dandy
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domenica 8 ottobre 2017
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er supereroe de noartri.
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Dopo gli interessanti corti "Basette" e "Tiger Boy",il regista esordisce con un progetto tra i più atipici degli ultimi 20 anni(non per niente sono stati innumerevoli i rifiuti di produrlo,prima di ottenere un budget striminzito di nemmeno 2 milioni di euro).In parecchi si aspettavano una mega-trashata,ma il risultato è invece una piacevole sorpresa.Un pò un "Romanzo criminale" con svolta supereroistica.Sebbene faccia più il verso ai blockbusters americani che all'anime di Go Nagai,per i primi tre quarti c'è una cupezza notevole,che nessun regista d'oltreoceano si sarebbe mai sognato di utilizzare in un prodotto di genere.
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Dopo gli interessanti corti "Basette" e "Tiger Boy",il regista esordisce con un progetto tra i più atipici degli ultimi 20 anni(non per niente sono stati innumerevoli i rifiuti di produrlo,prima di ottenere un budget striminzito di nemmeno 2 milioni di euro).In parecchi si aspettavano una mega-trashata,ma il risultato è invece una piacevole sorpresa.Un pò un "Romanzo criminale" con svolta supereroistica.Sebbene faccia più il verso ai blockbusters americani che all'anime di Go Nagai,per i primi tre quarti c'è una cupezza notevole,che nessun regista d'oltreoceano si sarebbe mai sognato di utilizzare in un prodotto di genere.Il protagonista,un perfetto Santamaria,è tutt'altro che il buon nerd alla Peter Parker ben disposto ad usare i suoi nuovi poteri in favore del bene.Piuttosto è una specie di disadattato,asuefatto al porno e incapace di relazionarsi con gli altri(assai sgradevole la sequenza dove "suggella" l'innamoramento di Alessia).E solo perdendo l'unica persona che era riuscito a smuoverlo emotivamente maturerà le "responsabilità che derivano dai superpoteri".Peccato che poi il finale si afflosci notevolmente,cedendo alla spettacolarizzazione del classico scontro tra il buono e il cattivo.Che,dato il budget striminzito,si risolve in maniera frettolosa,e forzata,per non dire fiacca(come se gli sceneggiatori Nicola Guaglianone e il fumettista Menotti avessero esaurito le idee e non avessero più avuto voglia di pensare).Inoltre,troppo poco spazio è dato alle considerazioni nonchè all'interagire dei comuni cittadini col protagonista,che al massimo si limitano a filmare coi cellulari.In definitiva un esperimento azzardato ma ben riuscito,anche se poteva essere un tantino migliore.Molto bravi Ilenia Pastorelli(ex-concorrente del "GF"),e Luca Martinelli(sopra le righe nella giusta misura),criminale ex-cantante a "Buona domenica",fissato con la musica anni'80 e ossessionato dalla popolarità(si filma sempre per postarsi su youtube):anche questo era un aspetto che meritava un approfondimento meno superficiale.Salvatore Esposito(Vincenzo),è protagonista della serie tv "Gomorra".Un buon successo di pubblico(meritato) e ben sette David di Donatello(un pò eccessivi):regista esordiente,produttore,montaggio,attori protagonisti(Santamaria e Pastorelli) e non (Martinelli e Truppo).
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rob8
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sabato 28 luglio 2018
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le periferie romane narrate con originalità
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Una storia di delinquenza e redenzione nelle periferie romane narrata con approccio originale e nessuna remora a miscelare i generi cinematografici: tra fantasy e Suburra, tra splatter e action movie.
Il tutto sorretto da buon ritmo e una prova d’attori convincente; nonché da un uso spregiudicato della macchina da presa e degli effetti speciali (a basso costo).
Sforbiciato di qualche sequenza pleonastica e (forse) del finale, il film ne avrebbe guadagnato in compattezza: ma il risultato finale è comunque meritevole dei premi (e degli incassi) guadagnati.
