Anno | 2021 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Bulgaria |
Durata | 102 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Polly Guentcheva |
Attori | Boyan Petrov . |
Uscita | lunedì 5 febbraio 2024 |
Distribuzione | Mescalito Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 1 febbraio 2024
Boyan Petrov è uno scalatore bulgaro che ha l'obiettivo di scalare i quattordici ottomila. L'undicesimo gli sarà fatale. In Italia al Box Office Here I Am, Again ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 11 mila euro e 1,2 euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
|
Boyan Petrov affronta l'Everest partendo dalla cima relativamente più 'bassa' della catena: lo Shishapangma (8.027 m). La sua è una preparazione metodica, consapevole delle difficoltà e delle proprie condizioni fisiche. Qualcosa però non andrà come deve e il documentario ci testimonia tutto quanto è stato fatto per ritrovarlo.
Ci viene proposta la descrizione in parallelo della personalità di uno scalatore e quella delle giornate in cui se ne sono perse le tracce nonostante il dispiegamento di forze per ritrovarlo.
Polly Guentcheva è una giovane regista e produttrice bulgara che ha sentito il bisogno di portare sullo schermo la vita e la morte di un alpinista del suo Paese certamente noto agli appassionati di scalate ma probabilmente ignoto ai più. Questo documentario, che ha vinto la Genziana d'oro nell'edizione 2021 del Trento Film Festival quale miglior film d'esplorazione o avventura, dopo pochi minuti ci mette già a conoscenza del fatto che l'undicesimo dei 14 ottomila sarà per Boyan l'ultima cima. Si inizia così a descrivere in parallelo sia la macchina dei soccorsi che la personalità dello scalatore.
Per quanto riguarda la prima, dopo le difficoltà burocratiche originate dal fatto che la montagna si trova in territorio cinese, si assiste all'impiego di un centinaio di persone, inviate dal governo di quel Paese, per cercare di trovare ed assistere al meglio lo scalatore. Vengono ipotizzate tutte le possibili varianti che possano averlo condotto a smarrirsi ma l'esito resta privo di un risultato tangibile. Proprio questa progressiva consapevolezza fa riflettere ancora di più sulla vita di un uomo 'scomparso' (e non deceduto come scrive la pagina internet a lui dedicata) a 45 anni.
Petrov era uno zoologo esperto in modo particolare sulla vita dei pipistrelli (lo vediamo studiarli direttamente nel loro ambiente naturale conoscendo anche tutte le componenti della tradizione popolare a loro riguardo). Ciò che colpisce è quanto gli è accaduto nella vita. Dopo aver superato due tumori ed avere contratto il diabete non demorde dall'idea di affrontare le cime più alte senza il supporto dell'ossigeno. Lo ritiene infatti una sorta di accessorio che falsa la qualità dell'impresa. Dopo essere stato investito da un'auto gli verrà inserita una placca in una gamba che gli procura dolore ma non lo ferma.
Da una descrizione come questa ci si potrebbe fare l'idea di una persona condizionata da un pensiero fisso che lo porta ad osare contro ogni ragionevolezza. Guentcheva ci mostra che non è così. La sua determinazione è dettata da un bisogno interiore che non è dettato dall'irrazionalità ed è anzi saldamente ancorato alla consapevolezza. C'è una scena, solo apparentemente secondaria, in cui lo si vede mentre si inietta la necessaria dose di insulina mentre si trova con altre persone. La scelta di non nascondere le proprie fragilità fa parte del suo modo di concepire la vita e le imprese alpinistiche. Non arrendersi dinanzi ai problemi senza per questo sottovalutarli è stato il filo conduttore di un'esistenza che si è persa, ma sono solo ipotesi, non per un rischio mal calcolato ma solo per quella che si può definire, per usare un termine di uso comune, una fatalità.
Lo zoologo e alpinista Boyan Petrov ha raggiunto 10 su 14 ottomila, ha sconfitto il cancro e, dopo un grave incidente, è tornato subito ad allenarsi per scalare l'Everest, impresa che gli costa la vita. Una tale storia bigger than life sembra chiamare per natura una narrazione in grande (vedi, per esempio, il cinema superomistico di Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi, da Free Solo a Nyad).
La vita è imprevedibile e ce lo dimostra ogni giorno. Ne sa qualcosa il protagonista di Here I Am, Again, il documentario di Polly Guentcheva, vincitore della Genziana d'oro per il miglior film di esplorazione o avventura alla 69esima edizione del Trento Film Festival, laddove è stato presentato in anteprima italiana nella competizione della kermesse trentina.