vincenzo ambriola
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domenica 11 ottobre 2015
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sopravvivenza e salvataggio
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Una violenta tempesta costringe l'equipaggio appena sbarcato su Marte a decollare e tornare sulla Terra. Purtroppo Mark, uno dei membri dell'equipaggio, resta sul suolo marziano. Inizia così una storia di sopravvivenza, vissuta coraggiosamente e razionalmente da Mark, e un'altra di recupero nella quale prima gli scienziati terrestri della NASA cercano di trovare una soluzione ma poi devono chiedere aiuto all'equipaggio in procinto di tornare sulla Terra. Film straordinariamente efficace dal punto di vista degli ambienti, sia quelli marziani che quelli spaziali, centra l'obiettivo della suspence mostrando una sequenza di difficoltà e di idee risolutiva, a volte geniali a volte coraggiose. Ottima l'interpretazione di Matt Damon, nella parte dello scienziato sopravvissuto che deve ricorrere a tutto il suo bagaglio di conoscenze ma anche alla voglia ancestrale di sopravvivere e di riunirsi alla sua specie.
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Una violenta tempesta costringe l'equipaggio appena sbarcato su Marte a decollare e tornare sulla Terra. Purtroppo Mark, uno dei membri dell'equipaggio, resta sul suolo marziano. Inizia così una storia di sopravvivenza, vissuta coraggiosamente e razionalmente da Mark, e un'altra di recupero nella quale prima gli scienziati terrestri della NASA cercano di trovare una soluzione ma poi devono chiedere aiuto all'equipaggio in procinto di tornare sulla Terra. Film straordinariamente efficace dal punto di vista degli ambienti, sia quelli marziani che quelli spaziali, centra l'obiettivo della suspence mostrando una sequenza di difficoltà e di idee risolutiva, a volte geniali a volte coraggiose. Ottima l'interpretazione di Matt Damon, nella parte dello scienziato sopravvissuto che deve ricorrere a tutto il suo bagaglio di conoscenze ma anche alla voglia ancestrale di sopravvivere e di riunirsi alla sua specie. Anche se questi due temi, sopravvivenza e salvataggio, sono stati più e più volte affrontati nella letteratura e nel cinema, fa piacere vederli declinati in un futuro che si spera non sia troppo remoto, su un pianeta che da sempre attrae gli umani come primo passo per la conquista dello spazio.
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aliceoz
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domenica 11 ottobre 2015
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the martian non è un film di fantascienza
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Ho visto questo film al cinema e l'ho apprezzato veramente tanto. Pensavo di trovare uno sci-fii ben fatto e invece ho trovato molto di più. Ridley Scott finalmente è tornato. La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta, assolutamente non stereotipati. Nonostante non sappiamo quasi nulla della vita prima di Marte del protagonista, non conosciamo la famiglia, non viene mostrata la sofferenza della famiglia che lo aspetta sulla terra, il carattere di Watney viene delineato perfettamente e spontaneamente in relazione alle vicende che si trova ad affrontare. Il fatto di non raccontare nulla della vita precedente di Watney permette allo spettatore di immedesimarsi completamente in lui, Watney, rimasto solo su Marte, non è solo un uomo ma è l'Uomo, l'Uomo che si evolve e porta la specie umana un gradino più in alto.
