menkauhor
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giovedì 8 ottobre 2015
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tutto è possibile....
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Con la forza della volontà tutto è possibile. Senza mai mollare, fai la cosa giusta, affronta i problemi, uno alla volta, e risolvili. Tutto diventerà possibile. Quante volte lo star system ci ha proposto e rappresentato la dottrina delle magnifiche sorti e progressive. Questa volta lo fa meglio del solito, certo, lascia il segno, coinvolge. E' una favola moderna, e non è necessario domandarsi quanti miliardi di dollari vengono inutilmente bruciati nei programmi di esplorazione spaziale. E però, in quasi seicento SOL trascorsi lì, da solo, sul pianeta Marte, Mark Watney non ha mai avuto un cedimento, un momento di difficoltà o di sconforto? Suvvia, Mr. Scott, perfino i replicanti di Blade Runner sapevano piangere.
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elpiezo
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sabato 10 ottobre 2015
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avvincente!!!
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Grazie alla sapiente regia di un mostro come Ridley Scott, Sopravvissuto si candida come uno dei migliori film di “fantascienza” dell'ultimo periodo. Ispirato dal libro di Weir “l'uomo su Marte”, Sopravvissuto narra la tragica storia di un'agente della Nasa rimasto da solo sul pianeta rosso, la sua caparbia voglia di sopravvivenza e l'ardente desiderio di far ritorno a casa. Matt Damon è perfetto nella parte del protagonista, che con la giusta dose di autoironia gestisce fermamente il suo angoscioso calvario nell'attesa dei soccorsi, mescolando astuzia e competenza al fine di un'insperata ma determinante collaborazione con i colleghi lontani milioni di chilometri.
Un film che alimenta nel pubblico il fascino dell'ignoto rilanciando al contempo le ambizioni della Nasa verso la conquista di quelle lande deserte magnificamente rappresentate dal sapiente regista che ha saputo trasformare ancora una volta la staticità di una trama apparentemente uniforme in un alettante prodotto commerciale.
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juri moretti
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domenica 11 ottobre 2015
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matt demon coltiva le patate su marte
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In seguito a una violenta tempesta durante una missione su Marte, l’astronauta Mark Watney (Matt Damon) viene creduto morto e abbandonato dal suo equipaggio. In realtà Watney è ancora vivo, ed è stato lasciato da solo su un pianeta ostile. Avendo a disposizione una quantità limitata di provviste, dovrà contare sul proprio ingegno, intelligenza e forza interiore per riuscire a sopravvivere e a inviare segnali di vita sulla Terra. Nel frattempo, a milioni di chilometri di distanza, la NASA e una squadra di scienziati di altissimo livello internazionale, si danno da fare per riportare a casa il “marziano”; contemporaneamente i membri dell’equipaggio di Watney cercano di mettere a punto una missione di soccorso quasi impossibile.
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In seguito a una violenta tempesta durante una missione su Marte, l’astronauta Mark Watney (Matt Damon) viene creduto morto e abbandonato dal suo equipaggio. In realtà Watney è ancora vivo, ed è stato lasciato da solo su un pianeta ostile. Avendo a disposizione una quantità limitata di provviste, dovrà contare sul proprio ingegno, intelligenza e forza interiore per riuscire a sopravvivere e a inviare segnali di vita sulla Terra. Nel frattempo, a milioni di chilometri di distanza, la NASA e una squadra di scienziati di altissimo livello internazionale, si danno da fare per riportare a casa il “marziano”; contemporaneamente i membri dell’equipaggio di Watney cercano di mettere a punto una missione di soccorso quasi impossibile. E mentre tutti danno prova di grande coraggio, il mondo si stringe intorno a Watney, sperando e pregando affinché riesca a tornare sano e salvo. Quando si realizza un film con queste tematiche, ci deve essere poca fantascienza ma il tutto deve essere realistico e deve farti riflettere sulle possibili realtà che potrebbere accadere in futuro. Ma la scena più mediocre e senza senso senso che ci sia e quella dove il protagonista coltiva le patate su Marte e poi crescono, ma anche lo svolgimento del film e del tutto lento e noioso, poichè dura più di due ore. Il cast è buono, oltre a Matt Demon ci sono; Jessica Chastain, Kristen Wiig, Jeff Daniels, Michael Pena, Kate Mara, Sean Bean, Sebastien Stan e Chiwetel Ejiofor. La regia è così così da fastidio in alcune sequenze, la fotografia è orribile, insomma un' idea dove poteva venire fuori una cosa molto interessante, però purtroppo Ridley Scott ha sbagliato in pieno ed ha realizzato una delle pellicole più dimenticabili che ci siano nella storia del cinema.
