Una panoramica di quello che devono vivere gli abitanti a nord di Siracusa, territorio sacrificato sull'altare del progresso. Espandi ▽
Nella costa est della Sicilia, si patiscono le conseguenze dovute alla presenza del polo petrolchimico siracusano che tanto lavoro ma anche tante conseguenze sul versante della salute ha portato agli abitanti.
Un regista francese e un fotografo palermitano uniscono le loro professionalità per dare voce a chi non ne ha o si è stancato di averne. Non ci sono solo le pur indispensabili e giuste proteste in questo film. C'è anche il ricordo di un mondo che è stato cancellato per fare posto ai fumi delle ciminiere. A rievocarlo è Nino, ora non vedente, che, accompagnato dalla moglie, percorre spazi ormai degradati facendo a sua volta spazio però alla memoria di ciò che un tempo li rendeva vivi e abitabili.
La testimonianza più toccante finisce così con l'essere quella di un bambino che alla richiesta della mamma se voglia andare a vedere dove lavora il papà (ovviamente al petrolchimico) risponde: "No. Perché posso anche morire". Recensione ❯
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Neo Sora riprende l'ultimo concerto di Sakamoto prima della morte. Espandi ▽
Come si suona, quando chi si esibisce sa che quella sarà l’ultima esecuzione? È impossibile non pensarci costantemente, durante la visione e l'ascolto di Ryuichi Sakamoto | Opus. Un corpo a corpo tra uomo e pianoforte, quello messo in scena, girato tutto dentro il familiare studio di registrazione NHK Broadcasting Center di Tokyo, in un 4K bianco e nero serico e denso che riprende la continuità cromatica tra tasti, capelli, vestito. Con la disposizione d’animo di chi si appresta a congedarsi dal mondo, ogni esecuzione assume un carattere essenziale, radicale, inafferrabile e quasi soprannaturale. Il tocco è delicato, lieve, le mani si alzano tra un pezzo e l’altro, sospese a mezz’aria come se non ci fosse più gravità. Nemmeno la luce, è naturale, in questo set metafisico, e il film riproduce in meno di due ore lo scorrere del tempo nel corso di un’intera giornata. Film concerto sui generis, espressione della volontà di perpetuarsi attraverso la musica, lasciare un segno. Recensione ❯
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Un viaggio di quattro ore dietro le quinte di uno dei più famosi ristoranti stellati francesi. Espandi ▽
Roanne è una cittadina nella regione della Loira dove la famiglia Troigrois conduce da quattro generazioni un’attività di ristorazione premiata con tre stelle Michelin per più di mezzo secolo. In vacanza in Borgogna nell’estate del 2020, il regista Frederick Wiseman in compagnia di amici scopre Les Troigrois, il loro ristorante di più recente fondazione, con hotel annesso, nel piccolo comune di Ouches, in aperta campagna. Lo chef è César Troigros, che lo dirige insieme al fratello Léo, cuoco anche lui, come il padre Michel, che supervisiona. Padre e figli si consultano di continuo e scelgono con cura minuziosa, prendendosi il tempo che serve, ogni alimento che finirà nei loro menu: formaggi, vini, carni, pesci, ma anche erbe aromatiche e ortaggi, alcuni dei quali coltivati nei terreni attorno al ristorante. Alla fine del pranzo, istintivamente, il documentarista chiede a César se abbia mai considerato l’idea di un film sull’impresa di famiglia. Ottenuta l’approvazione, inizia a filmare nella primavera del 2022. Ne esce una spettacolare commedia umana che si muove sul fondo mentre con orgoglio e serietà i Troigros, ristoratori d’eccezione, mettono in scena sé stessi, la loro storia e la passione per il loro lavoro. Recensione ❯
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Paolo Fresu è di Berchidda, dove organizza "Time in jazz", rassegna imperdibile per molti musicisti e
documentata nel corso degli anni. Espandi ▽
Nel 1994 il regista ed etnomusicologo Gianfranco Cabiddu contatta il trombettista e compositore Paolo Fresu per chiedergli di sonorizzare il film Sonos 'e memoria, montaggio di archivi della Sardegna rurale della prima metà del Novecento. Da lì Cabiddu comincia a seguire Time In Jazz, il festival internazionale creato nel 1988 da Fresu a Berchidda, il suo paese di nascita in provincia di Sassari che nelle prime edizioni, grazie a un manipolo di volontari, ospita gli artisti nelle proprie case. In quel borgo di duemilaseicento abitanti, Cabiddu torna da quel momento in poi ogni anno attorno alla metà di agosto a filmare le performance di musicisti di tutto il mondo.