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Ho visto questo film al cinema e l'ho apprezzato veramente tanto. Pensavo di trovare uno sci-fii ben fatto e invece ho trovato molto di più. Ridley Scott finalmente è tornato. La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta, assolutamente non stereotipati. Nonostante non sappiamo quasi nulla della vita prima di Marte del protagonista, non conosciamo la famiglia, non viene mostrata la sofferenza della famiglia che lo aspetta sulla terra, il carattere di Watney viene delineato perfettamente e spontaneamente in relazione alle vicende che si trova ad affrontare. Il fatto di non raccontare nulla della vita precedente di Watney permette allo spettatore di immedesimarsi completamente in lui, Watney, rimasto solo su Marte, non è solo un uomo ma è l'Uomo, l'Uomo che si evolve e porta la specie umana un gradino più in alto. Watney è uno ma è tutti noi contemporaneamente, e questo si nota benissimo nella scena in cui le folle sono riversate nelle piazze a far il tifo per la sua salvezza. Il film racconta della sfida dell'uomo e della sua evoluzione che avviene attraverso l'ingegno, Watney su Marte è come l'uomo primitivo sulla terra che cerca di sfruttare l'ambiente circostante per trarne vantaggio. Watney è l'Uomo originale, l'Uomo che usa la sua intelligenza per trarre vantaggio dall'ambiente che lo circonda, fa la differenza e la fa non arrendendosi ma risvegliandosi e conquistando il nuovo pianeta come nessuno prima di lui. The Martian non è un film fantascientifico, ad oggi nel 2015 niente di quello che si vede nel film può essere considerato fanta-scienza. Ogni passaggio del film, ogni scoperta che fa Watney viene infatti spiegata tramite la scienza attuale e mai data per scontata. Le parti in cui lo spettatore deve operare la sospensione dell'incredulità riguardano solo alcune particolari azioni compiute da Watney alla "mission impossibile", tutto il resto del film è perfettamente credibile e scientificamente coerente. In definitiva non possiamo definire The martian come un film di fantascienza ma come un film che parla del viaggio dell'Uomo e della sua evoluzione.
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daddo96
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mercoledì 14 ottobre 2015
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un buon demenziale semmai.
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Sono rimasto davvero deluso da questo film, presentato come un gran film sulla scia di due ottimi lavori come gravity ed interstellar, ma a mio modo di vedere un completo buco nell'acqua quello fatto da scott.
La storia dopo che Matt Damon viene abbandonato su Marte, perde completamente di credibilità, tutto quello che succede non ha nessun senso logico e quello che arriva, allo spettatore, è un susseguirsi di scene assurde che fanno sorridere, il contesto è irreale, ed il tutto è condito da alcune scelte folli, come quella di lanciarsi nello spazio con un'astronave priva di finestrini e testa, come dice lo stesso Damon, "una astronave decappottabile", altra cosa estremamente di effetto l'accordo che usa e Cina stringono tra loro, per l'acquisto di un mezzo aerospaziale, utile al salvataggio di un sopravvissuto su Marte.
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Sono rimasto davvero deluso da questo film, presentato come un gran film sulla scia di due ottimi lavori come gravity ed interstellar, ma a mio modo di vedere un completo buco nell'acqua quello fatto da scott.
La storia dopo che Matt Damon viene abbandonato su Marte, perde completamente di credibilità, tutto quello che succede non ha nessun senso logico e quello che arriva, allo spettatore, è un susseguirsi di scene assurde che fanno sorridere, il contesto è irreale, ed il tutto è condito da alcune scelte folli, come quella di lanciarsi nello spazio con un'astronave priva di finestrini e testa, come dice lo stesso Damon, "una astronave decappottabile", altra cosa estremamente di effetto l'accordo che usa e Cina stringono tra loro, per l'acquisto di un mezzo aerospaziale, utile al salvataggio di un sopravvissuto su Marte.
Per quanto riguarda i personaggi, tutti sono messi la, senza essere analizzati un po' in profondità, lo stesso protagonista, oltre alla piena convinzione di potercela fare, lascia intravedere poco altro.
Una grande americanata questo Martian, che non ha niente a che vedere con "simili" fantascientifici dell'ultimo periodo, un prodotto che non sta in piedi.
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mrbla
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domenica 18 ottobre 2015
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ma ridley!
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E' un prodotto dell'industria cinematografica americana, per questo sembra tutto preconfezionato: i personaggi, le battute, le situazioni. Tutto. Come banalizzare all'estremo alcuni dei temi piu profondi che riguardano l'uomo: la solitudine, la curiosità e l'esigenza di conoscere, la spaventosa indifferenza della natura, il senso di abbandono. E' un popcorn movie, quindi munitevi di schifezze varie e preparatevi a vedere il classico blockbuster a stelle e strisce (ovviamente sono state scritturate anche le bandierine americane, da reggere con una mano mentre si ha lo sguardo rivolto al cielo).
Ah, dimenticavo, "belli gli effetti speciali".
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E' un prodotto dell'industria cinematografica americana, per questo sembra tutto preconfezionato: i personaggi, le battute, le situazioni. Tutto. Come banalizzare all'estremo alcuni dei temi piu profondi che riguardano l'uomo: la solitudine, la curiosità e l'esigenza di conoscere, la spaventosa indifferenza della natura, il senso di abbandono. E' un popcorn movie, quindi munitevi di schifezze varie e preparatevi a vedere il classico blockbuster a stelle e strisce (ovviamente sono state scritturate anche le bandierine americane, da reggere con una mano mentre si ha lo sguardo rivolto al cielo).
