nonhosonno2015
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venerdì 25 marzo 2016
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delusione
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Avevo aspettative medio/alte per questo film. Sceneggiatura intrigante, buoni attori, Ridley Scott in regia. Beh, sono state pressochè tutte tradite.
La storia non è vera ed è tratta da un romanzo ma la leggerezza con cui sono state girate certe scene rende il tutto poco credibile, quasi ridicolo.
Bella la svolta che prende il film quando decidono di andare a riprendere il protagonista ma dopo due ore di commedia la suspence è pari a zero, non si percepisce la delicatezza dell'operazione, la gravità del fatto.
Inoltre trovo che i personaggi non siano ben assortiti e caratterizzati.
Tecnicamente mi sembra un buon film, difficile che Scott sbagli sotto questo punto di vista, ma dal regista di Alien e Blade Runner ci si aspetta ben altro.
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Avevo aspettative medio/alte per questo film. Sceneggiatura intrigante, buoni attori, Ridley Scott in regia. Beh, sono state pressochè tutte tradite.
La storia non è vera ed è tratta da un romanzo ma la leggerezza con cui sono state girate certe scene rende il tutto poco credibile, quasi ridicolo.
Bella la svolta che prende il film quando decidono di andare a riprendere il protagonista ma dopo due ore di commedia la suspence è pari a zero, non si percepisce la delicatezza dell'operazione, la gravità del fatto.
Inoltre trovo che i personaggi non siano ben assortiti e caratterizzati.
Tecnicamente mi sembra un buon film, difficile che Scott sbagli sotto questo punto di vista, ma dal regista di Alien e Blade Runner ci si aspetta ben altro.
Se devo esser sincero la parte più interessante del film sono i titoli di coda dove vediamo la vita dei protagonisti dopo questa avventura.
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onufrio
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domenica 12 giugno 2016
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un pianetta tutto mio
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Matt Damon veste i panni di un astronauta che durante una spedizione su Marte, a causa di una tempesta, rimane colpito e spazzato via dalla tormenta, tanto da far credere all'equipaggio che l'uomo sia morto (senza neanche andare a verificare...). Ma l'astronauta è vivo e dovrà adattarsi alla vita su Marte in attesa che arrivino i soccorsi, il che non è cosa facile riorganizzare in breve tempo un altra spedizione per recuperarlo. Le brillanti menti della Nasa si metteranno al lavoro per salvare la vita dell'uomo. Film costruito con minuziosità che entra nel tecnico, a volte anche troppo, ma ciò rende l'idea dell'impegno assoluto del regista per un film di fantascienza che ha più Scienza che Fantasia.
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Matt Damon veste i panni di un astronauta che durante una spedizione su Marte, a causa di una tempesta, rimane colpito e spazzato via dalla tormenta, tanto da far credere all'equipaggio che l'uomo sia morto (senza neanche andare a verificare...). Ma l'astronauta è vivo e dovrà adattarsi alla vita su Marte in attesa che arrivino i soccorsi, il che non è cosa facile riorganizzare in breve tempo un altra spedizione per recuperarlo. Le brillanti menti della Nasa si metteranno al lavoro per salvare la vita dell'uomo. Film costruito con minuziosità che entra nel tecnico, a volte anche troppo, ma ciò rende l'idea dell'impegno assoluto del regista per un film di fantascienza che ha più Scienza che Fantasia.
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aristoteles
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martedì 26 luglio 2016
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robinson crusoe spaziale
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Per buona parte del film non ho provato grandi emozioni.
Certamente coltivare ortaggi su un altro pianeta,vivere la più profonda delle solitudini e abitare Marte non è avventura da tutti i giorni,tuttavia la storia non è riuscita a catturare completamente il mio interesse.
Forse saranno stati tutti quei ragionamenti su come riprendersi il naufrago che mi avranno stancato,come gli inevitabili monologhi in video imbevuti di una certa fastidiosa americanità,tipo : "sono il pirata dello spazio" "il primo colonizzatore" "alla faccia di Armstrong",etc.etc.etc.
