Titolo internazionale | Feathers |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia, Egitto, Paesi Bassi, Grecia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Omar El Zohairy |
Attori | Demyana Nassar, Samy Bassouny, Fady Mina Fawzy, Mohamed Abd El Hady . |
Uscita | giovedì 16 marzo 2023 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,10 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 febbraio 2023
La parabola di una donna che si ritrova ed essere il capofamiglia dopo uno strano incidente. Il film è stato premiato a Torino Film Festival, In Italia al Box Office Il Capofamiglia ha incassato 5 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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In una baraccopoli ai margini del mondo, una madre sottomessa e silente spende tutte le sue energie per allevare i figli e soddisfare un marito autoritario, che gestisce la sua vita e la sua economia. Il ritmo monotono delle sue giornate è interrotto dal compleanno di uno dei suoi bambini. Per l'occasione prepara una torta e gonfia palloncini mentre il consorte ingaggia un mago ciarlatano che lo trasforma in pollo. La donna non ha altra scelta che uscire dai confini imposti e assumere il ruolo di capofamiglia. Fuori non è facile per una donna senza marito. Tra forza di volontà e gesti di solidarietà, riuscirà comunque nell'impresa, garantendo la sopravvivenza dei suoi figli e guadagnando finalmente la sua indipendenza.
Il capofamiglia è un film radicale e radicalmente singolare. È la storia di un trucco di magia andato storto. Una storia di polli metaforici, che hanno conosciuto momenti di gloria nelle riflessioni di molti pensatori ("il pollo di Diogene").
È ancora la storia di un uomo che si trasforma in pollo o piuttosto di una donna che se la cava come può in un modo di marmi e guano. Perché Omar El Zohairy costruisce un'estetica di deiezioni attraverso piani che si susseguono perfetti, ficcati da qualche parte in un Egitto irreale, in un agglomerato urbanistico e spettrale del Cairo (probabilmente). Una necropoli di vivi dove i fumi insalubri avvelenano il cielo, dove l'affitto, i debiti e la sporcizia si accumulano trasformando la vita di una famiglia in un pollaio. Il film non dona nessun nome ai suoi personaggi, nessuna geografia ai luoghi, nessun altro orizzonte che l'edificio fatiscente in cui alloggiano, nessun altro paesaggio che le architetture industriali e le ciminiere di una compagnia mineraria. In questa no man's land una donna si affranca, un pollo agonizza, un mendicante risorge e un regista si rivela, 'ridimensionando' la "Nuova Repubblica", slogan di punta del presidente Abdel Fattah al-Sisi che ha fatto (speriamo) della riqualificazione del territorio una delle sue priorità. Il capofamiglia è la cronaca semplice di una famiglia ordinaria che lotta per sbarcare il lunario e sopravvivere in un misero appartamento di un quartiere popolare e proletario. È una favola senza senso che ne cerca uno in ogni angolo lurido della città, dove l'emergenza è permanente e i diritti umani un disegno lontano.
Lo sguardo è quello di uomo, il regista, su una donna che accetta la sfida dentro un mondo patriarcale e sotto una dittatura. A regnare nel film è soltanto il denaro, banconote unte e bisunte, contate e ricontate. In un Egitto presunto che cade a pezzi, tra magia nera e ignoranza, Il capofamiglia combina con grande audacia realismo magico e poesia sociale, mettendo a dura prova lo spettatore col suo miserabilismo testardo su cui il film inciampa e si sporca, letteralmente. Ma Omar El Zohairy ci crede, crede alla sua premessa strampalata, crede in quella storia 'da non credere' dove l'assurdo infiltra il reale senza battere ciglio. La cavalca ostinato e concentrato sulla sua protagonista muta che esce finalmente di casa, incontrando gli altri, liberandosi e prendendosi carico dell'economia familiare. Quanto ai padri evaporati di Lacan, Omar El Zohairy ha un'idea migliore, da qualche parte tra Kaurismäki e Cocchi & Renato.
Profondo Egitto. Non meglio specificato, ma le ultime catapecchie uguali a questa che abbiamo visto al cinema erano nel film di Jafar Panahi "Gli orsi non esistono" (chi dall'iran vuole passare il confine verso la Turchia viene messo in guardia: attento agli orsi - del tutto immaginari). Pareti sporche, umani ammucchiati, donne che al mattino ricevono dal marito i soldi per la spesa: melanzane ripiene, [...] Vai alla recensione »
Oltre al gran premio della giuria della Semaine de la critique a Cannes 2021, questo buffo dramma egiziano poteva aspirare alla palma del film più spiazzante, visto che il regista con grande naturalezza riesce a inserire l'assurdo in un contesto di povertà. Eppure, per la sua rappresentazione molto cupa dei bassifondi del Cairo il film ha sollevato molte polemiche in Egitto.
