nalipa
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mercoledì 29 giugno 2016
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film non del tutto riuscito....
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Bella l'idea di partenza. Ottimo cast - su tutti
il grande BATTISTON -
mi é sempre più chiaro il perché una nota critica cinematografiche, prima di vedere qualsiasi film italiano, uso il Batistometro (ossia se nel cast compare il suo nome si dispone meglio alla visione del film) -
ma durante lo svolgersi della vicenda ho avuto la sensazione che si era in dubbio se spingere più sul comico o sul drammatico, in definitiva é un film godibile ... ma avrei, forse, preferito un po' più di cattiveria.
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addolorata croce
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domenica 12 giugno 2016
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la tristezza a specchio del cinema italiano
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Un film claustrofobico, chiuso dentro un appartamento e con pochi scorci in esterno non è la prima volta che viene proposto. Il regista però non è Polansky, ne Bergman ne tanto meno Alfred Hitchcock o Quentin Tarantino, così come gli attori non sono di sicuro il meglio in circolazione, anche se purtroppo sono quelli che lavorano più di altri. E' una scivolata graduale verso l'inferno e le "parole non dette" altro tema iper abusato fino al midollo con tanto di lezioncine moralizzatrici scritte da qualche fautore delle leggi civili. Un non cinema assoluto, dove il successo commerciale fa ritrovare sullo schermo persone che incontri tristemente nella vita di tutti i giorni. E se cerchi evasione ritrovarteli protagonisti di una storia insulsa non è il massimo.
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Un film claustrofobico, chiuso dentro un appartamento e con pochi scorci in esterno non è la prima volta che viene proposto. Il regista però non è Polansky, ne Bergman ne tanto meno Alfred Hitchcock o Quentin Tarantino, così come gli attori non sono di sicuro il meglio in circolazione, anche se purtroppo sono quelli che lavorano più di altri. E' una scivolata graduale verso l'inferno e le "parole non dette" altro tema iper abusato fino al midollo con tanto di lezioncine moralizzatrici scritte da qualche fautore delle leggi civili. Un non cinema assoluto, dove il successo commerciale fa ritrovare sullo schermo persone che incontri tristemente nella vita di tutti i giorni. E se cerchi evasione ritrovarteli protagonisti di una storia insulsa non è il massimo. Tra le attrici qualitativamente superiori alle facce maschili si stacca considerevolmente la Foglietta, anche se a non portare le mutande è l'intero inutile impianto tirato su per narrare il nulla. Tutto troppo "telefonato" e prevedibile ripropone le solite "facce da schiaffi" sinistroidi e "parioline" convinte di suscitare simpatia ed ilarità in maniera del tutto gigionesca, centralità di un Impero romano che non trova più la sua ragione di essere in Cinecittà ma nel contributo della Regione lazio. D'altronde queste congreghe di piccole eroi praticano esasperato onanismo per bearsene insieme un giorno, magari seduti davanti al balbuziente e sopravvalutato (da se stesso) Marco Giusti per l'afosa serata estiva di una Rai 2 manchevole da decenni dei successi di Arbore.
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robi14
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giovedì 9 giugno 2016
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carino, bello il finale.
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Trovo che il film sia molto ben recitato, ben diretto, sono state create delle situazioni che trasformano il sorriso in amarezza. L'argomento che da il "la" al film, il gioco di telefonini è scontato, non avebbe potuto portare ad altro che ad una situazione tale, tra l'altro, paradossalmente, l'unico che, alla fine, risolve il film è proprio colui che non ha nulla da nascondere, che, anzi, dimostra di essere una persona saggia, profonda e di buoni principi. Si, il bello è quello di sottolineare una situazione becera nella quale si rischia spesso di incappare per la voglia di provocare dei soliti petulanti. In effetti ci sono alcune situazioni che catturano di più l'attenzione, soprattutto, per quanto mi riguarda, il finale.