Lungo venticinque anni di riprese, l'elenco di artisti si fa impressionante (nei crediti, indicati come "tutti i musicisti di Berchidda Live, nominarli a uno a uno sarebbe debordante") e l'archivio raggiunge le millecinquecento ore di girato. Queste di recente sono state digitalizzate e rese disponibili alla consultazione e ricerca da Home Movies, l'archivio nazionale del Film di Famiglia con sede a Bologna.
In co-regia con gli amici filmmaker bolognesi Michele Mellara e Alessandro Rossi, Cabiddu condensa in poco più di novanta minuti un'antologia di numeri musicali della storia di Time In Jazz, cadenzati da interviste d'epoca e dichiarazioni in macchina di Fresu e anche da estratti di film di famiglia. Recensione ❯
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Un doc affascinante, dall'impianto narrativo jazzistico, su Lawrence Ferlinghetti, padre della Beat Generation. Documentario, Italia, Argentina2022. Durata 83 Minuti.
Pittore, poeta, editore, libraio, divulgatore della Beat Generation. L'avventura centenaria di Ferlinghetti. Espandi ▽
Lawrence Ferlinghetti, scomparso nel 2021 all'età di 101 anni, è stato il profeta della Beat Generation, sia in qualità di poeta sia come editore degli altri scrittori americani 'beat', tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg. Spirito cosmopolita per natura (il padre, morto poco prima della sua nascita, era un bresciano emigrato in America, la madre aveva origini francesi), ha sempre vissuto portando avanti la propria visione del mondo, all'insegna di "un anarchismo pacifista e un socialismo umanista".
In questo docufilm, il regista Ferdinando Vicentini Orgnani ne delinea un ritratto che è il frutto di quindici anni di amicizia e collaborazione, tra San Francisco, la città di Lawrence, e l'Italia, dove amava sempre tornare. Il documentario procede per frammenti nel delineare una figura fondamentale nella cultura americana del Novecento, rievocando lo spirito della Beat Generation.
Attraverso spezzoni di interviste, letture teatrali, testimonianze di Ferlinghetti e di chi lo conosceva, The Beat Bomb fa emergere una personalità affascinante e a tratti inafferrabile. E in quegli occhi azzurri, di quell'azzurro vivo, "la vita pulsa ovunque / la cosa chiamata morte non esiste". Il mondo, con tutte le sue storture, è ancora un gran bel posto dove nascere. Recensione ❯
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Cosmo in un doc musicale sui generis, in parte coming of age, in parte spaccato della desolazione emozionale di provincia. Documentario, Italia2023. Durata 60 Minuti.
Il ritratto del musicista Cosmo, dagli inizi in provincia all'affermazione nazionale. Espandi ▽
Un doc sul musicista Cosmo, il racconto di un giovane che è uscito dalla provincia per abbracciare la musica come strumento di affermazione e salvezza. Gli inizi indie-rock dell'artista e delle sue band si mescolano al ritratto di Ivrea, una provincia un po' folle, come se quel che è seguito fosse una conseguenza inevitabile di quel luogo e di quegli umori. Con la voglia di raccontarsi a parole e in musica, il ritratto generazionale di uno spaesamento nei suoni di uno dei musicisti più originali della scena italiana contemporanea. Recensione ❯
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Seguendo la street artist Laika: un ritratto dal taglio efficace e inedito. Documentario, Italia2022. Durata 83 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un doc per rivivere gli anni di pandemia attraverso gli occhi e il talento di Laika, una donna che si
definisce "un'attacchina romana" e dimostra una profonda consapevolezza morale e artistica. Espandi ▽
Attiva dal 2019, Laika incolla i suoi poster sui muri di Roma. Senza chiedere permesso, come tanti altri artisti più o meno noti di lei, che usano all'incirca gli stessi strumenti per prendere voce, esprimere dal basso una posizione, soprattutto per conto di chi una voce non l'ha: migranti, donne, vittime della guerra, persone che in Italia non hanno cittadinanza.
