il tema della progressiva chiusura delle scuole nei piccoli centri, specialmente quelli sperduti, in cui i bambini si contano sulla punta delle dita e nei quali esiste ancora il concetto di "pluriclasse" è davvero importante; in quanti, che vivono nelle grandi città, sanno cosa sono le pluriclassi? Eccetto coloro che da bambini seguivano la nota serie televisiva "La casa nella prateria"?
Ebbene, Albanese ha toccato un problema vero, attuale, in cui gli insegnanti ed i presidi sono davvevo costretti a cooptare alunni nei paesi limitrofi o a convincere qualche genitore del posto affinché non opti per un'iscrizione "in città" del proprio figlio, magari perchè la scuola è più vicina al suo posto di lavoro.
Sono vere e proprie cacce al tesoro che si ripetono ogni anno... la concorrenza in quei paesi non la si combatte grazie all'offerta formativa, affinché sia più attrattiva... è sicuramente più facile trovare un riparo nelle famiglie degli immigrati, extracomunitari, profughi alle quali non mancano certamente i figli.
In questo la pellicola di Albanese è sicuramente fedele, ma è un po' poco per costruirci un film, se non ci si lavora un po' di più con la fantasia, tanto da crearvi un prezioso corollario intorno alla questione principale, sicuramente attuale ed importante.
Qui, non si è fatto nulla di tutto questo, o per lo meno molto poco; una storiella piuttosto banale, simil favola, che ricorda, ma che nemmeno ne raggiunge il livello, i film di Renato Pozzetto degli anni '80, del tipo "Un povero ricco", "Da grande", ecc.
Nulla a che vedere con il grande "Io speriamo che me la cavo", del mitico Paolo Villaggio.
Stupisce come chi produce, scrive, dirige pellicole come questa non si accorga della pochezza della trama.
Anche le riprese esterne che in diverse occasioni vogliono richiamare aspetti naturalistici, quasi con inquadrature ed una fotografia da documentario, non sono sufficienti a salvare questa film, oggettivamente troppo, troppo spoglio ed un tantino banale e scontato.
Bravi, comunque, gli attori.
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alfredo burgini
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venerdì 3 maggio 2024
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finalmente un film con una storia
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Finalmente un film con una storia, comprensibile sin dall'inizio e non, come spesso accade, che a metà film non si capisce ancora nulla. Molto buona la regia, con scene dolci, senza immagini flash. Un misto di fantasia e realtà ben articolato. Ottime le interpretazioni di Antonio Albanese e Virginia Raffaella.
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alessandro dessy
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mercoledì 1 maggio 2024
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voti a perdere
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Un'altra incongruenze tra il voto 3,07 assegnato a questo film che merita decisamente di più e la realta' . La regia di Milani e' superlativa , gli attori decisamente bravi molto al di sopra della media . Non riesco a capire come vengono assegnati questi voti come altre volte osservato.
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eugenio
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venerdì 26 aprile 2024
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natura, ars narrandi
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La montagna, la natura! Quale fonte ispiratrice per un cittadino, l’ars bucolica e la ricerca di sé in un mondo dove tutto è frenetico e la riflessione, pregio raro. La pensa così il maestro Michele Cortese (Albanese) che dopo quarant’anni di insegnamento nelle elementari della rude periferia romana si fa trasferire in val di Sangro, in un quieto borgo in pieno parco nazionale d’Abruzzo in una scuola pluriclasse che riunisce bambini dalla prima alla quinta elementare. Non proprio l’Eden, ma il nostro Michele appare determinato e dopo un primo iniziale disagio (i mocassini e la giacchetta radical chic non sono il massimo con la neve alta), si troverà a far fronte, con una vicedirettrice, Agnese (la brava Virginia Raffaele), molto pragmatica più che idealista, alla minaccia della chiusura della scuola nonchè allo spettro di un paesino in via di spopolamento, entro un mondo, appunto a parte, aspro ma seducente.
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La montagna, la natura! Quale fonte ispiratrice per un cittadino, l’ars bucolica e la ricerca di sé in un mondo dove tutto è frenetico e la riflessione, pregio raro. La pensa così il maestro Michele Cortese (Albanese) che dopo quarant’anni di insegnamento nelle elementari della rude periferia romana si fa trasferire in val di Sangro, in un quieto borgo in pieno parco nazionale d’Abruzzo in una scuola pluriclasse che riunisce bambini dalla prima alla quinta elementare. Non proprio l’Eden, ma il nostro Michele appare determinato e dopo un primo iniziale disagio (i mocassini e la giacchetta radical chic non sono il massimo con la neve alta), si troverà a far fronte, con una vicedirettrice, Agnese (la brava Virginia Raffaele), molto pragmatica più che idealista, alla minaccia della chiusura della scuola nonchè allo spettro di un paesino in via di spopolamento, entro un mondo, appunto a parte, aspro ma seducente.
Il film di Milani viaggia con leggiadria nel contrasto che appartiene alla commedia all’italiana (città, montagna, tecnologia, lavoro manuale) innescando un dinamismo frizzante con Albanese che fa il verso al Villaggio in Io speriamo che me la cavo di Wertmuller e una classe di bambini del posto, patria eletta del regista, convincente. Così, se presto la figura dello “straniero” che con la sua ingenuità goffa (memorabile il tentativo di accensione della stufa a legna), esalta il piglio duro della pragmatica direttrice, diverte, meno lo fa il risvolto sociale con una ricerca affannosa di bambini per poter riaprire la classe l’anno successivo, rivolgendosi a centri di aiuti umanitari o profughi in fuga dalla guerra onde evitare il magro declino. È un film urgente quello di Milani, che riflette sul fenomeno dei borghi montani, sulla vita semplice (ma non per questo meno faticosa) di chi vive e si spezza la schiena tutto l’anno per campare in territori spesso isolati dalla neve e dalle comunicazioni, sul desiderio inconscio di poter ancora credere nel miracolo economico che rinasce dalla terra e dalla terra ha origine.
E la fotografia ben si adatta a questo scopo: lupi, neve, alci, un presepe tenue di case abbarbicato sui monti innevati: nulla manca. Nemmeno la speranza di un’estate che saluta e spazza via il qualunquismo di cinici giochi di potere che vorrebbero demolire il castello di carte di una promessa: quella di chi si abitua al peggio e per questo non vive. O meglio, non può accettare di viverlo. Sta qui l’importanza di film come questi: testimoni di un cambiamento, anche se con qualche gigioneria di troppo.
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domenica 21 aprile 2024
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magico
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Bellezza , volontà, caparbietà, natura. Bravi tutti davvero bravi.
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emasbt
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domenica 14 aprile 2024
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bellissimo film
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È un film da non perdere...
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marcobbb
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mercoledì 10 aprile 2024
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banale, sconsigliato
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Film pieno di luoghi comuni. Banale. Con la solita visione del pensiero unico. Lesbiche e pensiero sessantottino la fanno da padrone. Peccato per Albanese. Gli altri attori sono scarsi. Virginia Raffaele scarsa come gli altri mai visti. I migliori attori sono i bambini. Sconsiglio di non buttare un euro e non perdere tempo a vedere questo film confusionario che non insegna niente.
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