parieaa
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martedì 8 marzo 2016
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piacevole sorpresa
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Forse qualcosa si muove all'orizzonte del cinema italiano, che fa ben sperare per il futuro. Forse giungerà il tempo in cui smetteremo di fare commediole da due soldi o filmetti strappalacrime con il copia e incolla. Forse torneremo al tempo in cui il cinema nostrano valeva qualcosa a livello mondiale. Forse però, perchè per ora possiamo solo sussurrarlo, per paura che troppi e troppo in fretta scoprano questa rinascita ancora troppo debole per portarla al pubblico generalista, visto che per ora la calpesterebbe e se la mangerebbe per sputarla subito dopo, perchè troppo diversa da quello a cui sono tuttora abituati. Ci vuole ancora molta calma e pazienza per almeno qualche annetto ancora.
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Forse qualcosa si muove all'orizzonte del cinema italiano, che fa ben sperare per il futuro. Forse giungerà il tempo in cui smetteremo di fare commediole da due soldi o filmetti strappalacrime con il copia e incolla. Forse torneremo al tempo in cui il cinema nostrano valeva qualcosa a livello mondiale. Forse però, perchè per ora possiamo solo sussurrarlo, per paura che troppi e troppo in fretta scoprano questa rinascita ancora troppo debole per portarla al pubblico generalista, visto che per ora la calpesterebbe e se la mangerebbe per sputarla subito dopo, perchè troppo diversa da quello a cui sono tuttora abituati. Ci vuole ancora molta calma e pazienza per almeno qualche annetto ancora. Il film in sè è davvero notevole, con un ottimo cast (il cattivo è semplicemente spettacolare, diverso dalla stragrande maggioranza dei villain visti finora nei cinecomics) e una buona regia. Persino gli effetti speciali non sono malvagi, anzi realistici e senza mai strafare. Persino il protagonista è diverso da quelli standard: non è un eroe (e qui ormai niente di nuovo), vive in una squallida periferia, è un piccolo criminale, è solitario, scontroso, al limite della sociopatia, guarda solo film osè, usa i suoi poteri solo per sè, disprezza la gente...insomma un personaggio fuori dai consueti canoni del genere e sicuramente nuovo...come già detto da molti il primo vero super"eroe" made in Italy (il ragazzo invisibile di Torantore era un calssico eroe american style trasposto a trieste). Interessante (ma un po' abusata) anche la figura della ragazza un po' tarda, figlia di criminali, ma pura e candida, che cerca di portare sulla retta via Jeeg, senza perlatro mai riuscirci del tutto. Mi è piaciuta persino l'idea di renderlo il più possibile estremo e splatter e con venature mafiose (altro argomento purtroppo molto italiano). Poi sicuramente qualche aspetto negativo c'è, come alcuni buchi nella sceneggiatura e in alcuni dialoghi o la scena finale un po' moscia e confusionaria. L'unica cosa che mi ha un po' infastidito è stata la scelta di usare i dialetti in modo un po' troppo stretto per i miei gusti, avrei preferito dialoghi molto più in italiano canonico (anche se capisco che la scelta sia stata fatta per aumentare il più possibile il realismo). Resta comunque un interessante esperimento e spero vivamente in un sequel, o quantomeno in altri film simili a questo.
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khaleb83
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venerdì 29 aprile 2016
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inaspettato
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Molti sostengono che il cinema italiano sia soltanto cinepanettoni e storie di famiglie più o meno in crisi. Non è vero, ovviamente, ma solo se si considera anche il "piccolo" cinema. Per quanto riguarda i prodotti più accessibili, questa diventa immediatamente una verità assoluta che questo film prova a scardinare.
Non è facile prendere un genere che è prettamente statunitense e contestualizzarlo non solo in una generica Italia, ma radicandolo in qualcosa di caratteristico come le borgate romane. In questo il film ha pienamente successo.
Non è facile ritrarre supereroi e supercriminali che parlano con accento romanesco e mantenerli credibili.