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Trovo che il film sia molto ben recitato, ben diretto, sono state create delle situazioni che trasformano il sorriso in amarezza. L'argomento che da il "la" al film, il gioco di telefonini è scontato, non avebbe potuto portare ad altro che ad una situazione tale, tra l'altro, paradossalmente, l'unico che, alla fine, risolve il film è proprio colui che non ha nulla da nascondere, che, anzi, dimostra di essere una persona saggia, profonda e di buoni principi. Si, il bello è quello di sottolineare una situazione becera nella quale si rischia spesso di incappare per la voglia di provocare dei soliti petulanti. In effetti ci sono alcune situazioni che catturano di più l'attenzione, soprattutto, per quanto mi riguarda, il finale....molto carino...con il fermarsi sul ponte che lascia con il fiato sospeso.
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giuliog02
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domenica 29 maggio 2016
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commedia all'italiana surrealmente sadica
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Bei tipi i personaggi, decisamente ben recitati. Discreta ambientazione con una fotografia che inquadra bene le scene e dà dimensione e movimento ai personaggi. Soggetto surrealmente farlocco e
francamente sadico. Nella realtà nessuna padrona di casa, a meno che non sia demente, potrebbe pensare di organizzare un così pessimo scherzo come quello dei telefonini su cui si basa la narrazione.
Non é nemmeno credibile che umani tra i quaranta ed i cinquanta siano così privi di personalità e senso dell'identità da accettare di prestarsi ad un gioco, potenzialmente pericolosissmo, e che, come minimo,
potrebbe portare qualcuno dei partecipanti ad una misera figura.
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Bei tipi i personaggi, decisamente ben recitati. Discreta ambientazione con una fotografia che inquadra bene le scene e dà dimensione e movimento ai personaggi. Soggetto surrealmente farlocco e
francamente sadico. Nella realtà nessuna padrona di casa, a meno che non sia demente, potrebbe pensare di organizzare un così pessimo scherzo come quello dei telefonini su cui si basa la narrazione.
Non é nemmeno credibile che umani tra i quaranta ed i cinquanta siano così privi di personalità e senso dell'identità da accettare di prestarsi ad un gioco, potenzialmente pericolosissmo, e che, come minimo,
potrebbe portare qualcuno dei partecipanti ad una misera figura. La recitazione collettiva é buona, e si avverte subito il crescere della tensione nei partecipanti. Di positivo ci vedo solo la critica allo stato di
sudditanza da parte di molti alla tecnologia, che da strumento utile diviene - per alcuni - un moloch. A parte alcuni sorrisi, il film lascia l'amaro in bocca e finisce in modo ambiguo.
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melania
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lunedì 23 maggio 2016
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film incredibile !
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Rivisto per la terza volta.
Questo film è incredibile.
Tanti strati da scoprire, ogni visione è nuova.
Forse uno dei film più significativi degli ultimi anni.
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tavololaici
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lunedì 16 maggio 2016
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manfredino romanesco...
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Lo diremo a Lettera 43. Tu intanto, manfredino, impara a scrivere in italiano, che lo conosci cosi' come capisci di cinema.
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giajr
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giovedì 12 maggio 2016
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le cene e la caduta del falso perbenismo...
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Il crudo perbenismo, spogliato di ogni architettura e di ogni maschera.
L'occasione è sempre l'incontro domestico per eccellenza: la cena tra amici.
Ricordate:
- il film del 2012 "CENA TRA AMICI" di Alexandre de La Patelliere, con Patrick Bruel e Valerie Bruel?
- e ancora, avete mai visto il film italiano "IL NOME DEL FIGLIO" del 2014 di Francesca Archibugi con Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Alessandro Gassman e Micaela Ramazzotti?
- poi non dimentichiamo il film USA del 2001 “A CENTA DA AMICI” di Norma Jewison, con Danns Quaid, Andy MacDoewell e Greg Kinnear
- potrei continuare con altri famosissimi film creati ad hoc intorno al tavolo… vedi ad esempio il film “LA CENA” di Ettore Scola (anno 1998) con Vittorio Gassman, Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli, Fanny Ardan.
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Il crudo perbenismo, spogliato di ogni architettura e di ogni maschera.
