montefalcone antonio
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venerdì 5 aprile 2024
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un sogno diventato presto una prigione...
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L’ultima pellicola di Sofia Coppola è un adattamento di “Elvis and Me”, autobiografia scritta da Priscilla Beaulieu, ex moglie di Elvis Presley, incentrata tutta sulla relazione psichica-amorosa stabilitasi tra lei e il Re del Rock’n Roll; un rapporto d’amore sincero, ma anche tossico e dagli aspetti controversi. La donna infatti rimase a lungo come una prigioniera della vita affianco al marito, un’ombra del successo di quest’ultimo, ma soprattutto una persona schiacciata dall’asfissiante livello di controllo che Elvis aveva su di lei.
Ma le protagoniste delle opere della Coppola, la cui filmografia è una galleria di racconti al femminile, non sono mai veramente deboli o vittime come potrebbero apparire.
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L’ultima pellicola di Sofia Coppola è un adattamento di “Elvis and Me”, autobiografia scritta da Priscilla Beaulieu, ex moglie di Elvis Presley, incentrata tutta sulla relazione psichica-amorosa stabilitasi tra lei e il Re del Rock’n Roll; un rapporto d’amore sincero, ma anche tossico e dagli aspetti controversi. La donna infatti rimase a lungo come una prigioniera della vita affianco al marito, un’ombra del successo di quest’ultimo, ma soprattutto una persona schiacciata dall’asfissiante livello di controllo che Elvis aveva su di lei.
Ma le protagoniste delle opere della Coppola, la cui filmografia è una galleria di racconti al femminile, non sono mai veramente deboli o vittime come potrebbero apparire. E anche la figura di Priscilla si inserisce in questo contesto. La sceneggiatura infatti conduce lo spettatore in un disilluso e malinconico coming of age identitario della protagonista, descrivendone il percorso di maturità, di scoperta e trasformazione.
In questo senso, più che un biopic, “Priscilla” sembra allora un (rarefatto) romanzo di formazione, un ritratto tutto al femminile di emancipazione e libertà. Libertà da un’ambiente familiare/affettivo Elvis-centrico, libertà da un rapporto parossistico e oppressivo, libertà da un matrimonio giunto al capolinea e a sua volta conseguenza di un rapporto d’amore compromesso da un potere declinato troppo al maschile.
Vittima a lungo collusa (almeno fino al liberatorio finale) di uno schema mentale basato su un processo patriarcale, Priscilla troverà pian piano la consapevolezza e la forza per riprendersi in mano la propria vita e il proprio Io, ribellandosi a quelle forme di manipolazione, possesso e condizionamento maschile nascoste sotto devoti atteggiamenti d’amore. Priscilla venne come plasmata da Elvis Presley secondo il canone femminile che lui riteneva più conveniente per l’immagine sociale di moglie che doveva stargli accanto (discreta, devota, paziente, accomodante). E in tal senso sono notevoli sia l’interpretazione di Cailee Spaeny (premiata con la Coppa Volpi a Venezia 2023 e candidata anche al Golden Globes per questo suo ruolo), sia il tocco pudico della regista che indaga nelle pieghe dell’animo femminile ed esplora con rispetto tutte le sfumature negative e positive della parabola d’amore della coppia (c’è comunque un invito a credere alla sincerità romantica di un amore non canonico, che non viene mai rinnegato nonostante la tossicità e la morbosità del rapporto sviluppatosi sin dalla giovanissima età dei due – lei aveva 14 anni mentre lui 24).
La regia di Sofia Coppola è pregevole ed efficace per il suo stile non urlato, sobrio e placido; per l’attenzione rivolta a dettagli e colori significativi (dalle sfumature anche autunnali); per l’interesse mostrato per stati d’animo e atmosfere (ottima la cura su scenografia, costumi, nonché su una fotografia sempre più buia che lascia spesso i protagonisti in penombra, all’angolo dell’inquadratura o ripresi di spalle); per come lavora in sottrazione, in sensibilità e pudore, rinunciando ad ogni ridondanza stilistica (persino le musiche non sono mai ingombranti); per soffermarsi con lucidità e maturità nell’analisi emotiva.
Ciò malgrado, l’opera non è esente da imperfezioni e difetti, non sempre riesce a scavare sotto la superficie, ad andare a fondo della complessità narrativa e nelle psicologie dei personaggi. Non tutti gli aspetti di questa pellicola funzionano, non tutto è riuscito, lasciando spesso un senso di incompiutezza e di mancanza; però nel complesso è a suo modo delicata, elegante, coinvolgente e dignitosa. Voto: 6.50 / 7
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imperior max
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venerdì 5 aprile 2024
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penelope e ulisse, solo che lei si stufò di lui.
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PRISCILLA di Sofia Coppola. La figlia d’arte dirige un film asciutto, leggero, composto e concentrato sulla vita di Priscilla dal 1959 quando conobbe Elvis in Germania fino agli anni ’70. Quale ragazzina non avrebbe sognato all’epoca di fidanzarsi con Elvis, sposarlo e farci un figlio? Ecco, il film lo mostra con tutti i dettami e le consuetudini dell'epoca di stampo paternale e, se vogliamo, patriarcale, una Priscilla giovanissima, innamorata e in attesa di consumare il rapporto con Elvis fino a diventare una Penelope con Ulisse quando lui andava in tournée. Alternando ovviamente momenti divertenti con gli amici di lui e momenti di coppia a volte romantici come il matrimonio e a volte accessi tra litigi e sbraitate.
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PRISCILLA di Sofia Coppola. La figlia d’arte dirige un film asciutto, leggero, composto e concentrato sulla vita di Priscilla dal 1959 quando conobbe Elvis in Germania fino agli anni ’70. Quale ragazzina non avrebbe sognato all’epoca di fidanzarsi con Elvis, sposarlo e farci un figlio? Ecco, il film lo mostra con tutti i dettami e le consuetudini dell'epoca di stampo paternale e, se vogliamo, patriarcale, una Priscilla giovanissima, innamorata e in attesa di consumare il rapporto con Elvis fino a diventare una Penelope con Ulisse quando lui andava in tournée. Alternando ovviamente momenti divertenti con gli amici di lui e momenti di coppia a volte romantici come il matrimonio e a volte accessi tra litigi e sbraitate. Gli attori sono ben calati nella parte e la regista si concentra molto su di loro.
Peccato solo nella seconda parte dove iniziano sequenze con spezzoni importanti intervallati con dissolvenze di scena che rischiano di essere poco connesse e portando ad un finale precipitoso, ma comunque simbolico e liberatorio per Priscilla.
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