Il ritratto pop di Pierre Cardin, un'icona di stile capace di penetrare le fibre del Novecento a un livello quasi atomico. GUARDA SUBITO SU IWONDERFULL »
di Tommaso Tocci
Documentario ritmato e mai parsimonioso nel dispensare stimoli visivi allo spettatore, House of Cardin traccia la storia personale e professionale del celebre stilista, venuto a mancare poco più di un anno dopo la presentazione del film alla Mostra del Cinema di Venezia.
L'opera dei registi P. David Ebersole e Todd Hughes (coppia che già aveva prodotto Room 237 sullo Shining di Kubrick) si fa quindi gioioso epitaffio per un personaggio la cui importanza trascende il suo profilo artistico e, forse, anche il mondo della moda stesso.
L'evoluzione della casa di moda Cardin, fondata dal giovane Pierre dopo gli inizi con Christian Dior, ha preso infatti svolte impreviste e colossali, prima stupendo con delle creazioni altamente originali che hanno cementato il nome dello stilista nella cultura popolare, poi contribuendo a democratizzare la haute couture aprendo un canale verso una clientela non esclusiva (avviando la rivoluzione del prêt-à-porter), e infine disintegrandosi in una galassia di prodotti sotto licenza sempre più lontani dai dettami dell'alta moda, che hanno essenzialmente fatto evaporare il nome di Cardin mentre lo rendevano onnipresente.
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