L'occasione è sempre l'incontro domestico per eccellenza: la cena tra amici.
Ricordate:
- il film del 2012 "CENA TRA AMICI" di Alexandre de La Patelliere, con Patrick Bruel e Valerie Bruel?
- e ancora, avete mai visto il film italiano "IL NOME DEL FIGLIO" del 2014 di Francesca Archibugi con Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Alessandro Gassman e Micaela Ramazzotti?
- poi non dimentichiamo il film USA del 2001 “A CENTA DA AMICI” di Norma Jewison, con Danns Quaid, Andy MacDoewell e Greg Kinnear
- potrei continuare con altri famosissimi film creati ad hoc intorno al tavolo… vedi ad esempio il film “LA CENA” di Ettore Scola (anno 1998) con Vittorio Gassman, Giancarlo Giannini, Stefania Sandrelli, Fanny Ardan.
Sono tutti film molto gradevoli, potrei dire belli.
Trattano, in modi molto simili, il confronto umano, le debolezze dell’uomo e talvolta del sue meschinità anche nei confronti delle persone (forse) amate.
Il film in questione “Perfetti sconosciuti” ha compiuto un passo in più… una analisi sociologia e non solo psicologica.
Ormai il rapporto con il cellulare, per ogni persona, rappresenta un fenomeno sociale di assoluta dipendenza. Un rapporto esclusivo e segreto, tanto da consentire di fare quello che una volta non si sarebbe mai fatto… crearsi una seconda vita, parallela a quella reale: un trasformismo spettacolare.
La consegna e la messa in pubblico del nostro cellulare (mail, sms, messaggi dei social, ecc…) sarebbe (probabilmente) la rovina per tanti.
Un film forte, ben articolato, dinamico, ecc… un film colto ed all’avanguardia.
Dimenticavo: le locationsono ricche, raffinate e cariche di personalità, direi molto simili a quelle utilizzate da Woody Allen (ricordo il film Hannah e le sue sorelle del 1986, anch’esso con una cena molto particolare e per certi versi molto simile a quanto sopra citato).
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c_sergio
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venerdì 6 maggio 2016
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un finale che non ti aspetti
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Ottimo film con una sceneggiatura molto curata ed interpretata al meglio (più o meno) dal cast.
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sandro palombella
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sabato 30 aprile 2016
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borghesucci piccoli piccoli
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Durante una cena, un gruppo di amici decide di fare una specie di gioco della verità. Decidono di posare i loro cellulari sul tavolo condividendo tra loro ogni telefonata ed sms ricevuti durante la serata. "Ma tanto noi non abbiamo segreti da nascondere" dicono quasi a volersi, al tempo stesso, rassicurare a vicenda. Invece non hanno considerato che i cellulari sono una sorta di scatola nera che racchiudono i segreti di ognuno di noi.
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Durante una cena, un gruppo di amici decide di fare una specie di gioco della verità. Decidono di posare i loro cellulari sul tavolo condividendo tra loro ogni telefonata ed sms ricevuti durante la serata. "Ma tanto noi non abbiamo segreti da nascondere" dicono quasi a volersi, al tempo stesso, rassicurare a vicenda. Invece non hanno considerato che i cellulari sono una sorta di scatola nera che racchiudono i segreti di ognuno di noi. E così di un gruppo di amici apparentemente perbenisti e corretti, mano a mano che il gioco va avanti, metteranno a nudo la loro miseria umana regalandoci un finale a sorpresa. Complimenti a Paolo Genovede: una commedia ben congegnata e riuscita
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andrea giostra
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venerdì 29 aprile 2016
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“second life” ovvero “vita reale e quotidiana”
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"Perfetti Sconosciuti" (2016) di Paolo Genovese – recensione di Andrea Giostra.
Introduzione:
Ho visto il film di Paolo Genovese, "Perfetti Sconosciuti", il secondo o il terzo giorno di proiezione nelle Sale italiane! Sono andato al Cinema da solo e me lo sono gustato tutto d'un fiato.
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"Perfetti Sconosciuti" (2016) di Paolo Genovese – recensione di Andrea Giostra.
