asia
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giovedì 4 aprile 2024
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mistero
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Altro film di cui non si capisce il successo. Montalbano in confronto è un'opera di Bergman. Come pompare film mediocri..
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carlo santoni
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martedì 19 marzo 2024
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il rumore e poi il silenzio della neve
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È un film ambizioso, intelligente, recitato benissimo, con una solidissima sceneggiatura, e al tempo stesso indigesto, a volte insopportabile, proprio come la musica a tutto volume che in esordio udiamo in sottofondo, fin quasi a far scomparire i dialoghi. Immediatamente uno si chiede come mai Samuel, il marito della protagonista Sandra, voglia rompere i timpani e non solo, con tutti quei decibel. La domanda non sarà poi peregrina: si scoprirà strada facendo che il marito, che cadendo dal sottotetto della sua baita muore, dando inizio alla storia, è uno scrittore che non ha più idee, stanco di fare l’insegnante perché vorrebbe avere più tempo per dedicarsi alla scrittura.
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È un film ambizioso, intelligente, recitato benissimo, con una solidissima sceneggiatura, e al tempo stesso indigesto, a volte insopportabile, proprio come la musica a tutto volume che in esordio udiamo in sottofondo, fin quasi a far scomparire i dialoghi. Immediatamente uno si chiede come mai Samuel, il marito della protagonista Sandra, voglia rompere i timpani e non solo, con tutti quei decibel. La domanda non sarà poi peregrina: si scoprirà strada facendo che il marito, che cadendo dal sottotetto della sua baita muore, dando inizio alla storia, è uno scrittore che non ha più idee, stanco di fare l’insegnante perché vorrebbe avere più tempo per dedicarsi alla scrittura. E, ci si può chuiedere, lo farebbe mettendo lo stereo al massimo? Oppure lo fa per evitare che sua moglie Sandra, lei sì scrittrice affermata, possa concedere l’intervista ad una giornalista giunta lì proprio per quello?
Dietro la forma apparente di una storia giudiziaria incentrata sulla morte accidentale/suicidio/omicidio di Samuel, viene fuori il conflitto multiforme e di lunga data tra marito e moglie, originato dal trauma gravissimo subito dal loro figlio Daniel all’età di quattro anni, quando a causa di un incidente stradale (avvenuto per incuria del padre?) rimase irrimediabilmente lesionato nel nervo ottico, così da divenire ipovedente.
I conflitti, gli attriti, ma anche l’affetto, l’amore tra i due protagonisti e il loro figlio, sono propri di una classica famiglia alto-borghese, o almeno borghese medio-alta; d’altra parte, se si esclude Loach e pochi altri, nessuno si preoccupa più di scandagliare filmicamente un qualsiasi “gruppo di famiglia in un interno” di estrazione popolare, operaia. Insomma, questo è quanto in genere passa il convento: sempre meglio di quanto succede a Hollywood, dove i protagonisti della produzione cinematografica standardizzata sono poliziotti, militari, avvocati, medici, brooker, gangsters e poco altro.
Fatta questa precisazione, occorre dire che la regista Justine Triet è brava a porre in evidenza i nuclei del conflitto latente, sempre meno latente, poi palese, tra marito e moglie. Il tutto è complicato volutamente dal fatto che la protagonista è di origine tedesca, il protagonista di origine francese, ma hanno vissuto insieme a Londra, dove col loro figlio, in quella “terra di nessuno”, hanno conversato in inglese, anch’essa una lingua di tutti e di nessuno, per noi occidentali il più medio dei media tra gli idiomi, come si sa. La difficoltà della lingua, del doversi esprimere in questa piuttosto che in quella, come a voler segnare un territorio ideale, culturale ed emotivo allo stesso tempo, viene fuori in più punti; ed anzi, proprio nei momenti topici del conflitto inter-matrimoniale, marito e moglie non parlano né in tedesco né in francese, bensì in inglese: lo spettatore ha di fronte a sé minuti lunghissimi di discussione accesissima… ma in sottotitoli!