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luca agnifili
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domenica 11 ottobre 2015
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l"abbandonati nello spazio" di ridley scott
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La domanda che mi sono posta dall'inizio alla fine è stata: cosa sarei stato capace di fare io in quelle condizioni? Niente....
Comunque, film solido, ben strutturato, che si lascia vedere molto gradevolmente e senza sbadigli, che non fa acqua da nessuna parte, come i film di Ridley Scott quando il regista è nei momenti più ispirati. Del resto tutte le storie di salvataggio sul filo del rasoio, alla fine sono in grado di tenere lo spettatore ben saldo sulla poltrona. La storia si dipana in maniera molto lineare col passare dei minuti, senza indurre una suspence esasperata nella spettatore (se non in pochi necessari passaggi) e con un accento che si mantiene fino in fondo positivo.
La fotografia e la scenografia sono sempre quelli del grande maestro, delle vere immagini-quadro: gli scorci della superficie di Marte sono veramente accattivanti e danno l'idea di come realmente sia il pianeta dal vivo.
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La domanda che mi sono posta dall'inizio alla fine è stata: cosa sarei stato capace di fare io in quelle condizioni? Niente....
Comunque, film solido, ben strutturato, che si lascia vedere molto gradevolmente e senza sbadigli, che non fa acqua da nessuna parte, come i film di Ridley Scott quando il regista è nei momenti più ispirati. Del resto tutte le storie di salvataggio sul filo del rasoio, alla fine sono in grado di tenere lo spettatore ben saldo sulla poltrona. La storia si dipana in maniera molto lineare col passare dei minuti, senza indurre una suspence esasperata nella spettatore (se non in pochi necessari passaggi) e con un accento che si mantiene fino in fondo positivo.
La fotografia e la scenografia sono sempre quelli del grande maestro, delle vere immagini-quadro: gli scorci della superficie di Marte sono veramente accattivanti e danno l'idea di come realmente sia il pianeta dal vivo. Di richiami ad altri film ce ne sono tanti, come detto nelle altre recensioni: dai più recenti Gravity ed Interstellar, fino al "vecchio" e poco ricordato "Abbandonati nello spazio", anno 1968 di John Sturges. Io direi che trattasi del parente più vicino, visto l'intero percorso di organizzazione del salvataggio.
In definitiva un ottimo e godibile film di fantascienza, consigliato a tutti gli amanti e non genere.
Buona visione.
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mattia li puma
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sabato 17 ottobre 2015
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l'epica lezione di sopravvivenza
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Inizia in media res e questo catapulta lo spettatore direttamente su Marte, direttamente nel bel mezzo della spedizione Ares 3 ; tecnica che induce lo spettatore a non fargli sfuggire nessun dettaglio . Immagini spettacolari , dialoghi e battute sarcastiche ed immancabili fanno di "The Martian" un film all'altezza dei precedenti di questo genere come "Gravity" , "Interstellar" ed "Elysium".