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Molti sostengono che il cinema italiano sia soltanto cinepanettoni e storie di famiglie più o meno in crisi. Non è vero, ovviamente, ma solo se si considera anche il "piccolo" cinema. Per quanto riguarda i prodotti più accessibili, questa diventa immediatamente una verità assoluta che questo film prova a scardinare.
Non è facile prendere un genere che è prettamente statunitense e contestualizzarlo non solo in una generica Italia, ma radicandolo in qualcosa di caratteristico come le borgate romane. In questo il film ha pienamente successo.
Non è facile ritrarre supereroi e supercriminali che parlano con accento romanesco e mantenerli credibili. Anche qui il film ha successo, in particolar modo per la seconda parte: senza volerne a Santamaria, che affronta un ruolo che vola troppo basso per poter rimanere memorabile e non per mancanza ma proprio per sua natura, impallidisce dinanzi a Marinelli, forse uno dei pochi attori italiani in grado di rimanere credibili anche andando sopra le righe.
Non è facile giocare con gli stereotipi di un genere senza rimanerne vittima; questo forse è il punto più vulnerabile del film, che viene quasi costantemente dominato da un tocco unico che però, nel finale, non si riesce a portare fino in fondo, scadendo in quella che si potrebbe probabilmente ritenere una fine obbligata, ma che con un po' di coraggio in più probabilmente poteva continuare a tenere il film sui toni che ha durante tutto il resto della pellicola. Un'occasione mancata sicuramente, ma che non inficia la qualità di un lavoro decisamente ottimo.
Non si può parlare di rivoluzione del panorama cinematografico italiano, è ovvio, ma è sicuramente la dimostrazione che fare qualcosa di differente anche in grosse distribuzioni è possibile.
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enrico danelli
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lunedì 4 aprile 2016
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suburra 2: la soluzione
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Con il film di Sollima (Suburra) si potrebbe dire che questo film non ha nulla in comune se non l'ambientazione a Roma e una serie di scene di estrema violenza. Rispetto a Suburra invece questo "Lo chiamavano Jeeg robot" costituisce la naturale evoluzione: di fronte ad un mondo senza speranza (la Roma di Sollima, dove l'unica speranza è la vendetta), la Roma di Mainetti riesce a produrre il suo eroe, quello di cui tutti hanno bisogno. Mettere in relazione la fantasiosa trama di questo film con le reali vicende politiche e sociali della capitale d'Italia sembra fin troppo semplice: a Roma tutti oggi aspettano un supereroe che sistemi la città e la enorme confusione politica di questi primi mesi del 2016 si risolverà solo se all'orizzonte si presenterà un super sindaco.
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Con il film di Sollima (Suburra) si potrebbe dire che questo film non ha nulla in comune se non l'ambientazione a Roma e una serie di scene di estrema violenza. Rispetto a Suburra invece questo "Lo chiamavano Jeeg robot" costituisce la naturale evoluzione: di fronte ad un mondo senza speranza (la Roma di Sollima, dove l'unica speranza è la vendetta), la Roma di Mainetti riesce a produrre il suo eroe, quello di cui tutti hanno bisogno. Mettere in relazione la fantasiosa trama di questo film con le reali vicende politiche e sociali della capitale d'Italia sembra fin troppo semplice: a Roma tutti oggi aspettano un supereroe che sistemi la città e la enorme confusione politica di questi primi mesi del 2016 si risolverà solo se all'orizzonte si presenterà un super sindaco. Quindi non siamo affatto in presenza di un film di intrattenimento, ma di un vero e proprio film sociale tramite allegorie neppure troppo difficili da individuare (il supereroe dovrà essre un romano d.o.c., battezzato nel Tevere e rigenerato dalle sue acque sacre). A questo significato segue un buon armamentario di ottime intenzioni dello sceneggiatore: l'evoluzione sofferta del protagonista che da cattivo lupo solitario si mette poi al servizio dell'umanità e soprattutto la figura redentrice della donna-compagna che da parecchio mancava nella nostra filmografia. L'appunto più grande che si può fare a questo film è, stante la violenza estrema che trasuda in moltissime scene, la mancanza del divieto ai minori (almeno di anni 14) visto che il titolo accattivante potrebbe richiamare anche i bambini: qui però non si deve tirare in ballo il regista o la produzione (?), ma altri che non fanno il loro mestiere o che chiudono entrambi gli occhi.
