bracchetto58
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lunedì 10 aprile 2023
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Guardatevi "La famiglia passaguai"... Aldo Fabrizi e Ace Ninchi.... Quelle erano commedie. Questa roba qui non è buona nemmeno per lavare i cessi
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lizzy
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lunedì 6 febbraio 2023
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la buccia di banana...
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...è quella dove, stranamente, stavolta è scivolato Luca Miniero.
Si, perchè questo melenso "road movie" in salsa maccheronica non ha mordente, non convince e, in alcuni casi, non ha senso.
Troppe cose sono lasciate all'immaginazione dello spettatore (la presenza del più grande "ragazzino" in mezzo ai bambini, i cambi di mezzo di trasporto con tanto di "malato da operare" del quale nessuno chiede spiegazione, eccetera.
Onestamente il film sarebbe potuto essere un'ottima occasione di riflessione per molti e una cassapanca di risate "for the rest of us", ma già nelle prime battute uno mette in pausa e si domanda "qui prodest?".
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...è quella dove, stranamente, stavolta è scivolato Luca Miniero.
Si, perchè questo melenso "road movie" in salsa maccheronica non ha mordente, non convince e, in alcuni casi, non ha senso.
Troppe cose sono lasciate all'immaginazione dello spettatore (la presenza del più grande "ragazzino" in mezzo ai bambini, i cambi di mezzo di trasporto con tanto di "malato da operare" del quale nessuno chiede spiegazione, eccetera.
Onestamente il film sarebbe potuto essere un'ottima occasione di riflessione per molti e una cassapanca di risate "for the rest of us", ma già nelle prime battute uno mette in pausa e si domanda "qui prodest?".
Non fosse per le figure dei protagonisti (Storti e Fresi) quest'opera non sarebbe nemmeno stata degna di attenzione.
Perchè non basta un buon nome alla regia e una storia "intrigante": ci vuole tanta carne e tanto fuoco per fare una bella grigliata.
La Michelini, simpatica come la classica martellata sul ditino, è ininfuente, Ceccherini non pervenuto, Buccirosso si manifesta nel suo solito personaggio "Sfigato con stile".
Ma la mia profonda delusione è venuta dal Gigione nazionale (Alberti): artista che qua avrebbe potuto fare la differenza, se solo io suo personaggio fosse stato più approfondito e con più spazio per se.
E poi, i bambini stessi! Va bene che devono pur fare "i bambini", ma questi bambini erano veramente pessimi... in tutto...
Mi sarei aspettata tutt'altro dalla loro solitudine in treno, e invece...
Qua sembravamo in qualche programmino Rai per i più piccini dove tutto è edulcorato e fatto per menti men che semplici e animi più che candidi.
Peccato: altro non saprei cosa dire per chiudere la recensione.
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eugenio
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domenica 29 gennaio 2023
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genitori contro figli
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Magari è un po' stupido o leggero come si dice oggi ma è gradevole, permette di rilassare la mente, e perché, anche se a denti stretti, strappa (è il caso di dirlo ma almeno con anestesia) qualche risata. Del resto, il regista Luca Miniero ci ha abituati nelle sue pellicole a riveder le commedie francesi evidentemente sostrato culturale nonché “remake” si dice oggi, delle stesse. Come già per Benvenuti al sud e al nord, l’intellighenzia del regista è quella di guardar oltre alle apparenze e scoprire - in una storia futile di un gruppo di bambini in viaggio da Torino a Palermo e del relativo genitore rappresentante che per un imprevisto, perde il treno ed è costretto ad un affannoso inseguimento dello stesso, trama risibile e assolutamente insensata in molte azioni (basterebbe una semplice chiamata al capotreno/denuncia)- quanto di più primario ci appartiene ovvero le dinamiche familiari e il significato non tanto nascosto del viaggio con la V maiuscola, che in molte forme di narrazione diventa un percorso di crescita più importante della meta da raggiungere.
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Magari è un po' stupido o leggero come si dice oggi ma è gradevole, permette di rilassare la mente, e perché, anche se a denti stretti, strappa (è il caso di dirlo ma almeno con anestesia) qualche risata. Del resto, il regista Luca Miniero ci ha abituati nelle sue pellicole a riveder le commedie francesi evidentemente sostrato culturale nonché “remake” si dice oggi, delle stesse. Come già per Benvenuti al sud e al nord, l’intellighenzia del regista è quella di guardar oltre alle apparenze e scoprire - in una storia futile di un gruppo di bambini in viaggio da Torino a Palermo e del relativo genitore rappresentante che per un imprevisto, perde il treno ed è costretto ad un affannoso inseguimento dello stesso, trama risibile e assolutamente insensata in molte azioni (basterebbe una semplice chiamata al capotreno/denuncia)- quanto di più primario ci appartiene ovvero le dinamiche familiari e il significato non tanto nascosto del viaggio con la V maiuscola, che in molte forme di narrazione diventa un percorso di crescita più importante della meta da raggiungere.
E nel farlo, Tutti a bordo, grazie alla complicità di Bruno (Stefano Fresi) e Claudio (Giovanni Storti), rispettivamente padre e nonno del ragazzino Juri, coniuga con verve la vena del buddy movie, alla discettazione, in tralice di molti argomenti tecnicamente validi e moralmente impegnativi come il confronto vecchi-giovani, senza scomodar Pirandello, nei quali i primi oberati da mille impegni si chiudono a riccio, spesso non risarcendo di dovute attenzioni i secondi, che viaggiano lungo i binari di una indipendenza vagheggiata, tutt’altro che figlia del presente.
Così, tra un ragazzo problematico Milo, che Bruno e Claudio si trovano a dover gestire, giusto per creare qualche imprevisto in più a quella “caccia”, un viaggio in elicottero, in camper ( con cammeo di un Ceccherini vegan free convinto, maschera bidimensionale di hippie 3.0), poi ancora con un range rover a Roma rubato con dentro una ragazza per la festa dell’addio al nubilato (sì, non manca nulla), Tutti a bordo, raggiunge il sospirato finale quasi alla punta della penisola italica Palermo, non senza sorprese, complice anche un “villain”, per fortuna caratterizzato, un controllore reprobo (il bravo Buccirosso), non perfettamente amante della prole esagitata sul treno, liberata finalmente, inutile dimenticarlo, da due anni di Covid.
Figlio della sospensione dell’incredulità che ci impone ogni finzione quando andiamo al cinema (e non avrebbe senso interrogarsi in merito), Tutti a bordo ha il pregio di compiere ogni sforzo grazie soprattutto al frustrato Bruno-Stefano Fresi e alla sua controparte, il medico infingardo, per ricordarci appunto, dell’importanza del nostro futuro con l’obiettivo di renderci, perché no, meno emotivamente instabili e più solidali nei confronti di una grande famiglia chiamata mondo.
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