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dhany coraucci
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domenica 18 ottobre 2015
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a dirla con le patate... è una patata lessa
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C'erano tre motivi per cui avrebbe dovuto piacermi questo film: il primo è che adoro la fantascienza, il secondo è che adoro Matt Damon e il terzo è che adoro (non tutti, ma quasi!) i film di Ridley Scott. E' con grande dispiacere, quindi, che lo faccio scivolare dentro la mia personalissima scatola nera dei film che non solo dimenticherò, ma che ho già dimenticato. Trama esile (ma si sapeva), finale scontatissimo (e si sapeva anche questo); non manca il ritmo, visto la sottigliezza della vicenda, però non mi consola. A suo favore, proprio perché i tre motivi di cui sopra non sono motivi qualunque, posso dire che al di là dello spirito di sopravvivenza che, sempre per i miei personalissimi parametri, non è un tema che mi emozioni particolarmente, viene esaltata una solidarietà su cui è sempre bene porre l'accento, anche se nel recupero del sopravvissuto e quindi nel valore assoluto di ogni vita umana, i toni sono troppo enfatizzati e lirici e non basta stemperarli con le note gioiose e un po' trash della disco anni settanta, che tutti canticchiamo insieme a Matt nell'abitacolo della sua solitaria navicella: come si dice, quel che è troppo, è troppo! Qualcuno l'ha paragonato a Interstellar: sempre per la mia personalissima visione e per usare la metafora delle patate che poi tanto metafora non è, è come paragonare un soufflé alto e soffice (difficilissimo da ottenere, se vi intendete di cucina) servito da Chez Maxim a Parigi a una patata lessa, scondita servita su un piatto di plastica alla fiera di “sdàz” (oggetto di scarso valore in dialetto bolognese).
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C'erano tre motivi per cui avrebbe dovuto piacermi questo film: il primo è che adoro la fantascienza, il secondo è che adoro Matt Damon e il terzo è che adoro (non tutti, ma quasi!) i film di Ridley Scott. E' con grande dispiacere, quindi, che lo faccio scivolare dentro la mia personalissima scatola nera dei film che non solo dimenticherò, ma che ho già dimenticato. Trama esile (ma si sapeva), finale scontatissimo (e si sapeva anche questo); non manca il ritmo, visto la sottigliezza della vicenda, però non mi consola. A suo favore, proprio perché i tre motivi di cui sopra non sono motivi qualunque, posso dire che al di là dello spirito di sopravvivenza che, sempre per i miei personalissimi parametri, non è un tema che mi emozioni particolarmente, viene esaltata una solidarietà su cui è sempre bene porre l'accento, anche se nel recupero del sopravvissuto e quindi nel valore assoluto di ogni vita umana, i toni sono troppo enfatizzati e lirici e non basta stemperarli con le note gioiose e un po' trash della disco anni settanta, che tutti canticchiamo insieme a Matt nell'abitacolo della sua solitaria navicella: come si dice, quel che è troppo, è troppo! Qualcuno l'ha paragonato a Interstellar: sempre per la mia personalissima visione e per usare la metafora delle patate che poi tanto metafora non è, è come paragonare un soufflé alto e soffice (difficilissimo da ottenere, se vi intendete di cucina) servito da Chez Maxim a Parigi a una patata lessa, scondita servita su un piatto di plastica alla fiera di “sdàz” (oggetto di scarso valore in dialetto bolognese). Per piacere, non toccatemi Interstellar!
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zarar
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lunedì 26 ottobre 2015
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un robinson crusoe in tuta da astronauta
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Pochissimo amanti del genere, si può essere trascinati a vedere un film su cui non si ha nessuna aspettativa positiva ed uscirne sorprendentemente piuttosto soddisfatti. E’ questo il caso. Trattandosi di science fiction, la storia abbonda dell’elemento immaginario e mirabolante: nel corso di una missione scientifica su Marte per lo studio del suolo e dell’atmosfera e di non so che altro, una delle violente tempeste che si osservano sul pianeta costringe un gruppo di astronauti ad un rientro precipitoso, durante il quale viene abbandonato sul suolo marziano il povero botanico Watney (un simpatico Matt Damon), missing in action e creduto morto. Ma, sorpresa, l’astronauta di cui si celebrano i funerali sulla Terra è vivo, se non vegeto, e risvegliatosi da uno svenimento dovuto ad una ferita all’addome, scopre di essere rimasto – disgraziatamente e senza colpa di nessuno - solo su Marte, in condizioni ambientali disperate, apparentemente senza nessuna possibilità di comunicare con la Terra e lontanissimo dal cratere Schiapparelli nei pressi del quale è prevista la successiva missione su Marte, peraltro non prima di 4 lunghi anni.