Ciò ovviamente non è casuale: la regista vuol mettere lo spettatore, così come poi la giuria del tribunale, di fronte alla difficoltà della comprensione della parola, del significato vero della parola.
Gli attori sono tutti sopraffini, Sandra Hüller su tutti, ma anche Swann Arlaud, nella parte del suo avvocato-amico; e così l’odioso pubblico ministero, ossia Antoine Reinhartz, ed il giovanissimo Samuel Theis, nel ruolo del figlio Samuel ipovedente.
La deposizione finale del giovane Samuel è quella che dà la svolta al processo a carico di sua madre, e che la farà assolvere. Ma forse non tutti i dubbi sono veramente chiariti. È che si tratta di una storia che, come la vita in genere, è piena di luci e ombre.
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felicity
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mercoledì 13 marzo 2024
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sulla realtà e la rappresentazione
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Ispirato sin dal titolo a un vecchio film "processuale" come Anatomia di un omicidio, l’ultimo lavoro di Justin Triet è un’opera molto attuale tanto nei significati quanto nella conduzione solo apparentemente austera, che fotografa la solitudine dei figli in un mondo dominato dall’individualismo, ma si sofferma lucidamente pure sulla confusione etica dei nostri tempi, dove la sovrapposizione tra realtà e rappresentazione esige una scelta di campo precisa (benché soggettiva). Intrigante nello sviluppo e rispettoso dello spettatore, Anatomia di una caduta ha i suoi punti di forza nel rigore della messinscena e la coerenza della sua analisi, cui la regista non fa mancare anche uno sguardo pieno di umanità.
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Ispirato sin dal titolo a un vecchio film "processuale" come Anatomia di un omicidio, l’ultimo lavoro di Justin Triet è un’opera molto attuale tanto nei significati quanto nella conduzione solo apparentemente austera, che fotografa la solitudine dei figli in un mondo dominato dall’individualismo, ma si sofferma lucidamente pure sulla confusione etica dei nostri tempi, dove la sovrapposizione tra realtà e rappresentazione esige una scelta di campo precisa (benché soggettiva). Intrigante nello sviluppo e rispettoso dello spettatore, Anatomia di una caduta ha i suoi punti di forza nel rigore della messinscena e la coerenza della sua analisi, cui la regista non fa mancare anche uno sguardo pieno di umanità.
Il film commuove senza tuttavia ricorrere alla retorica o imboccare derive iper-drammatiche, raccontando la solitudine dei figli in un mondo dominato dalle ambizioni e dal senso di colpa degli adulti, dove prendersi cura dei piccoli viene vissuto essenzialmente come un sacrificio. L’enorme statura morale e intellettuale del bambino non è quindi frutto di un errore di scrittura, ma rappresenta simbolicamente un auspicio per la sua generazione: che non resti accecata dal gelido razionalismo, sia capace di scegliere autonomamente la propria prospettiva e sappia riempire i vuoti di significato lasciati in eredità dai genitori.
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stefano busnelli
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mercoledì 13 marzo 2024
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forzato e stucchevole
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Film francese, recitato in inglese con sottotioli in italiano. Ritmo lentissimo ed esasperante con inquadrature che indugiano all'infinito sulle espressioni monocorde della protagonista. Tutti i temi più ritriti del femminismo concentrati nella scena di una banale litigata quotidiana che finisce per assumere l'importanza di un trattato di filosofia esistenziale. Inverosimile.
Così come risulta inverosimile il ruolo del bambino di 10/12 anni che assiste, con consapevole lucidità, al dramma senza fare una piega e che, con una saggezza e una sensibiltà incredibili, riesce a cogliere tutte le sfumature della vita di coppia, spiazza gli adulti con frasi coerenti ed ineccepibili e diventa la chiave di volta, volutamente ambigua, per la comprensione e la risoluzione dei conflitti umani e giudiziari.
