Nel nuovo film di Daniele Luchetti Io sono Tempesta l'attore è un imprenditore senza scrupoli. Dal 12 aprile al cinema.
di Paola Casella
Nel nuovo film di Daniele Luchetti, Io sono Tempesta, Marco Giallini è Numa Tempesta, imprenditore senza scrupoli che si ritrova a lavorare in un centro di accoglienza per sfuggire al carcere. Un ruolo che rimanda ad Alberto Sordi e Vittorio Gassman (quello de Il sorpasso, cui il film fa omaggio con una scampanellata di clacson) e che non ha nulla in comune uno degli attori più benvoluti del panorama cinematografico italiano.
Non ho niente in comune con Tempesta, a parte l'altezza e il fisico. Io non commetterei neanche la metà della metà delle sue nefandezze, non ne sarei proprio capace. Ma sono io che l'ho portato in scena, e dunque durante le riprese ho dovuto sospendere qualsiasi giudizio morale sul suo conto.
Secondo lei Numa è un coglione, come gli ripete suo padre nel film?
È un figlio di puttana, ma non un coglione. Un coglione è uno che crede a tutto, o che fa lo sbruffone con le donne. Numa invece è intelligente e poco interessato al sesso: anaffettivo e mascalzone.
Dica la verità, un po' le sta simpatico.
Diciamo che mi diverte. È una personalità forte, carismatica, uno di quelli che muovono il mondo, e si ritrova allo stesso livello dei frequentatori del centro di accoglienza, anzi peggio, perché gli tocca pulire i cessi del centro.
Una bella sfida per un attore.
Numa resta uno dei personaggi più belli che abbia avuto l'occasione di interpretare. Daniele Luchetti mi ha costretto a liberarmi di molti miei difetti per renderlo al meglio.
Le ha permesso di improvvisare?
Un po', ma Daniele è sempre molto preciso, sa quello che vuole e se la tua improvvisazione non coincide con i suoi obiettivi se ne disfa.
Secondo lei Io sono Tempesta racconta l'Italia di oggi?
No, racconta il mondo di sempre, la natura umana, come i film dovrebbero fare. Quelli belli, si intende.