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tot�96
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giovedì 3 marzo 2016
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jeeg-robot: tra gangsta-movie(yakuza) e supereroi
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Un film totalmente originale: un mix tra gangsta-movie italiani, yakuza-movie giapponesi , supereroi classici , commedia romana e dramma sociale. Il poter mischiare manga di nicchia, superori all'americana e cultura italiana in un unica pellicola mi è sempre sembrato un azzardo che non sarebbe mai sbarcato nei nostri cinema per almeno altri 30 anni. Mainetti&Co hanno anticipato i tempi creando un film stupendo, pieno di colpi di scena , cambi di direzione, divertente e nello stesso tempo con una poetica melodrammatica che fa quasi scender la lacrima. Un film riuscitissimo che apre un nuovo modo di fare cinema in italia. Quest'opera diventerà presto un cult-movie di spessore internazionale.
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Un film totalmente originale: un mix tra gangsta-movie italiani, yakuza-movie giapponesi , supereroi classici , commedia romana e dramma sociale. Il poter mischiare manga di nicchia, superori all'americana e cultura italiana in un unica pellicola mi è sempre sembrato un azzardo che non sarebbe mai sbarcato nei nostri cinema per almeno altri 30 anni. Mainetti&Co hanno anticipato i tempi creando un film stupendo, pieno di colpi di scena , cambi di direzione, divertente e nello stesso tempo con una poetica melodrammatica che fa quasi scender la lacrima. Un film riuscitissimo che apre un nuovo modo di fare cinema in italia. Quest'opera diventerà presto un cult-movie di spessore internazionale. Peccato per il budget che ne limita il potenziale; ma è un buono inizio per poter arrivare a risultati ancora migliori.
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antimorly
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giovedì 3 marzo 2016
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e' mainetti il vero jeeg !
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Al cinema per vedere questo film ci sono andato carico come poche altre volte e per varie ragioni: il nome... il supereoe italiano... Roma... gli attori...
In queste occasioni il rischio di vedere disattese le proprie aspettative è grande. Qui non è andata così! La storia è semplice, ma autenticamente coinvolgente, non c'è spazio per iperboli ammerigane, non ci sono lustrini, c'è una città che lacrima sangue e che con esso continua ad abbeverare chiunque abbia cattiveria e sete. Roma è per gli arroganti, per i potenti, per i meschini, per chiunque sia disposto a vendere la sua dignità pur di salire un gradino.
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Al cinema per vedere questo film ci sono andato carico come poche altre volte e per varie ragioni: il nome... il supereoe italiano... Roma... gli attori...
In queste occasioni il rischio di vedere disattese le proprie aspettative è grande. Qui non è andata così! La storia è semplice, ma autenticamente coinvolgente, non c'è spazio per iperboli ammerigane, non ci sono lustrini, c'è una città che lacrima sangue e che con esso continua ad abbeverare chiunque abbia cattiveria e sete. Roma è per gli arroganti, per i potenti, per i meschini, per chiunque sia disposto a vendere la sua dignità pur di salire un gradino. E gli altri? Quelli che corrono onestamente dietro alle proprie vite? Quelli che vengono quotidiniamente sturpati dagli allarmi lanciati dai media? Quelli abbandonati in periferia? Chi li protegge?
Mainetti pensa a questo per dare un contesto credibile e affascinante all'unico supereroe nostrano e lo fa in modo magistrale, guidando attori eccellenti in una danza che non stanca mai, perchè non segue mai il medesimo ritmo e che è un continuo omaggio alla grandezza fumettistica d'oltreoceano, ma che non scivola mai in grottesca imitazione. Santamaria è Jack La Motta, Ilenia Pastorelli è Marilyn e Marinelli sintetizza in un'unica magistrale il meglio dei "villain".
Mainetti sfrutta ogni briciolo di budget, di storia, di Roma per regalarci quasi due ore imperdibili.
Non andare a vedere questo film sarebbe un imperdonabile errore.
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raffiraffi
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sabato 5 marzo 2016
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la cultura popolare grande ricchezza di roma
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Un film autenticamente figlio dell’eredità neorealista nello sguardo interiore, nel linguaggio iconografico, nei contenuti politici.