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Film francese, recitato in inglese con sottotioli in italiano. Ritmo lentissimo ed esasperante con inquadrature che indugiano all'infinito sulle espressioni monocorde della protagonista. Tutti i temi più ritriti del femminismo concentrati nella scena di una banale litigata quotidiana che finisce per assumere l'importanza di un trattato di filosofia esistenziale. Inverosimile.
Così come risulta inverosimile il ruolo del bambino di 10/12 anni che assiste, con consapevole lucidità, al dramma senza fare una piega e che, con una saggezza e una sensibiltà incredibili, riesce a cogliere tutte le sfumature della vita di coppia, spiazza gli adulti con frasi coerenti ed ineccepibili e diventa la chiave di volta, volutamente ambigua, per la comprensione e la risoluzione dei conflitti umani e giudiziari.
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jonnylogan
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domenica 25 febbraio 2024
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la doppia linea narrativa
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Direzione differente, rispetto ai suoi lavori precedenti, per la 46enne regista francese Justine Triet che per una volta abbandona i toni da commedia riuscendo a mantenere incollato alla poltrona del cinema ogni spettatore grazie a una sceneggiatura originale, scritta a quattro mani con il compagno Arthur Harari, nella quale spiccano due linee narrative sulle quali si muove il film.
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Direzione differente, rispetto ai suoi lavori precedenti, per la 46enne regista francese Justine Triet che per una volta abbandona i toni da commedia riuscendo a mantenere incollato alla poltrona del cinema ogni spettatore grazie a una sceneggiatura originale, scritta a quattro mani con il compagno Arthur Harari, nella quale spiccano due linee narrative sulle quali si muove il film.
Da un lato un processo dagli esiti incerti, riguardante la morte di Samuel, docente universitario e aspirante scrittore, che fino alla fine non si sa se sia stato un suicida in preda a una forte depressione o vittima di Sandra, la moglie tedesca, scrittrice di successo che ha scelto, per il bene della famiglia di emigrare sulle Alpi francesi, trovando in una lingua 'franca' (l'inglese) il compromesso per le comunicazioni domestiche.
Dall'altro lato sono proprio le comunicazioni famigliari, l'altro filone narrativo predominante, che scopriremo con il progredire della trama non essere più improntate su toni tranquilli e sulla stima coniugale, ma capaci invece di denunciare un clima teso vissuto anche dal figlio, il sedicenne esordiente Machado Graner, ovvero il solo presente al momento della morte del padre, ma anche impossibilitato dal sapere cosa sia accaduto veramente, perché ipovedente, e che proprio nel corso del processo scoprirà come stesse evolvendo il rapporto fra i genitori, che nella sua mente e a fine film non saranno più percepiti come creatori di un clima idilliaco. Ed è proprio quest'anomalia visiva, unita al legame che unisce madre e figlio, ad alimentare i dubbi della giuria e dell'accusa, incerte sulla veridicità delle testimonianze di Daniel.
Candidato con cinque statuette alla notte degli Oscar 2024, e già vincitore della palma d'oro a Cannes 2023, la pellicola di Justine Triet è quindi un thriller che analizza in maniera spietata la vita di una famiglia borghese.
L'attrice Sandra Hüller, candidata alla prossima notte degli Oscar per il ruolo di Sandra e presente anche nella pellicola La Zona d'interesse (The Zone of Interest; 2023) diretta e sceneggiata da Jonathan Glazer, regge sulle proprie spalle le sorti del film, attraverso il ruolo di una donna che per mezzo di pause, cambi d'espressione, d'umore e flashback riesce a dare la dimensione del dramma che sta vivendo.
Film che piacerà e molto, a chi adora i thriller dal contenuto estremamente cerebrale, astenersi tutti gli altri.
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gattoquatto
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domenica 25 febbraio 2024
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notevole ma angosciante
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Anatomia di una caduta è un legal movie contemporaneo, un film notevole, diretto con ottima professionalità e ben sostenuto da attori eccellenti. Il film descrive il processo intentato a una donna sospettata dell'omicidio del marito. La regista affronta il tema con approccio realistico e scrupoloso (anche grazie a una fotografia finalmente libera dalle manipolazioni digitali e dai costanti viraggi cromatici tanto di moda oggigiorno) e tenta di approfondire quanto più possibile una materia complessa: l'indagine legale viene infatti sfruttata sia per esaminare le dinamiche psicologiche e affettive di una famiglia contemporanea sia per esplorare la procedura stessa di ricerca della verità e la sua natura sfuggente.
