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Spectre - 007, James Bond l'eterno

È tempo di record: dal 5 novembre arriva al cinema il film numero 24 della serie 007. Da Sean Connery a Daniel Craig. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto l'attore Daniel Craig in una scena di Spectre - 007.
Daniel Craig (57 anni) 2 marzo 1968, Chester (Gran Bretagna) - Pesci.

domenica 1 novembre 2015 - Focus

Spectre - 007 in arrivo nelle sale: è il film numero 24 della serie "007". È record, che ha una sua ragione.

In quelli che Scott Fitzgerald definisce "gli anni vulnerabili", quelli dell'adolescenza, io assumevo, nella mia personale, e di tanti, formazione, i libri degli americani, dei russi, dei francesi, dei britannici e di altri. Dopo aver assunto, a scuola, i grandi classici delle epoche. Fra Hemingway, Proust, Kafka, Mann, Joyce, Bulgakov, Pavese e molti altri certo, si infilò Ian Fleming, l'inventore di James Bond. I puristi non lo amavano, la critica prevalente lo definiva un efficace narratore letterariamente insignificante. Però Fleming vendeva milioni di copie, che, in chiave purista potrebbe persino essere un segnale negativo, ma va detto che, a posteriori, non è stato così: Fleming possedeva una sua bella cifra stilistica, da romanziere vero. E poi "noi" generazione ne eravamo innamorati, io più di tutti.

Erano gli anni sessanta. In un mio breve saggio del 2012 dal titolo "I 50 anni di Bond sono 60", partivo dal primo romanzo del 1952 e dal primo film del 1962. Ed è notorio, in questa epoca a comandare è il cinema. Così Bond diventa un fenomeno dagli anni sessanta. E continua, appunto. Se ti guardi indietro... ti manca il fiato. "Cosa non era ancora successo" da quell'anno. C'è la crisi di Cuba, dunque c'era ancora Kennedy, l'Algeria diventa indipendente, in Italia la DC è ancora padrona assoluta, per poco. Non c'erano ancora il Vietnam e la questione dei diritti civili, quella "di colore". Nei Balcani c'erano altri Paesi e altri confini, era appena stato eretto il muro di Berlino, che poi sarebbe caduto, insieme al comunismo. Il piccolo eroe cinese doveva ancora affrontare i carri armati in piazza Tienanmen. Le torri gemelle dominavano Manhattan, l'islam della Libia, della Siria e di altri Paesi da quelle parti, non aspirava a una vita migliore altrove. E poi i giorni nostri, liquidi, confusi, violenti e... poco felici. E il nostro Paese: cerco un unico aggettivo, me la cavo con due, degradato e rassegnato. Tutto questo era in incubazione.

L'enorme successo di "Bond" deriva dal "momento". Nella storia, anche in quella dell'arte, della cultura e dello spettacolo è sempre questione di "momento". Poche citazioni esemplari: nel 1919 la Germania era sconfitta, umiliata e distrutta. Eppure diede vita alla Repubblica di Weimar (1919-1933) che reinventò i codici di tutto: arte, cinema, teatro, architettura. Con un'indicazione che vale ancora adesso: l'arte applicata. È forse il momento più alto della cultura-spettacolo-comunicazione del Novecento. Gli anni trenta (anche se il primo vagito è dei venti) sono quelli di Walt Disney con la sua strepitosa idea di formazione che attraversa tutte le epoche da allora. Non rilevo niente di altrettanto potente. La guerra e il primo dopoguerra italiani sono il momento per il nostro "realismo": grande cinema e invenzione, li esportiamo dovunque. Sono altre poche citazioni utili al concetto di "momento".

E così, primi Sessanta, arriva 007. Perché il dopoguerra è finito e all'immaginario serve un sogno e un eroe. E chi meglio dell'agente Bond, inglese garante&padrone, affascinante, seduttore, conoscitore di champagne. E salvatore del mondo. Al primo perfetto, per allora, modello Connery ne sarebbero seguiti altri cinque secondo epoche ed evoluzioni. E anagrafe. Chi ha vissuto Connery rimane legato a quello charme e quello stile. Io sono fra questi. I modelli successivi stavano, ancora una volta, ai "momenti". Lazenby, Moore, Dalton, Brosnan erano agenti ancora vagamente "alla Fleming". Ma troppe cose cambiavano a cominciare dalla tecnologia: in Goldfinger Bond con la sua Aston Martin segue la Rolls Royce di Goldfinger attraverso il display di un satellitare. Era fantascienza. Adesso quel display ce l'hanno ragazzi sui loro motorini. Daniel Craig ha prodotto una svolta traumatica. Fleming avrebbe detto di lui: "non mi piace molto: uno che beve birra e che non sa portare lo smoking; che passa tante ore in palestra; che si approfitta della mia regina per il proprio marketing. E che... assomiglia a Putin, dopo che Bond e io stesso, durante la guerra fredda, abbiamo combattuto i russi". I nuovi autori hanno cercato di arricchire il plot con qualche inserto psicoanalitico fai-da-te. Per il resto Spectre - 007 è vicino a vari fratelli degeneri alla "Mission Impossible". Ma tant'è ogni "momento" ha il Bond che si merita. Grandezza e potenza non sono reperibili da decenni. Concludo con una frase di Francesco Alberoni sui "momenti": "allora nasceva Disney, adesso Guerre stellari 8".

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