Ridley Scott non si sbaglia e non sbaglia un dialogo il botanico Matt Damon calato benissimo all'interno dei panni del "Sopravvissuto" su Marte , costretto a coltivare patate concimate con i suoi escrementi per sopravvivere da solo in un mondo in cui qualsiasi cosa fa risulta il primo uomo a farla. Pathos , suspense e buona colonna sonora accompagnano 130 minuti tutti vissuti d'un fiato .
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Inizia in media res e questo catapulta lo spettatore direttamente su Marte, direttamente nel bel mezzo della spedizione Ares 3 ; tecnica che induce lo spettatore a non fargli sfuggire nessun dettaglio . Immagini spettacolari , dialoghi e battute sarcastiche ed immancabili fanno di "The Martian" un film all'altezza dei precedenti di questo genere come "Gravity" , "Interstellar" ed "Elysium".
Ridley Scott non si sbaglia e non sbaglia un dialogo il botanico Matt Damon calato benissimo all'interno dei panni del "Sopravvissuto" su Marte , costretto a coltivare patate concimate con i suoi escrementi per sopravvivere da solo in un mondo in cui qualsiasi cosa fa risulta il primo uomo a farla. Pathos , suspense e buona colonna sonora accompagnano 130 minuti tutti vissuti d'un fiato .
Quello che ci resta uscendo dalla sala del cinema sono le epiche parole finali, pronunciate da un Mark Watney ormai glorioso ed orgoglioso della sua leggendaria sopravvivenza :"Questo è lo spazio e non collabora... o accettate che accada o vi date da fare"; dopo la visione di questa pellicola la morale da portar con noi è senz'altro quella di non perdere mai la speranza, di possedere una discreta autostima ma soprattutto di imparare a contare solo su stessi.
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pruno
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martedì 13 ottobre 2015
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a pochi passi dall'essere una pietra miliare
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I film di fantascienza, un po' come gli horror, sono condannati a ricevere un giudizio che invevitabilemte si districa tra i sostenitori accaniti e i più ostinati detrattori.
La domanda che mi sono quindi posto è: "E' una pellicola che può piacere ai non amanti del genere?" Io penso di Si.
The Martian ha molte di quelle caratteristiche che acchiappano lo spettatore medio. Ha una trama moderatamente avvincente, ha una spettacolare fotografia, tratta del pianeta più chiacchierato di tutti i tempi e parla di un argomento che difficilmente lascia indifferenti: la solitudine. Forse in questo sta anche la debolezza principale del film, mancando di spunti o picchi di eccellenza che gli avrebbero consetito, date le sopracitate premesse, di entrare nella ristretto cerchia dei capolavori di fantascienza.
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I film di fantascienza, un po' come gli horror, sono condannati a ricevere un giudizio che invevitabilemte si districa tra i sostenitori accaniti e i più ostinati detrattori.
La domanda che mi sono quindi posto è: "E' una pellicola che può piacere ai non amanti del genere?" Io penso di Si.
The Martian ha molte di quelle caratteristiche che acchiappano lo spettatore medio. Ha una trama moderatamente avvincente, ha una spettacolare fotografia, tratta del pianeta più chiacchierato di tutti i tempi e parla di un argomento che difficilmente lascia indifferenti: la solitudine. Forse in questo sta anche la debolezza principale del film, mancando di spunti o picchi di eccellenza che gli avrebbero consetito, date le sopracitate premesse, di entrare nella ristretto cerchia dei capolavori di fantascienza.
Provoca meno ansia rispetto alla visione di Gravity e la trama risulta meno confusa e più lineare di Interstellar, due pellicole con cui questo film necessariamente si confronta, riuscendo tuttavia a non deludere mai e mai annoiare lo spettatore.
Il protagonista riesce solo in parte a svincolarsi dal cliché del "superamericano campione di tutto": Matt Damon non è un soldato o un ex membro dei servizi segreti (Deo gratias!), ma è uno scenziato (ma ecco: troppo giovane, troppo "fisicato", troppo onniscente) che cerca di rimanere in vita grazie alle sue immense risorse conoscitive e che va a avanti a colpi di genialate nerd manco fosse cresciuto a pane e Big Bang Theory. Al suo posto avrei visto meglio un più attempato, più espressivo e più arrendevole protagonista.
