Titolo originale | Borotmokmedi |
Titolo internazionale | The Criminal Man |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Georgia, Russia |
Durata | 135 minuti |
Regia di | Dmitry Mamuliya |
Attori | Natalia Jugheli, Madona Chachkhiani, Vladimer Kobakhidze, Goderdzi Liparteliani Giorgi Petriashvili, Nukri Revishvili, Anna Talakvadze, Vasilisa Zemskova. |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,03 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 27 settembre 2019
Un uomo assiste accidentalmente a un omicidio.
CONSIGLIATO SÌ
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Alla periferia di Tiblisi un uomo viene ucciso a colpi di pistola: è il celebre portiere della nazionale di calcio, e l’unico testimone dell’omicidio, Giorgi Meskhi, taciturno e schivo ingegnerie di un vicino impianto industriale, sceglie di non rivelare alla polizia ciò che ha visto. Al contrario, ossessionato dal fatto, ne segue a distanza le indagini, partecipa al funerale, spia la vedova dell’uomo e poco alla volta viene così attratto dall’idea dell’assassinio da trasformarsi egli stesso in un potenziale criminale, acquistando un’arma e cercando le sue future vittime.
Un moderno “Delitto e castigo”: la nascita di un assassino per caso, messa in scena come un processo inevitabile, con il male che emerge nell’animo del protagonista in modo così naturale da generare un racconto distaccato e paradossalmente razionale.
Il criminale è una degenerazione dell’uomo, dei suoi istinti e dei suoi desideri, o è soltanto una delle tante forme che può assumere la vita, alla stregua di una qualsiasi altra scelta? È la domanda che implicitamente sta alla base di Il criminale. A partire da un misterioso omicidio diventato un caso nazionale e destinato a restare irrisolto, prende vita in modo inaspettato la tragedia ordinaria di un individuo che scopre dentro di sé il germe della violenza. Giorgi Meskhi è un signor nessuno, così ordinario da passare inosservato ovunque si trovi, sia quando è un testimone, sia dopo aver scelto deliberatamente di diventare un assassino. La sua apparente discesa agli inferi è racconta come un percorso già scritto, generato da una mera occasione e trasformato in una fredda cronaca. Attorno all’uomo – che è lucido, spietato, ma anche sessualmente represso e infantile – l’umanità sembra accettare passivamente ogni aspetto della vita, dalla fatica del lavoro alla bellezza della natura, dalla dolcezza dei neonati alla paura della morte. Un residuo dell’eredità sovietica nella Georgia contemporanea, o forse una semplice deriva esistenziale che colpisce un’intera società: Giorgi, insomma, è uno dei tanti, il suo destino è drammatico ma non straordinario.
Lo sguardo del regista Dmitry Mamuliya è in tal senso al servizio del personaggio e della sua percezione distorta eppure paradossalmente controllata della realtà: i campi lunghi sui paesaggi brulli, i movimenti lenti a incorniciare le figure negli spazi chiusi (appartamenti, stabilimenti, macchine), il ritmo ovattato delle sequenze, danno al film un passo sospeso e sonnolento, quasi il racconto seguisse pedestremente un cammino scritto. Negli omicidi di Giorgi non c’è suspense, nelle indagini non c’è risoluzione: c’è solo l’affermazione di un’identità nuova e, per l’appunto, criminale. «Io sono l’assassino» scrive l’uomo alla moglie, nella lettera che lascia prima di costituirsi. La linearità della quieta follia di Giorgi è ripresa anche dalla sceneggiatura, che prosegue di evento in evento abbandonando per strade le linee narrative e lo stesso protagonista. Giorgi in fondo è un semplice testimone non visto, e la sua figura resta indistinguibile dal resto, tra il grigio delle colline, il bianco della neve, l’oscurità della notte. È anche un criminale, ma in questo film pessimista e magnetico, nulla sembra suggerire la possibilità che ancora possa esistere un legame spirituale – o anche solo dotato di senso– fra l’uomo e la terra, la vita e la morte.
La fascinazione del delitto e la coltivazione del male, gli immensi spazi vuoti come metafora affascinante del tempo e dello spazio mentale da occupare per Giorgi Meskhi che lavora in una miniera come ingegnere e un giorno casualmente assiste ad un delitto, costituiscono i caratteri essenziali sui quali il giovane regista georgiano Dmitry Mamuliya dà corpo al suo film in concorso nella sezione Orizzonti [...] Vai alla recensione »
La vita monotona del ventottenne Giorgi Meskhi, vice ingegnere capo in una città operaia, viene sconvolta quando assiste casualmente, da lontano, all'omicidio di un famoso giocatore di calcio. Partecipa al funerale e, cercando di passare inosservato, spia la moglie e la figlia del defunto. Giorno dopo giorno, continua a ritornare sulla scena di questo crimine, che diventa un'ossessione.
Il secondo è "The criminal man" del georgiano Dmitry Mamuliya, che racconta la storia di un uomo che assistendo a un omicidio, ne resta ossessionato, diventando a sua volta un assassino. Atmosfera e ritmi rarefatti per una visione cupa di un Paese e della sua disumanità. Ostico, ma interessante. Da Il Gazzettino, 7 settembre 2019