Russian Doll

Film 2019 | Thriller, Commedia 30 min.

Regia di Leslye Headland, Jamie Babbit, Natasha Lyonne. Una serie con Natasha Lyonne, Charlie Barnett, Yul Vazquez, George Aloi, Elizabeth Ashley. Cast completo Genere Thriller, Commedia - USA, 2019, STAGIONI: 1 - EPISODI: 8

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Ultimo aggiornamento mercoledì 30 gennaio 2019

Una giovane donna costretta a rivivere il giorno del suo compleanno. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, 6 candidature agli Emmy Awards, 2 candidature a Writers Guild Awards, 1 candidatura a CDG Awards, ha vinto un premio ai ADG Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 3,05
CONSIGLIATO N.D.
Una serie originale Neflix.

Una giovane donna di New York cerca di fuggire da una festa fatta in suo onore. Lei si chiama Nadia e continua a morire e a rivivere il suo trentaseiesimo compleanno, bloccata in un loop temporale che non le lascia via di fuga davanti all'abisso della mortalità.

Episodi: 7
Regia di Leslye Headland, Jamie Babbit, Natasha Lyonne.

Divertente e godibile, la seconda stagione ha buoni momenti di regia e una grande qualità del cast

Recensione di Andrea Fornasiero

Sono passati quattro anni dal loop temporale in cui Nadia e Alan sono rimasti intrappolati. Oggi la vita di entrambi procede regolare: Alan accetta senza grande fortuna gli appuntamenti che mamma combina per lui; Nadia si preoccupa dell'amica di sua madre Ruth, che versa di difficili condizioni mediche. All'improvviso, prendendo un treno della metropolitana, Nadia si ritrova negli anni 80 e scopre di abitare il corpo di sua madre, in quel periodo incinta proprio di lei. Alan sembra estraneo alla situazione, ma la curiosità lo spinge a prendere lo stesso treno e a viaggiare a sua volta nel tempo...

Tornano i paradossi temporali di Russian Doll, questa volta con una logica ancora più fumosa, al servizio di una narrazione dalla prevedibile morale sul destino e la famiglia.

Se nella precedente stagione i due personaggi principali erano prigionieri di un breve periodo di tempo, come in Ricomincio da capo, questa volta hanno invece maggiore controllo sulla situazione. Superato infatti lo spaesamento iniziale, Nadia viaggia avanti e indietro nel tempo, scegliendo persino il periodo storico in cui recarsi. Di questo non viene data alcuna spiegazione, perché alla sceneggiatura, ancor più che nella prima stagione, il paradosso temporale serve solo come pretesto. Un'occasione per mettere i personaggi di fronte al passato della propria famiglia e offrirgli occasioni di catarsi. Nadia infrange ogni regola di finzione e pure di buon senso sui viaggi nel tempo, e arriva a cercare di cambiare drasticamente il proprio destino, finendo per sbattere la testa contro l'impossibile.

Si conferma dunque la personalità abrasiva di Nadia, che maltratta quasi tutti quelli che incontra e dice cose assurde per chi vive nel passato, senza curarsi minimamente di essere compresa. Si comporta come se parlasse da sola e fosse circondata (lo dirà infatti anche lei) da personaggi non-giocanti di uno dei videogame a cui lavora: non persone reali ma fantocci le cui sorti sono irrilevanti. È insomma convinta di essere, come in un videogioco, la protagonista di cui la storia non può fare a meno e a cui tutto è concesso (ma in realtà anche i videogame sono più complessi di così...). Via via prende coscienza di essere però assai meno onnipotente di quanto crede e, come le dice Alan, inizia a dubitare che il passato possa essere aggiustato. La saggezza non è però cosa di Nadia, personaggio tra i più estremi e quindi anche improbabili della Tv contemporanea, che puntualmente prende le scelte più miopi e irresponsabili.

Il vero paradosso è che ci debba interessare l'aspetto patetico della sua vita, il suo passato famigliare e cosa l'ha portata a essere chi è. Considerato che la sua autocommiserazione è fuori luogo - vista la vita senza preoccupazioni che conduce nella costosa New York - le sue decisioni sconsiderate finiscono più spesso per dare sui nervi.

A interessare, più di Nadia, sono le persone che incontra, in particolare la giovane Ruth e sua nonna, ma alla fine nessuna di loro riceve l'attenzione che meriterebbe. Nadia è ossessionata da se stessa ma anche la serie è ossessionata da lei, del resto è prodotta e a volte anche scritta e sceneggiata dalla stessa attrice protagonista, Natasha Lyonne. Tanto che, per esempio, il personaggio di Alan che sarebbe co-protagonista risulta ancora una volta assai sacrificato e addirittura la sua storia inizia davvero solo nel quarto episodio su sette.

La qualità del cast, l'abbondare di canzoni d'accompagnamento - che includono anche due brani dei Pink Floyd - insieme a ottime qualità produttive e buoni momenti di regia, rendono comunque le poche e brevi puntate relativamente godibili. Rimane però la frustrazione per una seconda stagione che si è fatta attendere troppo a lungo e che ha scelto la strada in fondo più banale per continuare, dove l'elemento fantascientifico è sia cruciale sia ridotto a comodo motore narrativo. Ma se un elemento fondamentale è privo di peso l'impalcatura su cui si regge sarà altrettanto eterea. Infatti la nuova stagione di Russian Doll risulta divertente ma, a dispetto della ambizioni, manca di sostanza e finisce per essere in fondo dimenticabile.

