thomas
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venerdì 15 ottobre 2021
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godibilissimo
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Che Stefano Accorsi fosse un eccellente interprete e Miriam Leone abbia una bellissima espressività è risaputo; che Giulia Steigerwalt si avvii a diventare una grande sceneggiatrice, invece, lo si sta iniziando a comprendere. In “Marylin ha gli occhi neri” riesce a tratteggiare una bella storia, personaggi definiti, dinamiche nient’affatto banali e, furbescamente, è pure capace di spruzzare qua e là romanticismo quanto basta. Ne viene fuori un bel film, solido e divertente, che fa pensare con un sorriso che affiora sulle labbra. La nuova commedia all’italiana è proprio questo: trasmettere messaggi ricchi di sensibilità senza pedanteria, con la leggerezza di chi non vuole insegnare nulla, ma si accomoda vicino allo spettatore per farsi una serena chiacchierata, come tra amici.
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Che Stefano Accorsi fosse un eccellente interprete e Miriam Leone abbia una bellissima espressività è risaputo; che Giulia Steigerwalt si avvii a diventare una grande sceneggiatrice, invece, lo si sta iniziando a comprendere. In “Marylin ha gli occhi neri” riesce a tratteggiare una bella storia, personaggi definiti, dinamiche nient’affatto banali e, furbescamente, è pure capace di spruzzare qua e là romanticismo quanto basta. Ne viene fuori un bel film, solido e divertente, che fa pensare con un sorriso che affiora sulle labbra. La nuova commedia all’italiana è proprio questo: trasmettere messaggi ricchi di sensibilità senza pedanteria, con la leggerezza di chi non vuole insegnare nulla, ma si accomoda vicino allo spettatore per farsi una serena chiacchierata, come tra amici. Non si guarda ai vizi degli italiani con lo sguardo sarcastico, ma in modo costruttivo, quasi compassionevole. E così il film scivola via tra una risata ed una lite dei protagonisti, tra affermazioni dolorose (“non voglio che mia figlia si scordi di me”) e dichiarazioni d’amore (“sei il pezzo che mi manca”), tra il cadere ed il faticoso rialzarsi dalle proprie debolezze, tra l’essere soli e l’accompagnarsi per un pezzo di strada insieme. La storia sembra quasi suggerirci che la ricetta giusta è riconoscere che la vita di ognuno è tutt’altro che perfetta, ma il senso del tempo che passa lo si trova nella propria capacità di non lasciarsi andare, ma cercare e poi valorizzare la parte migliore di sé. Simone Godano forse a volte eccede in qualche momento con le musiche dolci di sottofondo, tuttavia sono imperfezioni che non alterano la qualità dell’opera. Belli anche se raccontati forse un po’ troppo sinteticamente i rapporti dei due protagonisti con i propri parenti anziani, rimarchevoli la qualità della recitazione di Accorsi e gli sguardi di disperazione della Leone in alcuni momenti. E infine è geniale l'idea della serata “sul diamante”, il campo di baseball, forse il momento più suggestivo, dove la semplicità diventa il tramite per creare empatia: il sedersi in un luogo silenzioso e bere una birra insieme raccontandosi non è forse una tra le cose più semplici e belle?
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jonnylogan
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lunedì 25 luglio 2022
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norma jeane
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Diego è uno chef con problemi di rabbia che lo hanno portato a dividersi dalla moglie e a trovarsi costretto a frequentare un centro diurno per superare le proprie crisi. Clara è un’aspirante attrice divisa dal marito e costretta anche lei a frequentare il medesimo centro diurno. I due, assieme agli altri ospiti del centro, decidono di aprire un ristorante chiamato Monroe. Quello che li attende è quanto meno imprevedibile.
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Diego è uno chef con problemi di rabbia che lo hanno portato a dividersi dalla moglie e a trovarsi costretto a frequentare un centro diurno per superare le proprie crisi. Clara è un’aspirante attrice divisa dal marito e costretta anche lei a frequentare il medesimo centro diurno. I due, assieme agli altri ospiti del centro, decidono di aprire un ristorante chiamato Monroe. Quello che li attende è quanto meno imprevedibile.
Terzo lungometraggio per il neo quarantacinquenne Simone Godano che questa volta abbandona il filone famigliare, dopo Moglie e marito e Croce e delizia, per narrare una quotidianità fatta d’incontri protetti e sedute collettive in presenza di psichiatri e assistenti sociali. E sarà proprio nel corso di una di queste sedute che s’incontrano due anime fra loro diverse, per indole e vissuto, ma altrettanto simili e bisognose di aiuto. Due anime che possono indifferentemente virare verso la rovina di entrambi, o in direzione del più classico dei bastoni cui sorreggersi per rimettersi in piedi. Diego, uno splendido Accorsi, è pieno di tic nervosi e una vita famigliare messa a repentaglio dall’arrivo di scatti d’ira impossibili da contenere. Clara, l’ex miss Italia Miriam Leone, che per dovere di titolo si è applicata un paio di lenti che le anneriscono gli occhi, è al contrario una donna in apparenza normale. Un’aspirante attrice con il mito di Marylin Monroe, che vorrebbe sfondare nel mondo dello spettacolo, ma che al contrario riesce solamente a mentire prima di tutto a se stessa, abbandonandosi anche lei a scatti d’ira e leggerezze che potrebbero velocemente ripercuotersi anche su chi le sta vicino. I due s’incontrano e iniziano il loro legame detestandosi, per poi scoprire che l’idea di aprire un ristorante autogestito da un manipolo di pazienti psichiatrici potrebbe essere la chiave di volta per un pronto riscatto sociale e personale. Al duo di protagonisti si aggiungono Thomas Trabacchi, nella parte di uno psicologo indulgente e con un passato burrascoso, e Marco Messeri, nella parte del comprensivo padre di Diego. Alla fine la pellicola s’accomoda nel solco della cinematografia dedicata al mondo dei cosiddetti “diversi” e del loro riscatto sociale. Un filone già ampiamente visto ma che questa volta viene declinato in maniera meno indulgente e maggiormente incentrata sui singoli e non sul collettivo.
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