
La narrazione occidentale si fonde intelligentemente con le arti marziali in un mix d'azione. Recensione di Andrea Fornasiero, legge Lorenzo Frediani.
Ah Sahm è un fenomenale artista marziale cinese. Arriva a San Francisco sul finire del diciannovesimo secolo, per cercare sua sorella Mai Ling: Bordelli, uomini d’affari, boss della malavita cinese, polizia e politici si mescolano sullo sfondo criminale di una città in procinto di entrare nell’era moderna.
Tratto da un soggetto di Bruce Lee, Warrior fonde il cinema in costume occidentale e le arti marziali orientali, con l’azione a farla da padrona e un cast azzeccato al servizio delle coreografie dei combattimenti.
Lo showrunner Jonathan Tropper conosce bene le regole della serialità televisiva e crea un intrigo politico molto attuale: immigrazione e integrazione, dialogo tra culture, e un tris di donne decise a emanciparsi senza dover chiedere l’aiuto di nessuno.