Ma questo poi in fondo che fa ??? Coltiva patate e non ci regala grandi spunti di riflessione se non quello di pensare a se ce la farà o meno a sopravvivere.
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Per buona parte del film non ho provato grandi emozioni.
Certamente coltivare ortaggi su un altro pianeta,vivere la più profonda delle solitudini e abitare Marte non è avventura da tutti i giorni,tuttavia la storia non è riuscita a catturare completamente il mio interesse.
Forse saranno stati tutti quei ragionamenti su come riprendersi il naufrago che mi avranno stancato,come gli inevitabili monologhi in video imbevuti di una certa fastidiosa americanità,tipo : "sono il pirata dello spazio" "il primo colonizzatore" "alla faccia di Armstrong",etc.etc.etc.
Ma questo poi in fondo che fa ??? Coltiva patate e non ci regala grandi spunti di riflessione se non quello di pensare a se ce la farà o meno a sopravvivere.
Il finale invece mi ha dato una sveglia,accettando le dovute esagerazioni,mi è piaciuto molto ed in parte ha rivalutato il film.
Adrenalina contenuta in pochi minuti ma benvenuta.
Graficamente notevole,soprattutto,ancora una volta,nella parte conclusiva.
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iuriv
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domenica 13 dicembre 2015
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c'è vita su marte.
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The Martian prende il soggetto da un libro che si poneva l'obbiettivo di capire, grazie alla tecnologia attuale, come potrebbe essere uno scenario in cui un disperso su Marte possa sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi. Il film, fin dove può, cerca di rispettare il rigore scientifico del romanzo, ma funziona meglio dal punto di vista emotivo.
Il naufrago interpretato da Matt Damon è un protagonista positivo, che non si lascia abbattere dalla situazione, ma tenta di affrontarla con ironia. Questo aiuta lo spettatore ad empatizzare con lui e a entrare nella storia. Scott, inoltre, non permette mai alla sua pellicola di cadere dentro a fasi di stanca, spostando al momento giusto il punto di vista dal pianeta rosso, alla Terra, fino all'astronave.
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The Martian prende il soggetto da un libro che si poneva l'obbiettivo di capire, grazie alla tecnologia attuale, come potrebbe essere uno scenario in cui un disperso su Marte possa sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi. Il film, fin dove può, cerca di rispettare il rigore scientifico del romanzo, ma funziona meglio dal punto di vista emotivo.
Il naufrago interpretato da Matt Damon è un protagonista positivo, che non si lascia abbattere dalla situazione, ma tenta di affrontarla con ironia. Questo aiuta lo spettatore ad empatizzare con lui e a entrare nella storia. Scott, inoltre, non permette mai alla sua pellicola di cadere dentro a fasi di stanca, spostando al momento giusto il punto di vista dal pianeta rosso, alla Terra, fino all'astronave.
Ne viene fuori un lavoro che ha i ritmi giusti per non far pesare le sue due ore e quasi mezza di proiezione. Inevitabilmente, però, nei periodi che non riguardano Marte e il suo provvisorio abitante, la narrazione cede a qualche clichè. I personaggi sono piuttosto stilizzati, come il grande capo della Nasa Jeff Daniels, prudente e con una visione politica della vicenda, e il capo missione Sean Bean, più ruspante e deciso a scavalcare le gerarchie per ottenere il suo risultato. Chiaramente queste figure così nette servono a incarnare le decisioni che, in una situazione simile, ci si trova a dover prendere. Sulla nave spaziale non manca nemmeno un accenno di storia d'amore, anche se il sospetto è che sia più utile a Scott per preparare la suggestiva scena dove Kate Mara osserva il suo eroe attraverso una finestra del modulo palestra, che a costruire il romanzetto per cuori rosa. Ovvio che tutto ciò porti a un finale dall'alto tasso emozionale, fatto di bandiere americane e gente davanti ai maxischermi. Una chosa un filo plasticosa che ricorda un po' troppo il classico sistema nel quale si chiudono i film catastrofistici made in Hollywood.
