Titolo originale | Siyabonga |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Sudafrica, Gran Bretagna |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Joshua Magor |
Attori | Mancane Dlomo, Sabelo Khoza, Joshua Magor, Siyabonga Majola, Xolani Malinga Ntokozo Mkhize, Thembalihle Mncadi, Amanda Ncube, Mondi Ndlovu, Nkanyiso Ndumiso, Luthando Ngcobo, Sibusiso Nzama, Percy Mnecedicy Zulu, Nonduh Zuma. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,02 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 agosto 2018
Syabonga è un aspirante attore a Mphopomeni e farà di tutto per poter partecipare alle riprese di un film in una cittadina vicina.
CONSIGLIATO SÌ
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Mphopomeni, Sudafrica. Siyabonga, aspirante attore, viene a sapere che un film verrà girato in una cittadina dell'area e fa di tutto per incontrare il regista e candidarsi per un ruolo.
Arriva come una sferzata, come una secchiata di acqua gelida, la rivelazione che sta al cuore di Siyabonga (titolo internazionale We Are Thankful).
Un film che prende il nome dal suo protagonista, o meglio che ruota attorno a lui e al suo passato.
Realtà e finzione si mescolano, in un groviglio inestricabile in cui è impossibile delineare confini certi. Appartengono certamente alla finzione alcuni siparietti da commedia dell'assurdo, tra Otar Iosseliani e Monty Python, che caratterizzano il primo segmento del film.
Tra la ricerca di una connessione wi-fi o di un passaggio in auto, Joshua Magor introduce così, nella maniera più delicata, al contesto di un villaggio del Sudafrica dove regna la miseria e molte certezze del mondo contemporaneo sono destinate a sfaldarsi. Un luogo in cui anche il ricorso alla stregoneria è un'opzione perseguibile, e socialmente accettabile, per perseguire i propri scopi.
Siyabonga osserva la disperazione dalla propria finestra (una carriola arrugginita utilizzata come unico giocattolo di un bimbo) e sogna la fuga, la via del cinema, per raccontare ciò che il mondo ancora non conosce. Il suo colloquio con il regista, che si trasforma in confessione-fiume, spezza in due il film e imprime una svolta stilistica e contenutistica: alla commedia subentra il dramma, alla finzione la realtà. Perché la coincidenza tra i nomi dei personaggi e quelli degli interpreti lascia pochi dubbi sulla natura autobiografica dell'opera. Prima di Siyabonga e dei suoi sogni, prima di Nelson Mandela e del suo pugno alzato, in Sudafrica erano separati anche i servizi igienici. Le cicatrici della segregazione razziale sono vive e difficilmente sanabili. Siyabonga ce lo ricorda, tra una lacrima, un sorriso e una connessione wi-fi sottratta di sbafo a qualche umlungus (uomo bianco in lingua zulu).