annalisarco
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domenica 10 settembre 2017
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un nuovo nolan
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Si è gridato al capolavoro fin da subito. Dunkirk racconta il salvataggio nel 1940 delle truppe inglesi sulla spiaggia omonima, confinate e intrappolate durante la guerra contro i Tedeschi.
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Si è gridato al capolavoro fin da subito. Dunkirk racconta il salvataggio nel 1940 delle truppe inglesi sulla spiaggia omonima, confinate e intrappolate durante la guerra contro i Tedeschi. Il regista Christopher Nolan ha voluto raccontare la piccola-grande storia della speranza di soldati e della loro patria, unica a rispondere alle richieste di aiuto. Non aspettatevi lotte al’ultimo sangue o combattimenti epici, perché non ce ne sono. Quello che ha da sempre interessato Nolan è il tormento psicologico dello spettatore, e per farlo questa volta ha voluto giocare con il suono. La scala Shepard, un insieme di suoni ascendenti che fanno presagire allo spettatore che qualcosa sta per succedere e che lo immerge immediatamente in uno stato di ansia; unito al ticchettio di un orologio che scandisce il tempo, a volte lentamente – nelle scene di attesa, in cui i soldati non possono far altro che aspettare un aiuto in quelle ore quasi interminabili – altre volte velocemente – quando gli stessi soldati vedono cadere le bombe sopra le loro teste, e questa volta l’attesa di sapere se verranno uccisi o meno corre all’unisono coi battiti accelerati dei loro cuori. Una scelta lasciata alle sapienti mani e orecchie di Hans Zimmer. Non si può discutere la sceneggiatura, nè la realizzazione del film molto veritiero. Ma Hollywood ci ha ormai viziati troppo, abituandoci a sequenze più che spettacolari che non sono presenti in Dunkirk. Inoltre, non ci è possibile giudicare appieno il lavoro di Nolan in quanto, come ormai noto, il regista britannico ama girare in pellicola Imax. 70mm di pura definizione, che seppur sia un punto a favore, verrà visionato da pochi. Dunkirk è un bel film, ma va visto nelle giuste condizioni e, forse, senza aspettarsi un “Nolan”.
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lucascialo
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sabato 30 settembre 2017
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emozionante ma al contempo inverosimile
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Spinto dalle tante ottime recensioni lette qua e là, dove non si risparmiavano stelle né applausi per un film di guerra atipico, ma anche dal fatto che la trilogia del Cavaliere Oscuro mi abbia a dir poco entusiasmato, ho deciso di vedere questa pellicola. Sebbene non sia un amante del genere bellico. Spremuto fino all'inverosimile, con i registi che ormai da qualche anno cercano di scavare nelle tante piccole storie tragiche di quel dramma, per trovare spunti interessanti su cui girare un film.
Cristopher Nolan è uno che le storie le sa raccontare, sia dal punto di vista della sceneggiatura che dietro la macchina da presa. Storie avvincenti, inquadrature coinvolgenti, fotografia ad impatto.
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Spinto dalle tante ottime recensioni lette qua e là, dove non si risparmiavano stelle né applausi per un film di guerra atipico, ma anche dal fatto che la trilogia del Cavaliere Oscuro mi abbia a dir poco entusiasmato, ho deciso di vedere questa pellicola. Sebbene non sia un amante del genere bellico. Spremuto fino all'inverosimile, con i registi che ormai da qualche anno cercano di scavare nelle tante piccole storie tragiche di quel dramma, per trovare spunti interessanti su cui girare un film.
Cristopher Nolan è uno che le storie le sa raccontare, sia dal punto di vista della sceneggiatura che dietro la macchina da presa. Storie avvincenti, inquadrature coinvolgenti, fotografia ad impatto. Anche in Dunkirk c'è un pò tutto questo, dove le storie di tre eroi di guerra si incrociano e si alternano per uno scopo comune: servire la propria patria inglese e ridurre i danni di una guerra che stava prendendo una brutta piega.
Un aviatore, un soldato in ritirata, un padre di famiglia che mette a disposizione la propria barca per portare in salvo dei soldati. Questi sono i protagonisti di Dunkirk. Ci si commuove e si riflette su quella follia che è stata la Seconda Guerra mondiale. Ma non manca anche la noia e il distacco che ti suscita la prima mezz'ora, mitigati solo in parte nel corso del film. E cosa dire poi del soldato che scampa a bombardamenti, fucilazioni, esplosioni, come se fosse in un videogioco.
