Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania, Iran, Repubblica ceca |
Durata | 111 minuti |
Regia di | Abbas Amini |
Attori | Pouria Rahimi, Minoo Sharifi, Hamed Alipour, Behafarid Ghafarian, Naser Sajjadi Hosseini . |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 20 novembre 2023
Un insegnante si trova davanti alla scelta di salvare o meno dei fuggitivi. Il film è stato premiato a Rotterdam,
CONSIGLIATO SÌ
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L'insegnante iraniano Ahmad viene mandato in esilio per motivi politici in un piccolo villaggio al confine con l'Afghanistan. Qui, nonostante le difficoltà e le condizioni disagiate, continua a tenere lezioni a bambini e ragazzi, mentre cerca di rimanere in contatto con la moglie Niloofar, rimasta in carcere a Teheran per lo stesso reato del marito. Nel villaggio arriva un gruppo di profughi afghani e tra loro c'è Haseeba, una sedicenne venduta come sposa a un vecchio patriarca molto malato. Uno studente di Ahmad se ne innamora e vuole aiutarla a scappare dalla famiglia. Le vite dei due giovani sono a serio rischio, e allora Ahmad decide di favorirne la fuga. Addentrandosi clandestinamente con loro in Iran, ritroverà anche Niloofar...
Costretti in gabbie familiari e sociali, i personaggi trovano la forza di ribellarsi all'assurdità e all'ingiustizia disumane di un sistema secolare e inscalfibile.
Come si legge nei titoli di coda, il quinto lungometraggio del regista iraniano Abbas Amini è dedicato ai cineasti in prigione, e il pensiero non può non andare al maestro Jafar Panahi, per lungo tempo vittima (e testimone attraverso il suo cinema) del regime di Teheran, e liberato nel febbraio di quest'anno.
Ambientando la storia in una terra di frontiera, Amini delinea il ritratto di due Paesi attraversati da fratture e poteri imperanti che schiacciano gli individui costringendoli in gabbie familiari, culturali, politiche. Seppure in modalità diverse, ciò accade sia nella società afghana appena tornata sotto il controllo dei talebani e regolata da meccanismi tribali, sia nella più moderna teocrazia iraniana dove comunque i diritti umani vengono calpestati.
Spesso inseguiti dalla camera a mano (a partire dal protagonista Ahmad), tutti i personaggi sono in fondo oppressi da catene difficili da rompere; e nel frequente ed efficace uso del campo-controcampo nei dialoghi la sofferenza di ognuno sembra specchiarsi nel volto dell'altro.
Anche quando inquadrato nelle grandi distese di sabbia percorse in motorino per arrivare all'ufficio della città più vicina, dove deve presentarsi regolarmente in base agli obblighi della libertà vigilata, Ahmad appare intrappolato in schemi soffocanti.
Il consiglio che gli viene dato è di non lasciarsi coinvolgere dalla tristezza o dalla felicità degli altri, perché altrimenti ne resterà coinvolto fino alla fine. Ma di fronte all'assurdità e al carattere disumano di certi codici secolari (la pena di morte prevista per Haseeba dopo il tentativo di fuga dal marito) Ahmad sceglie di schierarsi. In un luogo immerso nel nulla, dove non è sempre facile distinguere il bene dal male, sceglie di prendere la strada più rischiosa ma anche l'unica giusta.
Il coraggio di lottare contro un mondo ostile e sbagliato muove la fuga dei protagonisti, in direzione Turchia; ma, correttamente, di quel viaggio non ci viene mostrato l'esito. Sotto una pioggia torrenziale, l'ultima immagine concessa è il volto bagnato di una donna, con i suoi occhi verdi che esprimono tutto tranne che speranza.
L’insegnante iraniano Ahmad viene mandato in esilio per motivi politici in un piccolo villaggio al confine con l’Afghanistan. Qui, nonostante le difficoltà e le condizioni disagiate, continua a tenere lezioni a bambini e ragazzi, mentre cerca di rimanere in contatto con la moglie Niloofar, rimasta in carcere a Teheran per lo stesso reato del marito. Nel villaggio arriva un gruppo di profughi afghani e tra loro c’è Haseeba, una sedicenne venduta come sposa a un vecchio patriarca molto malato. Uno studente di Ahmad se ne innamora e vuole aiutarla a scappare dalla famiglia. Le vite dei due giovani sono a serio rischio, e allora Ahmad decide di favorirne la fuga.
Ambientando la storia in una terra di frontiera, Amini delinea il ritratto di due Paesi attraversati da fratture e poteri imperanti che schiacciano gli individui costringendoli in gabbie familiari, culturali, politiche. Il coraggio di lottare contro un mondo ostile e sbagliato muove la fuga dei protagonisti, in direzione Turchia; ma, correttamente, di quel viaggio non ci viene mostrato l’esito. Sotto una pioggia torrenziale, l’ultima immagine concessa è il volto bagnato di una donna, con i suoi occhi verdi che esprimono tutto tranne che speranza.
In programma al MedFilm Festival, Endless borders è disponibile fino a domani su MYmovies ONE.
Dedicato ai registi in carcere, con ovvio riferimento alla condizione di Jafar Panahi: così è scritto nei titoli di coda dove, peraltro, si ringrazia Mohammad Rasoulof, altro cineasta più volte ostacolato dalle autorità iraniane, autore di Il male non esiste, Orso d'oro alla Berlinale 2020, film profondamente critico verso il regime. Questi sono i due omaggi che il regista Abbas Amini esprime nella [...] Vai alla recensione »