Nell’immaginario collettivo (dei romani senza dubbio) Roma non è territorio del pensiero borghese (come alcuni celeberrimi film italiani degli ultimi decenni, in fondo in fondo, vorrebbero che fosse!). La città eterna è soprattutto il luogo in cui il pensiero popolare si afferma su tutto il resto, autodeterminato a non lasciarsi schiacciare dalla vita, violento quando privato (senza avere opzione di scelta se non subire) dell’istruzione e del lavoro (la criminalità non si genera e prolifera su questi capisaldi?), sempre generoso verso una società che dopo averlo manipolato e abusato lo guarda con disprezzo, ma soprattutto disposto a continuare a sognare (l’amore e una vita migliore) e pronto, laddove sia messo in condizione di farlo, ad avere un ruolo positivo all’interno della società civile.
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Un film autenticamente figlio dell’eredità neorealista nello sguardo interiore, nel linguaggio iconografico, nei contenuti politici.
Nell’immaginario collettivo (dei romani senza dubbio) Roma non è territorio del pensiero borghese (come alcuni celeberrimi film italiani degli ultimi decenni, in fondo in fondo, vorrebbero che fosse!). La città eterna è soprattutto il luogo in cui il pensiero popolare si afferma su tutto il resto, autodeterminato a non lasciarsi schiacciare dalla vita, violento quando privato (senza avere opzione di scelta se non subire) dell’istruzione e del lavoro (la criminalità non si genera e prolifera su questi capisaldi?), sempre generoso verso una società che dopo averlo manipolato e abusato lo guarda con disprezzo, ma soprattutto disposto a continuare a sognare (l’amore e una vita migliore) e pronto, laddove sia messo in condizione di farlo, ad avere un ruolo positivo all’interno della società civile. Nato durante il fallimento imperiale di trasformare gli ideali repubblicani, il pensiero popolare romano è sopravvissuto e sopravvive a qualsiasi forma di condizionamento di potere, mantenendo intatto il fascino dell’autenticità. La borgata (negli occhi del regista bellissima e trasfigurata come negli interni domestici degli artisti post-moderni), è lo spazio urbano che custodisce, preserva e tramanda questa ricchezza: il borgataro Enzo un eroe soprattutto perché, nonostante privo del nutrimento culturale del quale ignora l’esistenza (s’intravede il fallimento della scuola ormai incapace di creare mobilità sociale come negli anni del boom economico italiano), mantiene l’incanto verso la vita (non quello nostalgico e retorico, ma quello più che lo rende più umano) e continua a credere nell’amore. Enzo e Alessia guardano alla televisione e al cinema come uno strumento di self-education: la ragazza riconosce e si affida istintivamente all’esotismo di quel mondo giapponese così distante per munirsi di un’autorevolezza della quale non comprende appieno il significato (e comunque sedotta dalla raffinatezza della cultura giapponese, perché pronta a cogliere anche un bagliore di quel privilegio), alla ricerca di figure che possano difenderla e proteggere dai mostri che la vita ha messo sul suo cammino. Il suo personaggio è semplicemente incantevole e commovente, un femminile profondo aperto verso il mondo fino all’ultimo respiro (“aiutali tutti”, suggerisce a Jeeg). Lui rifugia la propria inadeguatezza nel porno, incapace di prendere contatto con il corpo femminile e con quello sociale nella maniera più giusta, la televisione un seno materno che placa le paure e il vuoto, lo yoghurt alla vaniglia un cibo infantile di felicità. Intorno a loro una comunità criminale senza scrupoli (che spesso si interroga sulle proprie aspirazioni e sulla possibilità di rinunciarvi, accettando lo stato dei fatti come l’unica realtà possibile), priva di sogni (a parte quello voyeuristico di riprendersi con il cellulare o di credere illusoriamente che l’acquisizione di un ruolo sia apparire in tv, a prescindere dalle proprie azioni e dalle proprie scelte, trend socio-culturale perfettamente aderente agli ultimi trenta anni) e violenta. Ma alla fine della storia, sono le scelte personali dell’individuo quelle che lo rendono una persona degna di essere chiamata “essere umano”: Jeeg decide di usare i propri poteri per aiutare gli altri, senza volerlo dando una lezione morale alla società. Le mura del Colosseo come i tetti di Gotham e forse anche di più se permettono a Enzo di osservare Roma e la storia con occhi nuovi. Un cast straordinario, un’attrice sublime, un attore destinato a diventare un gigante del cinema, un regista coraggioso (e quando si inizia con un capolavoro il lavoro che ti aspetta non è in discesa, ma tutto in salita perché il pubblico vorrà da te sempre un altro capolavoro).