Registicamente il film è fatto bene, ma è successo ciò che temevo: il patriottismo ha preso la mano del regista. Almeno nel finale, Nolan fa leggere al protagonista cosa disse Churchill verso la fine della Guerra, quando si auspicava che "il nuovo mondo" venisse in soccorso del vecchio. Ma anche qui, più che gli Usa, fu soprattutto la Russia, ad aiutare non poco a sconfiggere il nazismo. Peccato che il cinema non lo ricordi mai. Eppure il maccarthismo di cui fu vittima pure il grande Chaplin, non esiste più da tempo.
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andreaalesci
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lunedì 4 settembre 2017
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tre spazi per ricomporre il tempo
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Christopher Nolan conquista sempre. Stavolta l'ha fatto con Dunkirk, partendo da un episodio storico che celebra una vittoria all'interno di una disfatta: il piano di Churchill nel 1940 per riportare a casa, in Gran Bretagna, soldati inglesi (e alleati francesi) dal cantuccio di Dunkerque dove la morsa nazista li aveva costretti, inesorabilmente condannati a perire.
La prima impressione è quella di essere dentro un'opera senza centro, con quei personaggi che non riusciamo ad afferrare o nemmeno a vedere (su tutti il "pilota mascherato" interpretato da Tom Hardy).
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Christopher Nolan conquista sempre. Stavolta l'ha fatto con Dunkirk, partendo da un episodio storico che celebra una vittoria all'interno di una disfatta: il piano di Churchill nel 1940 per riportare a casa, in Gran Bretagna, soldati inglesi (e alleati francesi) dal cantuccio di Dunkerque dove la morsa nazista li aveva costretti, inesorabilmente condannati a perire.
La prima impressione è quella di essere dentro un'opera senza centro, con quei personaggi che non riusciamo ad afferrare o nemmeno a vedere (su tutti il "pilota mascherato" interpretato da Tom Hardy). Una storia decentrata, divisa in spazi e tempi precisi, come dice il prologo: una settimana sulla spiaggia, un giorno in mare, un'ora nel cielo. Spazio nel tempo, l'ordinatore supremo dei film di Nolan sin da Memento, passando per Inception e Interstellar.
Quel tempo che sentiamo nel ticchettio pervasivo di tutta la pellicola, mentre la storia si ricompone nella flessibilità del montaggio alternato. Potremmo paradossalmente vedere il film a occhi chiusi: mentre la musica vibratile di Hans Zimmer sbatte come le onde che intrappolano i soldati sulla spiaggia di Dunkerque, mentre i suoni ci sovrastano e ci schiantano i timpani nei sibili dei caccia nemici che sfrecciano, nei siluri che distruggono i cacciatorpediniere, nelle urla di chi lotta per non affogare. I suoni della guerra, mostrata senza truci sbudellamenti né sangue che schizza, ma forse più atroce da assorbire.
Non serve mostrare, basta accennare, anche solo l'espressione sul viso di un comandante (alias Kenneth Branagh). Non conosciamo il passato dei personaggi, vediamo soltanto il presente delle loro azioni. La storia di Dunkirk suggerisce, muovendosi fra terra, acqua, aria e tre punti di vista ondivaghi che sanno però dire ogni cosa. Come in un coro, distinguiamo un'unica voce ma che le comprende tutte, raccontando una storia come solo un'opera epica sa fare.
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kimkiduk
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martedì 5 settembre 2017
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strizzatina agli oscar
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Film bello, colore, musica, tensione, interpretazione, effetti speciali, ricostruzione storica; tutto quasi perfetto.
Ma allora perchè solo 3 stelle?
Perchè questo da Nolan è logico aspettarselo, ma quando guardo un film di guerra mi viene da fare paragoni per definirlo, come qui mi sembra si inneggi, un capolavoro.
Non è giusto nemmeno fare nomi di titoli a cui fare riferimento nel modo in cui l'argomento viene trattato, perchè sono anche diversi.... non tutti i film belli di guerra parlano come questo di un episodio ben preciso.
Nolan da Inglese patriotta voleva fare ed ha fatto un ricordo sentito di una pagina eroica del POPOLO inglese che ha salvato 335000 suoi figli assediati e forse risparmiati dai tedeschi.
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Film bello, colore, musica, tensione, interpretazione, effetti speciali, ricostruzione storica; tutto quasi perfetto.
Ma allora perchè solo 3 stelle?