Il Film spezza la tensione, comunque palpabile, con alcuni momenti di ilarità più o meno riusciti, spesso affidati a personaggi approssimativamente definiti e dallo scarso spessore.
Ma alla fine, farere il tifo, gioirete e vi dispererete con il botanico Watney, statene certi.
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mavez
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mercoledì 14 ottobre 2015
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interessante e coinvolgente
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Come tutti i film di sci-fi ci si può porre immediatamente in modo critico a notare le incongruenze delle leggi della fisica e le poco plausibili azioni e reazioni , ma sarebbe un discorso sterile , non è un documentario ma un romanzio fantastico ed in questa luce è ben sviluppato offrendo spunti di riflessione ma anche una bella fotografia da ammirare . La trama è veramente per tutti , con qualche prevedibile colpo di scena ma piacevole nel suo scorrere . Personalmente mi ha coinvolto anche se come hanno notato altri manca quel pizzico di non so cosa per renderlo memorabile mentre rimane solo un bel film . Vale comunque la pena di vederlo
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tizianino
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venerdì 2 ottobre 2015
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film potente. ma blade runner resta inarrivabile
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"The Martian" nel suo complesso è un film potente, come la maggior parte delle opere di Ridley Scott. Purtroppo, in certi frangenti, la sceneggiatura stringe troppo l'occhio al pubblico americano, che ama vedere l'eroe capace di superare prove tremende, lo scienziato genialoide ed il salvataggio incredibile dell'ultimo secondo. Ciò che mi è piaciuto di meno, è proprio un certo "eccesso" di sceneggiatura nel finale, quando per arrivare all'Happy ending si passa da una serie di situazioni troppo rocambolesche, che lasciano il tempo che trovano anche dal punto di vista scientifico. In altre parti del film, invece, Scott sembra molto attento a rispettare la correttezza scientifica.
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"The Martian" nel suo complesso è un film potente, come la maggior parte delle opere di Ridley Scott. Purtroppo, in certi frangenti, la sceneggiatura stringe troppo l'occhio al pubblico americano, che ama vedere l'eroe capace di superare prove tremende, lo scienziato genialoide ed il salvataggio incredibile dell'ultimo secondo. Ciò che mi è piaciuto di meno, è proprio un certo "eccesso" di sceneggiatura nel finale, quando per arrivare all'Happy ending si passa da una serie di situazioni troppo rocambolesche, che lasciano il tempo che trovano anche dal punto di vista scientifico. In altre parti del film, invece, Scott sembra molto attento a rispettare la correttezza scientifica. In generale sono da apprezzare l'ottima regia, la straordinaria scenografia, la piacevole e sorprendente scelta della colonna musicale con brani degli anni Settanta e Ottanta. Discreta la prova d'attore di Matt Damon. Troppo macchiettistica qualche altra interpretazione, in particolare quella del giovane astrodinamico Rich, l'unico a capire che la stessa astronave Ares 3 può tornare velocemente su Marte e recuperare il "sopravissuto", sfruttando la fionda gravitazionale della Terra. Su questo punto la sceneggiatura non è proprio inappuntabile: nei voli spaziali, la tecnica della fionda gravitazione dei pianeti è la più utilizzata, per cui fa sorridere il fatto che nessuno dei tantissimi scienziati Nasa fosse arrivato a questa soluzione. Comunque, in conclusione, vale la pena vedere The Martian. Ma il film cult di Ridley Scott, "Blade Runner", resta inarrivabile.
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mickey97
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mercoledì 7 ottobre 2015
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la salvezza è a soli 225 km di distanza.