Tuttavia sorprende la quantità industriale di personaggi secondari che appaiono nella pellicola, attuatori di un solo evento e poi relegati sullo sfondo a trattenere l'ansia. C'è un'idea, secondo me, dietro questa attitudine: per quanto bravo e geniale possa essere un singolo essere umano, solo con la collaborazione (anche minima) di tutti, si può sperare di riuscire in imprese così grandi. Una sorta di messaggio di pace da Ridley per noi. Prendo atto.
Dal punto di vista meramente estetico, di recente si son visti lavori costruiti meglio. Pellicole come Gravity e Interstellar hanno abituato l'occhio ad atmosfere più immersive, mentre anche il comparto audio, colonna sonora furbetta a parte, risente di qualche scelta stilistica che penalizza il silenzio dello spazio profondo.
Tutto sommato un buon film, che appassiona e diverte senza chiedere troppo indietro a chi lo guarda. Probabilmente non resterà impresso come altre opere di fantascienza uscite nel corso degli anni, ma questo conta davvero poco.
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lunedì 20 giugno 2016
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spreco di candidature
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Il film, con tutti i suoi difetti, non è certo da bocciare in toto. Forse più del film sarebbe discutibile la candidatura del suddetto al non trascurabile numero di sette Oscar, fra cui Miglior Film, Attore Protagonista e Sceneggiatura, mai così sprecati.
Molti sembrano elogiare l'accuratezza scientifica della pellicola, ove forse non ve ne è poi così tanta, dato soprattutto che mai nella storia delle missioni spaziali vi sarà un botanico fra i partecipanti, il quale sembra aver preso troppo sportivamente l'abbandono di sè medesimo sul pianeta Marte; ed è proprio qui che si spreca la candidatura di Matt Damon, dato che a mio parere, perchè una candidatura all'oscar sia giustificata non deve essere solo bravo l'attore, ma anche credibile il personaggio, poichè l'attore non può aspirare ad essere molto più credibile di ciò che interpreta: se non è verosimile il personaggio, nemmeno l'interpretazione lo può essere, ecco.
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Il film, con tutti i suoi difetti, non è certo da bocciare in toto. Forse più del film sarebbe discutibile la candidatura del suddetto al non trascurabile numero di sette Oscar, fra cui Miglior Film, Attore Protagonista e Sceneggiatura, mai così sprecati.
Molti sembrano elogiare l'accuratezza scientifica della pellicola, ove forse non ve ne è poi così tanta, dato soprattutto che mai nella storia delle missioni spaziali vi sarà un botanico fra i partecipanti, il quale sembra aver preso troppo sportivamente l'abbandono di sè medesimo sul pianeta Marte; ed è proprio qui che si spreca la candidatura di Matt Damon, dato che a mio parere, perchè una candidatura all'oscar sia giustificata non deve essere solo bravo l'attore, ma anche credibile il personaggio, poichè l'attore non può aspirare ad essere molto più credibile di ciò che interpreta: se non è verosimile il personaggio, nemmeno l'interpretazione lo può essere, ecco.
S'era detta sprecata anche la candidatura alla Miglior Sceneggiatura non Originale, ed in effetti lo è, essendo non scadente, ma sicuramente troppo piena di clichè per essere anche solo presa in considerazione come Oscar. In particolare mi è risultata sgradita tutta la pantomima alla Jessica Fletcher del presunto genio Purnell, avendo io dovuto attendere fin troppo a lungo per ascoltare la sua scientificamente e narrativamente scontatissima uscita della fionda gravitazionale. Per non parlare di altri clichè, e del fatto che gli "scinziati geniali" in questione non sembrino essere in grado di spiegare le proprie idee ad altri esperti senza l'ausilio di pinzatrici, saliere e pepiere, manco fossimo ne La Strada per El Dorado ("facciamo che questa pinzatrice è la nave e che lei è il pianeta terra...")