Introduzione:
Ho visto il film di Paolo Genovese, "Perfetti Sconosciuti", il secondo o il terzo giorno di proiezione nelle Sale italiane! Sono andato al Cinema da solo e me lo sono gustato tutto d'un fiato. Quando i titoli di coda hanno cominciato a scorrere ho pensato: «Se questo Film stasera l'avesse visto Woody Allen si sarebbe mangiato le dita e senza dubbio, ad alta voce, avrebbe gridato: “Shit! How the heck did I not think about it first! This is a masterpiece of Movie! Work of contemporary art! A neo-realist film that perfectly reflects the modern time! It's me that normaly does these kind of movies! But who is this Paolo Genovese who made a film so original and unique, in my style?”. Ma questa volta, caro Woody, questo “manipolo di italiani” ti ha fregato! Sono stati straordinari! E' questo che ho pensato!».
Il film di Paolo Genovese è realmente un capolavoro che si avvale di un Cast di Attori bravissimi e talentuosissimi, professionisti di altissimo livello che nulla hanno da invidiare alle Big Star hollywoodiane! La sceneggiatura è un Capolavoro, scritta a più mani, e forse per questo motivo raggiunge vertici di brillantezza e genialità che raramente si vedono in un Film italiano: la “Creatività di Gruppo” è sempre unica e strabiliante, non bisogna certo scomodare Wilfred Ruprecht Bion (1897-1979), notissimo psicoanalista freudiano del secolo scorso, che ne ha fatto una teoria psicodinamica originalissima ed efficacissima, che esalta straordinariamente e giustamente il lavoro di Gruppo quale strumento creativo ed assai originale! A questo punto bisogna citarli questi talentuosissimi sceneggiatori che attraverso uno straordinario “Lavoro di Gruppo” hanno realizzato un Capolavoro unico: Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genevese, Paola Mammini, Rolando Revello.
Ma tutto questo non sarebbe bastato se il Casting non avesse scelto una “Squadra di Attori” bravissimi (non la chiamo “Cast di Attori” volutamente!), che hanno recitato la sceneggiatura con la stessa qualità “artistica” di come giocava al pallone il Barcellona di Guardiola: ritmo, sintonia assoluta, strategia, velocità, intesa, concentrazione, talento, passione, insomma, una narrazione filmica che non ha nulla da invidiare, per il pathos e le emozioni che ha trasmesso allo spettatore, al fantastico Concerto, che potremmo immaginare, di Wolfgang Amadeus Mozart “Concerto n. 23 per pianoforte e orchestra K. 488”, con al Piano Rudolf Serkin, e la Direzione dell'Orchestra affidata a grandissimo Claudio Abbado. Ma qui la “Squadra di Attori”, “l'Orchestra di Attori” se vogliamo, è tutta italiana e sono tutti dei fuoriclasse assoluti, che se fossero dei calciatori verrebbero valutati decine e decine di milioni di Euro. Eccoli: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastrandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Alba Rohrwache.
Il Film "Perfetti Sconosciuti" è uno straordinario esempio di lavoro concertato da più “cervelli-italiani-non-in-fuga”, è questo dà ancora più valore a quest'Opera d'Arte Cinematografica che sta riscuotendo un successo internazionale che non ricordavamo dai tempi di “Nuovo Cinema Paradiso” (1988) di Giuseppe Tornatore, Oscar 1990 come miglior film in lingua straniera; o dai tempi de “La Vita è Bella” (1997) di Roberto Benighi, Oscar 1998 come miglior film in lingua straniera. Mi scuso pubblicamente con Paolo Sorrentino se non lo cito in questa prospettiva, Artista che ammiro e amo tantissimo come scrittore, come sceneggiatore, come regista, e che secondo me è un Genio dell'Arte cinematografica italiana, ma il suo bellissimo e straordinario Film “La Grande Bellezza” (2013), che ha vinto l'Oscar 2014 come miglior film in lingua straniera, non ha raggiunto quella risonanza mediatica e culturale internazionale che hanno raggiunto Tornatore prima e Benigni poi con il loro Film che ho appena citato!
