Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Portogallo |
Durata | 125 minuti |
Regia di | João Nuno Pinto |
Attori | João Nunes Monteiro, João Lagarto, Miguel Borges, Filipe Duarte, Miguel Moreira, Alfredo Brito, Manuel João Vieira João Vicente, Cesário Monteiro, Nuno Preto. |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 settembre 2020
Un ragazzo portoghese deve affrontare la dura realtà della Prima Guerra Mondiale.
CONSIGLIATO SÌ
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Prima Guerra Mondiale, 1917. Zacarias è un volontario diciassettenne dell'esercito portoghese. Convinto di dover servire il proprio Paese e sperando di essere inviato sul fronte francese si ritrova invece in Mozambico. Qui, dopo aver lasciato il suo plotone e cercando di ritrovarlo finisce con il perdere se stesso in un ambiente per lui tanto sconosciuto quanto misterioso.
Quando si parla di prima guerra mondiale la mente di un italiano tende a pensare all’Europa. Non è così per un portoghese che ha ben chiaro che la sua nazione possedeva delle colonie.
Ecco allora che in questo film, diretto con mano ferma e con sguardo allucinato da João Nuno Pinto, il contesto è quello dello scontro tra le forze tedesche e quelle lusitane che aveva avuto inizio sin dall’agosto del 1914 quando, nonostante la non belligeranza tra i due stati, un reparto germanico era entrato dal confinante Tanganika in territorio mozambicano. Ciò che però al regista interesse non è tanto ricostruire filologicamente l’andamento di quel conflitto in terra africana quanto piuttosto riflettere sulla follia di quella guerra e, per traslato, di tutte le guerre. Grazie alla straordinaria interpretazione del realmente giovanissimo João Nunes Monteiro il film immerge lo spettatore nello smarrimento progressivo in cui finiscono con il dissolversi gli pseudo ideali nazionalistici e patriottici di Zacarias. Mettendo al bando qualsiasi pretesa di linearità narrativa il montaggio ci fa continuamente pencolare tra una situazione e l’altra senza che sia necessario ricostruire un ‘prima’e un ‘dopo’. Non è importante. Ciò che conta sono gli incontri che il giovane soldato fa, da ognuno dei quali esce al contempo arricchito (e talvolta risanato) ma anche smarrito. Nella savana ci si può smarrire non solo logisticamente ma anche (e soprattutto) nel profondo scoprendo verità apprese anche senza bisogno di comprendere le parole altrui che finiscono con il destabilizzare fino a far prendere una decisione impensabile all’inizio.