Per non parlare del fatto che l'evasione del protagonista dal pianeta rosso non possa essere considerata propriamente credibile, dato tutto un insieme di fattori che chi ha visto il film forse ricorderà, e che chi non ha visto il film avrà modo di vedere.
In generale non è certo un film brutto, è anzi gradevole da guardare, se si esclude più di qualche scivolone: tutto sommato il film è divertente, e l'idea di partenza non era male. Non so che avessero in mente registi e produttori, se di creare un capolavoro o un film che faccia divertire per due ore, ma certamente chi ci ha visto un gran film, o sette candidature agli oscar, forse dovrebbe guardare meglio.
Consigliato, ma senza molte pretese.
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andrea alesci
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mercoledì 20 gennaio 2016
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la spettacolare bellezza dell'ingegno umano
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La conoscenza ci salverà. Quella che ci ha condotto lassù, nel cielo libero dalla gravità che ci ancora alla nostra cara Terra. La conoscenza che nasce dall’educazione alla curiosità, a capire che cosa fare per risolvere i problemi che ogni giorno da millenni si pongono davanti al nostro sguardo. Fra i deserti marziani – la scenografia della Giordania li restituisce con formidabile bellezza – è la conoscenza che fa sopravvivere Mark Watney (Matt Damon), abbandonato dall’equipaggio della missione Ares III perché creduto morto in seguito a un incidente.
Sopravvissuto all’improvvisa tempesta di sabbia, Watney/Damon rimane solo all’interno dell’unità abitativa Hab, solo a 225 milioni di chilometri da casa, senza possibilità di comunicare con la Nasa, con riserve di cibo limitate.
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La conoscenza ci salverà. Quella che ci ha condotto lassù, nel cielo libero dalla gravità che ci ancora alla nostra cara Terra. La conoscenza che nasce dall’educazione alla curiosità, a capire che cosa fare per risolvere i problemi che ogni giorno da millenni si pongono davanti al nostro sguardo. Fra i deserti marziani – la scenografia della Giordania li restituisce con formidabile bellezza – è la conoscenza che fa sopravvivere Mark Watney (Matt Damon), abbandonato dall’equipaggio della missione Ares III perché creduto morto in seguito a un incidente.
Sopravvissuto all’improvvisa tempesta di sabbia, Watney/Damon rimane solo all’interno dell’unità abitativa Hab, solo a 225 milioni di chilometri da casa, senza possibilità di comunicare con la Nasa, con riserve di cibo limitate. Capisce che la cosa più vicina a lui è la morte. Ma non l’accetta, e diventa simbolo distante di un’umanità che non si arrende mai, di un homo faber che lotta per sopravvivere, che usa gli strumenti a sua disposizione per restare aggrappato alla vita.
Dimentico delle mirabolanti teorie di Prometheus, Ridley Scott diventa l’abile regista della storia sceneggiata da Drew Goddard e basata sulle perfette architetture di Andy Weir: e quella che ne risulta è un’opera sci-fi che fa perno sulla scienza – prezioso il supporto tecnico fornito dalla Nasa – come cardine di ogni azione umana. È così che guardando noi impariamo: impariamo a sfruttare le conoscenze acquisite (Watney è un botanico) per creare acqua riscaldando un combustibile (idrazina) e così riuscire a dare vita a una coltivazione di patate fertilizzate con le feci proprie e dei suoi compagni; quindi l’uso sapiente dei pannelli solari per convogliare quanta più energia da dare al Rover per la sua idea di raggiungere il cratere Schiaparelli (sede di atterraggio della prossima missione Ares IV); e lo sfruttamento dell’alfabto esadecimale per stabilire una prima comunicazione con la Terra tramite la sonda Pathfinder che venne lanciata nel 1996 e della quale si erano persi i contatti.