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gabrykeegan
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sabato 5 marzo 2016
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lo stavamo aspettando da tempo
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Il film di Gabriele Mainetti è una ventata di freschezza nel panorama del cinema italiano. Già dal titolo che fa pensare a B-movie, abbiamo invece una geniale criptocitazione di un cult delle generazioni nate tra gli anni ‘70 e ‘80, “Lo chiamavano Trinità”.
Ci voleva l’inventiva di una generazione cresciuta a pane, fumetti e film fantascientifici per ridare luce all’industria cinematografica italiana e proporre qualcosa di nuovo e originale.
Originale perché, pur essendo una pellicola su un supereroe, l’Opera di Mainetti, Guaglianone e Menotti non si basa su una persona di sani principi o su un miliardario annoiato che vuole cambiare il mondo.
Il protagonista è infatti un’eremita della nostra società contemporanea, che vive mangiando budini, guardando film porno e sopravvivendo grazie alla vendita della merce rubata per qualche decina di euro.
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Il film di Gabriele Mainetti è una ventata di freschezza nel panorama del cinema italiano. Già dal titolo che fa pensare a B-movie, abbiamo invece una geniale criptocitazione di un cult delle generazioni nate tra gli anni ‘70 e ‘80, “Lo chiamavano Trinità”.
Ci voleva l’inventiva di una generazione cresciuta a pane, fumetti e film fantascientifici per ridare luce all’industria cinematografica italiana e proporre qualcosa di nuovo e originale.
Originale perché, pur essendo una pellicola su un supereroe, l’Opera di Mainetti, Guaglianone e Menotti non si basa su una persona di sani principi o su un miliardario annoiato che vuole cambiare il mondo.
Il protagonista è infatti un’eremita della nostra società contemporanea, che vive mangiando budini, guardando film porno e sopravvivendo grazie alla vendita della merce rubata per qualche decina di euro.
Con il potere acquisito, fa quello che farebbero quasi tutti, pensa a se stesso e a come migliorare la propria vita.
Sullo sfondo una Tor Bella Monaca che ci riporta sia ai palazzoni di Gomorra che alle dinamiche di Romanzo Criminale-la serie, di cui si riconosce la scapestrata ironia dialettale e il grottesco modo di agire. Proprio l’antagonista principale, interpretato da Marinelli, è il simbolo della delinquenza socialmente più bassa, ma allo stesso pericolosa per la propria ambizione di grandezza. Ex ragazzo prodigio fallito del mondo dello spettacolo come Telespalla Bob dei Simpson, maniaco compulsivo dell’igiene come Gus Fring di Breaking Bad, psicopatico e improvvisatore come Joker di The Dark Knight, ma allo stesso tempo perfetto erede del Dandi di Romanzo Criminale, con la fissa dell’eleganza e la mancanza di scrupoli per ottenere il proprio obiettivo. L’attore è perfetto nella sua interpretazione, dove il viso viene usato in maniera magistrale per rappresentare la pazzia e i cui movimenti rendono al meglio il mix di psicologia da showman e criminale che si intrecciano nei meandri di un cervello malato.
Dall’altra parte c’è un antieroe, che da delinquente solitario si ritrova a fare i conti col mondo e a dover venire allo scoperto, in una società fatta di video virali e telecamere sempre accese - uno dei tanti temi trattati dal film - che obbligano a diventare pubblico.
Il motivo del suo strano destino glielo permette uno strano scherzo di quest’ultimo: Alessia.
L’incontro tra i due è fatale, ma crea un rapporto non convenzionale. Anche qui si nota l’originalità di un’ottima sceneggiatura,magistralmente sorretta da una grande interpretazione degli attori.
Santamaria come al solito perfetto, con la sua professionalità (i 20 chili presi per interpretare il ruolo sono degni del suo alter-ego doppiato Christian Bale) e la sua capacità di entrare nel ruolo di cupo, ingenuo ed improvvisato eroe.