Perchè questo da Nolan è logico aspettarselo, ma quando guardo un film di guerra mi viene da fare paragoni per definirlo, come qui mi sembra si inneggi, un capolavoro.
Non è giusto nemmeno fare nomi di titoli a cui fare riferimento nel modo in cui l'argomento viene trattato, perchè sono anche diversi.... non tutti i film belli di guerra parlano come questo di un episodio ben preciso.
Nolan da Inglese patriotta voleva fare ed ha fatto un ricordo sentito di una pagina eroica del POPOLO inglese che ha salvato 335000 suoi figli assediati e forse risparmiati dai tedeschi. Ha voluto omaggiare l'eroismo non solo di un esercito, che poi vincerà una guerra, ma quello del popolo intero, fiero dei suoi ragazzi perdenti e vergognosi di fronte a chi li ha salvati.
Ma allora proprio per questo caro Nolan forse il finale o altri pezzi del film potevano essere più .... anzi meno compiacenti verso gli USA, nei modi sfarzosi, nell'enfasi cinematografica tanto simpatica e tanto importante per qualche futuro premio e soprattutto con una frase nel finale che ringrazia il NUOVO MONDO che salverà il vecchio mondo, per me riferimento al futuro intervento USA e quindi al ringraziamento per i futuri OSCAR per me possibilissimi se non certi.
Allora metto anche qualche titolo a paragone .... i due film su Iwo Jima di Eastwood trattano il tema in modo molto più importante (a mio riguardo), senza scomodare Il cacciatore o Full Metal Jacket o Apocalypse Now o La grande illusione di Renoir. Se Dunkirk vale 5 stelle quanto si dovrebbe dare a questi?
Comunque merita la visione assolutamente perchè grande cinema. .
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(di edo_94)
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chrisnolan
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mercoledì 6 settembre 2017
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inno alla vita e alla lotta
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Grandissimo capolavoro di Nolan, che compie il suo salto di qualità dimostrando di essere un ottimo regista. Il film è un inno alla lotta e alla vita dove soldati inermi, civili disarmati e piloti in netta inferiorità numerica cercano di salvarsi da un destino che sembra ormai segnato. Essi lottano contro il tempo, ben reso da un grande montaggio e da una colonna sonora perfettamente riuscita, e in un luogo infernale, mitragliato dalle bombe scagliate dagli aerei tedeschi e dai siluri degli u-boot. I soldati si ritrovano a provare più volte qualsiasi mezzo per uscire da quella situazione ( cercano di tappare i buchi della nave con le mani ben consapevoli di poter essere colpiti dai proiettili tedeschi), prova che fino ad un certo punto sembra impossibile da superare( ben reso dal vento che soffia contro gli inglesi, quasi a dimostrare che ogni tentativo è inutile e che sono costretti a rimanere nella spiaggia).
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Grandissimo capolavoro di Nolan, che compie il suo salto di qualità dimostrando di essere un ottimo regista. Il film è un inno alla lotta e alla vita dove soldati inermi, civili disarmati e piloti in netta inferiorità numerica cercano di salvarsi da un destino che sembra ormai segnato. Essi lottano contro il tempo, ben reso da un grande montaggio e da una colonna sonora perfettamente riuscita, e in un luogo infernale, mitragliato dalle bombe scagliate dagli aerei tedeschi e dai siluri degli u-boot. I soldati si ritrovano a provare più volte qualsiasi mezzo per uscire da quella situazione ( cercano di tappare i buchi della nave con le mani ben consapevoli di poter essere colpiti dai proiettili tedeschi), prova che fino ad un certo punto sembra impossibile da superare( ben reso dal vento che soffia contro gli inglesi, quasi a dimostrare che ogni tentativo è inutile e che sono costretti a rimanere nella spiaggia). Bellissima scena della lettura del giornale locale sul treno, come quella dell'arrivo delle barche dei civili (simbolo della lotta comune e fraterna), così come quella dove i soldati all'interno della nave affondante litigano per chi si debba sacrificare affinché la nave galleggi. Un film nel quale il protagonista non è un singolo personaggio, ma l'ideale di lotta per la vita (un po' come in un altro grande capolavoro come 'La sottile linea rossa'). In conclusione un grandissimo film che consiglio assolutamente di guardare.