È una voce critica del potere dei capi di Stato, ma esprime anche attaccamento a figure popolari, dai calciatori a persone molto meno famose. Spera, che presenta il suo film d'esordio in Freestyle alla Festa del cinema di Roma 2022, ha ottenuto la sua fiducia e disponibilità e può osservarla (ammesso che si tratti di una donna) anche durante l'isolamento del lockdown. La regia coglie i tratti essenziali del suo gesto - spirito antisistema, velocità di esecuzione, immediatezza e incisività del messaggio - e mutua alcuni stilemi del cinema di genere (accelerazioni, musica elettronica, ritmo, immaginario ma anche ironia metacinematografica da superhero movies) tramite i quali si tiene lontano dal rischio di uno scolastico profilo d'artista. Recensione ❯
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Un ritratto di Gian Paolo Barbieri, un fotografo che ha saputo ridefinire le immagini della moda. Espandi ▽
Gian Paolo Barbieri è un fotografo di moda (e non soltanto) che ha lasciato e continua a lasciare, malgrado una malattia incurabile, il proprio segno nel mondo dell'arte. Il documentario lo vede come protagonista che riflette sulla propria opera con il contributo di chi quell'opera ha amato e continua ad amare.
Ogni opera di Barbieri rivela come il suo pensiero creativo abbia sempre messo al centro tutto ciò che deve trovarsi (o essere escluso) dall'inquadratura. Vediamo Barbieri all'opera ma anche, grazie ai propri collaboratori e a un'importante collezionista d'arte, tornare a visitare il proprio percorso artistico, con commozione talvolta, ma anche con una memoria pronta a riportarlo a considerare le ragioni e la tecnica necessarie per ottenere quella precisa immagine.
Anche chi non è particolarmente interessato al mondo della moda dovrebbe vedere questo documentario. Avrebbe l'occasione per cogliere una trasposizione in immagini decisamente magistrale del concetto di bellezza. Recensione ❯
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Un ottimo lavoro di ricerca che si fonde alle riprese amatoriali per indagare sull'essenza della Corsa degli Zingari. Documentario, Italia2023. Durata 56 Minuti.
In un piccolo paesino dell'Abruzzo sopravvive un rito crudele al limite della sopportabilità, la Corsa degli Zingari. Espandi ▽
A Pacentro, un comune dell'Abruzzo, ogni anno alla prima domenica di settembre si rinnova la tradizione della Corsa degli Zingari, una competizione che vede i partecipanti scendere da una montagna a piedi nudi su percorsi di terra e sassi per raggiungere la Chiesa dedicata alla Madonna di Loreto. Alcuni vi partecipano da decenni. Altri la affrontano per la prima volta. Ognuno con una propria motivazione.
Un documentario che approfondisce il senso di una tradizione che unisce sacro e profano. Zazzara riesce, con un ottimo lavoro di fusione tra riprese amatoriali anche datate e uno sguardo che sa come cogliere le motivazioni profonde di ogni partecipante, ad offrircene un'immagine che ce ne restituisce l'essenza.
Le testimonianze che Zazzara ha raccolto (utilizzando la tecnica del posizionare tutti in uno spazio neutro e nella stessa collocazione) offrono un'amplissima varietà di motivazioni. Recensione ❯
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I bambini diventano la misura di tutto in quest'opera che racconta di un'infanzia all'ombra della fabbrica. Documentario, Italia2023. Durata 75 Minuti.