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max.dana
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venerdì 8 aprile 2016
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un supereroe per raccontare altre storie
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Ti aspetti un film incentrato sulle capacità di un "uomo" trasformato in un supereroe, invece è la scusa per raccontare i drammi di un quartiere (Torbellamonaca nello specifico), una periferia, una generazione. Personaggi probabili girano attorno all'incapacità emotiva del protagonista, chiuso tra furtarelli e porno.
Un dipinto di un pezzo di Roma, girato con occhio critico, spietato, ironico. Interpretato magistralmente dai protagonisti. "La marvel ha trovato il nuov Joker" questo mi hanno sussurrato all'orecchio. Noi finalmente godiamo di un film introspettivo, d'azione, emotivamente toccante.
La sospensione del giudizio, legata ai film di "fantazione", viene coccolata e rispettata con scene coerenti e una trama corretta, senza follie o pretese inutili.
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Ti aspetti un film incentrato sulle capacità di un "uomo" trasformato in un supereroe, invece è la scusa per raccontare i drammi di un quartiere (Torbellamonaca nello specifico), una periferia, una generazione. Personaggi probabili girano attorno all'incapacità emotiva del protagonista, chiuso tra furtarelli e porno.
Un dipinto di un pezzo di Roma, girato con occhio critico, spietato, ironico. Interpretato magistralmente dai protagonisti. "La marvel ha trovato il nuov Joker" questo mi hanno sussurrato all'orecchio. Noi finalmente godiamo di un film introspettivo, d'azione, emotivamente toccante.
La sospensione del giudizio, legata ai film di "fantazione", viene coccolata e rispettata con scene coerenti e una trama corretta, senza follie o pretese inutili.
E' maledettamente vero: "nun s'è mai visto un supereroe coi mocassini!"
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willywillywilly
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venerdì 3 giugno 2016
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da joker a pulp fiction e un pizzico di gomorra
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Ho letto alcuni commenti di gente disgustata da alcune scene del film ed inorridita da tanta violenza gratuita...Rispettabilissimi i commenti altrui, ma "Jeeg" è un film perfettamente riuscito in ciò che voleva rappresentare a mio parere. Era noto del resto che non fosse un film per educande.
Film denuncia, attraverso una storia fantastica, del degrado urbano delle nostre periferie, della delinquenza piccola e "spicciola", del valore della vita umana ridotto a niente, delle situazioni di sopraffazione famigliare e sociale, dei disvalori prodotti dai falsi miti odierni ( ovvio il riferimento alla televisione stile "Buona Domenica" e Grande Fratello "Youtube" ).
Non è un film per ragazzini e forse avrebbero fatto bene a vietarlo ai minori di 14 anni, perchè effettivamente di violenza c'è ne parecchia e di tutti i tipi.
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Ho letto alcuni commenti di gente disgustata da alcune scene del film ed inorridita da tanta violenza gratuita...Rispettabilissimi i commenti altrui, ma "Jeeg" è un film perfettamente riuscito in ciò che voleva rappresentare a mio parere. Era noto del resto che non fosse un film per educande.
Film denuncia, attraverso una storia fantastica, del degrado urbano delle nostre periferie, della delinquenza piccola e "spicciola", del valore della vita umana ridotto a niente, delle situazioni di sopraffazione famigliare e sociale, dei disvalori prodotti dai falsi miti odierni ( ovvio il riferimento alla televisione stile "Buona Domenica" e Grande Fratello "Youtube" ).
Non è un film per ragazzini e forse avrebbero fatto bene a vietarlo ai minori di 14 anni, perchè effettivamente di violenza c'è ne parecchia e di tutti i tipi..verbale, comportamentale, fisica.
Il film girato senza disporre di un budget "holliwoodiano", ricorda a tratti Pulp Fiction e Gomorra, proprio per lo stile pulp ed estremo quanto a rappresentazione della violenza.
Tutti i personaggi appartengono alla schiera dei "falliti", dei reietti, degli emarginati, ognuno a suo modo e per motivi diversi.
