Titolo originale | Todos os mortos |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Brasile, Francia |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Marco Dutra, Caetano Gotardo |
Attori | Mawusi Tulani, Clarissa Kiste, Carolina Bianchi, Thaia Perez, Agyei Augusto Leonor Silveira, Alaíde Costa, Rogério Brito, Thomas Aquino, Andréa Marquee. |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | 3,11 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 25 febbraio 2020
Dopo l'abolizione della schiavitù, la vita di due famiglie continua ad intrecciarsi.
CONSIGLIATO SÌ
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San Paolo, 1899. È l'anniversario del giorno dell'indipendenza del Brasile, che dieci anni prima è diventato una repubblica e ha abolito la schiavitù. Josefina, a lungo domestica della famiglia Soares, muore lasciando la capofamiglia Isabel nella disperazione. Anziana e incapace di accettare la nuova era, la donna si lamenta con le due figlie, Ana e Maria, le quali hanno reagito al declino dei Soares in modi opposti. Se Ana mostra segni di disturbi nevrotici, Maria è diventata suora e cerca di mantenere il controllo di fronte a una situazione che vede la piantagione di caffè della famiglia venduta e una profonda incertezza economica e sociale in forte crescita. Maria si rivolgerà al padre, rimasto nella piantagione, mentre Ana chiederà aiuto a Iná, cresciuta in schiavitù.
Encomiabile e necessario il progetto dei registi Gotardo e Dutra, che nel contesto di un movimento cinematografico brasiliano in grande fermento guardano al passato per mettere all'indice le profonde cause strutturali dell'ineguaglianza e del razzismo contemporaneo.
La loro indagine parte da lontano, all'alba di un ventesimo secolo a cui il paese si affacciava con tanti, forse troppi sconvolgimenti simultanei, e giunge al ventunesimo non soltanto in modo implicito, ma bagnandone le fibre del film stesso, in particolare con un curioso lavoro sul sound design e sulle musiche. Per la maggior parte, però, All the Dead Ones è un corposo period drama dalla scrittura densa, certamente a tesi ma non privo di orpelli, e con una decisa enfasi sulle sfumature del femminile, come se in questa nuova società ai blocchi di partenza tutte le figure maschili fossero rimaste bloccate - nelle piantagioni, nei vecchi schemi di classe e nell'eterno pregiudizio razziale.
Fotografata in formato stringente, con fasci di luce centrali a ritagliare i personaggi dallo sfondo e spesso tramite dei primi piani di perturbante precisione cromatica (il lavoro di illuminazione sugli attori di colore, punto sorprendentemente ancora dolente in molto cinema mainstream, è notevole), la vicenda ha un sapore claustrofobico e inevitabile, come ben si addice a una storia di fantasmi sui generis come quella che Gotardo e Dutra hanno di certo in mente.
Sotto questo aspetto, All the Dead Ones si iscrive nella recente tradizione del cinema contemporaneo d'avanguardia che fa suo il tema del non-morto, del revenant e degli spettri del passato in chiave storico-politica; un sotto-genere di enorme interesse e ottima compagnia per questa coppia di autori brasiliani, nel solco di nomi come Mati Diop (Atlantique) e Bertrand Bonello (Zombi Child).
Non riuscendo a creare però immagini altrettanto portentose, All the Dead Ones rimane più un documento programmatico che un lavoro cinematografico realizzato appieno. Si prende comunque il suo posto tra i recenti esempi di cinema brasiliano di resistenza, peraltro in diretto dialogo con alcuni di essi. Con Domingo di Barbosa e Linhart, in particolare, condivide l'analisi di un momento storico fondativo in apertura e chiusura del secolo, visto attraverso il prisma dell'istituzione familiare in rovina.
Siamo a San Paolo del Brasile, 1899, da qualche anno il paese ha proclamato la sua indipendenza ed è stata abolita la schiavitù. Ma il passaggio al nuovo secolo è difficile, con antiche abitudini che faticano a sparire e che nel migliore dei casi si trasformano. I grandi proprietari terrieri rimangono potenti e quelli che erano prima schiavi ora sono domestici.
