Anatomia di una caduta

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Un film di Justine Triet. Con Sandra Hüller, Swann Arlaud, Milo Machado Graner, Antoine Reinartz.
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Titolo originale Anatomie d'une chute. Drammatico, durata 150 min. - Francia 2023. - Teodora Film uscita giovedì 26 ottobre 2023. MYMONETRO Anatomia di una caduta * * * 1/2 - valutazione media: 3,65 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il rumore e poi il silenzio della neve Valutazione 4 stelle su cinque

di carlo santoni


Feedback: 713 | altri commenti e recensioni di carlo santoni
martedì 19 marzo 2024

È un film ambizioso, intelligente, recitato benissimo, con una solidissima sceneggiatura, e al tempo stesso indigesto, a volte insopportabile, proprio come la musica a tutto volume che in esordio udiamo in sottofondo, fin quasi a far scomparire i dialoghi. Immediatamente uno si chiede come mai Samuel, il marito della protagonista Sandra, voglia rompere i timpani e non solo, con tutti quei decibel. La domanda non sarà poi peregrina: si scoprirà strada facendo che il marito, che cadendo dal sottotetto della sua baita muore, dando inizio alla storia, è uno scrittore che non ha più idee, stanco di fare l’insegnante perché vorrebbe avere più tempo per dedicarsi alla scrittura. E, ci si può chuiedere, lo farebbe mettendo lo stereo al massimo? Oppure lo fa per evitare che sua moglie Sandra, lei sì scrittrice affermata, possa concedere l’intervista ad una giornalista giunta lì proprio per quello?
Dietro la forma apparente di una storia giudiziaria incentrata sulla morte accidentale/suicidio/omicidio di Samuel, viene fuori il conflitto multiforme e di lunga data tra marito e moglie, originato dal trauma gravissimo subito dal loro figlio Daniel all’età di quattro anni, quando a causa di un incidente stradale (avvenuto per incuria del padre?) rimase irrimediabilmente lesionato nel nervo ottico, così da divenire ipovedente.
I conflitti, gli attriti, ma anche l’affetto, l’amore tra i due protagonisti e il loro figlio, sono propri di una classica famiglia alto-borghese, o almeno borghese medio-alta; d’altra parte, se si esclude Loach e pochi altri, nessuno si preoccupa più di scandagliare filmicamente un qualsiasi “gruppo di famiglia in un interno” di estrazione popolare, operaia. Insomma, questo è quanto in genere passa il convento: sempre meglio di quanto succede a Hollywood, dove i protagonisti della produzione cinematografica standardizzata sono poliziotti, militari, avvocati, medici, brooker, gangsters e poco altro.
Fatta questa precisazione, occorre dire che la regista Justine Triet è brava a porre in evidenza i nuclei del conflitto latente, sempre meno latente, poi palese, tra marito e moglie. Il tutto è complicato volutamente dal fatto che la protagonista è di origine tedesca, il protagonista di origine francese, ma hanno vissuto insieme a Londra, dove col loro figlio, in quella “terra di nessuno”, hanno conversato in inglese, anch’essa una lingua di tutti e di nessuno, per noi occidentali il più medio dei media tra gli idiomi, come si sa. La difficoltà della lingua, del doversi esprimere in questa piuttosto che in quella, come a voler segnare un territorio ideale, culturale ed emotivo allo stesso tempo, viene fuori in più punti; ed anzi, proprio nei momenti topici del conflitto inter-matrimoniale, marito e moglie non parlano né in tedesco né in francese, bensì in inglese: lo spettatore ha di fronte a sé minuti lunghissimi di discussione accesissima… ma in sottotitoli!
Ciò ovviamente non è casuale: la regista vuol mettere lo spettatore, così come poi la giuria del tribunale, di fronte alla difficoltà della comprensione della parola, del significato vero della parola.
Gli attori sono tutti sopraffini, Sandra Hüller su tutti, ma anche Swann Arlaud, nella parte del suo avvocato-amico; e così l’odioso pubblico ministero, ossia Antoine Reinhartz, ed il giovanissimo Samuel Theis, nel ruolo del figlio Samuel ipovedente.
La deposizione finale del giovane Samuel è quella che dà la svolta al processo a carico di sua madre, e che la farà assolvere. Ma forse non tutti i dubbi sono veramente chiariti. È che si tratta di una storia che, come la vita in genere, è piena di luci e ombre.

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