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vincenzoambriola
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domenica 10 settembre 2017
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la guerra e il mare
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Maggio 1940, spiaggia di Dunkerque, 400.000 soldati inglesi in ritirata. Nolan racconta cosa è successo, dal punto di vista di un giovane soldato che cerca di sopravvivere ad ogni costo, di un anziano signore che con la sua barca a vela affronta la Manica per aiutare la Marina al recupero dei soldati, di un aviatore che dall'alto abbatte i caccia e i bombardieri tedeschi. Lo fa usando immagini, poche parole, in maniera incruenta ma al tempo stesso crudele. Il mare è il grande protagonista, anzi l'acqua del mare che riempie le navi colpite dai siluri, quelle mitragliate, quelle che cercano di raggiungere in tempo la spiaggia di Dunkerque. Ma il mare è anche sotto i caccia che combattono tra loro e che vi affondano quando sono colpiti.
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Maggio 1940, spiaggia di Dunkerque, 400.000 soldati inglesi in ritirata. Nolan racconta cosa è successo, dal punto di vista di un giovane soldato che cerca di sopravvivere ad ogni costo, di un anziano signore che con la sua barca a vela affronta la Manica per aiutare la Marina al recupero dei soldati, di un aviatore che dall'alto abbatte i caccia e i bombardieri tedeschi. Lo fa usando immagini, poche parole, in maniera incruenta ma al tempo stesso crudele. Il mare è il grande protagonista, anzi l'acqua del mare che riempie le navi colpite dai siluri, quelle mitragliate, quelle che cercano di raggiungere in tempo la spiaggia di Dunkerque. Ma il mare è anche sotto i caccia che combattono tra loro e che vi affondano quando sono colpiti. Un mare che separa due coste, quella inglese da quella francese, così vasto per separare due visioni del mondo ma abbastanza vicine da vedersi a occhio nudo.
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fabiant.
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domenica 10 settembre 2017
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altro buon film di nolan nuovamente sopravvalutato
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A essere oggettivi credo che due stelle e mezzo siano il giusto voto, in questo caso, per un grande regista che ha tutte le qualità per fare di meglio, come ha già dimostrato in passato. Si possono certamente ammirare varie cose in "Dunkirk": la regia, anzitutto, la fotografia, gli scenari, la prova attoriale. Ma il giudizio vero e proprio non può che essere influenzato soprattutto dalla qualità della sceneggiatura, elemento che - proprio in "Dunkirk" purtroppo - latita fortemente e costringe lo spettatore alla visione di una sorta di documentario impersonale e privo di slancio narrativo. Alcuni brevi momenti di adrenalina si alternano a numerose riprese tendenzialmente noiose, didascaliche, per nulla memorabili.
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A essere oggettivi credo che due stelle e mezzo siano il giusto voto, in questo caso, per un grande regista che ha tutte le qualità per fare di meglio, come ha già dimostrato in passato. Si possono certamente ammirare varie cose in "Dunkirk": la regia, anzitutto, la fotografia, gli scenari, la prova attoriale. Ma il giudizio vero e proprio non può che essere influenzato soprattutto dalla qualità della sceneggiatura, elemento che - proprio in "Dunkirk" purtroppo - latita fortemente e costringe lo spettatore alla visione di una sorta di documentario impersonale e privo di slancio narrativo. Alcuni brevi momenti di adrenalina si alternano a numerose riprese tendenzialmente noiose, didascaliche, per nulla memorabili. Un film sicuramente ben realizzato, consigliato a chi ama i film di guerra, ma di certo non tra i migliori di Nolan. Allo stato attuale, "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg continua a rimanere indisturbato uno spartiacque del genere in questione.
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[+] noioso?
(di l''uomodellasala)
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(di no_data)
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mariaelena
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domenica 10 settembre 2017
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lodi del cielo della terra e del mare
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Amo i film di guerra, dove si avverte lo sforzo inumano di sopravvivere uccidendo, di riscattare la morte attraverso la vittoria e la gloria per affermare una propria ideologia in cui si finge di credere per legalizzare i crimini in cui ci si perde.... Amo quindi questo genere quando l'elemento umano traspare da ogni azione e proprio per questa ragione il film di Nolan non mi ha coinvolto più
di tanto.
Il parlato è quasi assente, quando c'è è ridotto all'essenziale e manca assolutamente di pathos cosa che invece connota la musica
con quelle ossessive e frenetiche poche note che inducono insofferenza e, a mio parere, nuociono anche agli spettacolari piani
scenografici che avvolgono lo spettatore.
