Lo chiamavano Jeeg Robot |
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Un film di Gabriele Mainetti.
Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi.
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Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- Italia 2015.
- Lucky Red
uscita giovedì 25 febbraio 2016.
MYMONETRO
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Qualcosa si evolve nel cinema italiano
di shagrathFeedback: 5186 | altri commenti e recensioni di shagrath |
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domenica 24 aprile 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una bella sorpresa. Temevo l'imitazione del solito superero americano, o peggio una commedia all'italiana adattata su una storiella da fumetti. Ma già dai primi secondi ho capito che qualcosa si era evoluto nel cinema italiano: niente apertura di scena dentro una camera da letto, ma una ripresa aerea basculante di Roma, ed il cuore mi è letteralmente scoppiato in corpo. Ecco qualcuno che ha voluto fare regia di qualità, uno dei pochi in Italia. Ed era solo l'inizio. Quanta volontà di cominciare il film non con il solito dialogo banale, ma con un inseguimento al cardiopalma tra le stradine di Roma, con un comparto sonoro curato e professionale, al livello delle produzioni internazionali. Il film si rivela subito di una scorrettezza totale, violenza, crudezza, umorismo nero, personaggi deviati ma mai caricaturali, ben recitati. Il supereroe di turno qui non è un tizio che si mette le mutande sopra ai pantaloni e salva l'umanità perché è buono, ma un ladruncolo di borgata che vive in un buco mangiando yogurt mentre guarda film porno, uno che appena ottenuti i superpoteri decide di usarli per portarsi via un bancomat e rapinare un portavalori. Solo in seguito svilupperà una coscienza altruistica, quando verrà messo di fronte al vero male della Camorra e alla malata sete di celebrità di un vero psicopatico, residuato criminale del grande fratello, un mondano fallito rilegato a fare il capetto della microcriminalità, che come lui ha ottenuto superpoteri. Cos'è il cattivo di turno, se non una allegoria di quell'italietta superficiale alla costante ricerca della celebrità, da non ottenersi però con la qualità e il lavoro, ma con l'arroganza e la volgarità. No, questo film non è un cinepanettone, è per l'appunto la sua nemesi, dove la volgarità non viene magnificata, ma simbolicamente malmenata e distrutta nel finale col botto. Qualcosa si evolve nel cinema italiano, e, credo, nella mentalità del pubblico italiano.
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