Luca Marinelli detto "lo zingaro" a mio parere è magistrale, completamente folle e lucidamente avido, propenso ad affrancarsi attraverso la violenza pura, da quella situazione di reietto di periferia. Nulla lo ferma, nella sua corsa verso la fine più orribile..attorno a se fa terra bruciata...lascia una infinita scia di sangue e morti in perfetto stile Gomorra/Pulp Fiction.
Con le dovute differenza ricorda anche il Joker di Heath Ledger, sfortunato attore di Batman, il ritorno del cavaliere oscuro, nel suo sguardo pazzo e visionario, con la testa ciondolante e continuamente sopra le righe nell'atteggiamento.
Un riconoscimento va dato anche ad Ilenia Pastorelli, nel suo ruolo di Alessia a cui la vita ha tolto tutto, anche l'innocenza. Si rifugia allora nel mondo di Jeeg, aspettando il suo eroe che salverà lei ed il mondo dalle forze del male. Certo malata, abusata, torturata che riesce ad esprimere ancora un sentimento puro di amore e di innocenza verso l'unico uomo che proverà a renderla libera dai suoi terribili ricordi. E seppur per un attimo sembra che tutto ciò sia possibile...fino alla fine.
Infine Santamaria, perfetto protagonista della storia, uomo annichilito e senza speranza, "amico di nessuno", che tira a campare a forza di film porno e jogurt, che vive in una topaia sudicia e buia...che appena scopre i suoi "superpoteri" è pronto ad usarli per fare rapine...Eppure con una morale genuina e valori umani "sani".
Li riscoprirà grazie all'affetto che solo la stralunata "Alessia" riesce a dargli. tra i due nascerà l'amore che lo porterà a ricredere nella vita, a riaprirsi verso gli altri, ad utilizzare i suoi superpoteri per "salvarli tutti".
Lo chiamavano Jeeg, è un film riuscito, se si accetta il fatto che è un film crudo e violento nei termini prima espressi. Originale ed irripetibile, verrà certamente ricordato nel bene e nel male.
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dave san
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venerdì 27 maggio 2016
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'a genesi der supereroe
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Enzo Ceccotti è un uomo solo e in bolletta. Sbarca il lunario con piccoli furti e passa il tempo che gli resta in compagnia della sua collezione di dvd porno. Durante l’ultimo colpo, in fuga dalla polizia, cade nel Tevere e si infila in un bidone di scorie radioattive. Dopo momenti di sofferenza e tremori, Enzo si accorge di avere una forza sovraumana. La sua vita da questo momento cambia. L’incipit è di genere. L'ambiente in cui vive è espressamente suburbano. Ciò lo condurrà a un’avventura gangster e noir. L’intreccio rimesta abilmente quelle atmosfere che hanno caratterizzato molta fiction italiana del XXI. Tra Gomorra e Romanzo Criminale, il Nostro si trova a vivere un percorso di formazione dove amore e lotta convergono nelle atmosfere di cui sopra.
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Enzo Ceccotti è un uomo solo e in bolletta. Sbarca il lunario con piccoli furti e passa il tempo che gli resta in compagnia della sua collezione di dvd porno. Durante l’ultimo colpo, in fuga dalla polizia, cade nel Tevere e si infila in un bidone di scorie radioattive. Dopo momenti di sofferenza e tremori, Enzo si accorge di avere una forza sovraumana. La sua vita da questo momento cambia. L’incipit è di genere. L'ambiente in cui vive è espressamente suburbano. Ciò lo condurrà a un’avventura gangster e noir. L’intreccio rimesta abilmente quelle atmosfere che hanno caratterizzato molta fiction italiana del XXI. Tra Gomorra e Romanzo Criminale, il Nostro si trova a vivere un percorso di formazione dove amore e lotta convergono nelle atmosfere di cui sopra. Il supereroe vero e proprio si mostrerà alla fine, quando Ceccotti acquisterà coscienza del suo ruolo per la collettività. Il cattivo di turno invece sembra funzionare soprattutto, quando si trasforma. La sua forza iniziale è la comicità. Il contrasto tra la frustrazione di un’anima un po’ “babba”, e la sua brama di potere e di rivalsa. Concretizzabile grazie a una violenza psicotica e soprattutto, una batteria di fedelissimi. Questo, sino alla trasformazione per l’appunto. La compagna di Enzo invece è spassosa. Una patita di Jeeg Robot che instraderà il suo super tutore alle sottigliezze dell’opera nipponica. Anche Alessia ha un passato brullo; un carattere svampito e forse un po’ artefatto, ma nel complesso allieta e diverte. Mi sono chiesto se questa pellicola non sarebbe plausibile, come serie. Nuove avventure, nuovi personaggi e saghe. Un’icona fantasy tutta nostra-na, un valore per lo ‘spirito’ Italico. Almeno credo… Santamaria potrebbe sottoscrivere. Avrebbe comunque prestato il primo volto al film pilota. Che già solo per questo, sarebbe da elogiare.