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Pochissimo amanti del genere, si può essere trascinati a vedere un film su cui non si ha nessuna aspettativa positiva ed uscirne sorprendentemente piuttosto soddisfatti. E’ questo il caso. Trattandosi di science fiction, la storia abbonda dell’elemento immaginario e mirabolante: nel corso di una missione scientifica su Marte per lo studio del suolo e dell’atmosfera e di non so che altro, una delle violente tempeste che si osservano sul pianeta costringe un gruppo di astronauti ad un rientro precipitoso, durante il quale viene abbandonato sul suolo marziano il povero botanico Watney (un simpatico Matt Damon), missing in action e creduto morto. Ma, sorpresa, l’astronauta di cui si celebrano i funerali sulla Terra è vivo, se non vegeto, e risvegliatosi da uno svenimento dovuto ad una ferita all’addome, scopre di essere rimasto – disgraziatamente e senza colpa di nessuno - solo su Marte, in condizioni ambientali disperate, apparentemente senza nessuna possibilità di comunicare con la Terra e lontanissimo dal cratere Schiapparelli nei pressi del quale è prevista la successiva missione su Marte, peraltro non prima di 4 lunghi anni. Tutto quello di cui dispone è la base usata dalla missione, provviste per un periodo molto limitato e un simpatico veicolo pressurizzato a prova di suolo marziano con limitata autonomia di viaggio. Il film si snoda tutto intorno all’impresa impossibile di sopravvivere e tornare sulla terra, tenacemente perseguita, contro ogni ragionevole prospettiva, da questo Robinson Crusoe del futuro (e da quelli che diventeranno da un certo punto in poi i suoi coadiutori terrestri). E potete credere che ci riuscirà, perché niente è più forte della resilienza messa alla prova da circostanze eccezionali e niente è più creativo dell’ingegno umano anche nel mezzo del nulla. Questo messaggio di fondo percorre ovviamente ed esplicitamente tutto il film, accanto ad altri altrettanto superottimisti e pedagogici: la forza dell’amicizia e del senso di solidarietà, la cooperazione alla NASA tra scienziati di tutte le etnie, dove l’idea più geniale non è elaborata da un bianco WASP, tutt’altro; la cooperazione tra nazioni che si guardano in cagnesco di fronte ad emergenze estreme, ecc. ecc. Con tutto ciò, il film è riuscito. Sarà la capacità di creare una perfetta logica dell’illogico, tempi e ritmi molto ben governati, un padroneggiamento magistrale della tensione dello spettatore nelle alternative di speranza/frustrazione, pause tranquille/catastrofi, impossibile/possibile; sarà la bella fotografia nitida, capace di delineare un ambiente perfettamente ‘altro’; sarà in particolare la straniante (e intrigante) sovrapposizione di dramma estremo e una certa sorridente ironia del tutto improbabile, che ha il suo centro nel bravo protagonista, e fa l’occhiolino allo spettatore invitandolo a prendere sul serio quel che c’è da prendere sul serio e a fare la tara sul resto.E allora avremo la coltivazione avventurosa di patate in un luogo senz’acqua e senza concime (ma la cacca aiuta), l’invenzione di un codice di comunicazione, la sparata nello spazio da Marte “in una decappottabile”, ecc. ecc. Così, nonostante l’impresa superumana, non è affatto un film di supereroi in costume per il prossimo Halloween; resta la storia di un uomo che ce la fa mettendo in gioco tutte le sue risorse, proprio come quella di Robinson Crusoe. Niente male.