Episodi: 8 (8/30 min.)
Regia di Leslye Headland, Jamie Babbit, Natasha Lyonne.

La versione seriale e al femminile di Ricomincio da capo: un esperimento ben diretto ma dall'andamento ondivago e indeciso

Recensione di Andrea Fornasiero

Nadia è una disinibita donna di New York, una programmatrice affermata che, dopo aver lasciato un uomo che per lei ha messo in crisi il proprio matrimonio, non sembra volere relazioni impegnative. Dalla sua festa di compleanno torna a casa con Mike, un professore che a sua volta sembra interessato per lo più al sesso occasionale. Il giorno dopo, di nuovo per strada, vede il suo gatto che da qualche tempo era scomparso e attraversa senza guardare di lato, finendo investita. Al posto di morire si ritrova improvvisamente ancora una volta alla sua festa di compleanno e da quel momento, mentre elabora teorie e cerca risposte, le capitano vari incidenti mortali che la riportano sempre al punto di partenza. Le cose si complicano quando incrocia un uomo che sembra vivere la sua stessa condizione, ma con tutt'altra attitudine.

Come in una versione seriale e al femminile di Ricomincio da capo, Russian Doll vede la protagonista bloccata in una sorta di trappola metafisica. La sua crescente esasperazione la rende all'inizio più divertente, sarcastica e schietta che mai, ma progressivamente la serie si fa anche drammatica facendo riemergere traumi più o meno rimossi del passato.

La commistione di registri, che sfiora anche l'horror sul finale, sfugge però di mano alle autrici (Amy Poehler, Leslye Headland e Natasha Lyonne, anche protagonista) e ne viene una serie ondivaga e indecisa, che nel tentativo di seguire varie piste finisce per lasciare numerose sottotrame incompiute - e non per mancanza di spazio. Ci sono infatti almeno due puntate centrali più o meno digressive perché i personaggi, che pur ormai hanno accettato la loro condizione, preferiscono fissarsi su improbabili obiettivi personali piuttosto che riferire l'un l'altro i segnali più allarmanti che devono aver notato. Come la sparizione di un pesce dall'acquario o gli elementi organici, quali fiori e frutta, che deperiscono già da metà stagione almeno ma di cui si arriva a parlare solo nelle ultime puntate.

Al che ci si chiede: "se non prendono sul serio loro questa situazione, perché dovremmo farlo noi?" Tanto vale divertirsi delle situazioni più buffe, ma anche queste, dopo i primi due scoppiettanti episodi, iniziano a latitare e con l'arrivo del coprotagonista si affianca a Nadia un uomo rigido e introverso, più lamentoso che simpatico. E che per altro non viene debitamente approfondito: se di Nadia riemerge un trauma passato, nel caso di lui non sembra esserci niente di analogo, tanto che il loro rapporto alla fine risulta inesplicabile. Il cast comunque fa il possibile per tenere in piedi una vicenda scombinata come questa e se Natasha Lyonne ritaglia per sé la parte del leone, Jeremy Bobb (recentemente visto anche nell'ottima Escape at Dannemora) è davvero un laido bastardo fatto e finito che non lo nasconde per nulla, come raramente se ne vedono in Tv.

Anche la lentezza del collocare la propria situazione lascia perplessi, visto che la protagonista è dichiaratamente geek e frequenta un ambiente dove il suo spacciatore si inventa una password come "Dune di Jodorowsky", eppure non si accorge che la sua situazione è la stessa di un cult come Ricomincio da capo (o di Auguri per la tua morte). La ricorsività della sua vita viene piuttosto tenuamente collegata a un suo difficilissimo videogame di alcuni anni prima, così impossibile che nemmeno lei riesce a finirlo. Pure il rapporto tra il gioco e il passato di Nadia rimane comunque solo un velato suggerimento, il cui approfondimento è forse rimandato a una prossima eventuale stagione. Così come la follia di sua madre, interpretata da Chloë Sevigny, entra in scena tardi e non viene risolta se non da una catarsi piuttosto generica, più comoda che convincente.

Russian Doll tiene sul fronte della regia, firmata da Leslye Headland, dalla veterana di comedy Jamie Babbit e da Lyonne stessa nell'ultimo episodio, che è pure quello visivamente più suggestivo e strutturato. Nella scrittura invece l'esperimento mostra la corda, forse per eccessiva ambizione, forse per confusione, forse più semplicemente per non aver voluto svelare tutte le carte alla prima stagione. Il finale d'altra parte ha tutto l'aspetto di una conclusione, ma proprio per questo a pensarci anche solo un attimo vengono subito in mente, come una sorta di sgradevole retrogusto, tutti i punti rimasti in sospeso o avviluppati.

winner
miglior scenogr. serie tv single-camera
ADG Awards
2020
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