Durante una festa di compleanno in casa, un incantesimo va storto e il padre di una modesta famiglia egiziana, un uomo autoritario e brutale, viene trasformato in un pollo. Diretto da Omar El Zohairy e presentato al Festival di Cannes 2021, dove ha vinto il premio della Settimana della Critica, Il capofamiglia utilizza toni surreali per raccontare il difficile percorso di emancipazione femminile nell'Egitto [...] Vai alla recensione »
Una coppia con tre bambini vive in un piccolo alloggio sordido di un quartiere popolare del Cairo. Il marito è un prepotente che impone alla famiglia le regole di un'autorità vetero-patriarcale, lasciandole solo l'indispensabile per sopravvivere. Durante una festa di compleanno, un mago-ciarlatano compie un prodigio: il marito è trasformato in pollo.
Chi ha letto La metamorfosi di Franz Kafka ricorderà che la trasformazione di Gregor in un insetto produce una serie di reazioni importanti nel sistema della famiglia Samsa: il padre soprattutto, fino a quel momento malaticcio e abulico, riprende vigore non appena il figlio ha subito la trasformazione, così anche la madre e la sorella, promettente violinista.
Un po' Ciprì&Maresco, un po' fratelli Kaurismaki, il film di Omar El Zohairy racconta di una periferia terribile e grigia, che odora di sporco e di morte come se uscisse dallo schermo. In un rifugio, che chiamarla casa è troppo, durante una festa di compleanno di un bambino, un presunto mago trasforma l'autoritario patriarca di una famiglia egiziana in un pollo.
Nel panorama del cinema nordafricano e mediorientale l'Egitto è tra i paesi di più lunga tradizione e di massima importanza, per qualità e quantità di opere e autori. A parte isolate iniziative cinefile, come un'imponente retrospettiva organizzata nel 2001 dal Torino Film Festival, la cinematografia egiziana è virtualmente sconosciuta da noi, anche se Youssef Chahine e Yousry Nasrallah sono almeno [...] Vai alla recensione »
È una favola nerissima, Il capofamiglia dell'egiziano Omar El Zohairy, finalmente in arrivo nelle sale dopo due anni di attesa, e dopo aver vinto la Semaine de la Critique a Cannes e il Gran Premio della giuria a Torino. Un film potente e sgradevole, astratto e concretissimo nel suo raccontare le assurde peripezie di un gruppo di anime in pena, condannate a vivere l'inferno sulla terra.
Il regista Omar El Zohairy con il suo Feathers (titolo internazionale di questo Il capofamiglia) non pecca certo in chiarezza, anzi. L'autore si inserisce in una tradizione cinematografica spesso abbandonata o dimenticata, ma che trae origini e strumenti dal cinema d'avanguardia degli anni '20: nessun intento di intrattenere o svagare il pubblico, ma il semplice scopo di utilizzare il mezzo cinematografico [...] Vai alla recensione »
Un trucco magico mal gestito, durante la festa di compleanno di un bimbo, trasforma in pollo il capofamiglia, un operaio macho. Il mago non trova più l'uomo nella cassa. Si dilegua e lascia nei guai la casalinga dell'alto Egitto, finita ai bordi del Cairo, e i tre figlioletti. Il pennuto (ne hanno usati 30) non riceve stipendio se non lavora, come la donna (l'attrice Demyana Nassar) impara, scontrandosi [...] Vai alla recensione »
Dialoghi scarni ed essenziali, molti silenzi eloquenti, uno squallido appartamento in un palazzone fatiscente in una indefinita periferia industriale in un luogo imprecisato, verosimilmente in Egitto. Questo è il palcoscenico surreale e metafisico dove si svolge questo dramma, una parabola della vita di gente comune, carica di ironia tragica. Il film si apre con una immagine atroce, di un uomo che [...] Vai alla recensione »
La violentissima immagine di un uomo che brucia vivo apre Feathers, film del cineasta egiziano Omar El Zohairy vincitore a Cannes della Semaine de la Critique e ora in concorso al Torino Film Festival. Un pugno nello stomaco per lo spettatore. Un momento in cui si concentra, per qualche secondo, tutta la disumanità del mondo. Ed è proprio il disumano il centro attorno al quale ruota la vicenda rappresentat [...] Vai alla recensione »
L'attacco al patriarcato questa volta ha tinte surreali. La donna al centro, ormai sugli schermi di tutto il mondo. Anche in Egitto, con Feathers. L'obiettivo è condannare una società maschilista, che non riconosce i diritti femminili e punta a soggiogare, invece di costruire rapporti paritari. L'esordiente Omar El Zohairy utilizza una regia rigorosa, senza dimenticare l'ironia.
Durante una festa di compleanno, il mago sbaglia il trucco e l'autoritario padre di famiglia viene trasformato in un pollo. Lasciata con figli piccoli, affitti arretrati e un marito pennuto, la moglie dovrà cavarsela da sola in una società profondamente maschilista. Ma anche lei si trasformerà, assaggiando per la prima volta il gusto dell'emancipazione.