Osservando i gesti e ascoltando le emozioni dei bambini di Taranto, entriamo nel mondo dell'infanzia e allo stesso tempo ci immergiamo nel presente di questo territorio. Espandi ▽
Prodotto dalla Zen Movies dello stesso regista e di Virginia Gherardini, Bangarang ha vinto il premio speciale della giuria ad Alice nella città 2023.
Mastromauro voleva acconciare un affresco etnografico dell’infanzia tarantina, e quello ha raggiunto – perché come si può fare etnografia in quella città senza sputare fuori la posa dell’ILVA? Quello che però fa strizzare gli occhi è il modo con il quale Bangarang è tenuto insieme: ad una prima riflessione sembrerebbe che la macchina da presa si sia limitata a scontornare la presenza dei bambini all’interno del profilo ferroso della Fabbrica – così, con la maiuscola –, e invece pian piano emerge quanto l’operazione sia di segno inverso, cioè sono i più giovani a cercare una rappresentazione diversa che li stacchi da quel fondale. Così i più piccoli divengono la misura di tutto, la loro storia è la storia di tutto, non c’è nessun adulto. Taranto è la città necessaria della lotta in Italia, ma Taranto dovrebbe essere solo quello dice il piccolo Gianni: “Il mare. Il pesce. Le cozze”. Recensione ❯
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Matarrese ricorda con maestria quanto un classico della letteratura possa ancora parlare del presente. Documentario, Italia, Francia2023. Durata 101 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una donna decide di mettere in scena Zola scegliendo come attore il vicino di casa da cui è attratta. Espandi ▽
Anne, che ha vissuto una recente separazione e sta traslocando, decide di dirigere la messa in scena della versione teatrale de Lo scannatoio di Émile Zola. Ha nel frattempo conosciuto come nuovo vicino di casa Ben, un attore al momento disoccupato. Gli propone così il ruolo di Coupeau mentre lei sarà Gervaise. La storia che si svilupperà sulla scena nel corso delle prove finirà con l’intrecciarsi con la relazione che si sta instaurando tra i due.
Gianluca Matarrese conosce molto bene il rapporto tra realtà, finzione teatrale e finzione cinematografica e utilizza con maestria questa competenza.
Il regista si esercita in una molteplicità di salti mortali emotivi che mostrano quanto sia padrone del mezzo al punto di potersi prendere la libertà (lo spettatore potrà scoprire dove) di dichiarare esplicitamente la finzione. Recensione ❯
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Una denuncia, un progetto che vuole dare voce ad una disperazione che, troppo spesso, rimane sorda ai più. Espandi ▽
Le storie di alcune persone che hanno lasciato, per motivi diversi, la loro patria in Africa per cercare un futuro in Europa vengono descritte e lette sotto una luce diversa. Il termine che viene utilizzato sin dall'inizio è forte quanto, purtroppo, esplicito ed appropriato: deportazione. Le loro vicende personali ne rafforzano il significato gettando un'ulteriore e pesante ombra sulla cosiddetta questione dei migranti.
Cascavilla e Piacentini ci invitano a riflettere su vite a proposito delle quali la propaganda avversa diviene priva di strumenti. Questo importante documentario ci ricorda che esistono anche (e non sono pochi) migranti che si inseriscono nella società verrebbe da dire 'a pieno titolo'. Perché hanno imparato la lingua, trovato un lavoro, si sono sposati/e, hanno messo al mondo dei figli.
Ma manca loro, secondo le leggi degli Stati, per dimostrare quella 'pienezza', un documento, oppure incappano in intralci burocratici e, da un giorno all'altro magari anche dopo molti anni, vengono rispediti nel Paese d'origine. Recensione ❯
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La storia di uomo che ha scontato più di sei anni in carcere e ora è pronto a ricomiciare. Espandi ▽
La regista esordiente Giulia D'Amato intreccia i propri ricordi di adolescente (con il padre da sempre militante e il fidanzato ultrà del Perugia) ai tragici fatti del G8 di Genova 2001. La memoria privata si mescola a quella collettiva, attraverso le testimonianze dell'autrice, dell'ultrà teramano Davide Rosci, condannato a sei anni e sei mesi di carcere per "concorso morale" in "devastazione e saccheggio" durante la manifestazione tenutasi a Roma nell'ottobre 2011, e di Mariapia Merzagora Parodi, madre di Edoardo, morto pochi mesi dopo l'amico Carlo Giuliani, ucciso da un proiettile sparato da un agente in piazza Alimonda a Genova, il 20 luglio 2001.