Il cinema brasiliano protagonista su Mubi: sulla piattaforma da sempre dedicata ai film di qualità e al meglio proveniente dai grandi festival, è in cartellone «All the Dead Ones», lungometraggio brasiliano firmato da Caetano Godardo e Marco Dutra. Ambientato nel 1899, è incentrato sul momento in cui nella nazione sudamericana viene abolita la schiavitù.
Non è raro, nei period drama di oggi, vedere il presente che fa capolino tra pizzi e merletti. Succede anche in All the Dead Ones, regia a quattro mani di Marco Dutra (As boas maneiras) e Caetano Gotardo (Seus ossos e seus olhos): la São Paulo del XXI secolo, con i grattacieli, i graffiti e i clacson strombazzanti, si insinua gradualmente in quella del 1899, fresca di indipendenza e di abolizione della [...] Vai alla recensione »
Il film brasiliano dalla doppia firma di Gaetano Cotardo e Marco Dutra è un manifesto della resistenza culturale di un popolo all'interno di un Paese complesso e contraddittorio come il Brasile, fulcro di antiche tradizioni che si accavallano tra quelle africane e portoghesi. Il Brasile appare oggi, ma lo era già' nel periodo in cui e' ambientato, un luogo di tradizioni che sprigionano mistero, sincretismi [...] Vai alla recensione »
Se ne avessimo ancora bisogno, All the Dead Ones potrebbe diventare l'ennesima conferma di una tendenza cinematografica che negli ultimi anni sta diventando davvero pressante. Proprio come gli esempi dei recenti Atlantique (di Mati Diop), Zombi Child (di Bertrand Bonello) o Ghost Town Anthology (di Denis Coté), anche in questo progetto prende spunto e riflette sul tema del ritorno.
San Paolo, 1899: il Novecento incombe in casa Soareses, dove l'anziana Isabel è sola con le figlie (una suora e una pianista cagionevole). Per risanare il corpo della madre, le due sorelle chiedono l'aiuto di Ina Nascimiento e dei suoi rituali africani, e i destini delle due famiglie si intrecciano in modo fatale. Due giovani registi brasiliani (Caetano Gotardo e il Marco Dutra di As boas maneiras) [...] Vai alla recensione »
È dal nero dei chicchi di caffè che tutto ha inizio. La domestica Josefina li fa tostare, li macina, prepara la colazione. E poi canta, nella lingua dei suoi antenati. In quei chicchi, in tutti questi gesti, in quel volto e quelle mani, è racchiusa una storia antica di oppressione e di resistenza. Le cose parlano, si caricano di segni e di energie impensabili.
I morti che perseguitano le protagoniste del film di Marco Dutra e Caetano Gotardo, ambientato in Brasile fra il 1899 e il 1900, a dieci anni dalla dichiarazione della Repubblica, sono gli schiavi che l'Impero liberò per ultimo nel 1888, dopo aver importato dalle coste africane circa 4 milioni di persone. Uomini e donne vissuti senza mai poter scegliere e diventati i fantasmi del rimosso di una nazione [...] Vai alla recensione »
Brasile, 1899. La schiavitù è stata abolita da poco. Dopo la morte della governante Josefina, le tre donne della famiglia Soares si sentono perse nella rutilante e modernissima São Paulo; la famiglia, un tempo latifondisti del caffè, è ora sull'orlo della bancarotta e fatica ad adattarsi alla nuova situazione. Allo stesso tempo la famiglia Nascimiento, che un tempo lavorava come schiava nella fattoria [...] Vai alla recensione »
All'alba del Novecento, il Brasile, dove è stata abolita da poco la schiavitù, si avvia ad affrontare il nuovo secolo, come le donne di casa Soares, aristocratiche del caffè, oggi in rovina e quelle della famiglia Nascimento, ex schiavi che faticano a trovare un posto nella sua società. Un film al femminile, quasi tutto in interni, verboso e faticoso, ma che strada facendo sa costruire un'atmosfera [...] Vai alla recensione »