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Amo i film di guerra, dove si avverte lo sforzo inumano di sopravvivere uccidendo, di riscattare la morte attraverso la vittoria e la gloria per affermare una propria ideologia in cui si finge di credere per legalizzare i crimini in cui ci si perde.... Amo quindi questo genere quando l'elemento umano traspare da ogni azione e proprio per questa ragione il film di Nolan non mi ha coinvolto più
di tanto.
Il parlato è quasi assente, quando c'è è ridotto all'essenziale e manca assolutamente di pathos cosa che invece connota la musica
con quelle ossessive e frenetiche poche note che inducono insofferenza e, a mio parere, nuociono anche agli spettacolari piani
scenografici che avvolgono lo spettatore.
Vi è troppo "rumore" per un'azione di guerra che richiedeva un assoluto silenzio e una frettolosità di azioni in sordina.
Spiazzanti sono anche le figure dei civili che con una calma assoluta effettivamente troppo inglese si accingono a portare a termine l'azione di salvataggio dei soldati. Dai visi non traspare nessun coinvolgimento e pari stiano compiendo un salvataggio il cu risultato non sia messo neanche per un attimo in discussione. Anche la figura del comandante inglese è poco credibile con quel viso rasato di fresco,e l'uniforme perferttamente in ordine, il viso per nulla partecipe che si appresterà, portata a termina l'azione , a compierla nuovamente per salvare i soldati francesi rimasti a terra. E il roboante film termina con il suo sorriso sornione e sicuro.
Stupende le immagini di terra cielo e mare sconvolti dalla bufera umana che non risparmia.
.. Maria Elena
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darkobserver
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lunedì 11 settembre 2017
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perché nuovo film di nolan è un capolavoro
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NO SPOILER Agosto/Settembre 2017. Esce in Italia l'ultimo, atessissimo e acclamato film di Christopher Nolan. Molte le discussioni sul ritenere questo film un capolavoro o meno. Ecco perché andrebbe considerato tale, ignorando indiscutibili qualità già elogiate da moltissimi altri recensori.
Per decenni nella guerra cinematografica abbiamo visto sul grande schermo storie di epiche e vittoriose battaglie, storie romantiche con i bombardamenti a fare da sfondo, con personaggi caratterizzati fino all'osso, dei quali conoscevamo quasi tutto. Personaggi a cui il pubblico, affezionatosi, non esitava a regalar loro qualche lacrima nei momenti più drammatici.
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NO SPOILER Agosto/Settembre 2017. Esce in Italia l'ultimo, atessissimo e acclamato film di Christopher Nolan. Molte le discussioni sul ritenere questo film un capolavoro o meno. Ecco perché andrebbe considerato tale, ignorando indiscutibili qualità già elogiate da moltissimi altri recensori.
Per decenni nella guerra cinematografica abbiamo visto sul grande schermo storie di epiche e vittoriose battaglie, storie romantiche con i bombardamenti a fare da sfondo, con personaggi caratterizzati fino all'osso, dei quali conoscevamo quasi tutto. Personaggi a cui il pubblico, affezionatosi, non esitava a regalar loro qualche lacrima nei momenti più drammatici. È una delle tante regole della settima arte: lo sviluppo di un arco narrativo e una caratterizzazione profonda di un personaggio affinché il pubblico possa trovare sintonia con esso. Metodo ritenuto fondamentale in quasi tutti i film, bellici inclusi.
Nolan però sovverte a questa regola, mettendo in scena un cast corale che ci regala personaggi privi di alcuna caratterizzazione o di qualsiasi arco rilevante. Nessun protagonista. Nessun personaggio memorabile. Nolan prende 400 000 uomini e li sbatte in un purgatorio in terra: si riesce a vedere il paradiso, ma alle spalle incalza l'inferno. Un'esperienza bellica viscerale, il cui scopo è quello di angosciare lo spettatore, farlo aggrappare alle proprie poltrone, negandogli il compiacimento visivo di altri blockbusters. La guerra fa paura e basta. Eppure questo inferno distaccatamente collettivo racconta meglio l'umanità di quanto abbiano mai fatto i suoi predecessori. Quelle migliaia di elmetti per la prima volta non rappresentano soldati guidati da valori, ma uomini che vogliono solo tornare a casa, e che si attaccheranno alle più pericolanti barchette pur di tornarci. Puro istinto di sopravvivenza. Nessuna battaglia vittoriosa. Nessuna bandiera da piantare. Nessun trionfo di retorica. Solo un popolo che vuole mettere in salvo i suoi fratelli da un incubo. Per la prima volta nel cinema bellico il voler vincere sul nemico passa in secondo piano, schiacciato dall'importanza della sopravvivenza, del ritorno a casa, del ritorno alla vita, della solidarietà, dell'aiuto reciproco.