Un film che ci fa capire che non sempre servono esplosioni e migliaia di effetti speciali per fare un buon film di supereroi, così come la fotografia di Michele D’Attanasio ci fa ancora una volta riscoprire Roma, nella sua sublime bellezza e nella sua bassezza periferica.
Con la luce giusta, le inquadrature ben calibrate e un’ottima trama, si può costruire un film in Italia che non ha quasi nulla da invidiare ai colossal americani, se non il budget e le possibilità tecnologiche.
Non mancano i colpi di scena, l’azione e soprattutto la speranza che questo piccolo capolavoro sia solo uno dei tanti punti da cui ripartire per tornare a far risplendere la qualità migliore degli italiani: la creatività.
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enzo70
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sabato 19 marzo 2016
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una ventata d'ossigeno per il cinema italiano
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Tra Batman e Superman, della DC e Spiderman e Capitan America, che ci fa un supereroe a Roma, a Tor Bella Monaca, tra palazzoni malmessi, piccoli spacciatori ed un amore impossibile per una ragazza che vive nel mondo fatato di Jeeg Robot e di un mondo immaginifico? Da oggi ci fa, perché questo film di Mainetti merita di essere preso in considerazione come uno dei più intelligenti prodotti del cinema italiano degli ultimi anni. E’ un cinema classico, se di supereroi si deve parlare allora comparandoli con i prodotti americani bisognerebbe pensare ad un film degli anni sessanta, super poteri ma senza effetti speciali. Ma è proprio nella semplicità del linguaggio che emergono le straordinarie interpretazioni dei tre protagonisti, il supereroe, Enzo Ciccotti, interpretato da Claudio Santamaria, che entra perfettamente in una parte difficile, cupa ed interiore; poi c’è il cattivo, il Joker de noartri, lo Zingaro, Luca Marinelli, istrionico e folle nella sua malvagità; e grandissima Ilenia Pastorelli, la ragazzina stralunata, fragile ma decisa nelle sue visioni che dà un senso ad un film di grande intensità.
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Tra Batman e Superman, della DC e Spiderman e Capitan America, che ci fa un supereroe a Roma, a Tor Bella Monaca, tra palazzoni malmessi, piccoli spacciatori ed un amore impossibile per una ragazza che vive nel mondo fatato di Jeeg Robot e di un mondo immaginifico? Da oggi ci fa, perché questo film di Mainetti merita di essere preso in considerazione come uno dei più intelligenti prodotti del cinema italiano degli ultimi anni. E’ un cinema classico, se di supereroi si deve parlare allora comparandoli con i prodotti americani bisognerebbe pensare ad un film degli anni sessanta, super poteri ma senza effetti speciali. Ma è proprio nella semplicità del linguaggio che emergono le straordinarie interpretazioni dei tre protagonisti, il supereroe, Enzo Ciccotti, interpretato da Claudio Santamaria, che entra perfettamente in una parte difficile, cupa ed interiore; poi c’è il cattivo, il Joker de noartri, lo Zingaro, Luca Marinelli, istrionico e folle nella sua malvagità; e grandissima Ilenia Pastorelli, la ragazzina stralunata, fragile ma decisa nelle sue visioni che dà un senso ad un film di grande intensità. Il ritmo della narrazione è volutamente lento, non ci sono colpi di scena, se non sul finale, ma è una chiara scelta che centra il risultato; il film si snoda lungo un percorso di possibile riabilitazione di un uomo che ha acquistato i super poteri tuffandosi nel Tevere. E va anche bene se per una volta Roma diventa New York e poi per spiccare il volo volete mettere il Colosseo con l’Empire State Building? E che dire un esordio alla regia di questa portata è veramente una bella notizia per tutto il cinema italiano.
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giorgiolaporta
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giovedì 28 aprile 2016
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una speranza per il cinema italiano
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L'ho visto quasi casualmente ed è stata una piacevole sorpresa. Mi spiace che la musica finale che sta sui titoli di coda non sia stata inserita all'interno del film, magari durante la morte della ragazza. Davvero bella canzone. Il film è piacevole, non amo il genere suburra e la violenza delle scene e ogni tanto in sala vedevo gente coprirsi gli occhi. Non so se il romanesco così forte sia comprensibile in tutta italia e mi dispiacerebbe se in alcune sale dovesse andare coi sottotitoli. Non immagino poi cosa avverrebbe con il doppiaggio in altre lingue. Non era il caso di farlo direttamente in italiano? Nel complesso però un buon lavoro, finalmente un bel film made in italy.