Insomma, è un viaggio di due ore e mezza nelle pieghe dell’ingegno umano, attraverso idee, fallimenti, ostacoli e nuove soluzioni. Come quella di un funambolico salvataggio che può arrivare d’improvviso dalla mente di un Rich Purnell (Donald Glover) qualunque, trovare opposizione nel direttore della Nasa Teddy Sanders (Jeff Daniels) ma fare breccia attraverso il direttore di volo di Ares III Mitch Henderson (Sean Bean) e permettere all’equipaggio di Hermes guidato dal comandante Melissa Lewis (Jessica Chastain) di prendere la decisione: rimanere nello spazio altri 533 giorni e tornare a prendere Mark Watney su Marte.
Ecco che al metodo e alla logica si unisce il cuore degli uomini, di un’umanità che si stringe tutta attorno all’astronauta che ne è l’epitome spaziale (emblematica la segreta collaborazione tra Nasa e Ncsa cinese), di un ex-soldato-Ryan-ora-Mark-Watney da salvare, ingegnoso uomo a metà tra l’agricoltore-colonizzatore e un McGyver provetto dotato di quel sano umorismo che fa rima con ottimismo (verso il futuro) e si rispecchia nella levità di una colonna sonora già salvifica di per sé tra hit di disco music e la perfetta Starman di David Bowie.
E mentre a bordo del Mav di Ares IV Mark Watney lascia l’ostilità rossa di Marte, ci sentiamo tutti un po’ astronauti e tutti più uomini. Consapevoli che ogni nuovo passo proviene dal nostro ingegno, dalla capacità di vedere, immaginare, fare. E così salvare i nostri sogni.
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raysugark
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domenica 17 aprile 2016
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the martian
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Le pellicole sullo spazio sono interessanti, per esplorare avventure avvincenti e sopratutto coinvolgenti. Sunshine, Moon, Gravity e Interstellar hanno modificato il concetto sul genere cinematografico dello spazio concentrandosi su uno o più personaggi, seguendo profondamente i loro pensieri e la loro psicologia mentre proseguono le loro avventure. Narrando temi filosofici avvicinandosi allo stile del capolavoro 2001 a Space Odyssey di Stanley Kubrick, facendosi riconoscere per gli effetti visivi spettacolari, colonne sonore indimenticabili e scene importanti che rimarranno impresse agli occhi del pubblico. Ridley Scott dopo aver diretto Exodus, si interessò di adattare il bestseller The Martian di Andy Weir con protagonista Matt Damon.
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Le pellicole sullo spazio sono interessanti, per esplorare avventure avvincenti e sopratutto coinvolgenti. Sunshine, Moon, Gravity e Interstellar hanno modificato il concetto sul genere cinematografico dello spazio concentrandosi su uno o più personaggi, seguendo profondamente i loro pensieri e la loro psicologia mentre proseguono le loro avventure. Narrando temi filosofici avvicinandosi allo stile del capolavoro 2001 a Space Odyssey di Stanley Kubrick, facendosi riconoscere per gli effetti visivi spettacolari, colonne sonore indimenticabili e scene importanti che rimarranno impresse agli occhi del pubblico. Ridley Scott dopo aver diretto Exodus, si interessò di adattare il bestseller The Martian di Andy Weir con protagonista Matt Damon. Questa volta l'avventura di The Martian non narra di un Xenomorfo, pronto a uccidere la squadra ovunque si aggiri nella nave Nostromo, come nella seconda pellicola di Ridley Scott Alien. The Martian narra dell'astronauta Mark Watney che rimane bloccato nel pianeta desertico Marte, dopo aver subito un incidente causato da una tempesta, mentre lui cerca di risolvere un problema dopo un altro per sopravvivere attraverso uno schema ingegneristico, attende che la NASA mandi una squadra per salvarlo. La pellicola di Ridley Scott è emozionante esplorando i pensieri del personaggio di Matt Damon, mentre prosegue il suo lungo cammino nel pianeta desertico. Allo stesso tempo la pellicola diventa umoristico non forzato, che funziona nella sua intera durata. La performance di Matt Damon colpisce sia nella parte espressiva che nella parte riflessiva, lasciando moltissime domande al pubblico sulle sue prossime mosse. Matt Damon a differenza di Leonardo DiCaprio in The Revenant, non esprime le sue emozioni attraverso il linguaggio del corpo e degli occhi, ma esprime le sue emozioni attraverso i suoi monologhi narrati con la piccola telecamera. La regia di Ridley Scott come si è visto in The Duellists, Alien, Blade Runner, Thelma & Louise, The Gladiator, Black Hawk Down e Prometheus si presenta ancora una volta magistrale, esplorando in profondità i personaggi sia principali sia secondari aggiungendo un stile unico nel modo di girare la macchina da presa, aiutato anche dalle atmosfere accompagnate dalle luci e dai colori. La pellicola coinvolge ancora di più attraverso l'uso del 3D, che riesce a catturare visivamente il pubblico nell'intera durata del film. The Martian di Ridley Scott è uno dei migliori film del 2015.