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Anatomia di una caduta è un legal movie contemporaneo, un film notevole, diretto con ottima professionalità e ben sostenuto da attori eccellenti. Il film descrive il processo intentato a una donna sospettata dell'omicidio del marito. La regista affronta il tema con approccio realistico e scrupoloso (anche grazie a una fotografia finalmente libera dalle manipolazioni digitali e dai costanti viraggi cromatici tanto di moda oggigiorno) e tenta di approfondire quanto più possibile una materia complessa: l'indagine legale viene infatti sfruttata sia per esaminare le dinamiche psicologiche e affettive di una famiglia contemporanea sia per esplorare la procedura stessa di ricerca della verità e la sua natura sfuggente.
Ne esce un lavoro senz'altro meritevole di attenzione e nel complesso coinvolgente, ma appesantito da una durata eccessiva (circa due ore e mezza) e soprattutto da un messaggio amaro e nichilista: un'analisi della coppia che restituisce tutto fuorché un'idea pur vaga di amore coniugale e un concetto di verità come entità inafferrabile, la scelta soggettiva di un bambino spaurito al solo fine della propria sopravvivenza. Davvero angosciante.
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luciano sibio
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domenica 18 febbraio 2024
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film che non mi ha per nulla coinvolto
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Riporto uno stralcio di una critica letta :
"L'esperienza con questo film può variare a seconda del livello di coinvolgimento, poiché sarà fortemente influenzata da quanto questo film può attirarti nel suo mondo, nei suoi personaggi e nelle loro sfumature::"
I film dipendono certamente dal livello di coinvolgimento e non esiStono film solo per alcuni e non per tutti.Una critica seria è quella che tenta di scoprire la capacità di un film di coinvolgere un numero massimo di pubblico potenziale a non ha alcun senso scrivere che il film può variare a seconda del livello di coinvolgimento perchè è scrivere un evidente tautologia.
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Riporto uno stralcio di una critica letta :
"L'esperienza con questo film può variare a seconda del livello di coinvolgimento, poiché sarà fortemente influenzata da quanto questo film può attirarti nel suo mondo, nei suoi personaggi e nelle loro sfumature::"
I film dipendono certamente dal livello di coinvolgimento e non esiStono film solo per alcuni e non per tutti.Una critica seria è quella che tenta di scoprire la capacità di un film di coinvolgere un numero massimo di pubblico potenziale a non ha alcun senso scrivere che il film può variare a seconda del livello di coinvolgimento perchè è scrivere un evidente tautologia.
A me per esempio questo film non mi ha per nulla coinvolto e dopo mezzora ne ho cessato la visione in preda al sonno. Purtroppo i film rappresentano la realtà tramite la realtà ma questa va trasfigurata eliminandone i tempi morti e i dialoghi superflui che sono il nulla e la sua parte tediosa. Ci sono i registi che lo sanno fare e coinvolgono il più vasto pubblico possibile, altri che si lasciano andare al naturalismo descrittivo di cui il cinema francese è spesso vittima e confezionano delle autentiche noie spettrali in cui alla fine anche il messaggio viene sacrificato. Ed è il caso di questo film a cui non do voto perchè impresentabile
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figliounico
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venerdì 26 gennaio 2024
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deludente e soprattutto troppo lungo
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Dopo la formidabile sequenza iniziale dominata sensorialmente dalla versione strumentale di P.I.M.P. sparata a tutto volume da un personaggio assente dalla scena e, cosa rara per un film e che lascia ben sperare, la colonna sonora è protagonista e non ancella delle immagini, Anatomia di una caduta si rivela una delusione totale, una sintesi non riuscita tra Scene da un matrimonio in versione bignami ed un episodio de’ La signora in giallo. Alla fine mi rendo conto che la scena più interessante è stata quella del tentato omicidio del cane, forse perché mi ha lasciato nel dubbio che si sia trattato di un caso non denunciato di maltrattamento di animali sul set, per il resto il film, che scorre inesorabilmente lento, è un drammone familiare sotto le mentite spoglie di un legal thriller, genere di cui non ha nulla se non l’ambientazione del cinquanta per cento delle scene in un’aula di tribunale.