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Missione Ares III. Un gruppo di Astronauti è in missione presso Marte nella rispettiva aerea di Acidalia Planitia fino a quando non sopraggiunge una tempesta che li obbliga a lasciare la missione eccetto uno. Mark Watney in seguito all'essere stato colpito da un ripetitore radio, è ritenuto morto da parte di Nasa e compagni ignari del fatto che è ancora vivo, ma il povero astronauta oramai è solo e sopravvivere in un pianeta deserto, in cui non cresce nulla è un'impresa fin troppo ardua ma Watney si arma di un coraggio a dir poco encomiabile per il fine di non morire e aspettare che la prossima missione lo raggiunga. Nel frattempo, comincia ad usare le sue conoscenze inerenti al campo della botanica e comincia a coltivare facendo uso anche di alcune importantissime nozioni della chimica in modo da cibarsi seppur la sua dieta non sia affatto variegata e comprenda sopratutto patate.
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Missione Ares III. Un gruppo di Astronauti è in missione presso Marte nella rispettiva aerea di Acidalia Planitia fino a quando non sopraggiunge una tempesta che li obbliga a lasciare la missione eccetto uno. Mark Watney in seguito all'essere stato colpito da un ripetitore radio, è ritenuto morto da parte di Nasa e compagni ignari del fatto che è ancora vivo, ma il povero astronauta oramai è solo e sopravvivere in un pianeta deserto, in cui non cresce nulla è un'impresa fin troppo ardua ma Watney si arma di un coraggio a dir poco encomiabile per il fine di non morire e aspettare che la prossima missione lo raggiunga. Nel frattempo, comincia ad usare le sue conoscenze inerenti al campo della botanica e comincia a coltivare facendo uso anche di alcune importantissime nozioni della chimica in modo da cibarsi seppur la sua dieta non sia affatto variegata e comprenda sopratutto patate. The Martian Sopravvissuto in realtà non fa altro che rappresentare quello che accadrà fra tanti anni quando dovrà venire a costituirsi la vita su Marte, l'uomo dovrà ergersi inevitabilmente come soggetto puramente razionale nel costruire un impero di cui attualmente non vi sono nemmeno le fondamenta. All'inizio temevo che il film potesse risultare piatto nel mostrare troppo a lungo come Mark Watney è riuscito a sopravvivere e invece no, grazie ad un abile e più che egregio montaggio viene ad instaurararsi una dinamica tale che suscita nello spettatore una grande ammirazione riguardo lo svolgersi dello storia, la quale risulta funzionale sotto tutti i punti di vista. Ridley Scott questa volta ha fatto un lavoro eccellente, la sua regia non cede nemmeno un momento. il film non è altro che un vorticare di emozioni che verso il finale precisamente al momento del salvataggio di Watney raggiungono un altissimo tasso di intensità facendo in modo di far rimanere appassionato lo spettatore fino alla fine, momento in cui staccare gli occhi dallo schermo è fin troppo difficile. Un grande film nettamente superiore a Gravity ed Interstellar che vincerà sicuramente un oscar se non di più.
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(di mickey97)
[ - ] scusate..
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jaylee
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sabato 10 ottobre 2015
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houston, abbiamo ancora un problema
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Dopo il flop di Exodus, Ridley Scott doveva in qualche modo “andare sul sicuro” e quindi eccolo alla regia di The Martian, film ambientato nel futuro e nello spazio, vedi i vari capolavori del maestro britannico Alien e Blade Runner, al quale aggiungeremmo il sottovalutato Prometheus di qualche anno fa.
In realtà, le analogie finiscono qua, perché The Martian non ha niente in comune con la fantascienza se non le ambientazioni e molto di più appare in linea con Apollo 13 o Gravity o addirittura Moon, ma anche con film che con lo spazio hanno niente o quasi a che fare come Cast Away oppure All is Lost. Insomma, Neil Armstrong versione Robinson Crusoe.