"Sono stati battuti da Hitler? Pazienza, ora l'importante è che riescano a tornare sani e salvi"
Sembrano dire gli equipaggi delle quasi trecento imbarcazioni civili partite in soccorso. Un trionfo di umanità fra i più strazianti mai espressi su schermo. E Nolan riesce in questo senza il bisogno di soldati con problemi personali, dediti inverosimilmente a raccontare qualsiasi cosa di loro allo spettatore. Nolan dimostra che la regola citata precedentemente non trova fondatezza nel cinema bellico. E non tutti sono disposti ad accettare subito questa cosa, ormai abituati a decadi di film bellici completamente diversi. Molti si sono lamentanti di questa mancanza di "veri" personaggi, ma Nolan fa scacco matto al suo stesso pubblico. È veramente necessario conoscere un personaggio per essere emotivamente coinvolti di fronte alle sue crude e realistiche peripezie, come essere schiacciati a sardina su un molo pronti per essere decimati da aerei nemici? Quando vediamo in tv stragi terroristiche, abbiamo bisogno di conoscere le persone coinvolte per poter provare dispiacere per loro? La risposta appare semplice.
Dunkirk così finisce, fra le altre cose, per essere una denuncia contro quella mancanza di umanità che paradossalmente affligge molte branche del cinema, e lo fa spiazzando completamente lo spettatore, che a primo impatto percepirà il capolavoro umanitario Dunkirk come un film freddo, emotivamente vuoto. E a giudicare da molti pareri in giro, ci è riuscito pienamente.
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matteofedele
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giovedì 14 settembre 2017
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capolavoro di poche parole
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L’altruismo di alcuni, l’egoismo di altri nella corsa contro il tempo che è la sopravvivenza. Nel suo decimo lungometraggio Nolan lesina in spettacolarità per focalizzarsi sull’umanità, limita il parlato per concentrarsi sugli sguardi. L’umanità e gli sguardi di un esercito di piccoli personaggi in balia di una morte senza volto. Nessuno di loro è più di uno stereotipo (l’eroico pilota, il bravo comandante, il soldatino impaurito), perché la vera protagonista è la guerra, la paura di esserne annientati, la speranza di uscirne vivi.
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L’altruismo di alcuni, l’egoismo di altri nella corsa contro il tempo che è la sopravvivenza. Nel suo decimo lungometraggio Nolan lesina in spettacolarità per focalizzarsi sull’umanità, limita il parlato per concentrarsi sugli sguardi. L’umanità e gli sguardi di un esercito di piccoli personaggi in balia di una morte senza volto. Nessuno di loro è più di uno stereotipo (l’eroico pilota, il bravo comandante, il soldatino impaurito), perché la vera protagonista è la guerra, la paura di esserne annientati, la speranza di uscirne vivi.
Tornano i tre livelli narrativi di “Inception” (si fonderanno solo per il gran finale) e come in “Inception” ognuno dei tre ha un arco temporale diverso. Per una settimana patiamo coi soldati sulla spiaggia, per un giorno navighiamo sul piccolo yacht del “marinaio della domenica” Mark Rylance e abbiamo solo un’ora per volare con Tom Hardy sopra la Manica prima che finisca il carburante.
In un cast di grandi nomi e di piccoli nomi di grande talento, la miglior interpretazione è quella del silente Aneurin Barnard, la più vivida incarnazione dell’istinto di sopravvivenza dai tempi di Tom Hanks in “Cast Away”. Buon esordio cinematografico per il civile Tom Glynn-Carney, per il soldato Fionn Whitehead e per il cantautore ex “One Direction” Harry Stiles. Risicato purtroppo il ruolo del traumatizzato Cillian Murphy, mentre fanno una nuova ottima figura i veterani Kenneth Branagh, Mark Rylance e Tom Hardy. Quest’ultimo, giunto alla sua terza collaborazione col regista britannico, si conferma uno dei numerosi feticci nolaniani. A proposito di feticci nolaniani, lo score di Zimmer cattura magistralmente paura e speranza dei personaggi con una continua alternanza di ansia lacerante ed esaltazione epica.
Non è il miglior Nolan (“Inception” resta la vetta), ma questo non gli impedisce di essere l’ennesimo capolavoro di una filmografia priva di passi falsi.
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