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alexander tioz
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martedì 6 ottobre 2015
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fantapositivismo dal papà di xenomorfi e replicant
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Lo sguardo del Ridley Scott della fantascienza è da sempre pessimista: equipaggi spaziali sacrificati per portare sulla Terra un nuovo super soldato alieno, metropoli del 2019 putride, umidicce e malaticce, alieni-divinità che prima ci creano e poi vogliono distruggerci. Non è il caso di questo The Martian, film che fa del positivismo scientifico la sua ossatura e della speranza di un futuro di collaborazione proficua tra umani la sua anima. Tratto dal best-seller di Andy Weir, la trama ormai la sanno anche le pietre di Cydonia: in un futuro prossimo la Nasa, con i suoi astronauti, riesce a raggiungere Marte per studiarne la superficie; qualcosa va storto e la squadra è obbligata ad abbandonare la missione, battere in ritirata dal pianeta rosso e lasciare indietro il biologo del team (Damon), creduto ormai morto: quest'ultimo invece è sopravvissuto e, solo in un pianeta deserto, decide che, con la sua preparazione e l'attrezzatura di fortuna rimastagli, può continuare a sopravvivere e sperare di essere salvato.
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Lo sguardo del Ridley Scott della fantascienza è da sempre pessimista: equipaggi spaziali sacrificati per portare sulla Terra un nuovo super soldato alieno, metropoli del 2019 putride, umidicce e malaticce, alieni-divinità che prima ci creano e poi vogliono distruggerci. Non è il caso di questo The Martian, film che fa del positivismo scientifico la sua ossatura e della speranza di un futuro di collaborazione proficua tra umani la sua anima. Tratto dal best-seller di Andy Weir, la trama ormai la sanno anche le pietre di Cydonia: in un futuro prossimo la Nasa, con i suoi astronauti, riesce a raggiungere Marte per studiarne la superficie; qualcosa va storto e la squadra è obbligata ad abbandonare la missione, battere in ritirata dal pianeta rosso e lasciare indietro il biologo del team (Damon), creduto ormai morto: quest'ultimo invece è sopravvissuto e, solo in un pianeta deserto, decide che, con la sua preparazione e l'attrezzatura di fortuna rimastagli, può continuare a sopravvivere e sperare di essere salvato.
Il film funziona alla grande per la sua intera durata e mette in scena l'eroicità dell'uomo normale e del suo sapere acquisito con l'impegno e il metodo che sa che non ha motivo di arrendersi, perché la sua conoscenza garantisce che la speranza di sopravvivere brilli ancora. Niente metaforoni trascendentali, tutto ciò che succede ha un suo perché e una sua logica, i vari personaggi si comportano come professionisti ed esseri umani veri, operando sempre la scelta che per loro è migliore. L'uomo tramite la scienza e la logica è capace di azioni che potrebbero a prima vista risultare impossibili, mentre nella realtà dei fatti non lo sono. Il Watney di Damon è uno scienziato impacciato e dal dubbio senso dell'umorismo, ma fortemente convinto nelle sue capacità, perché conscio della sua preparazione. E lo sguardo ottimista non si ferma all'individuo, ma si estende a macchia d'olio nell'intera comunità, tutti lavorano e cooperano (pure USA e Cina) al massimo per riportare quella persona, che non sarebbe dovuta essere abbandonata nella solitudine di Marte, all'interno della collettività-Terra. E questo discorso, nell’economia del film, mette decisamente in secondo piano tutte le piccole e a volte fastidiose ingenuità tipiche dei blockbuster americani, pur presenti anche qui.
Se Ridley Scott fosse un teorema scientifico, questo film sarebbe la prova finale che garantisce la verità del suddetto: egli è IL regista da blockbuster, le sue pellicole sono imponenti e ambiziose, fatte perlopiù per intrattenere, ma anche per far pensare, visivamente potenti e al botteghino (quasi) sempre fruttuose. A settant'anni passati, la sua mano registica resta sicura e di mestiere, non più in grado di virtuosismi o soluzioni innovative, ma con l'affidabilità di un pilota esperto. Da sempre, è uno dei migliori traduttori delle parole in immagini. Il problema sorge quando le parole alla base non funzionano, ed ecco che da oltre dieci anni, l'inglese più americano del cinema non riesce a confezionare un film che funzioni dall'inizio alla fine. Probabilmente troppo vincolato dalle case di produzione, il materiale di partenza delle sue ultime pellicole è o guasto al nocciolo (The Consuelor, Exodus), o con un cuore succoso, ma con una scorza poco digeribile (Prometheus). Ma quando hai un soggetto accattivante (il romanzo di Weir) e una sceneggiatura che funziona (merito del giovane Drew Goddard, scuola Wheadon), con Scott alla regia si ottiene di sicuro un gran bel film, visivamente maestoso, ben interpretato da un cast stellare, avvincente e per le masse, che giustamente lo premiano con gli incassi. Teorema dimostrato, CVD.