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dandy
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giovedì 19 ottobre 2017
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life on mars.
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Il film non vuole essere un altro "Interstellar" come qualcuno ha detto.Nè pretende di essere scientificamente accurato come hanno protestato alcuni(ma pare che il regista abbia sentito numerosi esperti per cercare di esserlo il più possibile).A conti fatti questo film è,come qualcuno ha già scritto qui sopra,un'"americanata".E' la più classica delle storie,quella dell'uomo tenace,che non si da mai per vinto,che vede testardamente una speranza anche su un pianeta che non è il suo.Un pò un "Cast Away" marziano,un pò un "Salvate il soldato Ryan",e tante altre cose.Ma diciamocelo,il film funziona egregiamente e riesce nell'intendo di appassionare pur essendo prevedibile dall'inizio alla fine.
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Il film non vuole essere un altro "Interstellar" come qualcuno ha detto.Nè pretende di essere scientificamente accurato come hanno protestato alcuni(ma pare che il regista abbia sentito numerosi esperti per cercare di esserlo il più possibile).A conti fatti questo film è,come qualcuno ha già scritto qui sopra,un'"americanata".E' la più classica delle storie,quella dell'uomo tenace,che non si da mai per vinto,che vede testardamente una speranza anche su un pianeta che non è il suo.Un pò un "Cast Away" marziano,un pò un "Salvate il soldato Ryan",e tante altre cose.Ma diciamocelo,il film funziona egregiamente e riesce nell'intendo di appassionare pur essendo prevedibile dall'inizio alla fine.Scott sceglie un'idea azzardata,lasciando un unico personaggio in scena per oltre metà del film,ma Damon è ottimo e i suoi dialoghi sono molto ben scritti.L'idea di far svolgere la vicenda su tre piani distinti(le perpezie di Mark;quelle della sua squadra e quelle della Nasa sulla Terra)rende il tutto più fluido.Ma la trovata più azzeccata del film sta nell'aria scanzonata che lo pervade:persino nei momenti più critici,sia Mark che i suoi compagni non mettono mai da parte il loro umorismo.Il tono da commedia(genere per cui questo film si è aggiudicato il Golden Globe)è la carta vincente di un film fantascientifico dove come in "Interstellar"(dove hanno recitato sia Damon che la Chastain) gli effetti speciali(perfetti)sono esibiti il meno possibile per concentrarsi sul lato umano della vicenda.Altro punto di forza è la riflessione sull'uso di idee e sistemi tutt'altro che all'avanguardia(il piano finale;la serra)ma ancora efficaci persino fuori dal pianeta Terra,sulla crucialità del pensiero umano in un futuro spaziale.C'è anche spazio per l'adrenalina:nell'ultima mezz'ora c'è una tensione notevole.Grande successo di pubblico.Colonna sonora di Harry Gregson-Williams,con canzoni usate in modo ironico come "Don't leave me this way","I will survive","Waterloo" e ovviamente "Starman".Ne esiste una versione di 10 minuti più lunga.
