Titolo originale | La tercera orilla |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Argentina, Germania, Paesi Bassi |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Celina Murga |
Attori | Alian Devetac, Daniel Veronese, Gabriela Ferrero, Irina Wetzel, Dylan Agostini van del Boch Tomás Omacini, Dylan Agostini Vandenbosch, Gabriela Perinotto, Lucas Molina, Leonardo Barthelémy, Joaquín Tomassi, Fernando Abadi. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 13 febbraio 2014
Dopo Una Semana Solos, Celina Murga torna un dramma familiare ambientato nella sua Argentina.
CONSIGLIATO NÌ
|
Nicolas ha 17 anni e vive con la madre e fratello e sorella minori in una cittadina di provincia. Ha un padre, Jorge, che è medico in ospedale e che lo spinge a seguire la sua carriera non distrendosi dallo studio e frequentando l'ambiente medico. C'è però un grave ostacolo nel loro rapporto, quella di Nicolas è per Jorge la seconda famiglia perché ne esiste una ufficiale. Il ragazzo non riesce a sopportare la situazione.
Lo spunto narrativo per questo film proviene dalla cronaca: un diciassettenne ha ucciso il padre, la moglie ufficiale e il loro figlio. È a partire da questa manifestazione violenta di un disagio che la regista ha deciso di raccontare una storia che non sfociasse nella tragedia ma offrisse l'occasione per accompagnare il protagonista nel labirinto della sua sofferenza. Non si tratta sicuramente di un'idea nuova per il cinema e un documentario come My Architect dedicato dal figlio del grande architetto Louis Kahn al padre che aveva un'altra famiglia ce ne ha fornito una testimonianza diretta ad alto livello. Il compito che Celina Murga si è assunta (con la benedizione di Martin Scorsese) non era quindi dei più semplici e ha raggiunto solo parzialmente l'obiettivo. Perché la regista sa mostrare con efficacia la complessità del legame padre/figlio. Jorge non è un genitore che non si occupa di lui anzi lo segue con affetto e attenzione al suo futuro. Questo però a Nicolas non basta: vede la sofferenza della madre, non si accontenta del denaro che non viene fatto mancare. Il suo naturale istinto di protezione verso i più deboli gli fa percepire in modo ancora più intenso la propria fragilità emotiva. Tutto questo è sostenuto dalla buona prestazione del giovane protagonista. Si ha però l'impressione che per una parte del film la sceneggiatura giri a vuoto ripetendo il già detto senza peraltro rafforzarlo. Il finale conferma questa sensazione quasi che il prendere tempo non avesse altro scopo che il suo raggiungimento. La terza sponda di un fiume citata dal titolo come definizione di un non luogo nella vita di Nicolas finisce con l'essere presente anche nel film costituendone un ostacolo.