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luca cinemaniacs
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domenica 6 marzo 2016
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l'italia c'è ancora e questo film lo dimostra
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Lo chiamavano Jeeg Robot è uno di quei film che mi ha reso contento di essere andato al cinema a vederlo, contento di essere andato a spenderli quei soldi per il biglietto e soprattutto orgoglioso di poter amare il cinema italiano.
L'italia deve ripartire da film come questo. Per certi aspetti semplice e umile per altri ricercato e profondo. Un film che vuole raccontare una storia e lo sa fare con i contro cazzi.
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Lo chiamavano Jeeg Robot è uno di quei film che mi ha reso contento di essere andato al cinema a vederlo, contento di essere andato a spenderli quei soldi per il biglietto e soprattutto orgoglioso di poter amare il cinema italiano.
L'italia deve ripartire da film come questo. Per certi aspetti semplice e umile per altri ricercato e profondo. Un film che vuole raccontare una storia e lo sa fare con i contro cazzi. Sa farti sorridere dove serve sorridere e sa farti emozionare dove devi emozionarti.
Dopo Il ragazzo invisibile di Salvatores, posso affermare che anche l'italia ha messo piede nel mondo del fantascientifico, dei supereroi, ma con una marcia in più rispetto ai soliti filmoni americani.
Se proprio vogliano trovare il pelo nell'uovo possiamo citare gli effetti speciali. Attenzione intendiamoci: con questo non intendo dire che la CGI dei filmoni americani sia il corrispettivo della bellezza. Parlo solo di una qualità leggermente superiore che rende il tutto più fluido. In ogni caso '' Lo chiamavano Jeeg Robot'' non è, e non vuole essere, quel film in stile Marvel. Vuole mostrare cioè che raramente ci riusciamo a trovare. Lo sporco della società, ( espresso anche dal forte accento romani) la criminalità ma allo stesso tempo un cerca ironia.
Vi sconsiglio di portare bambini a questo spettacolo ma vi prego di andare a vedere questo film perchè merita tantissimo. A mio avviso uno dei più bei e piacevoli film italiani ( e anche non) degli ultimi 10 anni.
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mauro2067
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mercoledì 2 marzo 2016
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un vero supereroe...di marca italiana
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Ho letto un’intervista di Claudio Santamaria, il protagosista,. Lui si chiedeva: ma se un’epidemia colpisce la terra e rende tutti degli zombie, questi possono arrivare anche in Italia!!?. …come per sottolineare che l’Italia e gli italiani sembrano avere poco a che fare con storie fantastiche di supereroi, zombie e vampiri.
Io mi sono sempre chiesto, perchè i superpoteri devono sempre toccare a quelli belli e bravi?
Perchè un ragno radioattivo deve pizzicare Peter Parker bravo ragazzo, bravo studente cresciuto dagli zii al rispetto di sani principi morali? Perchè la navetta di Superman deve cadere in una fattoria dove i proprietari, i Kent, non hanno figli e lo alleveranno con cura e amore facendone un uomo rispettoso della legge e del genere umano? Perchè un incidente radioattivo deve per forza capitare al figlio di un bravo uomo che fa il pugile e che viene ucciso perchè rifiuta di truccare un incontro trasformndolo in Daredavil ?