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giorpost
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venerdì 9 marzo 2018
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troppo osannato, mix di film recenti e storie note
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Pianeta Marte. La missione Ares 3, appartenente al programma di colonizzazione del quarto pianeta del Sistema Solare, è in procinto di essere terminata quando una fortissima e non del tutto preventivata tempesta di sabbia si abbatte sull'equipaggio della NASA; costretti ad un allontanamento anticipato e improvviso, non tutti gli astronauti riescono ad arrivare al modulo di decollo: Mark Watney viene infatti colpito violentemente da un grosso detrito e, causa danneggiamento della strumentazione dei parametri vitali, viene dato per morto. Ripartiti alla volta della Terra, i suoi colleghi sono costretti ad incassare un duro colpo da digerire.
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Pianeta Marte. La missione Ares 3, appartenente al programma di colonizzazione del quarto pianeta del Sistema Solare, è in procinto di essere terminata quando una fortissima e non del tutto preventivata tempesta di sabbia si abbatte sull'equipaggio della NASA; costretti ad un allontanamento anticipato e improvviso, non tutti gli astronauti riescono ad arrivare al modulo di decollo: Mark Watney viene infatti colpito violentemente da un grosso detrito e, causa danneggiamento della strumentazione dei parametri vitali, viene dato per morto. Ripartiti alla volta della Terra, i suoi colleghi sono costretti ad incassare un duro colpo da digerire.
Alcuni mesi dopo, a Houston, una controller della superficie marziana (osservata H-24 dai satelliti piazzati dagli umani) nota spostamenti anomali nei pressi della base abbandonata in fretta e furia: Mark è sopravvissuto, e sta cercando in tutti i modi di restare vivo e contattare la Terra. I problemi tecnici, prima ancora che logistici, non permettono sin da subito a Watney di lanciare l'allarme, cosa che gli riuscirà in un secondo momento allorquando avrà l'intuizione di raggiungere il Pathfinder, primo storico rover inviato sul pianeta rosso negli anni '90. Saranno i singoli frames della fotocamera del robot a permettergli di lanciare la richiesta di aiuto, la quale diverrà priorità assoluta dell'ente aerospaziale americano che non ha alcuna intenzione di farsi cattiva pubblicità agli occhi del mondo, lasciando morire un proprio uomo senza tentare di salvarlo. La strada per tale scopo, tuttavia, è a dir poco complicata e non può essere percorsa senza intuizioni geniali, calcoli matematici degni di Einstein e con l'aiuto di una grossa dose di fortuna. Il tutto in una corsa contro il tempo che mai come in questo caso è il nemico numero uno...
Adattato al Cinema direttamente dal romanzo di Weir datato 2011, The Martian (USA, 2015) riporta Ridley Scott al segmento che lo ha reso celebre. Ma stavolta non ha centrato in pieno il target in quanto, al netto della qualità filmica e della tecnica che non si discutono, l'opera narra vicende già viste in diverse pellicole -alcune delle quali molto recenti- e non presenta nulla di particolarmente innovativo riuscendo, semmai, soltanto a perfezionare alcuni tentativi fatti in passato (vedi Pianeta Rosso). Il ruolo di Mark Watney, ottimamente svolto dall'affidabile Matt Damon, è una fusione tra il Chuck Noland di Tom Hanks (Cast Away), Il piccolo principe e, soprattutto, la dottoressa Ryan Stone di Sandra Bullock (Gravity). E basta davvero poco per rendersi conto delle assonanze che il protagonista ha con i succitati personaggi: capelli e barba folti, dimagrimento forzato e i 4 anni che prospetta di passare su Marte -laddove riuscisse a sopravvivere- sono un richiamo all'opera di Zemeckis (per Tom furono necessari proprio 4 anni prima di costruirsi la famosa zattera); le frequenti battute in streaming riguardanti il fatto si essere l'unico abitante del pianeta non si possono non associare all'asteroide di Antoine de Saint-Exupéry, soprattutto nelle versioni cartoonesche; l'attaccamento alla vita, l'adattamento alla solitudine e diverse sequenze ricordano moltissimo il lavoro di Cuarón (il salvataggio finale è praticamente un replay di quello della Bullock, nella cui veste ora c'è Damon mentre in quella di Clooney troviamo la Chastain, con tanto di zaino a propulsione). Oltretutto l'interprete di Will Hunting -ovviamente non per colpa sua- sembra sia rimasto sul set del pianeta abbandonato di Interstellar (le condizioni sono pressoché identiche). Risulta poco aderente al feedback del regista di Blade Runner anche il collegamento in mondo visione dell'operazione di recupero: oltre a risultare irrealistica (difficile che la NASA di oggi trasmetta tutto in diretta, perfino i dialoghi tra astronauti), questo lavoro ricorda anche i 2 film gemelli usciti nel '98 basati su meteoriti in rotta di collisione con la Terra. Altro aspetto negativo riguarda i dialoghi dello sceneggiatore Goddard: forzatamente brillanti, permeano la pellicola di una comicità che non sempre convince.