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Dopo la formidabile sequenza iniziale dominata sensorialmente dalla versione strumentale di P.I.M.P. sparata a tutto volume da un personaggio assente dalla scena e, cosa rara per un film e che lascia ben sperare, la colonna sonora è protagonista e non ancella delle immagini, Anatomia di una caduta si rivela una delusione totale, una sintesi non riuscita tra Scene da un matrimonio in versione bignami ed un episodio de’ La signora in giallo. Alla fine mi rendo conto che la scena più interessante è stata quella del tentato omicidio del cane, forse perché mi ha lasciato nel dubbio che si sia trattato di un caso non denunciato di maltrattamento di animali sul set, per il resto il film, che scorre inesorabilmente lento, è un drammone familiare sotto le mentite spoglie di un legal thriller, genere di cui non ha nulla se non l’ambientazione del cinquanta per cento delle scene in un’aula di tribunale. Purtroppo la Triet, per quanto la qualità della scrittura sia superiore a quella che caratterizza la recente produzione cinematografica nostrana o il ciarpame in celluloide proveniente d’oltreoceano, non è Bergman e Samuel Theis e Sandra Hüller, attori non superbi ma senz’altro degli ottimi professionisti e convincenti nella loro parte, non sono nemmeno lontanamente paragonabili a Erland Josephson e Liv Ullmann. Il più bravo nel cast, per inciso, è il ragazzino, l’attore quindicenne Milo Machado Graner fraudolentemente spacciato per un undicenne. Il finale non commuove e non sorprende, direi che è quasi prevedibile e comunque è facilmente interpretabile a posteriori nonostante un’artificiosa cripticità… spoiler…infatti è chiaro che il bambino nella deposizione finale si inventa di sana pianta il dialogo avuto in macchina con suo padre a seguito della serata passata con la funzionaria del tribunale, che, come un vecchio saggio, gli dice che quando non si hanno elementi per sapere quale è la verità e comunque si ha la necessità di avere una certezza, in questo caso circa l’innocenza o la colpevolezza della madre, bisogna decidere in che cosa credere. Il ragazzino ovviamente sceglie di credere nell’innocenza della madre, l’alternativa sarebbe stata passare il resto della vita, da ipovedente per giunta, con la nonna, ed il giorno dopo racconta al giudice, quando le sorti processuali dell’imputata virano verso il verdetto di colpevolezza, che il padre meditava il suicidio da lungo tempo. Nella scena successiva, i ruoli si capovolgono ed è il bambino che accoglie protettivo la madre tra le sue braccia e le accarezza la testa rassicurandola del suo perdono.
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[+] brutto e lungo
(di mauro c.)
[ - ] brutto e lungo
[+] per niente d''accordo con te figliounico
(di eevvee)
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mario rossi
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sabato 30 dicembre 2023
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grande film
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Grande film tenuto conto che è francese, ma non mi è piaciuto il fatto che gran parte del dibattimento è in lingua straniera con i sottotitoli. Avrei preferito vederlo integralmente in lingua originale oppure tutto in italiano.
[+] non certo un capolavoro **
(di stefano)
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lunedì 4 dicembre 2023
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ottimo
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Il film mi ha colpito profondamente. La recensione spiega in modo chiaro quali sono i punti decisivi nella narrazione. Le chiarificazioni tecniche sul film aiutano a comprendere meglio, quello che avevo intuito, ma non avrei saputo spiegare. Il rilievo dato alla complessità dele relazioni, è la chiave del successo si questo bel film.
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