Finalmente un banale incidente non capita al bravo ragazzo ma ad un ladruncolo di periferia.
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Ho letto un’intervista di Claudio Santamaria, il protagosista,. Lui si chiedeva: ma se un’epidemia colpisce la terra e rende tutti degli zombie, questi possono arrivare anche in Italia!!?. …come per sottolineare che l’Italia e gli italiani sembrano avere poco a che fare con storie fantastiche di supereroi, zombie e vampiri.
Io mi sono sempre chiesto, perchè i superpoteri devono sempre toccare a quelli belli e bravi?
Perchè un ragno radioattivo deve pizzicare Peter Parker bravo ragazzo, bravo studente cresciuto dagli zii al rispetto di sani principi morali? Perchè la navetta di Superman deve cadere in una fattoria dove i proprietari, i Kent, non hanno figli e lo alleveranno con cura e amore facendone un uomo rispettoso della legge e del genere umano? Perchè un incidente radioattivo deve per forza capitare al figlio di un bravo uomo che fa il pugile e che viene ucciso perchè rifiuta di truccare un incontro trasformndolo in Daredavil ?
Finalmente un banale incidente non capita al bravo ragazzo ma ad un ladruncolo di periferia.
E cosa fa un ladruncolo che vive a Tor Bella Monaca in uno squallido appartamentino mangiando yogurt e guardando film porno quando si accorge di essere diventato fortissimo e praticamente indistruttibile?? Ruba bancomat e rapina furgoni portavalori.
E’ normale, quasi istintivo, chi di noi non ha mai pensato che se avesse avuto i poteri di Superman sarebbe divenatato il padrone del mondo invece di fare il giornalista o che se poteva arrampicarsi sui muri non ne avrebbe approfittato per diventare ricchissimo invece di essere un fotografo squattrinato??
Il lato oscuro della Forza è potente.
E qui non c’è la famiglia Kent, non c’è la brava zietta ne il patrimonio della famiglia Wayne, qui c’è una povera ragazza mezza scema che subisce le attenzioni del padre e che crede che Jeeg Robot sia reale a trasformare Enzo in un vero supereroe pronto a sacrificare la propria vita per la salvezza di quella degli altri.
Questo è il secondo fim italiano sul tema dei supereroi e dei superpoteri.
Il primo “ Il ragazzo invisibile “ di Salvadores ha più il sapore di una favola per ragazzi.
In questo scorre il sangue, si sciolgono i cani, qui si muore.
Ed è anche questo a rendere questo film un capolavoro del cinema italiano.
Se questi sono i nostri supereroi la Marvel ha le ore contate.
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shagrath
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domenica 24 aprile 2016
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qualcosa si evolve nel cinema italiano
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Una bella sorpresa. Temevo l'imitazione del solito superero americano, o peggio una commedia all'italiana adattata su una storiella da fumetti. Ma già dai primi secondi ho capito che qualcosa si era evoluto nel cinema italiano: niente apertura di scena dentro una camera da letto, ma una ripresa aerea basculante di Roma, ed il cuore mi è letteralmente scoppiato in corpo. Ecco qualcuno che ha voluto fare regia di qualità, uno dei pochi in Italia. Ed era solo l'inizio. Quanta volontà di cominciare il film non con il solito dialogo banale, ma con un inseguimento al cardiopalma tra le stradine di Roma, con un comparto sonoro curato e professionale, al livello delle produzioni internazionali.