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(di gybbyr)
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fabius
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domenica 18 settembre 2016
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splendido mix tra fantasia e noir italiano
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In un'atmosfera romana sempre cupa, anche quando c'è il sole, la storia di catarsi e riscatto di un ladruncolo che diviene un (super)eroe: perchè un eroe è chi fa qualcosa per gli altri a suo rischio quando non ne ha nessun vantaggio. Ed è una storia degli ultimi: Jeeg (sì: è Jeeg, lo conferma la maschera finale) è appunto un borgataro che vive di microcrimine; acquista i poteri sfuggendo alla polizia; la sua "beatrice" è una ragazza che rimane orfana, dal passato spaventosamente doloroso e ritenuta anche mentalmente "borderline"; e che per di più, per questo suo ruolo muore miseramente e violentemente. Ed il suo "antagonista" è un delinquente di bassa tacca ma spietato ed ossessionato dal concetto di "celebrità".
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In un'atmosfera romana sempre cupa, anche quando c'è il sole, la storia di catarsi e riscatto di un ladruncolo che diviene un (super)eroe: perchè un eroe è chi fa qualcosa per gli altri a suo rischio quando non ne ha nessun vantaggio. Ed è una storia degli ultimi: Jeeg (sì: è Jeeg, lo conferma la maschera finale) è appunto un borgataro che vive di microcrimine; acquista i poteri sfuggendo alla polizia; la sua "beatrice" è una ragazza che rimane orfana, dal passato spaventosamente doloroso e ritenuta anche mentalmente "borderline"; e che per di più, per questo suo ruolo muore miseramente e violentemente. Ed il suo "antagonista" è un delinquente di bassa tacca ma spietato ed ossessionato dal concetto di "celebrità". Gran film; grande ironia; grandissimi interpreti (non dimenticherei la ragazza). Da vedere vedere vedere: e non solo per chi crede che, in fondo, i supereroi esistano, anche se non portano necessariamente un costume sgargiante.
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fabius
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domenica 18 settembre 2016
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splendido mix tra fantasia e noir italiano
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In un'atmosfera romana sempre cupa, anche quando c'è il sole, la storia di catarsi e riscatto di un ladruncolo che diviene un (super)eroe: perchè un eroe è chi fa qualcosa per gli altri a suo rischio quando non ne ha nessun vantaggio. Ed è una storia degli ultimi: Jeeg (sì: è Jeeg, lo conferma la maschera finale) è appunto un borgataro che vive di microcrimine; acquista i poteri sfuggendo alla polizia; la sua "beatrice" è una ragazza che rimane orfana, dal passato spaventosamente doloroso e ritenuta anche mentalmente "borderline"; e che per di più, per questo suo ruolo muore miseramente e violentemente. Ed il suo "antagonista" è un delinquente di bassa tacca ma spietato ed ossessionato dal concetto di "celebrità".
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In un'atmosfera romana sempre cupa, anche quando c'è il sole, la storia di catarsi e riscatto di un ladruncolo che diviene un (super)eroe: perchè un eroe è chi fa qualcosa per gli altri a suo rischio quando non ne ha nessun vantaggio. Ed è una storia degli ultimi: Jeeg (sì: è Jeeg, lo conferma la maschera finale) è appunto un borgataro che vive di microcrimine; acquista i poteri sfuggendo alla polizia; la sua "beatrice" è una ragazza che rimane orfana, dal passato spaventosamente doloroso e ritenuta anche mentalmente "borderline"; e che per di più, per questo suo ruolo muore miseramente e violentemente. Ed il suo "antagonista" è un delinquente di bassa tacca ma spietato ed ossessionato dal concetto di "celebrità". Gran film; grande ironia; grandissimi interpreti (non dimenticherei la ragazza). Da vedere vedere vedere: e non solo per chi crede che, in fondo, i supereroi esistano, anche se non portano necessariamente un costume sgargiante.
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