I ricordi personali diventano il racconto di un'epoca, attraverso uno sguardo d'insieme che a volte rischia di perdersi ma è sostenuto da una colonna sonora trascinante.
Particolarmente azzeccata ed originale la scelta musicale, che accompagna i filmati d'archivio con famosi brani del genere pop ("I migliori anni della nostra vita"), pop rock ("Total Eclipse of the Heart") e soprattutto dance: da "L'amour toujours", vero e proprio inno generazionale, romantico e disperato, di fine anni Novanta, alla hit dei primi Duemila "Dragostea Din Tei", fino a "Disco Samba". Recensione ❯
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Un documentario che semina percorsi e instilla curiosità in misurato equilibrio tra didattica e celebrazione. Documentario, Italia, Francia2023. Durata 77 Minuti.
Un film che ripercorre la carriera di Italo Calvino attraverso uno dei suoi capolavori "Il barone rampante". Espandi ▽
Il centenario della nascita di Italo Calvino (15 ottobre 1923 - 19 settembre 1985) è occasione per tornare sull'opera dello scrittore e approfondire i contesti che ne hanno marcato l'opera. In particolare, "Il barone rampante", uscito nel 1957, si rivela chiave d'accesso, punto di vista privilegiato per meglio avvicinarsi al suo sentire e al metodo. In Cosimo, il ragazzino protagonista del romanzo che si allontana dal consorzio umano per osservarlo dall'alto degli alberi, si può quindi intravedere il giovane Calvino, partigiano della Brigata Garibaldi durante la Resistenza, che, deluso dalla posizione del partito sull'invasione sovietica dell'Ungheria, proprio nel 1957 abbandonò il PCI. Fu Calvino stesso ad ammettere la prossimità tra i temi del romanzo e "le cose che mi stanno a cuore", come scrisse a un amico in una lettera riportata nel film. Una posizione, quell'osservare dai rami, che non va confusa con disinteresse o misantropia ma piuttosto interpretata come distacco partecipe e attento. "Ogni cosa vista da lassù era diversa, e questo era già un divertimento", dice la voce di Manuela Mandracchia, che legge alcuni estratti dal romanzo. Recensione ❯
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Un'opera monumentale dalle immagini lucide e calibrate che fotografano il cuore e la memoria di una città. Documentario, Gran Bretagna, Paesi Bassi2023. Durata 262 Minuti.
La storia passata e presente di Amsterdam, tra il racconto dell'occupazione nazista durante la guerra e gli eventi degli ultimi anni. Espandi ▽
McQueen ritrova la vena da videoartista e costruisce un monumentale progetto di oltre quattro ore che porta nel cuore di una città e indaga la sua memoria. Rinunciando alla finzione e scegliendo il documentario, McQueen usa un approccio soprattutto visivo e cerca nell’incontro o nello scontro distanza fra immagini e parola i segni dell’Amsterdam di ieri in quella di oggi. Le immagini di McQueen, quasi sempre totali fissi, a volte campi lunghi o complessi movimenti di macchina (camera car notturni, evoluzioni della camera che ruota di 360°), danno vita a un racconto monocorde che cerca di restituire la stratificazione storica e geografica di Amsterdam. Le sue immagini, così lucide e così calibrate nelle luci e nei colori, acquisiscono valore proprio in virtù della loro fissità e ripetizione; diventano luoghi capaci di far dialogare micro e macrocosmo, luoghi abitati e, per lo spettatore, da abitare, in cui il volto e il cuore di Amsterdam – forse proprio perché distanti e invisibili – sono il volto e il cuore di ogni posto nel mondo. Recensione ❯
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