Titolo originale | Bang Gang (une histoire d'amour moderne) |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Eva Husson |
Attori | Finnegan Oldfield, Marilyn Lima, Lorenzo Lefèbvre, Daisy Broom, Fred Hotier Manuel Husson, Olivia Lancelot, Raphaël Porcheron, Tatiana Werner, Olivier Lefebvre, Yolande Carsin, Alexandre Perrier (II), Patricia Husson, Eva Husson. |
Distribuzione | Good Films |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,73 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 9 gennaio 2017
Passata per gli atelier del Sundance e il Talent Project della Berlinale ,Eva Husson si cimenta qui col suo primo lungometraggio, il cui progetto era stato selezionato al CineMart 2013 di Rotterdam ed aveva ricevuto gli apprezzamenti di Lars von Trier.
CONSIGLIATO SÌ
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Letitia e George sono due compagne di scuola, curiose e annoiate come vuole la loro età. Un pomeriggio a casa di Alex, che vive temporaneamente solo, George si apparta con lui, sollevando forse una piccola invidia in Letitia. Ma poi Alex sparisce, non risponde ai messaggi, e, pur di riaverlo, George trasforma il gioco della bottiglia, nel corso di una numerosa riunione tra amici, in una giornata di sesso di tutti con tutti, favorita dall'alcool e dalle pasticche. È l'inizio di una serie di incontri, indetti via sms a casa di Alex, che hanno sempre più successo. Da questi si autoesclude Gabriel, il timido vicino di Letitia, segretamente infatuato di George.
Era l'estate della canicola, dei vecchi che morivano uno dopo l'altro, dei treni che deragliavano e delle gang-bang, avverte una voice over quasi letteraria, forse aggiunta in seguito, ma con un'intuizione corretta. La regista Eva Husson confina così, fin da subito, il suo racconto esploso dentro una stagione precisa e straordinaria, metafora di un momento della vita individuale e collettivo che coincide con la scoperta della sessualità. George, la protagonista, se così si può dire per un film che allestisce il concetto di gruppo dando luce a più di un personaggio senza adottarne uno su tutti, è colei nella quale l'esplosione di vitalità è più forte e vorace, ma anche la violenza che si autoinfligge, incapace di distinguere una volontà propria e un reale piacere nella nebbia di un'età dall'identità sfocata e dalla condivisione forzata.
Ed è questa nebbia, non atmosferica ma interiore, che la Husson traspone in una fotografia chiara e fumosa, in movimenti di macchina fluidissimi, in un'estetica da trance quasi perenne, che richiama da un lato certo cinema indipendente americano dell'età acerba e dall'altro un immaginario più pubblicitario e volutamente seduttivo. Il limite del film sta in questa doppia appartenenza: la Husson, cineasta debuttante, non ha l'abilità di una Sophia Coppola in un registro tanto liminare, né possiede una narrazione abbastanza forte per sfuggire del tutto al senso di vacuità che lei stessa ha voluto creare.
Il casting, indovinato anche o soprattutto là dove si allontana dallo stereotipo, è un buon passo, ma è anche un primo passo cui non si aggiunge nessun avvicinamento reale ai personaggi. Intuiamo il dolore di George e di Gabriel, ma è solo un accenno, e agli altri non è concesso nemmeno quello. Nel desiderio di sfocare i sentimenti, di raccontare la dissociazione e la perdità di sé, si perde anche il contatto emotivo con l'oggetto del racconto, che resta bello da guardare ma lontano dal coinvolgere.