Mark Watney (Matt Damon), astronauta della missione Ares III sul pianeta Marte in un prossimo futuro, viene creduto morto e abbandonato dai suoi compagni sul pianeta stesso.
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Dopo il flop di Exodus, Ridley Scott doveva in qualche modo “andare sul sicuro” e quindi eccolo alla regia di The Martian, film ambientato nel futuro e nello spazio, vedi i vari capolavori del maestro britannico Alien e Blade Runner, al quale aggiungeremmo il sottovalutato Prometheus di qualche anno fa.
In realtà, le analogie finiscono qua, perché The Martian non ha niente in comune con la fantascienza se non le ambientazioni e molto di più appare in linea con Apollo 13 o Gravity o addirittura Moon, ma anche con film che con lo spazio hanno niente o quasi a che fare come Cast Away oppure All is Lost. Insomma, Neil Armstrong versione Robinson Crusoe.
Mark Watney (Matt Damon), astronauta della missione Ares III sul pianeta Marte in un prossimo futuro, viene creduto morto e abbandonato dai suoi compagni sul pianeta stesso. Mark dovrà trovare un modo di sopravvivere all’interno della base, dove scorte e viveri sono garantiti per 31 giorni, perché la prossima missione atterrerà sul pianeta tra 4 anni.
Non aspettatevi alieni e vita indigena sul pianeta, o rivelazioni eretico-religiose, The Martian è un film che ha come principale tema l’indomita volontà di sopravvivenza dell’Uomo e, in qualche modo, il messaggio che questa dipenda non solo dagli sforzi dell’individuo, ma dalla sinergia di un’intera specie, il genere umano, che, in una metafora non così nascosta, dovrà fin troppo presto capire come nutrirsi in un futuro meno lontano di quello che pensiamo. Pur non troppo innovativo come ambientazioni e impatto visivo (vedi Mission to Mars o Red Planet) ,The Martian ha il pregio di realizzare il film di sopravvivenza e solitudine mai facendo ricorso al tema fideistico come quasi sempre è capitato in questi casi ma sempre al potere della volontà e dell’atteggiamento dell’Umanità in situazioni disperati: “un problema dopo l’altro, e se ne risolverete abbastanza tornerete a casa”, nelle parole di Mark.
Proprio Mark, nell’interpretazione di Matt Damon ha un cardine fondamentale, e pensare che il buon Matt aveva inizialmente rifiutato la parte in quanto troppo simile alla sua ultima interpretazione Interstellar (solo in apparenza però). E meno male, perché il suo Mark, geniale scienziato dalla volontà di ferro e che odia la disco music (curiosa la scelta di un film spaziale con musiche anni anacronistiche subito dopo Guardians of the Galaxy), è ciò che fa la differenza con Gravity di qualche anno fa, con Sandra Bullock che evidentemente non ha lo stesso impatto e intensità di Damon. The Martian, sia dal lato della storia su Marte, sia dal lato della storia sulla Terra (ovvero come lavorano per trovare soluzioni), funziona molto bene e, seppur decisamente a credito nei riguardi di Apollo 13 per tantissimo versi, è comunque: a. sufficientemente originale; b. tesissimo: oltre 2h20’ mai noiosi e spesso senza far ricorso ad espedienti scontati; c. dotato di un umorismo un po’ nerd, ma molto efficace e con continui riferimenti alla cultura pop vintage (come musica, videogames, fumetti e, parte più simpatica, altri film su missioni spaziali come Alien –occhio anche ai titoli iniziali- e lo stesso Apollo 13)
Molto bravo il cast di contorni, con una spanna sugli altri Jeff Daniels e Chiwetel Ejiofor nella parte dei capi della NASA, ma anche Jessica Chastain, il capitano Lewis.
Insomma un film holliwoodiano nella sua forma migliore di intrattenimento per niente stupido. Houston, abbiamo ancora un problema. Finalmente! (www.versionekowalski.it)
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