
Celebre per la serie Chiami il mio agente!, l’attrice francese - classe 1975 - trova la sua consacrazione con Full time - Al cento per cento (vincitore di due premi a Venezia 78) dove interpreta una madre divorziata che lavora instancabilmente per i suoi figli, in una Parigi che non concede pause o tentennamenti. Dal 31 marzo al cinema.
di Mathilde Narros
Da qualche anno Laure Calamy illumina i grandi schermi francesi con la sua energia e vitalità. Dopo una lunga carriera da attrice di teatro e piccoli ruoli al cinema, viene scelta per interpretare Noémie nella serie tv Chiami il mio agente! disponibile tutt’ora su Netflix. Classe ‘75 e nativa di Orléans, Madame Calamy ci mostra che anche a quarant’anni si può raggiungere il successo e vincere un César. Le sue doti l’hanno quindi portata ad avere numerosi ruoli principali tra cui Julie in Full time - Al cento per cento, dal 31 marzo al cinema.
La passione per il cinema nasce molto presto ma la ragazza si dedica fin da giovane agli studi di teatro, trasferendosi a Parigi e frequentando il Conservatorio Nazionale d’Arte Drammatica. L’incontro con il drammaturgo Olivier Py, nonché direttore del Festival di Avignone dal 2013, segna l’inizio di una intensa carriera. L’attrice si ritrova quindi ad interpretare opere di Brecht, Corneille, Shakespeare passando per i principali teatri francesi. Nel 2018 ottiene addirittura un Molière grazie ad uno spettacolo teatrale.
In parallelo, ottiene piccoli ruoli nel cinema, sempre apprezzati dalla critica. Il cortometraggio La Contre-allée (2014) presentato alla Semaine de la Critique di Cannes la porta a vincere un premio al Sundance Film Festival. Nel 2015, cominciano le riprese di Chiami il mio agente!, esperienza che darà una svolta la carriera. La serie tv riscontra un successo internazionale e le produzioni cominciano a chiamarla per dei ruoli da protagonista. Io, lui, lei e l'asino di Caroline Vignal la porterà a guadagnarsi il César per la Migliore Attrice nel 2021, una delle ricompense più prestigiose in Francia.
Basta sentirla parlare per qualche minuto, alle cerimonie di premiazione o durante le interviste, per farci contagiare dalla sua risata frizzante e dalla sua naturale spontaneità. È quel tipo di interprete che riesce a calarsi in ruoli divertenti ed isterici, fino a trasmetterci tutta la serietà di un dramma. Perfetta anche in un film in costume come Mademoiselle de Joncquières, Laure Calamy si merita tutta la popolarità fino ad ora raggiunta.
Dopo l’esperienza da protagonista in Femme du monde, rieccola al cinema lo stesso anno con Full time - Al cento per cento di Éric Gravel. Selezionato alla 78. Mostra del Cinema di Venezia e vincitore del premio Orizzonti per la Migliore Regia e Migliore Attrice, il film ci porta nella frenetica e stancante vita di una madre divorziata. Julie lavora come governante in un hotel di lusso nel centro di Parigi per mantenere i suoi due figli. Abita nelle periferie della capitale e, ogni giorno, deve svegliarsi all’alba per poter prendere il suo treno, come tutta quella popolazione che non si può permettere l’affitto esorbitante della Parigi intra-muros.
Julie è una donna schiacciata dal peso della responsabilità verso i propri piccoli e conduce una vita in apnea, cercando di sopravvivere a stenti in una città piuttosto ostile. Gli scioperi ricorrenti sulla sua linea RER le compromettono il lavoro e la gestione della famiglia è un altro problema importante… nonostante questo, Julie non può fermarsi un attimo. Il film è una corsa contro il tempo, contro gli scioperi e contro le ingiustizie della vita. Laure Calamy incarna una di quelle persone invisibili che popolano le grandi città; malgrado tutte le difficoltà personali, anche al lavoro non deve mai farsi notare.
Il ritmo agitato degli avvenimenti, la tensione e il timore di «non farcela» fanno pensare ad un vero e proprio thriller. Intanto, il lato più intimistico ci porta a riflettere sulle condizioni delle mamme single, sulle situazioni sociali e sulle istituzioni che non alleggeriscono la vita dei precari. Il regista sceglie di dare spazio a coloro che lottano ogni giorno dall’alba fino alla notte per non perdere il lavoro.
Eppure, nel film il dramma che vive la protagonista (e molteplici altre persone) non è mai eccessivamente soffocante. L’attrice riesce a rendere Julie una donna forte e tenace, e non una vittima come lo si potrebbe credere. La madre è duramente messa alla prova ma la luce interiore di Laure Calamy la fa brillare nonostante il periodo apprimente. Gravel, infatti, ha dichiarato di averla scelta proprio per la sua personalità frizzante.
E anche questa volta l’attrice ci regala un’interpretazione giusta e realistica, in un film altrettanto convincente. Lo si può sicuramente chiamare dramma sociale e la particolarità è che la Parigi dipinta in Full time - Al cento per cento potrebbe essere una qualsiasi altra città del mondo. È un film che parla facilmente a tutti e che rivela la vita degli invisibili a cui dovremmo forse fare più attenzione.
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