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Una bella sorpresa. Temevo l'imitazione del solito superero americano, o peggio una commedia all'italiana adattata su una storiella da fumetti. Ma già dai primi secondi ho capito che qualcosa si era evoluto nel cinema italiano: niente apertura di scena dentro una camera da letto, ma una ripresa aerea basculante di Roma, ed il cuore mi è letteralmente scoppiato in corpo. Ecco qualcuno che ha voluto fare regia di qualità, uno dei pochi in Italia. Ed era solo l'inizio. Quanta volontà di cominciare il film non con il solito dialogo banale, ma con un inseguimento al cardiopalma tra le stradine di Roma, con un comparto sonoro curato e professionale, al livello delle produzioni internazionali. Il film si rivela subito di una scorrettezza totale, violenza, crudezza, umorismo nero, personaggi deviati ma mai caricaturali, ben recitati. Il supereroe di turno qui non è un tizio che si mette le mutande sopra ai pantaloni e salva l'umanità perché è buono, ma un ladruncolo di borgata che vive in un buco mangiando yogurt mentre guarda film porno, uno che appena ottenuti i superpoteri decide di usarli per portarsi via un bancomat e rapinare un portavalori. Solo in seguito svilupperà una coscienza altruistica, quando verrà messo di fronte al vero male della Camorra e alla malata sete di celebrità di un vero psicopatico, residuato criminale del grande fratello, un mondano fallito rilegato a fare il capetto della microcriminalità, che come lui ha ottenuto superpoteri. Cos'è il cattivo di turno, se non una allegoria di quell'italietta superficiale alla costante ricerca della celebrità, da non ottenersi però con la qualità e il lavoro, ma con l'arroganza e la volgarità. No, questo film non è un cinepanettone, è per l'appunto la sua nemesi, dove la volgarità non viene magnificata, ma simbolicamente malmenata e distrutta nel finale col botto. Qualcosa si evolve nel cinema italiano, e, credo, nella mentalità del pubblico italiano.
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cpettine
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martedì 8 marzo 2016
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la grande bruttezza
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“Lo chiamavano Jeeg Robot” ma in realtà si chiama Enzo Ceccotti, vive a Tor Bella Monaca, sopravvive facendo piccoli furti, solitario erotomane, si nutre di porno, di budini e non ha amici. I super poteri li ha trovati per caso in fondo al biondo Tevere, scappando dalla polizia, il suo alter ego si chiama “o‘ Zingaro”, un perfido Joker, sadico allevatore di cani, che vuole riscattare la sua vita passata “crocifisso al muro”. Mainetti racconta “la grande bruttezza” di una Roma vittima della camorra, teatro di una contemporaneità implosa nelle bombe di Gomorra Capitale.
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“Lo chiamavano Jeeg Robot” ma in realtà si chiama Enzo Ceccotti, vive a Tor Bella Monaca, sopravvive facendo piccoli furti, solitario erotomane, si nutre di porno, di budini e non ha amici. I super poteri li ha trovati per caso in fondo al biondo Tevere, scappando dalla polizia, il suo alter ego si chiama “o‘ Zingaro”, un perfido Joker, sadico allevatore di cani, che vuole riscattare la sua vita passata “crocifisso al muro”. Mainetti racconta “la grande bruttezza” di una Roma vittima della camorra, teatro di una contemporaneità implosa nelle bombe di Gomorra Capitale. Lo fa con un film cupo, doloroso, eppure con inaspettati toni comici, dove si dipana la più insolita delle storie d’amore, tra Jeeg e la sua principessa, vittima impazzita per la troppa violenza del suo tempo, quella che per prima battezzerà il nostro eroe. Non c’è genere che possa contenere la storia del Jeeg romano, più Pasolini che Uomo Ragno, a metà tra Hulk e Bud Spencer, un errore volerlo paragonare a un super-eroe Marvel o a un “Tarantino e maccheroni”, banale derubricarlo a un poliziesco pulp. “Lo chiamavano Jeeg Robot” non è niente di già visto eppure contiene tutto ciò che lo ha preceduto, in una colossale contaminazione che da vita, in una nuova straordinaria sintesi, a un linguaggio cinematografico insolito, quasi inedito. Film che usa al meglio un budget non certo Hollywoodiano, con una violenza continua che colpisce come cazzotti dritti in pancia, misti a risate a denti strettissimi (forse con qualche piccola ingenua caduta nel ritmo narrativo). Portando il peso del suo karma, come un moderno Atlante, dopo le sue dodici fatiche il nostro Ercole-Santamaria arriverà allo scontro con il male assoluto (interpretato da uno straordinario Luca Marinelli) all’ombra dello Stadio Olimpico. Alla fine nascerà il Batman che tutti i romani sognano, nascerà dal letame come il fiore di De Andrè (applausi nel cinema, succede di rado, chapeau).
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