Anno | 2014 |
Genere | Documentario |
Produzione | Paesi Bassi, Germania, Svizzera |
Regia di | Katarina Schröter |
MYmonetro | 2,70 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 25 novembre 2014
CONSIGLIATO SÌ
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Una donna vestita di nero segue il flusso della folla in tre diverse città. Si avvicina ai corpi, li scruta, attende, guarda, imita i gesti di persone incontrate per caso, senza commentare, cercando soltanto di ristabilire un contatto che sembra ormai impossibile instaurare nella confusione metropolitana. Un tassista a San Paolo, un operaio e una giovane donna a Shanghai, ancora il brulicare di Mumbai, in che modo possono ristabilirsi le relazioni interpersonali?
The Visitor è un film-performance, un ibrido tra la documentazione creativa di un esperimento d'arte contemporanea e una forma cinematografica che si palesa nel suo stesso farsi, in una casualità sottolineata fin dall'inizio. Realizzato attraverso vari incontri occasionali a Mumbai, Shanghai e San Paolo, il lavoro di Katarina Schröter è inevitabilmente arty e un po' scontroso, ma riesce a fotografare un'alienazione urbana che non cambia in base alle distanze geografiche. La regista, interprete inoltre della donna in nero, è una presenza fastidiosa, inopportuna, inaspettata, inquietante, anche noiosa, forse lo specchio di una comprensione perduta, di una vicinanza dei corpi che non sembra più possibile.
Nessuna delle scene è scritta o recitata, come attesta una didascalia all'inizio del film, eppure la vita del tassista di San Paolo sembra uscita dalla penna di uno scrittore attento alle psicologie dei suoi personaggi, al rapporto tra carattere e sfondo, al ritratto di una figura esemplare di un disagio diffuso. Intorno altri capitoli, l'operaio, la giovane donna, e una miriade di bozzetti, di squarci che vanno dal lirico al neorealistico, filtrati attraverso la voce off o serviti da un comprensivo silenzio. Prima di diventare una regista e una performer, Katarina Schröter voleva essere una giornalista: non stupisce, allora, che la ricerca della verità (dei sentimenti) diventi il fine di The Visitor attraverso un'esposizione, la più obiettiva e imparziale possibile, delle conseguenze della loro stessa mancanza.
Il titolo, a ben vedere, non è riferibile soltanto al personaggio di Katarina: il vecchio tassista brasiliano o l'operaio cinese non sono "visitatori" nelle loro città? Un esperimento non facile e indubbiamente ambizioso sull'instabilità contemporanea, un documentario difficilmente classificabile che può, allo stesso modo, attrarre o respingere.