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asdrubale03
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domenica 18 ottobre 2015
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ridley scott non delude
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Un altro film tra i più grandi capolavori di Ridley Scott che ha diretto la pelliccola magistralmente creando scene e inquadrature eccezionali,purtroppo devo ammettere che il 3D è sfruttato davvero male a parte due o tre scene in cui è ottimo.Le interpretazioni da parte di tutti gli attori sono superbe sopratutto quelle di Jessica Chaistain e Matt Damon, quest'ultimo secondo me per questo film si merita almeno la nomination all'Oscar.In fine ho adorato la colonna sonora ed il fatto che il film sia più ironico di molti altri film che trattano lo stesso genere.Voto 8.5/10
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filippo catani
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martedì 6 ottobre 2015
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ridley scott torna sul podio
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Una spedizione di astronauti si trova su Marte per effettuare rilievi scientifici ed esperimenti vari quando una tempesta li sorprenmde. Tutto l'equipaggio riesce a mettersi in salvo tranne un componente che viene creduto morto dal resto dei compagni. L'uomo in realtà è vivo e, con l'aiuto della NASA, dovrà cercare un modo per sopravvivere e rientrare sulla Terra.
Ridley Scott si attiene molto scrupolosamente al romanzo e non cedendo a trionfalismi, fanfare o americanismi confeziona un'ottima pellicola. Perfetto Damon nel calarsi nei panni dell'astronauta-botanico che non molla e cerca in tutti i modi di sopravvivere usando tutte le nozioni che ha imparato e un pizzico di ironia.
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Una spedizione di astronauti si trova su Marte per effettuare rilievi scientifici ed esperimenti vari quando una tempesta li sorprenmde. Tutto l'equipaggio riesce a mettersi in salvo tranne un componente che viene creduto morto dal resto dei compagni. L'uomo in realtà è vivo e, con l'aiuto della NASA, dovrà cercare un modo per sopravvivere e rientrare sulla Terra.
Ridley Scott si attiene molto scrupolosamente al romanzo e non cedendo a trionfalismi, fanfare o americanismi confeziona un'ottima pellicola. Perfetto Damon nel calarsi nei panni dell'astronauta-botanico che non molla e cerca in tutti i modi di sopravvivere usando tutte le nozioni che ha imparato e un pizzico di ironia. Difficile non immedesimarsi in questo personaggio così come in quelli della NASA o del resto dell'equipaggio; uomini e donne che uniscono le loro intelligenze per raggiungere l'obbiettivo. Perfetto anche il realismo che ci mostra quanto tempo venga impiegato per costituire una missione spaziale degna di questo nome. Certo alcuni tecnicismi di scienza o ingegneria non sono esattamente accessibili a tutti però lo spettatore non si sente mai smarrito ma semmai ammirato e stimolato nella voglia di approfondire certi temi. Oltre alle belle scenografie questo film deve parte della sua riuscita anche alla gradevolissima colonna sonora anni '70-80 che permea l'atmosfera. Le due ore e un quarto di film scorrono così con il massimo della gradevolezza e dopo il flop di Prometeus, Scott mostra che non ha affatto perso il tocco. Ultimissima notazione viste le "polemiche" che c'erano state prima del film: The Martian con Interstellar non c'entra nulla nel senso che non c'è alcun plagio o brutta copia.
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zenos
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giovedì 8 ottobre 2015
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commediucola spaziale tra il nerd e la scampagnata
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Molto poco realistico. Troppo umoristico. Sembra quasi la parodia di se stesso questo film, osannato come un capolavoro. Questo Robinson Crusoe spaziale è oltre mo(n)do ridicolo, parlo del personaggio, Matt Damon nel complesso bravo in questo film spento e scontato. Nulla di particolare. Scene stupefacienti non ce ne sono. Opera decisamente commerciale che merita molto poco, mi aspettavo molto di più da Ridley Scott.
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