Recensione:
Il film racconta la storia di un gruppo di vecchi e consolidati amici che si ritrovano una sera a cena per passare una bella serata insieme. Ad un cero punto uno dei commensali, Eva, nel film la bravissima Kasia Smutniak, propone un gioco che richiama il “gioco della bottiglia della verità”: gli amici si mettono in cerchio e a turno, in un senso di rotazione, ognuno dei partecipanti ruota la bottiglia e quando si ferma dovrà fare una domanda “privata ed intima” alla persona del gruppo verso cui è diretta il collo della bottiglia, che non potrà esimersi dallo rispondere con sincerità svelando particolari anche intimi e imbarazzanti! La sceneggiatura immagina un altro interessante gioco, che trasmette allo spettatore che empatizza con i protagonisti, emozioni da thriller psicologico: “il gioco del cellulare” che va messo sul tavolo in cui si sta cenando, e quando suona si risponde col viva-voce, ovvero, si legge il Whatsapp, il Messenger o l'SMS che arriva! Genialità assoluta! E' questo il fulcro della narrazione, delle dinamiche assolutamente imprevedibili e pathos-logiche che emergono dal momento dello squillo del primo cellulare che lancia, come un dardo dell'antica Roma, un'emozione fortissima che arriva dritta dritta al cuore dello spettatore!
Quello che accade durante la narrazione filmica, che lo spettatore vedrà, vivrà empaticamente, subirà finzionalmente come vittima una volta, come carnefice la volta successiva, è reale e fortemente incisivo perché la brillante sceneggiatura tratta un tema attuale e quotidiano: siamo prigionieri inconsapevoli di una scatoletta alla quale abbiamo affidato, senza porre alcuna condizione, la nostra vita e il nostro destino!
Ma il tema che la sceneggiatura mette in evidenza è al contempo anche un altro: viviamo in un periodo storico dove ognuno di noi ha una “second life”, come direbbero gli americani che su questa questione da tempo portano avanti ricerche e studi interessantissimi! In sostanza e in breve si tratta di una “vita virtuale parallela” alla “vita reale e quotidiana” che tutti noi esseri umani terrestri viviamo in questo mondo con i suoi problemi, con le sue angosce, con le sue ansie, con i suoi successi e con i suoi fallimenti lavorativi, familiari e relazionali.
Alla “second life” non appartengono queste dimensioni emozionali negative e stressanti. La “second life” fa vivere alla persona che vi si immerge, una “dimensione protetta”, anche se virtuale, che forse ed in un certo qual modo, gli dà la forza e la consapevolezza di “sopportare” una “vita reale e quotidiana” altrimenti insopportabile!
Allora le domande che dovremmo porci sono: non è che questa forma di vita virtuale parallela, della quale tutti noi, partner, mariti, mogli, compagne, compagni siamo perfettamente conoscitori e consapevoli, oggi più che a sfasciare le relazioni non serva, invece, entro certi limiti, a salvaguardarle e proteggerle? Non è che questa forma di vita virtuale parallela, noi esseri umani contemporanei che viviamo il mondo delle nuove tecnologie comunicative e relazionali, la utilizziamo egoisticamente a nostro favore e la disveliamo e la mettiamo a nudo con estremo cinismo solo quando vogliamo che la nostra relazione abbia una fine subitanea? Non è che questa forma di vita virtuale parallela fa comodo ad entrambi i partner che sanno perfettamente che ognuno di loro vive una dimensione virtuale che stranamente solo se “non disvelata” alimenta la loro relazione e la fa andare avanti senza il rischio di drastiche rotture che sarebbero luttuose e assai dolorose per entrambi i partner?
Oppure noi esseri umani del XXI secolo siamo così ingenui che non immaginiamo nemmeno che il nostro partner possa vivere un'altra dimensione virtuale insieme a quella che quotidianamente condivide con noi nella «grazia di Cristo avendo promesso di esserci fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarci e onorarci tutti i giorni della nostra vita.»?
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