Nonostante tutto la parabola di Watney cattura comunque l'attenzione e in alcune trovate risulta avvincente (la coltivazione di patate, l'alfabeto arcaico utilizzato per dialogare), ma eccede per quanto attiene alle doti dell'eroe di turno, il quale inizia come semplice esperto botanico e finisce per rivelarsi un genio assoluto in tutti i settori della fisica e della chimica, senza tralasciare intuizioni fumettistiche. Gli elementi necessari per un una pellicola di fantascienza non mancano, come l'azione, il pathos e gli effetti visivi; da notare la rappresentazione scenografica dei paesaggi marziani che, in ogni caso, facilmente si possono trovare in Arizona o in Giordania (dove l'opera è stata girata). C'è anche della buona musica anni '70 che, solo apparentemente, può sembrare anacronistica.
The Martian è sostenuto soprattutto dalla bravura di un cast eterogeneo, nel quale spicca la splendida Jessica Chastain, ormai a suo agio in questo genere. Peccato: il grande regista britannico stavolta ha leggermente steccato, pur vedendosi riconoscere diversi premi e attestati positivi. Le 3 stelle, vista l'ambientazione, in ogni caso non gliele possiamo negare.
Voto: 7 -
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rmarci 05
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domenica 19 maggio 2019
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semplice ma appassionante odissea fantascientifica
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Ridley Scott, basandosi sul romanzo best-seller di A. Weir, realizza una semplice ma appassionante odissea fantascientifica in cui gli aspetti fantastici passano in secondo piano rispetto all’attendibilità scientifica. La storia, però, ha un ritmo piuttosto discontinuo nella parte centrale e cade spesso in alcune banalità, causate da una sceneggiatura piuttosto frettolosa, compensata in parte dalla bravura di Matt Damon. Oltre allo straordinario ma misurato supporto degli effetti speciali e alla suggestiva fotografia, elemento a cui Scott ci ha da sempre abituati, nel film è presente un improvviso ed inaspettato cambio stilistico: dalla pellicola infatti non traspaiono i toni pessimisti che facevano di Blade Runner un capolavoro, ma c’è una nota ottimista nel raccontare la fiducia riposta nell’essere umano e nel suo innato istinto di aiutare il prossimo.
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Ridley Scott, basandosi sul romanzo best-seller di A. Weir, realizza una semplice ma appassionante odissea fantascientifica in cui gli aspetti fantastici passano in secondo piano rispetto all’attendibilità scientifica. La storia, però, ha un ritmo piuttosto discontinuo nella parte centrale e cade spesso in alcune banalità, causate da una sceneggiatura piuttosto frettolosa, compensata in parte dalla bravura di Matt Damon. Oltre allo straordinario ma misurato supporto degli effetti speciali e alla suggestiva fotografia, elemento a cui Scott ci ha da sempre abituati, nel film è presente un improvviso ed inaspettato cambio stilistico: dalla pellicola infatti non traspaiono i toni pessimisti che facevano di Blade Runner un capolavoro, ma c’è una nota ottimista nel raccontare la fiducia riposta nell’essere umano e nel suo innato istinto di aiutare il prossimo. Probabilmente è proprio per questo che The Martian non possiede il fascino e la complessità delle opere migliori del regista. 3.5 stelle su 5.
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